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2013/02/27

Se avete cuore, condividete. Se avete cervello, non fatelo

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “steluzz” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Non è “Marco”, è Chrissy Nelson,
morta nel 2004.
Sta rimbalzando su Facebook un appello, illustrato dall'immagine qui accanto, secondo il quale “Marco”, descritto come “un bambino di Padova malato di leucemia linfoblastica acuta”, riceverà da Facebook una donazione di 45 centesimi di dollaro per ogni condivisione, grazie alla richiesta dell'istituto di ricerca Mario Negri. L'appello si conclude con il solito invito: “vi prego condividete se avete un cuore!”.

Se avete cervello, invece, non condividete: non mi risulta che Facebook si stia dando alle lotterie della vita o che l'istituto Mario Negri abbia chiesto qualcosa a Facebook. Anzi, la pagina Facebook dell'istituto contiene una secca smentita che indica anche la probabile origine dell'appello (alla quale non voglio regalare pubblicità). Si tratta insomma di una bufala crudele e di pessimo gusto.

I “senza cuore”, semmai, sono quelli che inoltrano l'appello senza fermarsi a chiedersi perché mai Facebook dovrebbe far dipendere la vita di un bambino dal numero di condivisioni: se non raggiungono la cifra necessaria, che fanno, lo lasciano morire?

I senza cuore, e senza cervello, sono quelli che abboccano a qualsiasi storia commovente ricevuta su Facebook senza alcuna fonte e così finiscono per mandare in giro la foto di una bimba morta spacciandola per un bambino ancora vivo.

Infatti il bambino nella foto non si chiama Marco, non è di Padova e non è neanche un bambino, ma una bambina: la fotografia ritrae Chrissy Nelson, una bimba americana di otto anni che era afflitta da leucemia nel 2003, come riportato all'epoca dal Las Vegas Review-Journal, ed è morta l'11 agosto 2004.

Riporto qui il testo integrale dell'appello per renderlo facilmente ritrovabile con i motori di ricerca: “Lui è Marco, un bambino di Padova malato di leucemia linfoblastica acuta, una malattia che potrebbe essere curata, ma sfortunatamente la famiglia non dispone dei mezzi necessari per comprare il ponatinib, il farmaco sperimentale necessario a guarirlo. L'istituto di ricerca Mario Negri ha rivolto un appello a Facebook per poter guarire questo povero bambino, Mark Zuckenberg ha acconsentito di donare 0,45 USD per ogni condivisione, vi prego condividete se avete un cuore!”

Giusto per completezza d'indagine: il “ponatinib” esiste (l'approvazione dell'FDA è qui) e un'infarinatura sul suo uso e sulle sue caratteristiche è qui su Wikipedia in inglese). E naturalmente il nome corretto del cofondatore di Facebook è Zuckerberg, con la R, non con la N.

Aggiornamento (15:15): L'Istituto Mario Negri mi ha risposto come segue:

Non sappiamo se la storia di Marco sia vera, ma le possiamo confermare che l'Istituto Mario Negri non ha mai rivolto a Facebook un appello per questo bambino.
Riteniamo inverosimile che Mark Zuckenberg abbia acconsentito di donare 0,45 USD per ogni condivisione. In passato, catene di Sant'Antonio simili a questa che invitavano a inoltrare messaggi e-mail si erano rivelate false.
Intendiamo, inoltre, chiarire che il farmaco citato, il ponatinib, non è attualmente registrato in Italia. Il suo impiego sarebbe, quindi, sperimentale e richiederebbe il rispetto di quanto previssto nel Decreto Ministeriale 8 maggio 2003 "Uso terapeutico di medicinale sottoposto a sperimentazione clinica" (p.es. la presenza di un protocollo e l'approvazione da parte di un Comitato Etico)


2013/02/26

Per ANSA e Repubblica l’elio è infiammabile

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “fabiopi” e alle segnalazioni di Claudio Par*, Giovanni e “classvoice” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

 Stando ai giornalisti di Repubblica e all'ANSA, l'elio è un gas infiammabile. Scrivono infatti che stamattina una mongolfiera è precipitata a Luxor, in Egitto, causando la morte di numerosi occupanti, perché “l'elio contenuto nella bombola per creare il flusso di aria calda è fuoriuscito e si è incendiato”.

Sì, scrivono proprio così. Repubblica lo scrive qui; l'ANSA lo riporta qui. Solo che l'elio non è infiammabile. Se lo fosse, i palloncini che si regalano ai bambini sarebbero delle bombe incendiarie. Ma questa riflessione evidentemente non è passata per la testa di chi ha scritto questa baggianata. E a nessuno dei giornalisti che l'ha scritta o copiaincollata è venuto il dubbio che questa dichiarazione (attribuita apparentemente al pilota) fosse una cretinata macroscopica.

Il bruciatore delle mongolfiere va solitamente a propano, non a elio. E l'elio è piuttosto ben conosciuto come gas nobile e (appunto) per nulla infiammabile, almeno per chi non dormiva durante le lezioncine di chimica del liceo.

Screenshot da Repubblica

Screenshot da ANSA


E questo, secondo alcuni, sarebbe giornalismo.

Aggiornamento (13:20): ANSA ha rimosso la frase in questione, senza pubblicare alcuna rettifica o avvisare dell'aggiornamento della notizia. Ma io ho catturato la schermata. Trasparenza, questa sconosciuta. E qualcuno spieghi a queste egregie redazioni che Honk Kong non esiste.

Aggiornamento (16:00): anche Tio.ch abbocca alla bufala dell'elio infiammabile: merito del copiaincolla selvaggio che alcuni spacciano ancora per giornalismo. Pochi minuti dopo il mio tweet, Tio ha corretto l'articolo.



2013/02/24

Perché Swisscom accusa Safelinking.net di phishing?

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “giacomoma*” e “mauro-lamb*”.


Anche a voi qualunque URL di Safelinking.net risulta bloccato o blacklistato?

Forse è un problema esclusivamente del mio provider (Bluewin/Swisscom), ma mi interessa sapere se anche altrove (in Svizzera con altri provider e all'estero) si verifica lo stesso problema, perché ho provato a chiedere lumi all'assistenza tecnica di Swisscom, ma dopo più di due settimane non ho ancora ottenuto una risposta che spieghi le ragioni del blocco dell'intero nome di dominio.

Mi sto anche chiedendo quanto questo tipo di blocco silenzioso sia esteso, anche perché all'inizio, quando mi sono accorto del problema (il 5 febbraio), Swisscom non visualizzava nessuna schermata di avviso (come fa ora e come vedete nello screenshot all'inizio di questo articolo) ma semplicemente il browser restava in attesa di una risposta dal sito che non giungeva mai. Dato che Safelinking.net è molto usato (anche) per linkare indirettamente copie di contenuti vincolati dal diritto d'autore, ho pensato a un blocco in stile blackhole relativo a questioni di copyright.

Poi ho fatto un traceroute (direttamente dal mio router, usando l'apposito diagnostico) e ho scoperto che il router (quello standard di Swisscom, impostato con i parametri di default del provider, in particolare con 195.186.4.162 e 195.186.1.162 come server DNS) routava Safelinking.net a blockphishing.bluewin.ch. Un nome molto eloquente, che oltretutto portava all'avviso che “Il sito che voleva guardare è chiuso per motivi di sicurezza. Dei criminali provano a ottenere delle informazioni personali come login o numero di carta di credito (phishing)”.

Phishing, dunque: strano, però, che venisse blacklistato l'intero dominio invece di uno specifico URL. Un approccio un po' drastico, come se un provider decidesse di bloccare gli URL shortener Bit.ly o T.co.

Con questi dati ho contattato il servizio clienti di Swisscom via Twitter (@Swisscom_care), che non ha fornito chiarimenti. Ho sollecitato il giorno successivo, anche perché altri utenti segnalavano la stessa anomalia: nessuna risposta significativa. Poi ho lasciato perdere, visto che ci avevo girato intorno con TunnelBear. Il 20 febbraio la rete Swisscom è andata in tilt in tutta la Svizzera (traceroute dal mio router) per un paio d'ore.

