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2008/01/31

Oggi complottismo in TV alle 12:45 Raitre

Tornano i complottisti a Raitre


Oggi alle 12.45, il programma Le Storie di Corrado Augias ospita Giulietto Chiesa e il suo video Zero sulle teorie cospirazioniste intorno all'11 settembre, di cui si era già occupato tempo addietro Report, sempre su Raitre.

Da parte mia, ho già scritto alla trasmissione (all'indirizzo pubblico lestorie@rai.it) chiedendo rispettosamente che sia offerto al pubblico un contraddittorio, anziché una voce unica, perché presentare senza contraddittorio un video come Zero, che non fa parlare nessun tecnico qualificato a sostegno delle proprie teorie inquietanti, ma presenta come "esperti" personaggi senza alcuna competenza tecnica di settore e che asseriscono di essere in contatto con l'aldilà (Barbara Honegger) o di essere la reincarnazione di Gesù e Re Artù (David Shayler), comporta il rischio di un'informazione distorta che crea confusione anziché chiarezza, specialmente quando approda sui media di grande ascolto.

Staremo a vedere se Augias avrà la schiettezza di fare qualche domanda seria a Chiesa (del tipo "ma come mai non c'è neppure un esperto che confermi le vostre teorie?" o "se, come dice, i dirottatori sono ancora vivi, perché non ce li porta in studio o li intervista?" o "Zero non parla affatto del Volo 93 e glissa sul WTC7, allora lì non ci sono complotti e vi siete dunque sbagliati?"). Per chi fosse interessato, la mia recensione dei principali errori di Zero è qui; l'analisi dettagliata è in lavorazione in Zerobubbole (PDF).

Per chi ancora crede che il foro nel Pentagono sia troppo piccolo per un aereo di linea, e che (per citare Dario Fo in Zero) misuri "cinque metri, ripeto cinque metri di diametro", non ho parole. Mi basta questa foto:

pent-precrollo-breccia-pentagon911

Il complottismo undicisettembrino è tutto così: un ammasso di bufale e di panzane, messe in giro da chi non si informa o vuole guadagnare denaro o popolarità facendo leva sulle tragedie altrui e giocando sui pregiudizi per abusare della fiducia del lettore e dello spettatore. Fa tristezza che giornalisti di indubbio spessore abbocchino così facilmente a queste storie soltanto perché appagano un certo orrido senso del fantastico.

Pubblicherò un commento alla trasmissione nel blog apposito Undicisettembre, scritto insieme agli esperti di settore.

Aggiornamento


La trasmissione è finita da poco. Ad Augias è mancato molto il supporto tecnico che avrebbe reso maggiormente evidenti i dati falsi presentati da Giulietto Chiesa. Primo fra tutti, le dimensioni del buco nel Pentagono ("cinque metri"), così importante per le sue tesi di complotto. Ogni volta che Chiesa ripete questa panzana (per la quale basta guardare la foto qui sopra), il complottismo undicisettembrino si copre di un'altra coltre di ridicolo.

Non sono state colte alcune occasioni importanti, come quando Chiesa afferma che c'è un ordine generale di tacere, fatto pervenire non si sa come ai giornalisti del mondo intero, e Augias che non gli chiede "ma a me non è arrivato nessun ordine, e ai giornalisti cubani neppure, men che meno dagli USA, le pare?".

Ma la dimensione solitaria, paranoica e catarticamente catastrofista del complottismo è stata messa in luce brillantemente, e perlomeno è stato presentato anche un libro di debunking (La cospirazione impossibile, al quale ho partecipato), la cui assidua apparizione ha irritato Chiesa quanto l'acqua santa in faccia a un indemoniato, tanto da spingerlo a fare frecciate poco professionali nei confronti miei e dei coautori del libro.

Maggiori dettagli a breve nel blog Undicisettembre.

Aggiornamento (2008/02/01)


La prima parte della trascrizione commentata della trasmissione è disponibile qui. Giulietto Chiesa ha fatto numerose affermazioni tecniche errate (in senso favorevole, guarda caso, alle tesi complottiste), per poi autoliquidarsi dicendo che "le questioni tecniche sono secondarie". Incomprensibile.

2008/01/30

Blog impazzito, ma solo temporaneamente

Blog in tilt? Niente panico


Se notate che questo blog ha un'aria strana, non vi preoccupate. Tra poco torna tutto a posto. Ho fatto una cliccata maldestra nel template di questo blog che mi ha cancellato un bel po' di ore di lavoro. Adesso sto ripristinando dai backup. Solo che il backup più recente non è qui...

...OK, risolto. Ho imparato la lezione: sempre creare un backup del template appena prima di lavorarci anche per le cose più banali, perché basta una cliccata infelice per incasinarlo, e a quel punto non c'è cache che tenga. Grrr.

2008/01/29

Qtrax, annuncio in odor di bufala

Musica legale gratis in cambio di pubblicità? I giornali abboccano a Qtrax


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "mrtmra61" e "carlo.rim****".

