Un esempio di bot. |
Su Twitter, @Stonekettle ha pubblicato una bella spiegazione di come funzionano i bot (programmi automatici che simulano di essere utenti) nei social network e di come contrastarli nella loro opera di manipolazione di massa a scopo commerciale o politico (vengono usati da alcuni governi, per esempio, per influenzare le opinioni).
La traduco in sintesi qui sotto per renderla disponibile a chi usa Twitter ma non mastica l’inglese: è un ottimo promemoria per chi ancora pensa che Internet e i social network siano luoghi liberi e non condizionati.
La prima cosa che fa un bot è andare in cerca di parole chiave o di argomenti che sono molto popolari (trending). Poi genera e pubblica un’affermazione generica costruita per provocare una risposta.
Standard bot cold-dial tactic— Stonekettle (@Stonekettle) 29 ottobre 2017
1. search for keywords/trending topics
2. make insulting general statement used to provoke an engagement
1/ pic.twitter.com/JyrxmJIaK4
La stragrande maggioranza degli utenti, quando viene citata in una provocazione del genere, risponde automaticamente. A questo punto il bot rincara la dose con una serie di affermazioni e di insulti sempre più pesanti.
Lo scopo del bot, va ricordato, non è far cambiare idea al suo bersaglio (per esempio a voi, se vi ha preso di mira), ma indurvi a dibattere, farvi arrabbiare, scatenare la rissa verbale e interferire nei vostri processi mentali: in pratica, farvi perdere tempo e impedirvi di fare cose più costruttive.
Se cadete nella sua trappola e discutete intensamente con un bot, al suo posto subentra un operatore umano: di solito ci si accorge del rimpiazzo perché cambiano la sintassi e la grammatica.
Ragionare con un operatore o fargli cambiare idea è impossibile: non potete fermarlo, non potete ferire i suoi sentimenti, non potete offenderlo. Per lui è un lavoro, sostenuto dai suoi committenti (per esempio governi). Ma se non sapete che è un operatore, vi verrà spontaneo tentare di fare tutte queste cose.
La risposta più efficace è bloccare immediatamente il bot: non mettere in Silenzia (Mute), ma bloccare. Bloccandolo, infatti, non ha più accesso alla vostra cronologia dei post (timeline) e ai vostri contatti, che altrimenti userà per cercare nuovi bersagli, come ha fatto per trovare voi.
È vero che una navigazione privata gli permetterebbe di accedere alla vostra cronologia dei post, ma non lo farà: è una fatica eccessiva per un gestore di bot di massa.
Insomma, non fatevi fregare dai provocatori professionisti, robotici o umani: imparate a riconoscerli e bloccateli invece di metterli in Silenzia.
2017/11/04 8:40. Se volete approfondire l’argomento e conoscere le tecniche sofisticate che potete usare per riconoscere un bot di Twitter e profilarlo, consiglio questo articolo su Poynter, ricco di suggerimenti pratici e di strumenti online di analisi come Graphika.com, Tweetbeaver e Account Analysis. L’articolo propone dieci test da applicare a un account, insieme alla spiegazione di ciascun test (in inglese):
- È stato creato da poco?
- Cosa scrive nel suo primo tweet?
- Chi lo segue?
- C’è un account corrispondente su Facebook?
- Ci sono parole sospette nei suoi tweet?
- Che relazioni intrattiene con altri account?
- Si riesce ad associare l’account a una persona reale tramite Foursquare?
- Che punteggio social ha su Klout.com?
- Quanto è attivo l’account?
- In che orari twitta?
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