Dopo il blackout, Safelinking.net ha iniziato a risolversi sul router come mostrato nell'immagine qui accanto (acquisita oggi). L'IP di Safelinking.net viene risolto dal router a 195.186.135.200 ma sostituito dall'avviso di Swisscom.

Cambiando i server DNS nei settaggi del router, dando per esempio quelli di OpenDNS.com, non serve a nulla: occorre cambiarli anche sulle singole macchine collegate.

Sarò paranoico, ma mi è venuto spontaneo riflettere su quanto sia potente questo genere di scelta tecnica: un sito sgradito semplicemente scompare e viene reso inaccessibile all'utente medio che non sa smanettare con i DNS o le VPN. Niente di nuovo, per carità, ma provarlo sulla propria pelle (digitale) fa un certo effetto.

Quello che mi ha turbato, a parte la reticenza del servizio clienti (che ha detto che il problema era stato “risolto” e mi ha proposto di provare un altro browser (sic)), è il fatto di avere un router e un provider che mandano in blackhole un sito senza avvisare del fatto e senza dare l'opzione di disabilitare questo comportamento. Viene da chiedersi quanti altri siti sono bloccati in questo modo, silenziosamente o adducendo scuse improbabili. Dico “improbabili” perché altri provider svizzeri (Orange, per esempio) non bloccano Safelinking.net e non c'è, a quanto mi risulta, nessun phishing che stia coinvolgendo questo sito. E viene da chiedersi se un provider ha il diritto di bloccare arbitrariamente un sito e quindi intralciarne l'attività commerciale.

Se avete idee, i commenti sono a vostra disposizione.

2013/02/22

Le parole di Internet: watering hole attack

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 22/2/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

watering hole attack. Letteralmente “attacco al luogo di abbeveraggio”. Tecnica di aggressione informatica che invece di tentare di attaccare direttamente i bersagli designati prende di mira i siti che vengono visitati da quei bersagli.

L'aggressore studia le proprie vittime e identifica i siti che frequentano; poi infetta questi siti iniettandovi del JavaScript o del codice HTML che viene eseguito dalla vittima quando visita uno dei siti in questione.

Questa tecnica è stata sfruttata recentemente per violare i computer di dipendenti di Apple e Facebook ed è una delle nuove tendenze nel settore degli attacchi informatici, come documentato da Symantec nel rapporto Elderwood Project.

Il nome deriva dall'analogia fra questo metodo di attacco e quello usato da molti predatori naturali, che aspettano le proprie vittime nei luoghi in cui vanno ad abbeverarsi e sono quindi maggiormente vulnerabili: invece di andare a caccia, i predatori aspettano che siano le vittime a venire da loro. E poi attaccano.

Antibufala: Facebook non diventa a pagamento

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 22/2/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Sta rimbalzando su Facebook un allarme per l’introduzione di un canone di abbonamento al più popolare social network del pianeta:

FACEBOOK HA APPENA PUBBLICATO IL SUO PREZZO DI ADESIONE. 9,99 $ AL MESE PER I SERVIZI DI MEMBRI ORO, 6,99 $ AL MESE PER I SERVIZI DI MEMBRI D'ARGENTO, 3,99 $ AL MESE PER I SERVIZI DI MEMBRI BRONZO, GRATUITA SE SI COPIA E INCOLLA QUESTO MESSAGGIO PRIMA DELLA MEZZANOTTE DI OGGI. QUANDO ACCEDI DOMANI MATTINA VERRÀ RICHIESTO L'INFO PER IL PAGAMENTO ... E' UFFICIALE QUESTO ANCHE NELLE NOTIZIE. FACEBOOK INIZIERA' LA CARICA A CAUSA DEI CAMBIAMENTI DEL NUOVO PROFILO. SE COPIATE QUESTO SULLA VOSTRA BACHECA L'ICONA DIVENTA BLU E FACEBOOK SARA' GRATIS PER TE. SI PREGA DI TRASMETTERE QUESTO MESSAGGIO SE NON L'ACCOUNT SARA' CANCELLATO SE NON PAGHI.< Si tratta di una bufala, e anche vecchia. Innanzi tutto, se ci fosse una novità così clamorosa, verrebbe comunicata nell'apposita sezione dei comunicati stampa di Facebook (http://newsroom.fb.com), che invece tace in proposito, e la notizia sarebbe su tutti i siti di notizie del mondo, che invece non la riportano affatto. Inoltre la pagina d’ingresso  di Facebook riporta molto chiaramente  le parole “È gratis e lo sarà sempre”.  C’è poi da considerare che sarebbe un’iniziativa commerciale davvero poco furba, perché basterebbe copiare l’appello sulla propria bacheca per evitare il pagamento.

Questo falso allarme è congegnato per sembrare sempre attuale, dato che non contiene riferimenti temporali assoluti ma solo indicazioni relative (“prima della mezzanotte di oggi”, “domani mattina”). In realtà risale ad almeno due anni fa. Nel 2011 circolava infatti già questa versione:

MASSIMA ATTENZIONE !!! FACEBOOK ha appena pubblicato il PREZZO DI ADESIONE. 9,99 $ AL MESE PER I SERVIZI MEMBRI ORO, 6,99 $ AL MESE PER I SERVIZI MEMBRI D'ARGENTO, 3,99 $ AL MESE PER I SERVIZI MEMBRI BRONZO, gratuita se si copia e incolla questo messaggio prima di mezzanotte di oggi. Quando ti iscrivi domani mattina vi verrà chiesto informazioni per il pagamento.... E' ufficiale la notizia è stata pubblicata anche dai giornali. FACEBOOK vi farà pagare per cambiare il vostro profilo. Se copiate questo sulla vostra bacheca l'icona FACEBOOK diventa blu e sarà gratis per te. Si prega di trasmettere questo messaggio se non lo farete il vostro Account verrà cancellato se non pagate.......

Niente panico, insomma, anche questa volta. Più in generale, quando ci sarà il prossimo allarme di questo genere, prima di inoltrarlo o pubblicarlo in bacheca, controllate i comunicati stampa di Facebook e i siti di notizie informatiche. Risparmierete angosce inutili anche ai vostri amici.

Falla in Facebook dava controllo totale su qualunque account

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 22/2/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

A volte sembra eccessivo il consiglio ricorrente degli esperti: se volete che qualcosa resti privato, non pubblicatelo su Internet, punto e basta, perché le garanzie di privacy dei siti Internet sono fragili. Ma pochi giorni fa è arrivata una dimostrazione eloquente della validità di questa raccomandazione.

Un hacker (nell'accezione positiva di questo termine, ossia “smanettone che lavora per il bene degli utenti”), Nir Goldshlager, ha studiato il funzionamento di Facebook e ha scoperto che esisteva un modo per prendere il controllo completo di un account di Facebook senza conoscerne la password e senza indurre la vittima a installare applicazioni ma semplicemente convincendola a cliccare su un link appositamente confezionato, che faceva leva sul sistema (OAuth) con il quale Facebook offre accesso automatico ad alcune applicazioni predefinite e integrate nel social network.

Questo dava a Nir un modo per leggere tutti i messaggi di un utente e vedere tutte le sue foto e i suoi video, anche quelli più privati. Per fortuna Nir si è comportato in modo responsabile e ha contattato Facebook segnalando questa falla critica e Facebook l'ha corretta.

Ma rimane il fatto che altri, meno onesti, possono aver scoperto la vulnerabilità, sfruttandola per sbirciare nei dati privati degli utenti. Proprio per questo conviene evitare di caricare materiale privato sui social network e su Internet in generale.

Arriva Firefox nuovo: ora legge i PDF ed è meno pesante

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 22/2/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Martedì scorso Mozilla ha reso disponibile la versione 19 di Firefox (scaricabile in italiano da Mozillaitalia), che ha una novità molto utile: un visualizzatore integrato di documenti PDF. Questo permette di fare a meno, nella maggior parte dei casi, di programmi separati come Acrobat Reader per leggere i PDF, ed è non solo un vantaggio in termini di semplicità ma anche un aiuto nel ridurre i rischi di sicurezza, dato che i visualizzatori PDF di Adobe, in particolare, hanno rivelato numerose falle che permettevano agli aggressori di infettare i computer degli utenti semplicemente inviando loro un documento PDF.  Queste falle obbligano gli utenti ad aggiornamenti continui (l'ultimo è di ieri).

