Credit: SETI Institute/Danielle Futselaar |
Un bel risultato scientifico, non c'è che dire, ma nulla a che vedere con le ipotesi clamorose circolate nelle scorse ore in seguito all'annuncio della conferenza stampa indetta per le 18 di oggi. E soprattutto non è detto che quel pianeta sia abitabile, men che meno abitato.
In sintesi, questo è l'annuncio del SETI Institute: è stato rilasciato un catalogo aggiornato dei pianeti extrasolari candidati, compilato usando i dati della sonda spaziale Kepler. Il catalogo aggiunge oltre 500 pianeti possibili ai 4175 già trovati fin qui. Va sottolineata la parola candidati: vuol dire che, come dice del resto il comunicato, la sonda identifica la presenza di possibili pianeti osservando le variazioni di luminosità periodica delle stelle, ma la conferma dipende da altri strumenti.
L'aspetto interessante del catalogo è che fra i candidati ce ne sono dodici nuovi che hanno un diametro inferiore al doppio di quello terrestre e orbitano nella cosiddetta zona abitabile della propria stella, ossia nella regione nella quale l'energia emessa dalla stella permetterebbe l'esistenza di acqua allo stato liquido sulla superficie del pianeta.
Illustrazione ipotetica di un pianeta come Kepler 452b. |
Le sue dimensioni (diametro circa il 60% maggiore di quello della Terra) e il tipo di stella intorno al quale orbita, dice il comunicato, indicano che è probabilmente di tipo roccioso. È insomma un gemello della Terra, o quasi. Molto quasi: secondo questi criteri, infatti, sono “gemelli” della Terra anche Marte, dove non c'è atmosfera respirabile e le radiazioni solari arrivano al suolo senza essere filtrate, e persino Venere, un inferno rovente con temperature medie al suolo di 460°C che farebbero fondere il piombo. E con un diametro maggiorato del 60% la gravità sarebbe circa il doppio di quella terrestre: viverci sarebbe come portarsi un'altra persona addosso tutto il giorno. Quindi andiamoci piano prima d'immaginarci una seconda Terra accogliente e pronta per farci un villaggio vacanze esclusivo.
Un altro aspetto interessante segnalato dal comunicato è che la stella di Kepler 452b ha un miliardo e mezzo di anni più del Sole, per cui potrebbe darci un'indicazione di quale futuro potrebbe avere la Terra (sottolineo i vari potrebbe). La maggiore energia emessa dal suo sole invecchiato potrebbe averne scaldato la superficie fino a farne evaporare gli oceani.
I dettagli della scoperta di Kepler 452b verranno pubblicati nell'Astronomical Journal.
Tutto qui. Sensazionalismi a parte (anche da parte della NASA, va detto), è interessante vedere che ora siamo in grado di trovare pianeti extrasolari di tipo terrestre anche a distanze notevoli e fa piacere che ogni scoperta di questo tipo ci permetta di affinare le nostre stime del numero di pianeti abitabili nell'universo. Ma non c'era bisogno di ricorrere ad annunci clamorosi.
Nessun commento:
Posta un commento
Se vuoi commentare tramite Disqus (consigliato), vai alla versione per schermi grandi. I commenti immessi qui potrebbero non comparire su Disqus.