Sono rimasto colpito dall'incredibile quantità di pagine di giornale (qui e qui, per esempio, Repubblica; qui Wired; qui il Times) dedicate all'annuncio di Qtrax, secondo il quale la società avrebbe reso legalmente scaricabile gratis, in cambio di spot visualizzati sullo schermo del computer degli utenti, la musica delle principali case discografiche. Ben 30 milioni di brani, diceva Qtrax.

Peccato che dietro l'annuncio al MIDEM ci sia in realtà il vuoto pneumatico e pochissimi fra i giornalisti dei media tradizionali abbiano pensato di chiedere un riscontro alle dirette interessate: le case discografiche, appunto. Lo hanno fatto invece The Register e la BBC, col risultato che Warner, EMI e Universal hanno dichiarato di non aver concesso alcuna licenza a Qtrax. Sony BMG non ha rilasciato dichiarazioni.

Il boss di Qtrax, Allan Klepfisz, ha risposto che gli accordi erano in fase di definizione. Ma, guarda un po', lo ha detto dopo la smentita delle major. Ma allora perché Qtrax ha annunciato gli accordi di licenza come se fossero già cosa fatta?

C'è di peggio. Qtrax dice che le sue canzoni saranno lucchettate con il DRM e funzioneranno (inizialmente) solo sui PC Windows. Adesso che le case discografiche hanno finalmente capito che l'anticopia non funziona, arriva Qtrax e pensa da sola di poter riportare indietro le lancette dell'orologio?

E poi c'è la questione dell'iPod. Siccome Apple non ha concesso in licenza il DRM dell'iPod (FairPlay), non c'è modo di suonare le canzoni di Qtrax, che usano un altro DRM, sull'iPod. Considerate le percentuali bulgare di diffusione degli iPod rispetto agli altri lettori musicali digitali, se una canzone non è suonabile sugli iPod, non la vuole nessuno. Non supportare l'iPod è un suicidio commerciale. Qtrax dice che la sua musica sarà compatibile con l'iPod, ma in che modo? Non si sa. La comunità di Slashdot sviscera bene l'argomento.

Un lettore, alex2ruote, mi scrive dicendo che ha scaricato il programma di Qtrax (un ibrido di Firefox e Songbird, per ora solo in versione Windows), ma "quando hai trovato la musica e clicchi download, ti si apre una finestrella con scritto: Download coming soon." Anche le annunciate restrizioni territoriali sembrano essere aria fritta: "quando ti registri l'elenco delle nazioni è breve, la Svizzera non vi è inclusa, e lo zip code (obbligatorio) prevede un minimo di 5 cifre, quindi devi mettere una nazione a caso e inventare lo zip. Stranamente l'Italia compare". Eppure l'Italia non doveva essere fra i paesi abilitati al servizio.

The Register nota inoltre che Qtrax è una derivazione di una società di nome SpiralFrog, che riuscì a pagare 2 milioni di dollari alla Universal ancora prima di aver iniziato a vendere. Sembra insomma che ci sia all'opera lo stesso genio. Wired si pente di aver pubblicato l'annuncio iniziale senza verificarlo e ora fa notare che dei trenta milioni di brani promessi da Qtrax, al momento non ce n'è neanche uno. Anche il Times fa dietrofront e dice che anche la Sony ha confermato che non c'è alcun diritto di Qtrax a usare il suo catalogo musicale.

"Non siamo idioti", ha replicato Klepfisz secondo il Times. In effetti, essendo riusciti a gabbare i giornalisti di tutto il mondo e a farsi una pubblicità gratuita impagabile, non si può certo definirli idioti. Quelli di Qtrax, intendo.

Antibufala: “nuovo” tipo di tumore al seno

Allarme per un "nuovo" tipo di tumore. Scoperto nel 1874


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "Roxpa" e "la_tizia".

Quando un messaggio inizia con l'invito ad inoltrarlo a tutti, e quando contiene un allarme per una terribile malattia, il bufalometro va automaticamente a fondo scala: ma in questo caso c'è molto di vero, anche se la verità è confezionata in modo inutilmente allarmista ed è accompagnata da una stupidaggine galattica che rischia di far credere a molti utenti che l'intero messaggio sia una panzana.

Ecco il testo dell'appello (le evidenziazioni sono mie):

Nuovo tipo di tumore al seno - NON ELIMINARE

Con la preghiera di trasmettere questo messaggio a tutte le donne che conoscete...
A vostra madre, alle vostre figlie, alle sorelle, alle zie, alle amiche, ecc.

A novembre dell'anno scorso è stato scoperto un nuovo tipo di tumore al seno. Una donna ha visto apparire su uno dei suoi seni un'eruzione cutanea che assomigliava a quelle che appaiono talvolta sui seni delle neo-mamme che allattano.

Poiché la sua mammografia non aveva riscontrato alcun problema, il medico le ha prescritto degli antibiotici per trattare la presunta infezione. Dopo avere terminato la cura prescritta per due volte, l'eruzione ha continuato ad aggravarsi ed il medico le ha prescritto una nuova mammografia, che ha rilevato la presenza di una massa.