Con questa novità, quando un sito offre un link a un documento PDF, cliccando sul link Firefox scarica automaticamente il documento e lo visualizza direttamente, invece di obbligare l'utente a scaricare e poi avviare un programma separato di visualizzazione. Una funzione analoga esisteva già in Safari e in Google Chrome; l'aspetto interessante della soluzione scelta da Firefox è che converte i file PDF in documenti HTML5.

Per ottenere Firefox 19 (per Mac, Windows o Linux) se avete già installato questo browser è normalmente sufficiente lasciare che provveda l'aggiornamento automatico, che vi avviserà quando avrà scaricato la nuova versione e vi chiederà di riavviare Firefox.

Ci sono novità da Firefox anche per il mondo Android: la nuova versione del browser ha ridotto i propri requisiti e ora funziona su tablet e smartphone con processori più modesti (anche 600 MHz).

Apple, Facebook e Twitter sotto attacco: cosa fare?

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 22/2/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Il mese scorso aggressori ignoti sono riusciti a penetrare nei sistemi di Twitter, accedendo a circa 250.000 account con i rispettivi nomi utente, indirizzi di mail e password (per fortuna in forma cifrata), obbligando Twitter a reimpostare le password degli utenti coinvolti e ad avvisarli della violazione della sicurezza. Alcuni computer di dipendenti di Facebook e Apple sono stati violati, ma non risulta che siano stati sottratti dati degli utenti.  Il movente non è ancora chiaro: forse per rubare segreti industriali, forse per entrare nei computer di chi sviluppa software e quindi infettare le app create da questi sviluppatori, infettando così chi installa queste app.

Come è possibile che questi grandi nomi dell'informatica siano stati beffati? La tecnica, a quanto risulta finora, è stata la stessa nei tre casi: gli aggressori hanno violato la sicurezza di iPhoneDevSDK.com, un sito dedicato allo sviluppo delle applicazioni per iPhone, inserendovi del software ostile che infettava i computer dei visitatori sfruttando una vulnerabilità di Java che è presente anche in molti computer di utenti comuni, sia Windows sia Apple.

Purtroppo Java si sta rivelando un colabrodo in fatto di sicurezza, tanto da spingere il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale statunitense a consigliare a tutti gli utenti di disabilitare Java nei propri browser. Nella maggior parte dei casi questa modifica non interferisce con la normale navigazione.

Ecco come fare:

Internet Explorer: è più semplice disinstallare, scegliendo Pannello di Controllo - Programmi (oppure Aggiungi/Rimuovi Programmi), cliccando su Java nell'elenco e poi confermando la richiesta di disinstallazione. Se volete proprio disabilitare, seguite queste istruzioni.

Firefox: dal menu Strumenti scegliete Componenti aggiuntivi, la scheda Plugins e disabilitate tutti i plugin riguardanti Java (per esempio Plugin applet Java, Java Deployment Toolkit o Java Platform).

Chrome: digitate chrome://plugins nella casella degli indirizzi, cercate Java e cliccate su Disabilita.

Safari: nelle preferenze, scegliete la scheda Sicurezza e poi disattivate la casella Abilita Java (non confondetela con Abilita JavaScript, che invece va tenuta attiva).

In alternativa, potete usare due browser: uno con Java disabilitato, per la navigazione generale, e un altro nel quale Java è abilitato, per i siti che vi obbligano a usare Java.

Per verificare se avete disabilitato Java correttamente, visitate questo sito di test: se vedete un riquadro grigio con l'icona di una tessera di un rompicapo siete a posto.

Poesia della scienza: il Sole flette i muscoli

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “mendogni” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Il 19 luglio 2012 il Sole ha dato una piccola dimostrazione della propria potenza inimmaginabile. Questo video riassume nove ore di attività solare, durante le quali quell'arco luminoso di plasma a circa centomila gradi, sollevato e incanalato da campi magnetici talmente intensi da superare la gravità solare che tiene in riga tutti i pianeti, ha dato veramente spettacolo scagliando miliardi di tonnellate in curve eleganti e letali.

Spettacolare, certo. Ma aspettate di vedere quanto è grande la Terra rispetto a quell'arco. E questo è un fenomeno che la NASA definisce “medium-sized”, ossia di dimensioni tutto sommato medie. Questo è il vero volto, violento e ribollente, dell'inferno termonucleare dal quale noi tutti dipendiamo.

Poi ditemi se la scienza, grazie alla quale queste meraviglie vengono rese visibili, non è ancora più magica di tante pseudoscienze col paraocchi.


Non perdetevi la versione in alta definizione. I dettagli del fenomeno sono su Slate.

2013/02/20

“Moonscape”, il lavoro prosegue

Moonscape, il documentario libero che sto realizzando insieme a tanti volontari per presentare lo sbarco sulla Luna nella maniera più completa usando foto e filmati restaurati, procede bene; lentamente, perché il tempo che posso dedicargli è poco, ma bene.

La versione disponibile su Vimeo (in inglese e in italiano) è ora tutta in alta definizione (1920x1080), la discesa verso la Luna ha ora anche l'audio di bordo sottotitolato in italiano, ed è disponibile una versione aggiornata dei titoli di coda, che adesso include (sulla base dei vostri suggerimenti) un riepilogo del viaggio di ritorno e dei festeggiamenti sotto forma di una sequenza fotografica tratta dalle immagini della missione Apollo 11 e poi passa a una zoomata lunare mentre scorre l'elenco aggiornato dei donatori (al quale siete sempre in tempo ad aggiungervi).

Potete vedere la versione italiana dei titoli di coda qui sotto. Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti. Se siete fra i donatori, controllate che il vostro nome/nick sia presente e corretto. Buona visione.

Uno strano corso di spagnolo [UPD 2013/02/27]

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “ferrantis” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.


Presto, prima che se ne accorgano: provate a cliccare, in questo corso di spagnolo, sull'audio della pronuncia spagnola di “Lei ha dimenticato qualche cosa”. Se siete in un luogo in cui potreste causare imbarazzi, tenete molto basso il volume o ascoltate in cuffia. Provate a non ridere. Grazie a @lrosa per la segnalazione.

Aggiornamento (2013/02/27): Andrea, nei commenti, segnala che la versione dal francese allo spagnolo dello stesso corso è corretta, nel senso che la frase francese da tradurre è “Vous êtes un fils de pute” e quindi lo spagnolo “Usted es un hijo de puta” ci sta, anche se non è molto garbata. Lo stesso vale per un'altra domanda, “Est-ce que vous êtes prof au collège Halligalli?”.

Facebook NON diventa a pagamento

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “rinhos” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

FACEBOOK HA APPENA PUBBLICATO IL SUO PREZZO DI ADESIONE. 9,99 $ AL MESE PER I SERVIZI DI MEMBRI ORO, 6,99 $ AL MESE PER I SERVIZI DI MEMBRI D'ARGENTO, 3,99 $ AL MESE PER I SERVIZI DI MEMBRI BRONZO, GRATUITA SE SI COPIA E INCOLLA QUESTO MESSAGGIO PRIMA DELLA MEZZANOTTE DI OGGI. QUANDO ACCEDI DOMANI MATTINA VERRÀ RICHIESTO L'INFO PER IL PAGAMENTO ... E' UFFICIALE QUESTO ANCHE NELLE NOTIZIE. FACEBOOK INIZIERA' LA CARICA A CAUSA DEI CAMBIAMENTI DEL NUOVO PROFILO. SE COPIATE QUESTO SULLA VOSTRA BACHECA L'ICONA DIVENTA BLU E FACEBOOK SARA' GRATIS PER TE. SI PREGA DI TRASMETTERE QUESTO MESSAGGIO SE NON L'ACCOUNT SARA' CANCELLATO SE NON PAGHI".

No. Facebook non ha pubblicato nulla del genere nell'apposita sezione dei comunicati stampa. Se la storia fosse vera, sarebbe su tutti i siti di notizie del mondo, perché sarebbe una rivoluzione per un miliardo di utenti. Invece non c'è. Basterebbe ragionare un nanosecondo e controllare prima di inoltrare a tutti quest'ennesima bufala.

