2016/10/19

Astronautichicche: “Ruggero Orlando, sempre sbronzo” confida una giornalista presente al lancio di Apollo 11

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Gianluca Atti, appassionato collezionista di cimeli astronautici e collaboratore del blog Apollo 11 Timeline, ha trovato in vendita su eBay due lettere personali di una giornalista che si trovava a Houston nei giorni della missione Apollo 11. Le lettere sono firmate semplicemente Carla. Secondo Paolo D’Angelo, storico e profondo conoscitore delle missioni spaziali, si tratta di Carla Stampacchia (1930-2014), che scriveva per il settimanale Epoca e che nel 1994-96 fu anche deputata.

La prima lettera, datata 15 luglio 1969, racconta bene l’atmosfera della vigilia del lancio ed è molto schietta nel descrivere l’ambiente dell’epoca senza i filtri del bon ton e della linea editoriale.

Cape Kennedy, 15 luglio 1969

Carissimi,

come state? Vi scrivo alla vigilia del lancio dell’Apollo 11 e imposto domani, in modo che i francobolli abbiano la data storica. A quanto pare, questo particolare ha molta importanza. Così come sarà importante spedire posta il giorno dello sbarco sulla Luna. I francobolli riguardano l’Apollo 8, e in sé non sono particolarmente interessanti: quelli che celebreranno l’impresa saranno emessi in agosto, dal momento che verrà portato il cliché sulla Luna e, al ritorno, dovrà fare la quarantena con gli astronauti. Vi ho mandato anche due cartoline per ognuno con la data di domani e ne ho mandate anche a Francesco e a Giorgio.

Stamattina, visitando la base spaziale di Capo Kennedy, abbiamo visto il momento del distacco di una delle rampe: così, il Saturno è rimasto attaccato alla rampa rossa, dalla quale si staccherà domattina alle 9,32. Noi ci alzeremo alle 5 e raggiungeremo la tribuna stampa abbastanza per tempo. Ho visto von Braun alla conferenza che ha dato ieri pomeriggio. Ho visto da vicino il Saturno 5 con l’Apollo 12, il successivo a questo della Luna, ancora in fase di costruzione. Sono cose che non si riesce a comprendere se non si vedono. L’edificio dove costruiscono i missili che trasportano la capsula è alto 37 piani e può contenere anche otto missili, che vengono montati pezzo per pezzo, uno sull’altro. Poi, vengono fatti uscire tutti dritti dall’edificio, che si spalanca completamente da un lato. Sono cose gigantesche. Ma più che la grandiosità, colpisce la straordinaria esattezza dei calcoli che hanno portato alla conquista dello spazio, e la libertà con la quale si può girare dentro la base spaziale di Capo Kennedy. Si può fotografare e riprendere con la macchina cinematografica. Poliziotti se ne cominciano a vedere soltanto in questi ultimi giorni.

Intanto, da oggi affluisce gente ad ogni ora che passa: colonne di macchine, elicotteri che sorvegliano il traffico, accampamenti lungo la spiaggia dell’oceano e lungo le rive dei fiumi Banana e Indian, che attraversano la penisola di Capo Kennedy. Gli americani sono davvero dei nomadi, e si portano dietro bimbi piccolissimi, belli e sporchi, mangiano come e dove capita, vanno in giro a piedi nudi e con degli incredibili vestiti. Lasciano perplessi: il primo impulso sarebbe di dare su di loro un giudizio negativo, rifiutando il loro modo di vita che si fa condizionare sempre di più dalla pubblicità. Poi, però, devi ammettere che hanno qualità non indifferenti. E la perplessità rimane.

In ogni caso, da qui ripartiremo giovedì mattina abbastanza presto per tornare a Houston. E io rientrerò in Italia lunedì 28 luglio, con il primo materiale fotografico dello sbarco sulla Luna (se saranno sbarcati e se ci sarà il materiale fotografico). La notte dell’allunaggio la passeremo davanti alla televisione, come forse un po’ tutto il mondo.

Ho parlato con Ruggero Orlando, sempre sbronzo, ho visto Moravia con la Dacia Maraini, ho visto la Oriana Fallaci. I giornalisti sono tanti e tutti aggressivi.

Adesso vi saluto. Spero che stiate in buona salute, mi auguro che il Giovannino si diverta al mare, e ci rivedremo presto, ai primi di agosto.

State bene e salutate Isa, Giorgio e le loro famiglie

Carla


La seconda lettera porta la data del 19 luglio 1969 e racconta il lancio di Armstrong, Aldrin e Collins.


Houston, 19 luglio 1969

Carissimi,

la vostra lettera indirizzata a New York e portata stamattina dalla segretaria del nostro corrispondente, mi ha fatto un grande piacere, anche perchè mi dava notizie di Giovanni e di Felice. A Felice avevo dato come recapito quello dello Sheraton Lincoln di Houston, al mio ritorno da Capo Kennedy; ma siccome adesso siamo alloggiati in un motel più vicino alla NASA (Houston è lontana un’ora di macchina dal centro spaziale), non so ancora se c’è una lettera per me. Nei prossimi giorni, quando avrò il tempo, andrò a Houston a controllare.

Abbiamo visto il lancio dell’Apollo 11. Ci siamo svegliati all’alba e ci siamo messi in macchina con migliaia di altre persone. Massima efficienza nel regolare il traffico. Ho visto il momento del lancio con l’occhio incollato alla cinepresa: spero che il film sia riuscito, e se così fosse (avevamo il sole in faccia a noi) ve lo porterò a far vedere, perchè è uno spettacolo che merita. La voce dello speaker inizia il conto alla rovescia a partire da dieci. Scende un silenzio totale fra la folla, tutta rivolta verso la rampa di lancio. Alle 9,32 in punto si accende una fiammata gialla e rossa, volute di fumo bianco e ancora nessun rumore. La folla comincia a entusiasmarsi, grida “Go! Go! Vai, vai”, e in realtà questo è il momento più drammatico, perchè sembra che il missile non vada mai sù. Quando parte, è un urlo. Poi si sente il rumore dello scoppio, che è come un tuono fragoroso che scende sulla terra. E intanto il Saturno corre veloce in cielo, come una palla di fuoco, mentre sulla sua sinistra si disegna fra le nuvole la sua ombra, molto allungata. Poi, silenzio di nuovo fra la folla. Dalla base della rampa di lancio si alza un’enorme nuvola nera che va a raccogliersi nel cielo.

I nostri venti lettori italiani erano emozionatissimi. Sono stata in mezzo a loro nel momento del lancio e devo dire che erano molto impressionati: come tutti noi, del resto. Li abbiamo fotografati con Vittorio Emanuele e Marina Doria, e con Johnson sullo sfondo. In serata hanno proseguito per Miami.

Ora noi ci troviamo di nuovo a Houston in attesa dell’allunaggio e del rientro. Io ho fatto un breve pezzo sui nostri italiani e poi curerò i dialoghi fra gli astronauti e il centro di controllo nel periodo dell’allunaggio. Per tornare dovrò attendere il 30 luglio, in modo da portare a Milano dell’altro materiale fotografico. Sarà un po’ come tirare il collo, perchè a volte non vedo l’ora di rivedere Felice e Giovanni (e anche voi, naturalmente). Ma bisogna aver pazienza. Il lavoro è duro, però ne vale la pena.

Nel giorno dell’allunaggio (il 21) vi manderò altre cartoline con i francobolli timbrati.

Mi fa piacere sapervi in buona salute. Se avete occasione di telefonare a Milano e al Lido dei Pini (e vi ringrazio per la premura) salutatemi tanto i miei uomini.

A voi un bacio

Carla

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