2023/07/06

Podcast RSI - Threads, le cose da sapere e da evitare

logo del Disinformatico

Pubblicazione iniziale: 2023/07/06 23:02. Ultimo aggiornamento: 2023/07/10 9:30.

È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto: lo trovate presso www.rsi.ch/ildisinformatico (link diretto) e qui sotto.

Le puntate del Disinformatico sono ascoltabili anche tramite feed RSS, iTunes, Google Podcasts e Spotify.

Buon ascolto, e se vi interessano il testo di accompagnamento e i link alle fonti di questa puntata, sono qui sotto.

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[CLIP: “Round one… Fight!” da Mortal Kombat]

Threads, la nuova app di Meta che sembra voler competere con Twitter, è stata rilasciata due giorni fa [il 5 luglio] in 100 paesi e sta già accumulando milioni di utenti [la presentazione formale di Meta è qui]. Tutti ne parlano, nonostante il fatto che in Europa non sia disponibile, e molti europei la vogliono lo stesso, un po’ per curiosità, un po’ per vanteria e un po’ per non sentirsi tagliati fuori da una nuova conversazione globale. E si parla tanto di Threads perché rappresenta un’altra tappa della rivalità diretta fra due fantastiliardari, Mark Zuckerberg e Elon Musk, che sono arrivati addirittura a proporre -- non si sa quanto seriamente -- un incontro personale di lotta corpo a corpo in un evento pubblico.

Se Threads vi incuriosisce e siete tentati di procurarvi un account per vie traverse, aspettate un momento. Ci sono parecchie cose importanti da sapere prima di lanciarsi nell’impresa, per evitare rischi e disastri. E se anche Threads non vi dovesse interessare, questa app è legata a un concetto informatico importante da conoscere, perché se prenderà piede cambierà radicalmente il modo in cui usiamo Internet.

Benvenuti alla puntata del 7 luglio 2023 del Disinformatico, il podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.

[SIGLA di apertura]

Cos’è Threads

Threads è un nuovo social network basato sulla pubblicazione e condivisione di brevi testi, eventualmente accompagnati da un’immagine o da un video. È insomma molto simile a Twitter ed è il contrario di Instagram o TikTok, dove l’immagine è al centro e il testo è secondario. A differenza di Instagram consente link a fonti esterne. È gestito da Meta, l’azienda di Mark Zuckerberg che già gestisce Facebook, Instagram e WhatsApp. Già nelle prime ore dopo il suo debutto in oltre 100 paesi ha raccolto oltre 10 milioni di utenti [saliti a 30 milioni nelle prime 24 ore e 70 milioni entro i primi due giorni, dice Zuckerberg; 100 milioni nella prima settimana, secondo Threads Tracker].

Questa crescita esplosiva è facilitata dal fatto che chi ha un account Instagram ha automaticamente già un account Threads riservato con il suo nome, che può scegliere di attivare, e l’accesso a questo account avviene tramite il suo account Instagram. Questo vuol dire che oltre un miliardo di persone nel mondo ha già tutto quello che serve per entrare in Threads, senza dover creare nuovi login, nomi utente o password. L’utente Instagram @pierabernasconi, per esempio, su Threads è automaticamente @pierabernasconi e i suoi post pubblici sono leggibili a tutti presso www.threads.net/@pierabernasconi.

[Per esempio, Mark Zuckerberg su Threads è presso www.threads.net/@zuck e io sono presso www.threads.net/@disinformatico]

Lo scopo dichiarato di Threads è rimpiazzare Twitter, che per anni è stato un punto di riferimento fondamentale per avere notizie di qualunque genere in tempo reale, ma è ora in serie difficoltà [che ho descritto in dettaglio qui] da quando è stato acquistato da Elon Musk: i ricavi pubblicitari sono crollati, gli inserzionisti sono più che dimezzati, la campagna di abbonamenti a pagamento annaspa, molti account di alto profilo sono stati chiusi e Musk proprio pochi giorni fa ha addirittura limitato il numero di tweet visibili agli utenti per bloccare, a suo dire, un eccesso di traffico prodotto da aziende che si stavano copiando tutti i tweet per addestrare le loro intelligenze artificiali [Techdirt.com]. Questo limite rende Twitter quasi inutilizzabile per gli utenti non paganti e scoraggia ulteriormente gli inserzionisti, che difficilmente pagheranno per pubblicità che gli utenti non possono vedere. Threads, invece, è gratuito, perlomeno in termini monetari.