Aggiornamento: come suggerito dal Gruppo Antibufale di Facebook, basta visitare la pagina d'ingresso di Facebook per vedere in caratteri molto chiari le parole “È gratis e lo sarà sempre”


2013/02/19

Meteora russa, identificata l’origine

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “bunop” e “paolocatal”.

La NASA ha pubblicato la ricostruzione, basata sui dati finora disponibili, dell'orbita che la meteora russa seguiva prima di incontrare la Terra venerdì scorso. Nell'immagine qui sotto, tratta appunto dalla ricostruzione, l'orbita della meteora è quella tracciata in blu.


A questo punto sembra confermato oltre ogni dubbio che la meteora russa seguiva una traiettoria completamente differente da quella dell'asteroide DA14 che ha sfiorato la Terra poche ore più tardi e che i due eventi non sono legati in alcun modo.

Secondo i dati NASA, la meteora ha colpito l'atmosfera terrestre con un angolo molto basso, meno di 20 gradi, e a 18 km/s, ossia 65.000 km/h. Per dare un termine di paragone, lo Shuttle volava a circa 27.000 km/h e i veicoli Apollo rientravano dalla Luna a circa 40.000 km/h. L'idea che la Russia disponga di un sistema d'intercettazione segreto capace di centrare e distruggere un oggetto di 15-20 metri che viaggia a diciotto chilometri al secondo pare quindi piuttosto campata per aria: sarebbe una tecnologia fantascientifica rispetto a quella che si vede in uso nelle forze armate russe. Vorrebbe dire che i russi avrebbero una difesa contro i missili nucleari intercontinentali, che volano molto più lentamente. Per cui fino a prova contraria si tratta di una bufala.

Gli esperti di B612 hanno pubblicato una FAQ in inglese che risponde bene alle domande ricorrenti sull'evento russo e sulle ipotesi di prevenzione e deviazione degli asteroidi che potrebbero causare danni alla Terra.

2013/02/18

Quiz: un fantasma nel parcheggio?

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “piccolopescer*”.

Oggi intorno a mezzogiorno ho fatto questa foto con il mio cellulare dalla mia auto. La pubblico qui tale e quale, così come l'ha salvata la sincronizzazione automatica su Dropbox che uso.




Guardate il riflesso nel finestrino dell'auto.


Secondo voi cos'è? Vediamo se riuscite a indovinare. Buon divertimento.

Aggiornamento (2013/02/20): La soluzione è ora nei commenti. Complimenti a chi ha indovinato e grazie a chi ha proposto spiegazioni alternative sbagliate per aver illustrato come la mente lavora in condizioni d'insufficienza di dati e quando c'è chi cerca di confonderla. Aver sbagliato non è sintomo di stupidità: è perfettamente umano. Questi processi mentali sono innati e automatici, e lo scopo del quiz, oltre al divertimento, era proprio metterli in evidenza per conoscerli meglio.

L’asteroide 2012DA14 fotografato in Svizzera

Alessandro Della Bella ha pubblicato questo fantastico video in time-lapse nel quale si vede il passaggio ravvicinato (a soli 27.700 chilometri) dell'asteroide 2012DA14 pochi giorni fa.

Il video va visto a tutto schermo e in HD per poter individuare bene il puntino luminoso dell'asteroide. La bellezza particolare di questo video sta nell'abbinamento tra le stelle il panorama delle montagne: non è il solito video astronomico di un puntino tra tanti puntini, ma la presenza delle luci della città (Bellinzona) e del panorama rende l'evento molto più concreto e vicino anche emotivamente oltre che astronomicamente. Meraviglioso.


Date anche un'occhiata agli altri video di Helvetia By Night.

Trovati alcuni frammenti del meteorite russo

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di Gabriele Mazzoni (citato con il suo permesso).

Credit: Denis Panteleev
La BBC riferisce il ritrovamento di alcuni piccoli pezzi del meteorite caduto venerdì in Russia (foto qui accanto). I frammenti sono stati trovati intorno a un lago ghiacciato nelle vicinanze di Cherbakul, nel quale era stato visto un cratere largo circa sei metri. Il meteorite sarebbe composto per il 10% da ferro e sarebbe una normale condrite. I danni stimati ammontano a circa 33 milioni di dollari, principalmente per la rottura di circa 200.000 metri quadri di vetri.

Un'altra possibile immagine di un frammento del meteorite (fonte)
Il boato generato dall'attraversamento dell'atmosfera e dalla disintegrazione esplosiva della meteora è stato captato letteralmente in mezzo mondo, nella gamma degli infrasuoni (da 20 a 0,01 hertz), da undici elementi della rete di 45 sensori gestita dal CTBTO (Comprehensive Nuclear Test Ban Treaty Organization), un ente che utilizza questi sensori per rilevare e localizzare eventuali detonazioni nucleari e altri fenomeni esplosivi nell'atmosfera.

La scia della meteora è stata osservata anche dal satellite cinese FY-2D e dal satellite giapponese MTSAT-2. In questo articolo del CIMSS Satellite Blog trovate ottime immagini e animazioni di queste osservazioni. Una delle immagini è stata elaborata da Discover Magazine per evidenziare la scia.

Sempre Discover Magazine fa un po' di conti su quanto spendiamo per difenderci contro questi rischi: praticamente nulla. Gli Stati Uniti, per esempio, vi investono circa un milionesimo del budget federale.

2013/02/16

Meteora russa, un po’ di aggiornamenti

Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di “manuela.sp*” e “massimobramb*” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Per chi si chiede se per caso la meteora russa è correlata all'asteroide DA14, c'è questo spiegone e c'è anche questo diagramma molto chiaro che mostra la differenza radicale delle loro traiettorie, che indica che non c'è nessun legame fra i due eventi:

Il Telegraph ha un altro grafico eloquente delle traiettorie e indica che un frammento della meteora avrebbe colpito una fabbrica di zinco, facendone crollare una parte del tetto.

In California, venerdì sera alle 19:45 locali è stata avvistata e ripresa in video un'altra meteora. Da Cuba arriva una segnalazione non confermata di un oggetto caduto dal cielo ed esploso fragorosamente, ma manca qualunque conferma video. Anche in questo caso non sembra esserci nessuna correlazione, anche perché la Terra viene colpita quotidianamente da circa 100 tonnellate di oggetti meteorici. Forse dopo l'evento russo la gente sta (finalmente) cominciando a prestare attenzione al cielo, ma è anche facile che ci sia troppa euforia nel chiamare “meteora” anche luci nel cielo che non c'entrano nulla.

Un pilota di linea ha fotografato la scia mentre era in volo.

Un ottimo sunto della situazione è su Planetary.org; una notevolissima dimostrazione dell'uso degli strumenti di Internet (Google Earth e Youtube) e di un po' d'ingegno matematico per ricostruire la traiettoria della meteora è su OgleEarth.com. La cosa interessante è che questa ricostruzione sembra avvalorare la possibilità che il foro circolare nel lago Chebarkul (foto qui accanto; altre, con possibili frammenti, qui), largo una decina di metri, sia davvero stato causato da qualche frammento della meteora, dato che il lago sta proprio nelle vicinanze del punto terminale della traiettoria stimata.

Un bel grafico chiarisce la terminologia: una cometa è un blocco di ghiaccio e roccia accompagnato da una coda; un asteroide è una roccia di grandi dimensioni che segue un'orbita; un meteoroide è una roccia più piccola di un asteroide (sotto i dieci metri) e i meteoroidi che raggiungono la superficie della Terra o di un altro corpo celeste sono meteoriti; la meteora è invece la scia luminosa visibile durante il rientro di un oggetto nell'atmosfera, e se la scia è molto luminosa si chiama bolide.

Un po' di video: questa webcam mostra la scia luminosissima che segna ombre più nette di quelle del sole del mattino (erano le 9:30 locali) a 4:20 e include (a circa 7:00) i boati.