Una biopsia ha permesso di scoprire l'esistenza di un tumore molto maligno. La donna ha intrapreso un ciclo di chemioterapia per ridurre la grandezza del tumore. Ha successivamente subito una mastectomia, seguita da un'altra chemioterapia completa seguita da una radioterapia. Nel giro di 9 mesi di trattamento, il tumore era sparito.

Durante l'anno successivo, essa ha vissuto ogni suo giorno al massimo. Il tumore è riapparso nella regione del fegato. La signora ha subito 4 trattamenti e successivamente ha deciso di non sottoporsi più alla chemioterapia, poiché sminuiva la qualità della sua vita. Ha goduto pienamente dei 5 mesi che le restavano da vivere ed ha pianificato ogni dettaglio dei suoi ultimi giorni. Ha avuto bisogno di morfina per qualche tempo, per sopportare il dolore e, in seguito, è deceduta. Ha lasciato il seguente messaggio ed ha chiesto che venga trasmesso a tutte le donne del mondo:

Donne, FATE MOLTA ATTENZIONE se notate che ci sia qualcosa di anormale in relazione ai vostri seni ed insistete per ottenere un trattamento che sia più rapido possibile.

La malattia de Paget colpisce il capezzolo: si tratta di una forma rara di tumore del seno che appare all'esterno della mammella, fra il capezzolo e l'areola. Ciò che in un primo momento può sembrare un'eruzione cutanea, si trasforma in seguito in una lesione, intorno alla quale si forma una crosta. Non avrei mai pensato che potesse trattarsi di un tumore al seno, ma, di fatto, era proprio così. Non ho constatato niente di anormale sul capezzolo, ma l'eruzione mi disturbava e quindi ho deciso di consultare il medico.

A volte sentivo un prurito e del dolore, ma niente più di questo. Era brutto e seccante e non riuscivo a sbarazzarmi di questa ferita con le creme prescritte dal medico, e neanche con le creme che mi aveva prescritto il dermatologo per trattare la dermatite che avevo avuto agli occhi poco prima dell'apparizione del tumore. I medici si sono mostrati un po' inquieti, ma non mi hanno mai avvertito che potesse trattarsi di tumore.

Credo che poche donne sappiano che una lesione o una eruzione cutanea sul capezzolo o l'areola possano voler dire CANCRO AL SENO. Il mio è cominciato con un semplice punto rosso sull'areola. Uno dei danni più grandi con la malattia di Paget è che i sintomi sembrano insignificanti. Le donne pensano troppo spesso che si tratti solamente di un'eruzione o di un'infezione cutanea, con il risultato che tardano a consultare un medico e a intraprendere un trattamento.

Quali sono i sintomi?

1. Un rossore persistente, una trasudazione o la formazione di una crosta sul capezzolo che provoca un prurito o una sensazione di forte calore. Come ho già detto, io non ho sentito molto prurito o forte calore, non ho avuto trasudazione, per quanto io sappia, ma in effetti si è formata una crosta intorno al bordo del capezzolo, da una parte.

2. Un puntino sul capezzolo che non guarisce. Io avevo un puntino sull'areola e un gonfiore biancastro al centro del capezzolo.

3. In generale, viene colpito solo un capezzolo. Come viene diagnosticato il tumore? Se il medico che vi visita constata un'anomalia, dovrebbe proporvi di fare immediatamente una mammografia di entrambi i seni. Anche se un rossore, un prurito o la formazione di una crosta possono somigliare ad una dermatite, il medico dovrebbe sospettare la presenza di un tumore se il problema tocca solo uno dei due seni. Dovrebbe chiedere una biopsia del tessuto infettato per stabilire con certezza la diagnosi.

Il presente messaggio è veramente importante e dovete trasmetterlo al massimo numero possibile di donne, all'interno della vostra famiglia e delle vostre conoscenze. Potrebbe salvare loro la vita.

Il mio tumore al seno si è propagato e delle metastasi si sono presentate nelle ossa, anche se ho ricevuto delle mega dosi di trattamenti chemioterapici, 28 trattamenti di radioterapia e del tamoxifene. Se il mio tumore al seno fosse stato diagnosticato più velocemente, forse non si sarebbe propagato...

A TUTTI COLORO CHE LEGGERANNO QUESTO MESSAGGIO:

E' triste che le donne non conoscano la malattia di Paget al capezzolo. Se, trasmettendo la presente e-mail, potete sensibilizzare altre persone riguardo al pericolo di questa malattia, potrete aiutare delle donne in tutto il mondo.

Vi prego di prendervi qualche secondo per trasmettere questo messaggio al più grande numero possibile di persone, in particolare all'interno della vostra famiglia e dei vostri amici. Potrete così, in pochissimo tempo, salvare delle vite umane.


La malattia descritta nell'appello è reale, e si chiama formalmente "malattia di Paget del capezzolo". Ma come mi segnala una lettrice che lavora nel settore medico, Monica, non si tratta affatto di un "nuovo tipo di tumore", men che meno scoperto "a novembre scorso": fu descritto addirittura nel 1874 dal medico inglese Sir James Paget (nella foto). La versione originale del'appello, in inglese, è documentata da Snopes.com già dal 1999.