Zuckerberg ha lanciato la sfida a Elon Musk molto apertamente, anticipando il debutto di Threads per sfruttare al massimo il momento di particolare debolezza di Twitter e dichiarando in un post su Threads che secondo lui ci dovrebbe essere un’app che consenta il dialogo collettivo di oltre un miliardo di persone e che “Twitter ha avuto l’opportunità di farlo ma non ce l’ha fatta, Noi speriamo di farcela” (ha detto proprio così). E i numeri sono a favore di Threads, perché avendo una base di oltre un miliardo di utenti già pronta grazie a Instagram, basta che un utente Instagram su dieci attivi Threads per creare un mercato di cento milioni di utenti, capace di competere significativamente con Twitter, che ne conta circa trecento milioni [quasi 238 milioni di “utenti giornalieri attivi monetizzabili”, secondo i dati di Twitter risalenti al suo ultimo resoconto pubblico di quasi un anno fa].

[CLIP: “Finish him!” da Mortal Kombat]

[La fretta di far debuttare il prodotto è forse il motivo per cui non c’è in Threads un feed dedicato per vedere solo il contenuto pubblicato da chi si segue (come nei Seguiti su Instagram) ma c'è solo un unico flusso che mescola post suggeriti e post seguiti, creando un fastidioso rumore di fondo. O forse è intenzionale]

Mark Zuckerberg, insomma, sembra aver trovato la maniera di risolvere il problema tipico di ogni nuovo social network: la cosiddetta massa critica. Normalmente nessuno si iscrive perché non c’è nessuno da seguire o con cui comunicare, e non c’è nessuno da seguire o con cui comunicare perché nessuno si iscrive, e tutti così se ne stanno invece nei social network preesistenti, perché lì ci sono già tutti i loro amici. Per questo WhatsApp predomina e alternative come Clubhouse, Mastodon e Telegram restano piccole e crescono molto lentamente. Con Threads, invece, un miliardo di utenti e passa è già potenzialmente iscritto e pronto a migrare in massa con tutti i propri amici, mantenendo lo stesso nome utente. E fra l’altro i post di Threads sono leggibili anche a chi non è iscritto, senza nessuna delle limitazioni, per esempio, di Twitter. 

[Shakira, per esempio, ha già due milioni di follower su Threads]

[CLIP: “Flawless victory!” da Mortal Kombat]

Ma Zuckerberg e Meta si sono trovati davanti un ostacolo formidabile: l’Unione Europea.

Il baluardo Europa

Threads, infatti, al momento non è disponibile nei paesi europei, Svizzera compresa, perché raccoglie una quantità spropositata di dati personali, incompatibile con le norme europee sulla privacy, e la combina inaccettabilmente con i tanti dati già raccolti da WhatsApp, Facebook e Instagram: dati sanitari, finanziari, cronologie di navigazione, geolocalizzazione, acquisti, contatti e tante altre informazioni sensibili. L’elenco completo, disponibile per esempio sull’App Store statunitense [o qui su The Register], è impressionante.

L’elenco completo dei dati raccolti da Threads, secondo le informazioni pubblicate nell’App Store di Apple in USA (fonte: The Register). Sì, è chilometrico e ho scelto di pubblicarlo tutto e in grande per sottolinearne la vastità.

Per fare un paragone, Mastodon invece non raccoglie nulla.

Meta, oltretutto, è già finita nei guai per il modo in cui ha trattato i dati degli utenti. A maggio scorso ha subìto una sanzione record di 1,2 miliardi di euro per il trasferimento irregolare di dati verso gli Stati Uniti e a settembre 2022 è stata condannata a pagare oltre 400 milioni di euro per le sue violazioni dei diritti di privacy dei bambini. Anche Twitter ha ricevuto sanzioni pesanti per la sua gestione dei dati personali.

Quindi se state pensando di attivare Threads, magari eludendo il blocco geografico usando una VPN e un account non europeo, pensateci due volte, anche se credete di non avere niente da nascondere (in realtà, come si dice spesso, tutti abbiamo qualcosa da proteggere, non necessariamente da nascondere). Threads è davvero ficcanaso, e da alcune indicazioni sembra che una volta attivato non possa essere disattivato [più precisamente eliminato] senza perdere anche l’account Instagram collegato.

[Adam Mosseri, CEO di Instagram, scrive che l’account Threads per ora non si può eliminare ma si può disattivare, nascondendo così il profilo e i contenuti di Threads, si può impostare a privato il proprio profilo e si possono cancellare i singoli post su Threads]

Fate attenzione anche alle app o APK offerte da sedicenti amici o da siti non ufficiali, che potrebbero essere delle trappole infette, e fate attenzione alle app omonime che sono nate subito per approfittare della popolarità di Threads.

L’esclusione europea di Threads non include il Regno Unito, che dopo la Brexit sta introducendo regole di protezione dei dati personali molto più favorevoli alle aziende che vivono di questi dati, come Meta. Non si sa ancora, al momento, se Meta adeguerà Threads per rispettare le norme europee e conquistare così l’accesso a un mercato particolarmente vasto, abbiente e quindi appetibile.

Twitter, però, non è l’unico avversario sfidato da Threads.