Anche qui scia e ombre sono nettissime (notate il bagliore riflesso nel finestrino posteriore dell'autobus):


Questo video mostra la scia e poi gli effetti dell'onda d'urto all'interno degli edifici:


Phil Plait ha raccolto i fotogrammi del satellite Meteosat-9 che contengono la scia vista dallo spazio:


Le stime aggiornate indicano una massa di circa 10.000 tonnellate, una dimensione di circa 17 metri e un'energia liberata di quasi 500 kilotoni (la bomba atomica di Hiroshima era da circa 20 kilotoni): questi dati si basano sui rilevamenti delle stazioni di ascolto degli infrasuoni sparse per il mondo, che hanno captato il primo segnale dell'evento in Alaska e indicano che fra l'ingresso nell'atmosfera terrestre e la disintegrazione in aria della meteora sono passati 32,5 secondi. I boati sono dovuti sia all'onda d'urto prodotta dalla penetrazione ad altissima velocità nell'atmosfera, sia dalla repentina disintegrazione di alcuni frammenti, secondo Phil Plait.

La domanda che si stanno ponendo in molti è come mai questa meteora sia arrivata a sorpresa: questo articolo di Slate spiega che finora la ricerca astronomica dei programmi Spacewatch (dal 1980), LINEAR (dal 1996), Catalina Sky Survey e NEOWISE si è concentrata sugli oggetti celesti di dimensioni superiori ai 100 metri, capaci di devastazioni su ampia scala in caso d'impatto, ma si è fatto ben poco per cercare gli oggetti più piccoli, come quello di venerdì.

La morale di tutta questa vicenda è piuttosto chiara: stavolta è andata bene e abbiamo ricevuto l'equivalente di un colpo di avvertimento da parte della natura. Una traiettoria leggermente differente o una massa di poco superiore avrebbe potuto causare danni catastrofici in una sorta di 11 settembre spaziale. Abbiamo la capacità tecnica (date un'occhiata a questo TED Talk e a questo) non solo per avvistare per tempo questi oggetti relativamente piccoli e comunque dannosi ma anche per deviarli in vari modi: quello che manca è la volontà di aprire il portafogli e finanziare la costruzione dei sistemi di monitoraggio, preavviso e deviazione.

Agli scettici sull'utilità di un sistema di preallarme consiglio di riflettere sul fatto che nel caso della meteora russa sarebbe bastata qualche ora di preavviso per consigliare agli abitanti delle zone interessate di mettere in sicurezza i vetri (semplicemente aprendo le finestre) e tenersi lontani dalle vetrate fisse. Quello che ci serve è, in sostanza, almeno un sistema d'allarme efficace, come per gli tsunami: anche se non possiamo evitarli, sapere in anticipo che stanno arrivando ci permette di contenere enormemente il bilancio dei danni e delle vittime.

In altre parole, come hanno detto in tanti in queste ore, la meteora russa è un test d'intelligenza per l'umanità: è il modo che ha la natura di chiedere “Ehi, gente, come va il vostro programma spaziale?”.

La puntata del Disinformatico radiofonico di ieri

È disponibile per lo scaricamento il podcast della puntata di ieri del Disinformatico che ho condotto per la Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera. Ecco i temi e i link ai rispettivi articoli di accompagnamento: il codice di blocco degli iCosi è scavalcabile, il ritorno del Tamagotchi come app, la megapatch per Windows e Adobe e le ragioni per “craccare” un dispositivo Android. La parola di Internet di questa settimana, ispirata dai video della meteora russa, è dashcam.

2013/02/15

Russian meteor path plotted in Google Maps

Latest update / Ultimo aggiornamento: 2016/02/15 21:45.

Copyright EUMETSAT

Meteosat-9 image of meteoroid trail aligned with Kazakhstan border in Google Maps.
Credit: Paolo Attivissimo
I've taken the Meteosat-9 image of the Russian meteoroid trail and used the Kazakhstan border that is digitally superimposed on standard Meteosat-9 images to align the image with the border in Google Maps. The result is shown above. The letter A indicates the city of Celyabinsk. Based on this, the trail as photographed would appear to extend for approximately 320 kilometers (200 miles).

I hope this is useful in reconstructing the trajectory of the meteoroid. Please feel free to use the composite image: just link back to this post or mention my name (Paolo Attivissimo) in the credits.

Another plot, made independently by Daniele, is on Flickr here.

This article has been updated to correct the name of the Meteosat satellite, which is Meteosat-9, not Meteosat-10 as reported initially. It was also updated on 2016/02/15 to add that it was linked and credited by astronomer Phil Plait on Slate.

Italiano: ho preso unimmagine del satellite Meteosat-9 che mostra la scia della meteora e l'ho allineata con Google Maps. La lettera A indica la città di Celyabinsk. La scia risulta lunga circa 320 chilometri. Spero che quest’analisi possa essere utile nella ricostruzione della traiettoria e della velocità della meteora.

Meteora russa, bufale online e perle dei giornalisti [UPD 2013/02/16]

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “luigilr” e “franzdh” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Arriva puntuale la rassegna di strafalcioni giornalistici intorno alla notizia di una meteora che ha solcato il cielo in Russia (chi stesse cercando informazioni tecniche può guardare questo articolo): secondo la Rai i feriti sarebbero stati causati dai “cristalli” della meteora (“Fonti ufficiali russe hanno spiegato che si è trattato di cristalli di un meteorite che "si è disintegrato nella parte bassa dell'atmosfera". La caduta dei cristalli ha causato forti esplosioni”), ma in realtà le lesioni sono state prodotte dai vetri infranti a causa dell'onda di pressione.


Anche il Corriere non era da meno, scrivendo la stessa cretinata dei “cristalli di un meteorite” che avrebbero ferito le persone, poi ha corretto (infilando altri strafalcioni d'italiano che taccio per pietà e per non fare gratis il lavoro che spetterebbe alle redazioni), ma zzzale ha catturato la schermata e me l'ha inviata:


Nel GR2 della RAI delle 12:30, invece, il corrispondente dalla Russia Giovanni Masotti ha detto che la meteora è stata intercettata “dalla difesa aerea russa e colpito da un missile a salve”. Ho la registrazione grazie a ipoismagic.

La storia del “missile a salve” sembra essere il frutto dell'inettitudine linguistica di qualche giornalista italiano, che ha letto la notizia pubblicata in inglese, nella quale si parlava di “a missile salvo” (ossia una salva di missili), e l'ha interpretata come un fantomatico “missile a salve” (che non esiste). Complimenti.

In quanto alla notizia in sé della presunta intercettazione da parte dei militari russi, si tratta di “unconfirmed reports” derivanti da indiscrezioni e non confermati formalmente dai militari, e la tecnologia per intercettare un oggetto che attraversa l'atmosfera a vari chilometri al secondo semplicemente non esiste (e non è neanche pensabile che esista segretamente, perché sarebbe un salto tecnologico enorme rispetto allo stato dell'arte), per cui è da considerare bufala fino a prova contraria.

Come è ormai consueto per ogni evento importante, non mancano le tesi di complotto, come descrive Slate: secondo il politico russo Vladimir Zhirinovsky la meteora sarebbe in realtà un test di una nuova arma americana.

Questo NON è un cratere meteorico.
Stanno circolando delle immagini di un presunto cratere prodotto dalla meteora, ma si tratta di falsi: i crateri meteorici non fiammeggiano (contrariamente a una credenza molto diffusa, le meteore arrivano a terra fredde) e le immagini si riferiscono a una voragine in Turkmenistan che brucia da quarant'anni (da quando fu prodotta dalle trivellazioni) per via delle emissioni di gas naturale dalle cavità sottostanti.

Le parole di Internet: dashcam

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 15/2/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

dashcam. Contrazione di “dashboard camera”, ossia “videocamera da cruscotto”. Videocamera montata in automobile in modo da riprendere attraverso il parabrezza oppure, più raramente, attraverso le altre superfici vetrate del veicolo. Le immagini vengono registrate continuamente su un disco rigido o su una memoria a stato solido in modo ciclico, cancellando le registrazioni più vecchie e sostituendole con quelle correnti in modo da avere sempre a disposizione le riprese degli eventi più recenti.

