2016/01/08

Antibufala: il cane ustionato nel tentativo di salvare i padroni da un incendio

Uno dei tormentoni di fine anno nei social network è stato l’appello per pregare per un povero cane, mostrato in una foto (quella qui accanto), che “era rimasto gravemente ustionato e sfigurato nel tentativo di salvare la propria famiglia da un incendio domestico. Un ‘Mi piace’ = una preghiera” dice l’appello “Una condivisione = dieci preghiere”.

La foto, che mostra un cane con la parte superiore del muso coperta da uno strato rosa di carne viva che copre anche gli occhi, è stata condivisa oltre 127.000 volte e ha collezionato quasi 77.000 “Mi piace” su Facebook, dove è stata pubblicata inizialmente il 23 dicembre 2015.

Ma non correte a condividerla o a darle il vostro “Mi piace”: si tratta di uno scherzo, perché la foto mostra semplicemente un cane con una fetta di prosciutto sul muso.

L’autore dello scherzo, Stephen Roseman, ha spiegato al sito antibufala Snopes che il cane non è neanche suo: ha semplicemente trovato la foto in giro su Internet e ha deciso di usarla per fare una burla che rivelasse i creduloni e prendesse in giro sia gli utenti che condividono ciecamente gli appelli del tipo “Un ‘Mi piace’ = una preghiera” nei social network, sia quelli che poi si sentono intelligenti perché non sono cascati in una trappola ovvia e si sentono in dovere di farlo sapere a tutti.

Molti pensano che questo genere di catena di Sant’Antonio non faccia male a nessuno e che quindi sia giusto inoltrarla a tutti gli amici “perché non si sa mai, metti che sia vero”, ma in realtà causano eccome un danno: producono la Sindrome dell’“al lupo, al lupo”, sommergendo gli appelli veri sotto un mare di appelli falsi. Quando poi arriva un appello veritiero, non gli si crede più perché ne sono passati troppi fasulli. Inoltre chi inoltra questo genere di appello finisce per minare la propria credibilità.

C’è poi la simpaticissima categoria di quelli che diffondono queste burle per poi deridere chi ci casca: magari non ci hanno pensato, ma anche questa è una forma di bullismo digitale.

Propongo quindi un buon proposito un po’ tardivo: non inoltrare, non cliccare “Mi piace” e non condividere nulla che non abbia almeno un link a una fonte autorevole. Aiuterà a togliersi le fette di salame dagli occhi. O dovrei dire prosciutto?

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