Fediverso, decentralizzazione e interoperabilità

[CLIP: “Round Two… Fight!” da Mortal Kombat]

Nel mirino di Threads ci sono infatti anche le altre piattaforme social basate sul testo, come Mastodon, Bluesky, T2 e altre ancora, che hanno raccolto molti utenti fuggiti da Twitter. Una delle risorse che Threads metterà in campo per battere queste alternative è la semplice massa dei suoi utenti: se centinaia di milioni di persone adotteranno Threads, queste alternative smetteranno di crescere e resteranno delle nicchie meno allettanti.

L’altra risorsa, invece, è più sottile e complessa, ma è importante conoscerla anche se non vi importa nulla di Twitter o Threads, perché potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui noi tutti usiamo Internet. Questa risorsa si chiama ActivityPub, e in gergo tecnico è un protocollo aperto di interoperabilità social. Tradotto in parole umanamente comprensibili, vuol dire che Threads userà uno standard aperto per lo scambio di dati fra i vari social network.

Per noi utenti, questo ha un’importanza enorme: vuol dire che potremo comunicare con gli utenti di Threads e seguirli anche senza iscriverci a Threads e quindi senza dover cedere montagne di dati personali. L’ipotetica utente di Threads @pierabernasconi sarà raggiungibile da un utente Mastodon semplicemente cercandola in Mastodon come @pierabernasconi@threads.net. Non sarà neanche necessario installare l’app ufficiale: si potrà usare qualunque app compatibile con questo protocollo. Non solo: se per qualunque motivo ci dovessimo stancare di Threads, potremo trasferire facilmente tutti i nostri dati e contatti altrove [perlomeno se Threads seguirà l’esempio di Mastodon e anche di Instagram].

L’idea non è nuova: la decentralizzazione viene già adottata da social network come Mastodon, Medium, Flipboard e Bluesky. E se ci si pensa un momento, è quello che fa da sempre la mail. Ed è un’idea che abbatte i giardini cintati, o se volete i ghetti, nei quali ci siamo abituati a stare: oggi se vuoi comunicare con qualcuno su Twitter devi iscriverti a Twitter, se vuoi dialogare con un utente su Instagram devi avere Instagram, per Facebook devi stare in Facebook, e così via, con tutte le scomodità e i tracciamenti pubblicitari multipli che tutto questo comporta.

Con un social network basato su un protocollo aperto, invece, tutti possono parlare con tutti, esattamente come un utente di Gmail può scambiare mail con una utente di BlueWin, Libero, Protonmail, Yahoo, Microsoft o Apple, e tutti possono seguire tutti. Lo standard aperto consente ai servizi di competere sulla qualità invece di intrappolare gli utenti, creando quello che viene chiamato fediverso: un universo di servizi distinti ma federati, dove ognuno può scegliere quello che gli calza meglio senza rinunciare a nulla o sacrificare informazioni personali.

È importante sottolineare, però, che tutto questo è previsto per il futuro: in questo momento Threads non supporta affatto il protocollo aperto ActivityPub e Meta ha soltanto annunciato che intende “lavorare per rendere Threads compatibile” con questo standard, per cui Threads per ora è un giardino cintato come tutti gli altri. Ma già il fatto di aver annunciato questa intenzione è una novità importante per il futuro di Internet, perché è un primo passo verso la riduzione del potere accentrante delle grandi aziende. Al tempo stesso, preoccupa gli altri social network basati sullo standard aperto, perché temono di essere fagocitati dall’enorme massa degli utenti provenienti da Instagram attraverso Threads. 

[Eugen Rochko, CEO e fondatore di Mastodon, ha pubblicato un suo parere tecnico dettagliato su Threads e la sua annunciata adozione di ActivityPub, che risponde in modo chiaro a molti dei dubbi più ricorrenti]

Lo scontro corpo a corpo fra Elon Musk e Mark Zuckerberg è probabilmente solo una boutade di infantilismo alimentato dai troppi gigadollari, ma il combattimento reale fra i due si sta già svolgendo online. Musk ha scritto scherzosamente che la sua mossa segreta è il “Tricheco”, in cui lui semplicemente si sdraia sull’avversario e non fa nulla, ma in questo caso la massa maggiore e schiacciante – in termini di utenti – ce l’ha Zuckerberg. Staremo a vedere. 

[Dopo la chiusura del podcast, Twitter ha mandato a Meta una comunicazione legale nella quale minaccia di citarla in giudizio, asserendo che Meta ha assunto ex dipendenti di Twitter per sviluppare Threads. Il direttore delle comunicazioni di Meta, Andy Stone, ha detto che nessuno dei tecnici che lavora a Threads è un ex dipendente di Twitter. La comunicazione di Twitter parla di “appropriazione scorretta sistematica, intenzionale e illegale dei segreti commerciali di Twitter e di altre sue proprietà intellettuali” (Dexerto.com; CNBC). Il corpo a corpo online si fa serio]

Fonti aggiuntive: Ars Technica, BBC.

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