Di conseguenza, non è affatto il caso di tempestare di domande il vostro medico pensando di allertarlo dell'esistenza di un nuovo tipo di tumore. Vale la pena, comunque, cogliere lo spunto di quest'appello per informarsi meglio su questa malattia, peraltro piuttosto rara: costituisce meno del 5% di tutti i tumori al seno, come spiega per esempio il National Cancer Institute.

Bufale marziane, aggiornamento

I marziani (non) hanno dodici mani


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C'è un approfondimento interessante sulla storia della "sirenetta su Marte" che ha spopolato sui giornali e nei telegiornali pochi giorni fa: la foto in questione è in copertina oggi nell'Astronomy Picture of the Day: sito da visitare tutti i giorni per godersi immagini del cielo davvero straordinarie.

La questione è inoltre analizzata dalla Planetary Society, che rivela dettagli tecnici, arricchiti da un anaglifo (immagine stereoscopica), che tolgono ogni speranza che si tratti di una donzella marziana particolarmente resistente al freddo: la foto a colori è in realtà la composizione digitale di tre immagini scattate con filtri differenti in momenti differenti e fa parte di una coppia di foto scattate in tempi diversi dalle due fotocamere della sonda automatica Spirit.

In particolare, la presunta donzella è rimasta fermissima per più di un minuto, per la precisione dalle 11:58:53 alle 12:00:13, ora marziana, per la foto principale. E la stessa figura risulta anche in altre immagini di tre giorni prima, esattamente nella medesima posizione. Un po' lenta nei movimenti, direi.

L'articolo della Planetary Society rivela inoltre che la figura è alta non più di sei centimetri e si trova a cinque metri dal robottino Spirit, e segnala anche il programma da usare per scoprire la distanza degli oggetti nelle foto stereoscopiche di Marte.

Coniglietti su Marte


Fra l'altro, la vicenda della "sirenetta" su Marte non è la prima del suo genere. Nel 2004 dilagò fra gli ufologi poco seri (sì, ci sono anche quelli seri) la scoperta di quello che sembrava essere un animaletto a forma di coniglio.



In realtà si trattava di un frammento di airbag della capsula di atterraggio della sonda, ma l'illusione era molto efficace e la speranza di trovare vita altrove, come sempre, è alta. Prima o poi non verrà delusa: ma fino a quel momento conviene tenere i piedi per terra.

Antibufala: ritornano Sonia Cabrilis e i ladri di password

Bufalovirus immortali


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "evaluators-webring.net" e "laura".

Parlando di classifica delle bufale più gettonate di questi ultimi giorni, ecco le dieci frasi chiave maggiormente immesse nella casella di ricerca del Disinformatico: "danza lenta", "cicognani", "Sonia_cabrilis", "scie chimiche", "hotmail", "eolo", "benzina", "gentiloni", "alessandro cicognani", "Rubano la tua mail di Hotmail".

Ben tre voci di questa top ten delle bufale appartengono a un appello già segnalato a luglio dell'anno scorso e appartenente alla categoria dei Bufalovirus mittensis: appelli che mettono in guardia contro uno specifico mittente di e-mail o chat, avvisando che si tratta di un individuo pericolosissimo:

Rubano la tua mail di Hotmail, cambiano la password ed attraverso messenger e via mail contattano tutti i tuoi amici, ovviamente spacciandosi per te, dicendo che hai grossi problemi economici e che hai urgente bisogno che ti facciano un prestito depositando dei soldi su uno specifico conto corrente oppure chiedono o un numero di carta di credito o cose simili (RIPETO sempre spacciandosi per te).

Cambiando la password tu non hai modo di entrare nella mail ed avvisare i tuoi contatti. Fai circolare questa mail per evitare che qualche tuo amico caschi in questa truffa!

E' URGENTE!!!!! Di a tutti i tuoi amici che non accettino come contatto Sonia_cabrilis di Hotmail perchè è un virus che formatta il tuo computer e se qualche tuo contatto lo accetta automaticamente vieni infettato anche tu! Copia e incolla questa mail ed inviala a tutti i tuoi contatti!


Ricordo, per l'ennesima volta, che l'appello è una bufala che è inutile diffondere: non è dal mittente che si capisce se un messaggio è infetto o meno, e mettere in guardia contro il furto d'identità in questo modo impreciso serve solo a causare ansia inutile e a far credere che tutti gli altri mittenti siano sicuri.

A tutte le Sonia Cabrilis d'Italia e del mondo va la mia solidarietà, perché verranno additate a vita fra gli untori di Internet insieme a tanti altri utenti Hotmail, come Eirti, redeirti, fedina_erilyn88, redeimorti e retailia, già segnalati nelle indagini antibufala sui mittenti pericolosi.

Antibufala Classic: il ritorno della Danza Lenta

"Danza lenta" diventa un Powerpoint e riesplode, tormentando i suoi garanti apparenti


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "d_psionic" e "gaetano.b****".

Mi sono già occupato (qui e qui) dell'appello-bufala intitolato "Danza lenta", ma torno sull'argomento perché è di nuovo in cima alla classifica delle bufale circolanti, secondo i rilevamenti di Google Adsense.