Il fenomeno delle dashcam è particolarmente diffuso in Russia, come testimoniato dalla grande quantità di video spettacolari della meteora che ha solcato il cielo del paese la mattina del 15 febbraio 2013, principalmente come difesa dagli incidenti simulati e dalla corruzione di alcune forze di polizia stradale. La presenza della registrazione video è un ottimo deterrente, spesso accettato come prova in tribunale, per scoraggiare chi finge di essere stato investito o ferma l'automobilista con accuse infondate per ricavarne del denaro.

La conseguenza inattesa di questo comportamento è la registrazione involontaria di molti eventi che non hanno a che fare con gli incidenti stradali, come l'atterraggio rovinoso di un aereo di linea, il passaggio radente di un caccia russo o un fulmine che colpisce un'auto.

Perché “craccare” un telefonino Android?

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 15/2/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Se gli utenti di iPhone, iPad e iPod touch hanno spesso l'ambizione di “jailbreakare” il proprio dispositivo, quelli dei telefonini e tablet Android preferiscono “rootare”. Nonostante l'assonanza, la digestione non c'entra niente: sia per iOS, sia per Android, si tratta di ottenere accesso totale alle funzioni del dispositivo, ossia diventare l'utente amministratore supremo, che in Android si chiama appunto “root”.

Sull'iPhone la motivazione principale è la possibilità di installare app differenti da quelle approvate da Apple e quindi liberare il dispositivo dalla “prigione” imposta dal fabbricante: da qui il termine “jailbreak”, ossia “evasione da una prigione”. Un'analoga restrizione c'è anche sui dispositivi Android, ma a differenza della versione iOS è scavalcabile utilizzando semplicemente il menu delle impostazioni del dispositivo, per cui questa motivazione per Android non c'è.

Ci sono però altre ragioni per “rootare”, naturalmente dopo aver creato una copia di sicurezza dei propri dati: per esempio per poter usare app più potenti, come Network Spoofer, che trasforma il dispositivo Android in un punto d'accesso WiFi che però altera il contenuto dei siti web in modo scherzoso, per esempio sostituendo tutte le immagini dei siti con immagini di gattini, per dimostrare la vulnerabilità dell'accesso a Internet senza fili.

Un'altra ragione è data dagli aggiornamenti di Android, che seguono una trafila molto più complicata di quelli di Apple, per cui spesso occorre rivolgersi agli appassionati che sviluppano aggiornamenti alternativi di Android (è legale farlo, diversamente da quanto avviene per Apple).

Anche togliere la “skin”, ossia l'interfaccia grafica personalizzata imposta da molti produttori, oppure rimuovere le app preinstallate a scopo promozionale, che spesso non vengono mai usate ma occupano spazio, oppure abilitare il tethering (l'uso del dispositivo come modem cellulare per un computer), sono buone ragioni per “rootare”. In alcuni casi diventa possibile aumentare la durata della batteria, oppure personalizzare il funzionamento del dispositivo in maniera estremamente potente e flessibile.

Megapatch per Windows e Flash di Adobe

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 15/2/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Se usate Windows, è il caso di non indugiare e di scaricare e installare subito il mega-aggiornamento pubblicato gratuitamente da Microsoft e accessibile tramite la funzione Windows Update inclusa nel sistema operativo: tura infatti ben 57 falle riguardanti Internet Explorer e le varie versioni di Windows, da XP fino a Windows 8. Una di queste falle di Internet Explorer è sfruttabile da un aggressore per prendere il controllo del computer di un utente semplicemente convincendolo a visitare con Internet Explorer una pagina Web appositamente confezionata.

Un'altra delle falle corrette da questo aggiornamento viene già utilizzata attivamente dai criminali informatici, per cui conviene proteggersi subito, senza rinviare. Il bollettino di Microsoft fornisce tutti i dettagli.

Un altro aggiornamento importante riguarda Flash di Adobe e rattoppa 17 falle di questo plug-in. Gli utenti di Internet Explorer 10 e Google Chrome dovrebbero trovarsi con l'aggiornamento già installato automaticamente: gli altri dovrebbero ricevere un avviso sullo schermo che invita a scaricare e installare l'aggiornamento. I dettagli sono qui sul sito di Adobe. Per sapere se avete la versione più aggiornata di Flash potete seguire questo link che porta al sito di Adobe.

Come sempre, attenzione ai falsi aggiornamenti e alle mail dei truffatori che si spacciano per Microsoft o Adobe: scaricate gli aggiornamenti di Windows usando soltanto Windows Update e quelli di Adobe soltanto dal sito di Adobe o tramite il programma di aggiornamento automatico di Adobe.

Torna il Tamagotchi, stavolta sugli smartphone

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 15/2/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Ricordate il Tamagotchi, l'animale domestico digitale che tutti i bambini (e anche alcuni adulti) desideravano avere verso la fine degli anni Novanta? Era un ciondolo elettronico a forma di uovo, con un piccolo schermo a LED che mostrava un animaletto alieno che andava accudito premendo a intervalli regolari dei pulsanti per dargli da mangiare, pulirlo, dargli le medicine e giocare insieme. Se il padrone non se ne prendeva cura, il Tamagotchi “moriva”.

Adesso ritorna, per la gioia dei bambini di tutte le età e per la nostalgia di chi era bambino all'epoca e ora è possessore di smartphone, sotto forma di app per Android denominata Tamagotchi LIFE. L'app è disponibile da ieri sia in versione gratuita (sostenuta dalle pubblicità), sia in versione a pagamento (99 centesimi di dollaro) e sarà disponibile prossimamente anche per iPhone.

Il gioco è lo stesso di allora, con tanto di modalità classica che emula il ciondolo e anche i suoi tre pulsanti, anche se c'è la modalità normale, in stile app, che permette anche di giocare alla morra cinese con il proprio Tamagotchi.

Non si tratta del primo gioco del genere per smartphone, ma è il primo ad essere prodotto ufficialmente dalla Bandai, che creò il Tamagotchi originale e ne vendette oltre 78 milioni di esemplari, creando il filone dei giochi di accudimento e spianando la strada alle ossessioni virtuali successive di Farmville, The Sims e tanti altri ancora.

Il codice di blocco degli iPhone è scavalcabile

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 15/2/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

La protezione anti-intrusione offerta dal codice numerico o dalla password sugli iPhone più aggiornati è scavalcabile semplicemente con un po' di destrezza: tenetene conto nella scelta delle vostre impostazioni e abitudini di sicurezza.

Ci sono vari metodi in circolazione, ma quello proposto dagli scopritori di questa vulnerabilità (Jailbreaknation) è questo: sbloccare lo schermo, premere il tasto per le chiamate d'emergenza, tenere premuto il pulsante di accensione/spegnimento, aspettare che compaia la richiesta di conferma di spegnimento, premere il tasto di annullamento, comporre il numero delle chiamate d'emergenza, interrompere subito la chiamata, premere di nuovo il pulsante di spegnimento, premere il tasto Home, sbloccare lo schermo, tenere premuto il pulsante di spegnimento, contare tre secondi e premere il tasto per le chiamate d'emergenza.

Non servono strumenti, virus o altro: ci vuole solo un buon tempismo nel premere il tasto per le chiamate d'emergenza appena prima che compaia la richiesta di conferma di spegnimento. Se volete c'è anche un pratico video dimostrativo. Secondo CNet, questa tecnica funziona sia sui telefonini protetti da codice di blocco numerico, sia su quelli protetti da password.

Se si esegue correttamente tutto il procedimento, basta tenere premuto il pulsante di spegnimento per avere accesso alla rubrica e all'elenco delle chiamate. Con qualche passo in più è possibile accedere alle fotografie, inviare mail e SMS e anche effettuare chiamate.

Dato che la dimostrazione implica un tentativo (immediatamente interrotto) di chiamare il numero dei servizi d'emergenza, per evitare che un errore produca una chiamata fasulla a questi servizi d'emergenza è opportuno effettuare qualunque esperimento in una zona priva di copertura da parte delle reti cellulari.

Il difetto è presente nella versione più recente del software per iPhone, ossia iOS 6.1, e funziona sugli iPhone 4 e 5. Apple ha confermato il problema e ha dichiarato che rilascerà un aggiornamento del software che lo correggerà.

