Nel numero 578 di Le Scienze, attualmente in edicola, c’è un mio articolo che parla della notizia diffusa ad agosto da molte testate a proposito di un grave rischio di malattie cardiovascolari per chiunque si avventuri nello spazio profondo, per via delle radiazioni cosmiche.
La notizia si basa su una ricerca intitolata Apollo Lunar Astronauts Show Higher Cardiovascular Disease Mortality: Possible Deep Space Radiation Effects on the Vascular Endothelium, di Michael D. Delp, Jacqueline M. Charvat, Charles L. Limoli, Ruth K. Globus e Payal Ghosh, pubblicata da Nature su Scientific Reports 6 (doi:10.1038/srep29901).
La ricerca è stata citata un po’ ovunque: Ansa, IBTimes, e tanti altri siti ne hanno parlato. Ma c’è una risposta che la mette in discussione: si intitola piuttosto eloquentemente No evidence for an increase in circulatory disease mortality in astronauts following space radiation exposures ed è stata scritta da Francis A. Cucinotta, Nobuyuki Hamada e Mark P. Little per la rivista Life Science in Space Research (http://dx.doi.org/10.1016/j.lssr.2016.08.002). La risposta era accessibile solo a pagamento quando ho scritto l'articolo un mesetto fa e quando la notizia era all’attenzione generale ma ora è liberamente consultabile.
Se volete sapere perché la tesi del maggior rischio per gli astronauti oltre l’orbita terrestre è stata criticata, potete leggere il mio articolo su Le Scienze. Segnalo, fra l’altro, un paio di link a supporto di quello che ho scritto: le statistiche di popolarità dell’articolo su Scientific Reports e tutti i dettagli delle tariffe che pagano gli autori per essere pubblicati.
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