In breve: l'appello parla di una poesia che "è stata scritta da una adolescente malata terminale di cancro. E' stata spedita da un medico. Accertati di leggere anche ciò che c´è scritto nelle frasi finali dopo la poesia".

Eccone l'inizio:

DANZA LENTA

Hai mai guardato I bambini in un girotondo?
O ascoltato il rumore della pioggia quando cade a terra?
O seguito mai lo svolazzare irregolare di una farfalla?
O osservato il sole allo svanire della notte?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare cosi veloce.
Il tempo è breve.
La musica non durerà....

Al termine della poesia c'è questo invito del tutto fasullo:

Vi prego spedite questa email a tutti quelli che conoscete... è la richiesta di una ragazzina speciale che presto lascerà questo mondo a causa del cancro... Se spedisci questa email al maggior numero di persone possibili, potrai dare a lei ed alla sua famiglia una piccola speranza, perché per ogni nome a cui verrà inviata, The American Cancer Society donerà 1 cent per pagare le sue cure e il piano di guarigione.

Non esiste alcuna ragazzina autrice di questa poesia e non c'è alcuna colletta da parte dell'American Cancer Society per guarirla. L'autore è in realtà uno psicologo dell'infanzia, David Weatherford, e l'originale inglese è qui.

La novità è che ora l'appello circola sotto forma di presentazione PowerPoint con il preambolo "Cicognani è il direttore del dipartimento di pediatria dell' Ospedale Sant'orsola di Bologna" e termina con la frase "Questo è un Certificato di Abbraccio!!" seguita dal nome, cognome, indirizzo, numero di telefono e numero di fax del professor Cicognani.

Ma Cicognani, come raccontava lui stesso otto mesi fa al Disinformatico, è soltanto un garante involontario, la cui unica colpa è di aver gradito la poesia quando l'ha ricevuta (senza i suoi estremi) e di averla inoltrata ai suoi amici, includendo le proprie coordinate, come fanno spesso automaticamente i programmi di posta. Gli amici hanno interpretato l'invio come una garanzia di autenticità, vista l'attività pediatrica del professore, e lo hanno inoltrato ai loro amici, e così via.

Ora qualcuno ha preso l'appello, l'ha trasformato in una presentazione PowerPoint da mezzo megabyte (l'equivalente di cinquecento e-mail, poi non lamentiamoci che Internet è intasata) e ha scatenato di nuovo l'inoltro a catena. Fra l'altro, all'interno del file Powerpoint ci sono alcuni dati che puntano verso il suo possibile autore: sarebbe "Andrew the Magic" e la sua organizzazione sarebbe il M.I.U.R. Se lo conoscete, dategli uno scappellotto da parte mia per la sua incoscienza, visto che ora il professor Cicognani ricomincia il suo calvario di telefonate, fax ed e-mail di smentita.

È proprio vero: nessuna buona azione rimane a lungo impunita.

Sicurezza: non lasciate aperto il vostro modem/router!

Tecniche d'intrusione da sapere: modem router insicuri


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "filippo.tron****" e "ponioggi".

Ho già parlato in passato di rischi di sicurezza poco conosciuti e da evitare a proposito delle reti wifi. Ma c'è un altro canale d'attacco non molto noto che va per la maggiore in questo periodo: prendere di mira i modem router, ossia gli aggeggi che collegano a Internet il vostro computer e/o altri dispositivi. I modem router sono attaccabili via Internet, senza neppure prendersi la briga di piazzarsi fisicamente nelle vicinanze della vittima.

Una tecnica classica è riprogrammare il DNS del router, in modo che quando la vittima cerca di visitare un sito che muove denaro reale (un negozio, un sito di aste, eccetera) oppure la sua banca, il router redirige la visita verso un sito-trappola apparentemente identico, nel quale la vittima, fidandosi, immette i suoi codici segreti e li regala così al truffatore. A nulla valgono antivirus, antispyware, barre di sicurezza e buone prassi come la digitazione manuale degli indirizzi.

Questa tecnica è usata, per esempio, da un attacco molto particolare che ha preso di mira gli utenti di una banca in Messico e sembra essere il primo del suo genere, come racconta Symantec. In questo caso specifico, il router era progettato talmente male (Symantec non dice marca e modello) che bastava che l'utente ricevesse un e-mail appositamente confezionato, o visitasse una pagina Web trappola, per riprogrammare l'apparecchio.

Normalmente, però, le cose non sono così gravi, ed è sufficiente attivare le funzioni di sicurezza del router. Infatti, come gli apparati wifi, anche i modem router di norma vengono dati all'acquirente con la sicurezza disattivata.

Per esempio, la maggior parte dei modem router ha una funzione di manutenzione da remoto che, salvo intervento dell'utente, è attiva e accessibile da chiunque su Internet. Questo significa che chi conosce la password predefinita di questa funzione può, con poca fatica e appositi strumenti, entrare nel vostro modem router via Internet e manipolarne il funzionamento. Per esempio, può bloccarlo completamente oppure, più perniciosamente, alterarne il funzionamento in modo da deviare invisibilmente il vostro traffico, come accennavo prima, secondo una tecnica chiamata drive-by pharming (sì, con il ph).

