Ultimo aggiornamento: 2016/09/10 16:30.
Molti sottovalutano la determinazione dei truffatori digitali perché non hanno idea di quanto questi criminali possano essere motivati a investire tempo e risorse per fare una ricognizione digitale di un’azienda, compilarne l’organigramma e scandagliarne le difese. Provo a fare un esempio: bastano 40 milioni di euro come motivazione?
È quello che è successo all’azienda tedesca di cablaggi Leoni AG: come raccontano Tripwire e Softpedia, ha dovuto annunciare pubblicamente un danno economico di questo ammontare causato da una truffa informatica.
Secondo le prime ricostruzioni, a metà agosto scorso la giovane direttrice finanziaria della filiale rumena dell’azienda ha ricevuto una mail falsificata che sembrava provenire dai massimi dirigenti tedeschi della Leoni AG e ordinava il trasferimento di 40 milioni di euro. La mail teneva conto delle procedure interne dell’azienda per l’approvazione e il trasferimento di fondi: i criminali avevano quindi studiato bene la propria vittima, scegliendo l’unica delle quattro fabbriche rumene dell’azienda abilitata ad effettuare trasferimenti di denaro e prendendo di mira specificamente la persona che poteva eseguire un trasferimento così ingente.
I 40 milioni sono stati trasferiti a banche della Repubblica Ceca e da lì si sono volatilizzati. Il caso è ora in mano alle autorità rumene.
L’episodio può essere una buona occasione per riesaminare le procedure aziendali per gli ordini di pagamento: se un singolo dipendente, di qualunque grado, può disporre bonifici per decine di milioni sulla base di una semplice mail, senza alcun controllo incrociato (per esempio una banale telefonata al numero diretto del dirigente che avrebbe inviato la mail), e se i dipendenti non sono al corrente che il mittente di una mail è falsificabile, c’è decisamente qualcosa che non va.
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