Sembra proprio che Elon Musk stia facendo tutto quello che può per affossare definitivamente Twitter. Durante il fine settimana ha annunciato (via Twitter, ovviamente) una “azione drastica e immediata” per reagire a quelli che ha definito “livelli ESTREMI di data scraping”. A suo dire, le aziende che si occupano di intelligenza artificiale stavano facendo scansioni pesanti di tutti i tweet pubblicati (data scraping) per alimentare i propri software, e questo stava obbligando Twitter a mettere online ulteriori server per gestire questo traffico, con i costi che ne conseguivano.
Nell’ambito di questa azione, l’1 luglio scorso ha
imposto
dei limiti temporanei di lettura a tutti gli utenti: 6000 post al giorno per
gli utenti “verificati”, 600 post per quelli non verificati e 300 post per
quelli non verificati e nuovi. Poco dopo ha
portato
questi limiti a 10.000, 1000 e 500. Il risultato è che da tre giorni, ormai, Twitter è
praticamente inservibile.
Impedire agli utenti di leggere più di tanto il proprio social network pare una mossa suicida: è come vendere un giornale vietando però di leggerne più di quattro pagine al giorno. Gli inserzionisti pubblicitari, ovviamente, ne risentono, perché gli utenti che raggiungono il limite di tweet letti (cosa che succede facilmente) non possono vedere nulla, quindi neanche le pubblicità, e così Twitter diventa ancora meno interessante come spazio pubblicitario (già non è appetibile per via del caos e dell’aumentato odio online; le vendite di inserzioni sono scese del 59% rispetto a un anno fa). Il limite, oltretutto, impedisce anche agli utenti di ricevere le notifiche dei servizi di emergenza e ai giornalisti di leggere le notizie via Twitter.
Un autogol enorme, insomma.
Un altro effetto di questa decisione di Musk è che Google ha rimosso il 52% dei link a Twitter, da 471 milioni di URL a 227, visto che i contenuti sono diventati inaccessibili. E se non sei su Google, non sei nessuno.
Inoltre ora per vedere un tweet o un profilo Twitter è necessario avere un account Twitter e avervi fatto login. Prima i tweet erano visibili a tutti.
2023/07/05 16:15. Sembra che l’obbligo di login stia scomparendo, secondo varie segnalazioni (Engadget).
---
Tutte queste limitazioni possono anche essere viste come l’ennesimo tentativo di Musk di convincere gli utenti a passare alla versione a pagamento di Twitter. Infatti diecimila tweet al giorno (il limite per gli utenti “verificati”, ossia paganti) sono un limite ragionevole; mille no.
C’è anche un’altra ipotesi: la mossa sarebbe dettata da problemi finanziari e tentativi di ridurre i costi. Sono molte le bollette non pagate da Twitter per servizi erogatigli da vari fornitori in tutto il mondo. Per esempio, sembra che Twitter abbia rifiutato di pagare la fattura per i servizi di Google Cloud e rinviato i pagamenti ad Amazon Web Services, per poi riprendere i pagamenti a Google.
---
Un altro effetto di queste decisioni di Elon Musk è che Tweetdeck, l’applicazione per power user di Twitter, ha sostanzialmente smesso di funzionare (tutte le colonne diverse dalla Home davano solo un’icona di attesa di caricamento). La versione legacy è ora irraggiungibile (il trucchetto che avevo descritto a febbraio 2023 non funziona più) e al suo posto viene presentata la nuova versione, che è ufficiale ma è ancora etichettata “Anteprima” e va sostanzialmente riconfigurata da capo, con una perdita di tempo inutile e impostazioni demenziali.
Per esempio, la cosa che mi interessa di più, ossia i tweet degli account che
seguo, non c’è di default: bisogna aggiungere manualmente una colonna e
scegliere Cronologia principale, che è descritta come
Vedi prima i Tweet suggeriti, ma non è vero: non mostra i tweet
suggeriti dall’algoritmo (il “Per te” dell’app Twitter standard), ma mostra i
tweet degli account che ho deciso io di seguire. E comunque fra un mesetto
Tweetdeck sarà disponibile soltanto agli utenti paganti
(quelli che Twitter si ostina a chiamare “verificati” quando non lo sono).
Tweetdeck era una delle poche cose buone che rendeva sopportabile l’uso di questa piattaforma; niente pubblicità, tutto ben visibile e facilmente gestibile. Ora ho ancora meno motivi per passare tempo su Twitter. Se mi scrivete lì, probabilmente non vi leggerò o lo farò con molto ritardo. Ci vedremo su Mastodon o in questo blog. E forse, quando arriverà, anche su Threads (l’alternativa a Twitter di Meta, interoperabile con Mastodon).
2023/07/04 13:50. Threads dovrebbe arrivare giovedì 6 luglio negli Stati Uniti e nel Regno Unito. È già prenotabile sull’App Store USA. Essendo un’app di Meta, la sua gratuità ha un costo in termini di privacy: conviene leggerne attentamente le condizioni supplementari e la privacy policy supplementare.
2023/07/05 8:25. Secondo Independent.ie, Threads per ora non verrà lanciato nell’Unione Europea, ma solo negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Lo ha dichiarato un portavoce della Commissione per la Protezione dei dati irlandese. Threads importa dati da Instagram, e nell’UE Meta ha il divieto di riunire i dati personali provenienti da WhatsApp, Facebook e Instagram a scopi pubblicitari. Le norme sulla privacy britanniche e statunitensi, più deboli, invece consentono questa fusione di dati sanitari, finanziari, cronologie di navigazione, geolocalizzazione, acquisti, contatti e altre informazioni sensibili. Threads è anche nel Play Store di Google e ha un sito informativo/promozionale, Threads.net.
---
Fra le tante novità di Twitter, segnalo inoltre che ad aprile scorso è stata
attivata
anche la funzione di
monetizzazione: un utente può pubblicare dei tweet che verranno mostrati soltanto agli
altri utenti che gli pagano un abbonamento. Per il primo anno tutti gli incassi vanno all’utente; dopo Twitter si prenderà una percentuale.
A maggio, invece, Twitter ha abbandonato il codice di autoregolamentazione europeo sulla disinformazione. Ma le leggi europee rimangono valide, e se Twitter non lotta contro la disinformazione, a partire dal 25 agosto, quando entra in vigore la nuova normativa europea del settore, potrebbe essere bloccato in UE (BoingBoing; BBC).
Fonti aggiuntive:
Ars Technica,
The Register.
Nessun commento:
Posta un commento