Per il momento non c'è modo di difendersi da questa singolare falla di sicurezza, a parte l'ovvia precauzione di non lasciare incustodito il proprio iPhone. La precauzione vale anche nei confronti dei bambini, che sono particolarmente attratti da questi dispositivi e tenteranno di sbloccarli per accedere ai giochi, con il rischio di chiamate erronee ai numeri d'emergenza.

Spettacolare meteora fa il botto in Russia, l’asteroide DA14 non c’entra [UPD 2013/02/15]

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “federica.gazz*” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Stanno arrivando le prime segnalazioni di una o più meteore sopra Chelyabinsk, in Russia. L'evento è stato ripreso da numerosissimi testimoni intorno alle 9:30 del mattino locali e ha prodotto una scia atmosferica estremamente vistosa, seguita da un boato talmente potente da spaccare i vetri delle finestre e causare alcuni feriti.

Si può escludere ragionevolmente l'ipotesi di un falso per via dell'esistenza di video multipli, ripresi da più angolazioni e da osservatori separati e indipendenti. Inoltre non sembra esserci alcun nesso con l'asteroide DA14 previsto per oggi: l'anticipo è eccessivo e la traiettoria è troppo differente.

In questo video si sente il boato a circa 13 secondi dall'inizio:


In questo il boato è a circa 30 secondi:


Se volete farvi un'idea di quanto fosse luminosa la fase iniziale dell'attraversamento dell'atmosfera da parte della meteora, guardate questi due video a circa 50 secondi nel primo e a 10 secondi nel secondo:



Un altro video da un'auto (ora rimosso) è spettacolare: benedetti siano i russi con le loro dashcam onnipresenti). Prime foto e notizie dei danni, con altri video: Gazeta.ru, LiveJournal (foto bellissime), The Verge.

Altri video, foto e info sono su Planetary.org.

Copyright 2013 EUMETSAT
Eumetsat ha pubblicato una sequenza di immagini, catturate dal satellite Meteosat-9, che mostrano la scia dallo spazio. Una di queste immagini è mostrata qui accanto: con un po' di pazienza dovrebbe essere possibile sovrapporla a Google Maps (usando come riferimento la linea di confine nell'angolo in basso a destra) e determinare con precisione la direzione della traiettoria (aggiornamento: l'ho fatto).

Per quanto riguarda la meteora, si tratta probabilmente di un oggetto naturale di dimensioni modeste (circa un metro, secondo le prime stime) che si è frammentato (causando le scie multiple parallele) disintegrandosi prima di arrivare al suolo. È improbabile che ci sia un cratere e mi aspetto che comincino presto a circolare i primi video fasulli e le prime esche degli spammer e dei disseminatori di virus, per cui attenzione ai link che cliccate.

Il botto non è dovuto all'impatto al suolo, ma all'onda di pressione prodotta dall'attraversamento dell'atmosfera a velocità supersonica.

È estremamente improbabile che si tratti di un satellite artificiale perché i satelliti non hanno una velocità e una massa sufficienti a produrre scie così grandi e boati così potenti.

Se vi state chiedendo come sia possibile che si senta il botto così tanto tempo dopo che si è formata la scia, il fenomeno è dovuto al tempo che ci mette il suono ad arrivare a terra: il boato è stato generato ad alta quota (probabilmente 10 chilometri o più) e il suono si propaga, in condizioni medie, a circa 343 metri al secondo. Dettagli su questo fenomeno sono su Amsmeteors.org.

Secondo la NASA la meteora russa e l'asteroide 2012DA14 non sono correlati perché le loro traiettorie sono opposte (da nord a sud e da sud a nord), la meteora sarebbe la più grande mai segnalata dopo l'evento di Tunguska (stima di 15 metri).

È possibile che alcuni frammenti siano caduti in un lago ghiacciato: alcune foto sono qui, ma per ora mancano conferme.

Le bufale e stupidaggini giornalistiche riguardanti questo fenomeno sono in un articolo separato.

2013/02/14

Domani la Terra verrà colpita da un asteroide?


Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “giorgiorod*” e “adrianaci*” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2013/02/15.


Per tutti i dettagli c'è questo ottimo articolo dell'astronomo Phil Plait.


Aggiornamento (2013/02/15): oppure SÌ


Il micro-articolo qui sopra si riferiva all'asteroide DA14, il cui passaggio a circa 25.000 chilometri dalla Terra era preannunciato da tempo e che secondo alcuni catastrofisti avrebbe colpito il nostro pianeta causando grandi sconquassi. Come previsto, invece, DA14 è passato senza danni.

Tuttavia proprio lo stesso giorno è arrivata a sorpresa una meteora sopra la Russia. Questa meteora non c'entra nulla con DA14 (traiettoria troppo differente e anticipo troppo grande) ma, a seconda delle dimensioni (se superiori a 10 metri), potrebbe essere considerata un asteroide e ha effettivamente “colpito” la Terra... o meglio, si è disintegrata fragorosamente nell'atmosfera, spaccando parecchie finestre con la propria onda d'urto e riuscendo forse a far arrivare al suolo qualche frammento. Non è proprio un impatto da fine del mondo con tanto di mega-cratere, ma è pur sempre un impatto spettacolare (con l'atmosfera, non con la superficie). Per cui ad alcuni questo mio “NO” così categorico sembra un epic fail.

A me no, ma posso vivere anche con un epic fail controverso appiccicato addosso (ne ho di peggiori e di ben più meritati). Per cui vada per l'epic fail, perlomeno perché avrei dovuto titolare “Domani la Terra verrà colpita dall'asteroide DA14?” invece di parlare genericamente di “un” asteroide. Pensavo che il link all'articolo di Plait, dedicato a DA14, chiarisse a cosa mi riferivo, e le probabilità che proprio oggi, nel giorno del passaggio ravvicinato di un asteroide, saltasse fuori un altro asteroide ancora più ravvicinato erano infinitesime. Così ho scommesso e ho perso. Lezione imparata, grazie!

Vista la mia apparente capacità di predire al contrario il futuro, provo a fare un'altra previsione: domani riceverò un milione di euro in regalo? NO.

Sto aspettando.

No, il Papa non s’è dimesso per evitare l’arresto

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “tsalsa” e “carla.spin*”.

Credit: Reuters.
Papa Benedetto XVI si sarebbe dimesso per evitare l'arresto e il sequestro dei beni della Chiesa. Così afferma un passaparola che sta circolando su Facebook e su vari blog. Pensavo che questa storia fosse così manifestamente stupida da non meritare un'indagine antibufala, ma pare che gli stupidi che abboccano a qualunque panzana, specialmente se si conforma ai loro preconcetti, siano più diffusi (e soprattutto più bertucciosamente rumorosi) di quanto avevo ottimisticamente stimato.

Per cui ecco qua, in sintesi, l'antibufala: il “Tribunale Internazionale sui Crimini di Stato e Chiesa” (itccs.org), quello che secondo il tamtam della Rete ha annunciato di aver emesso un sensazionale “mandato d'arresto” contro Joseph Ratzinger “per crimini contro l'umanità e per aver ordinato un complotto criminale”, non ha la benché minima validità legale: è semplicemente un gruppo di persone comuni che si è autoproclamato “Tribunale” sulla base di una personalissima interpretazione della cosiddetta Common Law (che in realtà non c'entra nulla). Un po' come se io, da domani, mi autoproclamassi Imperatore dell'Universo e Giudice Supremo della Galassia perché mi gira così.

L'ITCCS non c'entra nulla con la Corte Internazionale di Giustizia o con la Corte Penale Internazionale. È una barzelletta. E non fa neanche ridere, perché annacqua e trascina nel ridicolo un problema serissimo come quello degli abusi sessuali su minori da parte di sacerdoti della Chiesa Cattolica.

Se vi siete fermati a leggere il comunicato dell'ITCCS invece di inoltrarlo istericamente a tutti e cliccare su “Mi piace”, avrete notato che parla di “un'azione imminente da parte di un governo europeo” e che addirittura si vanta che “il Segretario di Stato Tarcisio Bertone ha costretto alle dimissioni Joseph Ratzinger immediatamente, e in risposta diretta alla nota diplomatica relativa al mandato d’arresto che è stato rilasciato a lui da parte del governo del suddetto paese il 4 febbraio 2013”.

