Si parla spesso del primo uomo sulla Luna, perché la nostra cultura è affascinata dai primati; si parla assai meno spesso degli ultimi, e in questo dell’ultimo a camminare sulla Luna: Gene Cernan.
Se il primo, Neil Armstrong, era un nerd riservato, travolto e perseguitato da una celebrità immensa che cozzava con la sua modestia, l’ultimo è un uomo che ha abbracciato l’incredibile sorte che gli è capitata – essere uno degli unici dodici esseri umani, in tutta la storia dell’umanità, ad aver camminato su un altro mondo – e ne è diventato uno dei testimoni viventi più eloquenti e appassionanti.
Sentire Gene Cernan dal vivo, come mi è capitato qualche tempo fa, è avvincente: non ti racconta soltanto cosa ha fatto sulla Luna, facendoti sentire come se tu fossi stato lì con lui, ma ti spinge a riflettere sul significato profondo di quel viaggio. Se lui, cresciuto in una fattoria senza corrente elettrica e senza neppure un trattore, è riuscito a fare così tanta strada da arrivare ad essere scelto per andare sulla Luna, quali altre cose straordinarie possiamo fare se ci impegniamo? Con che coraggio diciamo “non si può fare”? Forse è una retorica d’altri tempi, ma Cernan la sa porgere con rara potenza.
La storia personale di Gene Cernan è raccontata in un documentario, The Last Man on the Moon, che è ora finalmente disponibile in streaming anche in Italia e in Svizzera su iTunes e su Netflix. Questo è il trailer:
The Last Man on the Moon (IMDB) include moltissime riprese rare o inedite e ricostruzioni delle missioni con ottimi effetti speciali, ospita molti nomi storici dell’astronautica (Gene Kranz, Charlie Duke, Alan Bean, Jim Lovell, Chris Kraft, Dick Gordon, per citarne solo alcuni) e riepiloga non solo la missione Apollo 17, quella che portò Cernan a camminare sulla Luna e terminare la prima esplorazione umana della Luna nel 1972, ma anche le sue altre missioni spaziali: la Gemini 9A in orbita terrestre e Apollo 10, che fu la prova generale dello sbarco sulla Luna e arrivò a soli 14 chilometri dalla superficie lunare per acquisire esperienza in tutte le fasi dello sbarco tranne l’atterraggio vero e proprio sulla Luna.
Ma non c’è solo avventura: il documentario parla anche dei drammi personali della vita d’astronauta di allora: l’ansia da prestazione, l’estraniamento dalle famiglie, i compagni caduti, le angosce delle mogli (“Se pensate che andare sulla Luna sia difficile, provate a restare a casa”, dice appunto sua moglie).
La versione su iTunes è in inglese con sottotitoli in varie lingue ma non in italiano: quella su Netflix italiano, mi dicono, ha i sottotitoli italiani con l’audio inglese. Il sito di supporto, ricco di ulteriori chicche e immagini, è http://thelastmanonthemoon.com.
A proposito di chicche, e anche per trasparenza: conosco uno dei montatori del documentario, che è la stessa persona che mi ha permesso di avere le riprese restaurate che potete vedere nel mio documentario Moonscape. Ho comunque pagato come chiunque altro la mia copia di The Last Man On the Moon e non scrivo questa recensione per fare un favore a un conoscente, ma per segnalare un gran bel film che non può mancare a chiunque abbia la passione per lo spazio e per le grandi imprese. In compenso, però, il montatore mi ha fatto sapere che per una di quelle singolari coincidenze che costellano il mondo dell’astronautica compaio in una delle riprese del documentario insieme a Luigi Pizzimenti (di Ti Porto la Luna), anche se la scena è stata tagliata. Buona visione.
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