Disabilitate dunque l'accesso al router dall'esterno: tanto è altamente improbabile che vi servirà mai una funzione del genere (anche se alcuni provider la richiedono). Cambiate anche la password predefinita del router, così eviterete non solo gli attacchi perpetrati tramite e-mail o pagine Web infettanti, ma anche tentativi di attacco locali, fatti magari da qualcuno che accede al router non via Internet ma tramite un vostro ripetitore wifi lasciato aperto. Ricordate che per scoprire la password predefinita di un modello specifico di router basta una rapida ricerca in Google. E' facile per voi, ma è facile anche per gli intrusi.

Se temete di dimenticare la password del router, ricordatevi che potete sempre fare un azzeramento del router tramite il pulsante di reset, che lo riporta alle condizioni iniziali: cosa utile se sospettate di essere già stati infettati da questo genere di attacco. Come sempre, leggete il manuale del vostro specifico modello di router per sapere come fare; oppure fatevi aiutare da un amico o collega esperto.

Un'altra funzione del router che va preferibilmente disabilitata, se presente, è l'uPnP, che come descritto da Gnucitizen è vulnerabile in alcuni modelli. Non otterrete la sicurezza assoluta, ma vi renderete meno appetibili, per cui gli aggressori vi lasceranno in pace e andranno a cercare vittime più facili.

Infine, ricordate di scaricare dal sito del fabbricante gli aggiornamenti del software che comanda il modem router (il cosiddetto firmware): non solo migliorano il funzionamento del router, ma rattoppano le falle di sicurezza man mano che vengono scoperte.

2008/01/28

Challenger, 28 gennaio 1986

22 anni fa, la tragedia della navetta Challenger



Dietro, da sinistra a destra: Ellison Onizuka, Sharon Christa McAuliffe, Greg Jarvis, Judy Resnik. Davanti, da sinistra a destra: Mike Smith, Dick Scobee, Ron McNair.

Vale la pena di leggere il rapporto della commissione d'indagine (copia alternativa qui) e sette miti da sfatare, in un lucido articolo di James Oberg (in inglese):
  1. Furono pochi a vedere la tragedia in diretta: tutte le TV, tranne la CNN, avevano snobbato il lancio, ritenuto poco interessante.
  2. Il Challenger non esplose.
  3. Il volo e le vite degli astronauti non terminarono 73 secondi dopo il lancio.
  4. Il progetto dei booster non era particolarmente pericoloso, a patto di rispettarne i parametri di funzionamento.
  5. La sostituzione del sigillante con una formula più "ecologica" non influì sul disastro.
  6. Non vi furono pressioni politiche per procedere al lancio.
  7. L'incidente era perfettamente evitabile e non fu il prezzo necessario da pagare per essere pionieri.
Il rapporto Kerwin chiarisce che i sette astronauti non perirono nell'esplosione; non vi fu, infatti, una vera e propria esplosione. La cabina si schiantò in mare due minuti e 45 secondi dopo l'incidente. Tutte le indagini indicano che i sette membri dell'equipaggio erano ancora vivi, ma forse non coscienti, al momento dell'impatto.

La causa fondamentale fu il cedimento di una guarnizione dovuto al freddo eccessivo della mattina del lancio. Il problema era noto e fu segnalato, ma fu ignorato dalla NASA. Su Youtube trovate il video del disastro.

Ricordiamo i sette del Challenger non dimenticare cosa succede quando la cultura della sicurezza diventa la cultura dell'autocompiacimento.

2008/01/24

Ci vediamo venerdì e sabato a San Marino e Rimini per due chiacchiere sulle insidie di Internet?

La sera di venerdì 25 gennaio, alle 21, sarò a Domagnano (San Marino), alla sala Montelupo, in piazza Filippo da Sterpeto, per un incontro pubblico intitolato "Le insidie di Internet": una chiacchierata che spazierà dai virus alle bufale alle ideologie devianti, senza però trascurare il lato positivo della Rete, la sicurezza della navigazione dei più piccoli, il P2P e altro ancora. L'ingresso è libero. Per informazioni, contattate info chiocciola sharedtech.org.

Sabato 26, alle 10.45, in via Leonardo da Vinci 32 a Rimini, sarò all'inaugurazione di una nuova associazione culturale del mondo open source: Centrolinux. Ci vediamo?

2008/01/23

Antibufala: la foto del marziano nano (nano-nano)

Complottisti su Marte


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "riccardo.cass****" e ""m.sanclem****. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2008/01/24.

English Abstract
A picture from one of the Mars rovers appears to show a human form. However, this is merely an optical illusion known as "pareidolia". You can see the actual shape of the rock outcrop by looking at NASA's raw images and assembling them in 3D with graphics software. If you can view cross-eyed stereograms, you can see the interesting results of this process below. The outcrop vividly stands out from the background instead of confusingly blending into it.


Confesso: a volte leggo una notizia particolarmente stupida e non ne parlo per non attirarle addosso l'attenzione, sperando che scivoli via inosservata verso il dimenticatoio. Ogni tanto mi va bene. Stavolta, purtroppo, no.

