Rispondo a una domanda di un ascoltatore della scorsa puntata del Disinformatico radiofonico (a 8:00): corre voce che il premio Nobel per la medicina Luc Montagnier abbia messo in relazione il nuovo coronavirus con l’HIV e il 5G in un’intervista che circola su Youtube.
Il Post riassume bene la vicenda: in effetti Montagnier ha davvero affermato che il virus SARS-CoV-2 sarebbe stato fabbricato in laboratorio partendo da quello dell’AIDS, forse nel tentativo di creare un vaccino contro l’HIV. Lo ha dichiarato in una intervista al sito Pourquoidocteur.fr e lo ha ribadito in diretta alla tv francese Cnews. Lo spezzone della dichiarazione televisiva è stato pubblicato online e tradotto anche in italiano, con un altissimo numero di visualizzazioni.
Ma in realtà le argomentazioni di Montagnier non reggono ai fatti accertati da tutti gli altri ricercatori, che escludono la fabbricazione in laboratorio perché lascerebbe segni tecnici facilmente rilevabili dagli esperti.
La rigorosissima rivista scientifica Nature ha pubblicato l’articolo The proximal origin of SARS-CoV-2, che scrive con rara chiarezza che “le nostre analisi mostrano chiaramente che SARS-CoV-2 non è un costrutto di laboratorio o un virus intenzionalmente manipolato” (“Our analyses clearly show that SARS-CoV-2 is not a laboratory construct or a purposefully manipulated virus”).
ScienceAlert spiega anche che le ricerche permettono di verificare che non si tratta neppure di un virus naturale sfuggito a un laboratorio.
Anche il recente rapporto dell’intelligence statunitense conferma che tutto indica che il virus non è di origine artificiale e non è stato modificato geneticamente.
Emma Hodcroft, epidemiologa molecolare presso l’Università di Basilea, spiega con un esempio le presunte somiglianze fra HIV e coronavirus evidenziate da uno studio successivamente ritirato dagli stessi autori: se si prende una copia dell’Odissea di Omero e si nota che contiene la parola il, e poi si apre un altro libro e si nota che anche qui c’è la parola il, non vuol dire che un libro è derivato dall’altro.
Montagnier ha messo in relazione il 5G con il coronavirus soltanto perché “la città di Wuhan era molto avanti nell’implementazione di antenne 5G”, ma in realtà non c’è nessun rapporto fra le installazioni di antenne 5G e la diffusione del virus; anzi, la situazione svizzera (dove il coronavirus è più presente nelle aree meno servite dal 5G) ribalterebbe la presunta correlazione. E qualunque scienziato sa che correlazione non implica causalità: altrimenti dovremmo sostenere che le importazioni di petrolio greggio dalla Norvegia influenzano gli incidenti fatali ferroviari.
Ma come è possibile che un premio Nobel per la medicina sostenga delle tesi prive di qualunque fatto a supporto? Purtroppo un Nobel non è una patente di infallibilità eterna in tutti i campi della conoscenza. Per esempio, il Nobel per la fisica Brian Josephson è diventato complottista; Kary Mullis, premio Nobel per la chimica, sosteneva il negazionismo dell’HIV; Linus Pauling, Nobel per la chimica, credeva che la vitamina C curasse il cancro; la lista è imbarazzantemente lunga. Gli esseri umani sbagliano, e non è la prima volta che Montagnier presenta teorie senza fondamento nel campo dei vaccini, del morbo di Parkinson e a proposito della presunta memoria dell’acqua.
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