Sapete perché non viene indicato quale sarebbe questo “governo europeo”? Perché stando a questo comunicato dell'ITCCS del 2011, si tratta (per esclusione) della “nazione sovrana di Eurostaete”.

Non avete mai sentito parlare della nazione di Eurostaete? Neanche io. Non va confusa con Eurostat, che è l'ufficio di statistica dell'Unione Europea. Eurostaete è una micronazione, o meglio, una terra di nessuno lunga circa 500 metri e larga sei, situata al confine fra i Paesi Bassi e la Germania e nata da uno stupido pasticcio burocratico sulle linee di confine. Non è riconosciuta come nazione da nessuno, se non da un gruppo di persone del posto, come spiega Wikipedia in olandese.

In altre parole, il “mandato di arresto” per il Papa sarebbe stato deciso da un tribunale autoproclamato ed emesso da una nazione di fantasia larga sei metri.

Non ho altro da aggiungere.

2013/02/12

La foto del fulmine su San Pietro

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “nike.62”. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2013/03/03.

English abstract
A photograph taken on the day of the announcement of Pope Benedict XVI's resignation shows St Peter's basilica being struck ominously by lightining. It is not a fake: it was taken by professional photographer Alessandro Di Meo and its authenticity is backed up by Italian news agency ANSA, by a very similar photo of the same bolt (taken by Filippo Monteforte of AFP) and by a video recording of the event.

Sta spopolando la foto di un fulmine che colpisce San Pietro, presentata per esempio qui su Repubblica e attribuita al fotografo ANSA Alessandro Di Meo. Secondo la didascalia, lo scatto è stato realizzato proprio nella giornata dell'annuncio delle dimissioni del Papa, e quindi ha un valore simbolico davvero notevole.

C'è chi si sta chiedendo se per caso la foto o la sua datazione possa essere falsa: ad alcuni pare una coincidenza troppo bella per essere vera che un fulmine abbia colpito San Pietro proprio ieri e che ci fosse un fotografo con l'obiettivo pronto proprio in quell'istante.

Ma consideriamo i fatti, almeno come esercizio d'indagine sull'autenticità di una fotografia: questa foto è attribuita a un fotografo professionista, non a una fonte anonima (come avviene invece di solito per le foto di fenomeni eccezionali). Alessandro Di Meo avrebbe molto da perdere se risultasse che la sua foto è truccata, per cui il movente pare poco credibile.

Un altro elemento a favore dell'autenticità è che c'è anche un'altra foto dello stesso tipo, sempre scattata ieri ma presa da un'angolazione leggermente differente: è diffusa da Agence France-Presse e attribuita a Filippo Monteforte. Ne vedete qui accanto una versione ridotta. Il fulmine ha una forma quasi identica, a parte le leggere variazioni spiegabili con la diversa angolazione.

Dal punto di vista tecnico, nella versione pubblicata da Repubblica non ho trovato dati EXIF che possano chiarire la questione. Certo, i dati EXIF si possono alterare, ma se fossero risultati errati sarebbe stato un indizio molto significativo. Questa strada, insomma, in questo caso non è percorribile, almeno per ora: bisognerebbe avere la foto originale [v. aggiornamento 14:30 qui sotto].

Un altro dubbio che molti mi stanno ponendo è come si possa fotografare un fulmine: dura talmente poco che ci vorrebbero dei riflessi sovrumani (e una fotocamera molto veloce) per immortalarlo. Il metodo classico è semplicissimo per chi ancora usa una fotocamera vera invece del telefonino, e l'ho provato anch'io: si monta la fotocamera su un cavalletto o altro supporto per tenerla immobile e poi si usa un tempo di posa di alcuni secondi. Se durante la posa cade un fulmine, viene fotografato. Basta fare tanti tentativi durante un temporale e prima o poi il fulmine capita nel momento giusto. Tutto qui. L'unico limite di questo metodo è che si può usare solo quando il cielo è buio, altrimenti la sua luminosità satura l'immagine.

I commenti dei lettori hanno aggiunto altre tecniche: fare una ripresa video e poi estrarne i fotogrammi contenenti i fulmini. Con la risoluzione offerta dalle fotocamere e videocamere di oggi il risultato è spesso di ottima qualità. In alternativa ci sono alcune fotocamere che tengono in memoria gli ultimi secondi delle immagini captate dal sensore e poi memorizzano l'immagine corrispondente a un rapido cambio di luminosità.

È insomma relativamente facile fotografare un fulmine di sera, come nella foto in questione: ma quanta fortuna ci vuole per fotografarne uno che colpisce proprio San Pietro? Meno di quel che si potrebbe pensare. L'edificio è alto e dotato di parafulmini e quindi viene colpito piuttosto spesso [v. aggiornamento 2013/03/03]: per esempio, c'è un articolo del 2005 nel quale l'arcivescovo Comastri dice che è in corso l'installazione di un nuovo parafulmine “perché molti fulmini colpiscono la basilica”, come citano varie fonti. E ieri a Roma c'è stato un forte temporale, a quanto mi risulta.

Per chi si sta chiedendo se un fulmine su San Pietro proprio nel giorno dell'annuncio delle dimissioni del Papa è un segno, posso dire in tutta sincerità che lo è. È un segno che i parafulmini funzionano, e che quando si tratta di scegliere se proteggere un luogo di culto usando la scienza o le preghiere, anche i fedeli scelgono la scienza. Perché funziona.


Aggiornamento (2:30): la foto del Duomo di Milano


Sta iniziando a circolare una foto (esempio; esempio) che mostrerebbe lo stesso fulmine sopra il Duomo di Milano “anni prima”, insinuando che la foto del fulmine su San Pietro sia un fotomontaggio.

Il fulmine è effettivamente identico nella foto del Duomo e in quella di San Pietro, ma c'è un dettaglio interessante: l'immagine “fulminata” del Duomo è uguale a quella che si ottiene aggiungendo il cielo e il fulmine di San Pietro alla foto del Duomo presente su Wikipedia. Anche i passanti sono identici.

La foto in circolazione.

La foto di Wikipedia.


Aggiornamento (14:30): funzionamento dei parafulmini, riflessi mancanti, video e dati EXIF della foto


Nei commenti c'è chi ha interpretato la mia frase “È un segno che i parafulmini funzionano” nel senso che i parafulmini attirerebbero i fulmini. Non è così: i parafulmini offrono semplicemente un percorso sicuro alla scarica elettrica, che sarebbe caduta comunque nella zona colpita.

Per chi si chiede come mai mancano i riflessi del fulmine sulla piazza resa lucida dalla pioggia, basta seguire le linee del riflesso della facciata della basilica per notare che il riflesso del fulmine si troverebbe al di fuori dell'immagine.

Ho ricevuto dall'ANSA i dati EXIF della foto originale e con il permesso dell'agenzia li pubblico qui accanto: quelli salienti sono l'orario (17:56:47), il tempo di posa (8 secondi) e il diaframma (f/9).

L'ANSA mi ha inoltre spiegato che il fotografo si è appostato a lungo proprio allo scopo di catturare l'immagine suggestiva di un fulmine che colpiva la basilica: non è, insomma, uno scatto casuale. L'ANSA ha anche pubblicato un articolo che spiega i dettagli della realizzazione dello scatto.

Inoltre c'è una ripresa video che mostra su San Pietro un fulmine dall'aspetto identico a quello mostrato nella foto.

A questo punto penso che non vi sia più ragionevole dubbio: la foto è da considerare autentica. Complimenti all'autore per la sua perseveranza.


Aggiornamento (2013/03/03): la frequenza dei fulmini su San Pietro


La BBC ha pubblicato un articolo che segnala che la rete europea di sensori per i fulmini ha rilevato il lampo fotografato, che quindi è stato identificato con precisione alle 17:54:24. L'articolo include anche una mappa dei fulmini nell'Italia centrale e nota anche che secondo gli esperti interpellati il fenomeno di un fulmine che colpisce un luogo di culto non è affatto raro.