Mi riferisco alla storia dell'"avvistamento" di un marziano in una foto della NASA che gira da qualche giorno in Rete ed è approdata in Italia presso il Corriere, che un po' pilatescamente non prende posizioni, barricandosi dietro il pavido paravento di un ambiguo "Probabilmente è un effetto ottico".

"Probabilmente"? Siamo seri. Non c'è alcun dubbio, se non nella mente bacata di qualche ufologo di risulta, che la foto mostra semplicemente un oggetto che ha una forma vagamente umana. Si chiama pareidolia: la tendenza innata a cercare di applicare forme familiari agli oggetti indistinti. Che però sono e restano oggetti indistinti: una nuvola ci sembra un coniglietto, ma questo non vuol dire che l'aere sia popolato di fluttuanti leprotti grandi come portaerei.

Lasciamo stare, poi, la banda di premi Nobel del Tgcom, che ha addirittura scritto che "Si tratta del primo possibile essere vivente fotografato in quattro anni di missione". C'è vita intelligente nell'universo? Sicuramente, ma non perdiamo tempo a cercarla nelle redazioni. Adesso, grazie alla loro faciloneria (combinata con quella dei colleghi esteri), il sito della NASA è intasato di curiosi e quasi inaccessibile.

Sarebbe bastato andare a controllare i fatti (quello che i complottisti di ogni sorta non fanno mai, e che certi giornalisti non fanno quasi mai), prima di blaterare, per capire come stanno realmente le cose. E se sono capace di farlo io, spiantato freelance goloso di focaccia, figuriamoci se non lo può fare un dipendente pagato di una testata blasonata.

La foto incriminata risale a novembre del 2007 ed è stata scattata dalla sonda automatica Spirit della NASA (foto qui accanto).

Una sonda che meriterebbe di essere citata nella cronaca per ben altri motivi che una foto interpretata maldestramente da un branco di svitati: rendiamoci conto che siamo riusciti a mandare su Marte, a oltre 55 milioni di chilometri dalla Terra, un robottino (anzi due, perché c'è anche il gemello Opportunity) che da ormai quattro anni va in giro a scattare foto e analizzare il suolo e l'atmosfera di Marte, scovando tracce geologiche che puntano a un ambiente un tempo ricco d'acqua.

Grazie a queste meraviglie possiamo vedere Marte in 3D, come se fossimo sulla sua superficie, e in altissima risoluzione. E grazie a Internet possiamo vedere subito le immagini, senza attendere che qualche giornale si degni di mostrarle, una volta tanto, al posto del granfratellaro di turno.

Un risultato tecnico e scientifico eccezionale, ottenuto oltretutto senza mettere a rischio vite umane e spendendo meno del costo di un singolo bombardiere B-2 o di due giorni di spesa mondiale per cosmetici: 820 milioni di dollari, circa 560 milioni di euro. Fa riflettere, vero? La prossima volta che qualcuno si lamenta del costo delle missioni spaziali, rinfacciategli queste cifre.

Ma torniamo alla foto. Si tratta di un microscopico dettaglio tratto da quest'immagine panoramica, sigla PIA10214, che per evitare d'intasare ulteriormente il sito della NASA riproduco qui in piccolo: la freccia rossa indica la posizione del "marziano". Lasciate in pace il sito della NASA, perché l'immagine a massima risoluzione è una TIFF da 133 megabyte.


Da questa foto, ma soprattutto dalla sua versione stereoscopica (servono gli occhialini rossi e blu), si capisce chiaramente che si tratta semplicemente della porzione in ombra di uno spuntone di roccia; la porzione illuminata si confonde con lo sfondo. La visione in 3D permette di distinguere quali parti dell'immagine fanno parte dello sfondo e quali invece appartengono alla roccia. Qui c'è una porzione della versione 3D, cliccabile per ingrandirla: il "marziano" è a sinistra, a metà altezza.


Fra l'altro, il mitico sito Badastronomy.com, noto per le sue prese per i fondelli scientificamente inoppugnabili dei lunacomplottisti, calcola che il "marziano" sia alto una decina di centimetri, vista la sua posizione rispetto alla sonda Spirit (la collinetta disseminata di pietre che occupa la zona centrale sinistra della panoramica è a 30 metri dalla sonda, secondo la NASA). Decisamente un nano, nano.

Un'altra cosa importante che i marzianomani non hanno considerato è che l'immagine è un collage di foto in scale di grigio, scattate con vari filtri (centrati su 753, 535 e 432 nanometri) e nell'arco di vari giorni, dal 6 al 9 novembre 2007, e poi ricomposte per ottenere l'immagine in pseudocolore, come descritto sempre dalla NASA. Ecco infatti i link alle foto originali (in scale di grigio) del "marziano": una, due, tre, quattro.

Questa è una GIF animata che raccoglie tre di queste immagini, scattate con ombre differenti, che permettono di cogliere la conformazione reale del sasso marzianiforme (cliccatevi sopra per animarla):


Per chi non ha gli occhialini bicolore ma è capace di vedere gli stereogrammi a occhi incrociati, ho preparato due immagini (cliccabili per ingrandirle) che rendono molto chiaramente la tridimensionalità della scena. La prima è un'inquadratura ampia, in cui il "marziano" è in basso a sinistra: la seconda è un dettaglio.

Attenzione: guardare a lungo gli stereogrammi può affaticare la vista e dare nausea. Siete stati avvisati.



In sostanza, dagli stereogrammi si deduce che si tratta di una roccia grosso modo a forma d'incudine inclinata verso destra, di cui il "marziano" è l'estremità sinistra; davanti a quest'incudine c'è un sasso vagamente piramidale, che nelle foto 2D sembra invece essere un tutt'uno con la roccia sulla quale "siede" l'alieno.

Se per caso non siete convinti, ponetevi subito la domanda cruciale di buon senso, che è sempre la stessa dai tempi della famigerata "faccia su Marte": se la NASA fa parte di un complotto per nascondere le prove di vita aliena, perché diffonderebbe foto che la mostrano? Sarebbe molto più semplice non pubblicare le foto e nessuno ne saprebbe nulla.

O se ne volete un'altra: è credibile che i marziani siano talmente simili a noi da avere anche il seno (sarebbe quindi una marziana, si spera) e coprirselo pudicamente con un braccino quando si siedono su una roccia per farsi notare dai robottini terrestri di passaggio?

Non solo: di casi analoghi di pareidolia è piena anche la Terra. Qui accanto, per esempio, c'è una foto mandatami da un lettore, nexus1977, che ringrazio.

La domanda che però mi frulla in testa, più delle altre, è questa: davvero c'è gente che non ha niente di meglio da fare che spulciare ossessivamente ogni centimetro quadro delle foto della Nasa alla ricerca di improbabili marzianine in topless?


Aggiornamento (2008/01/24): parla la NASA


Secondo un servizio della CBS News, la NASA ha dichiarato che il "marziano" è una roccia scolpita dal vento, alta ben cinque centimetri.

2008/01/22

Antibufala: cose da (non) fare col telefonino

"Telefonino da sapere", tormentone in Powerpoint


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "paola74_52" e "stefano_mo****" ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Sta circolando via e-mail una presentazione Powerpoint di nome "telefonino da sapere.pps" che promette di rivelare grandi segreti sull'uso del cellulare. Per fortuna pesa soltanto 56 kilobyte, per cui non intasa troppo le caselle di posta, ma è comunque un appello che va per la maggiore e quindi va verificato.

Salta fuori che è una miscela un po' insolita di verità e fandonie che la dicono lunga sull'impreparazione tecnica dei tanti che insistono a farla circolare senza verificarla. Eccone il testo commentato:

Cose che il tuo telefonino può fare (e che tu non sai)

Il numero d’ emergenza in tutto il mondo è: 112. Questo è il numero che puoi digitare anche se il telefono è bloccato. Provalo!

A parte il fatto che non si deve chiamare il numero d'emergenza per prova, perché si causa un falso allarme, l'informazione dell'appello è vera soltanto in parte: sì, il numero 112 è effettivamente componibile su quasi tutti i telefonini (a parte l'iPhone, per esempio) anche quando l'apparecchio ha la tastiera bloccata. Ma il numero 112 è valido soltanto in Europa, non in Nord America, Asia e Africa.

È vero, come nota Hoax Slayer, che se il telefonino è un GSM, digitando il 112 si viene comunque connessi al servizio d'emergenza anche se il numero d'emergenza è differente, ma questa conversione automatica del numero non vale per altri sistemi cellulari (per esempio il CDMA), per cui non è vero che il 112 è il numero d'emergenza "in tutto il mondo".

Nel caso dell'iPhone, secondo la documentazione Apple è necessaria una manovra piuttosto complicata che potrebbe renderlo pericolosamente inutilizzabile in caso d'emergenza se chi cerca di adoperarlo (magari una persona diversa dal proprietario) non sa come procedere: bisogna far scorrere il cursore disegnato sullo schermo, toccare Phone e poi selezionare la tastiera numerica, oppure, se l'iPhone è bloccato da una password, toccare Emergency Call e poi comporre il numero.


Ma andiamo avanti con l'appello.

Hai lasciato le chiavi dentro la tua auto? Sei lontano da casa e hai il controllo remoto per aprirlo? Bene, la soluzione è di chiamare a casa e che qualcuno prenda il comando dell’apetura delle porte (o chiave elettronica) e lo metta vicino al telefono e tu il tuo a circa 20 cm di distanzia della porta dell’auto. Schiaccia e … Voilá, le porte si aprono! Funziona anche con il Baule! Puoi fare la prova!

Questa è semplicemente una scempiaggine. Il segnale dei telecomandi non è trasmissibile attraverso il cellulare. Il cellulare capta i suoni e li trasmette via radio, ma i telecomandi per auto non emettono suoni. Se vedete qualcuno che tenta di eseguire questa procedura, non affidategli incarichi intellettualmente impegnativi.


L'appello prosegue con un'altra informazione apparentemente preziosa:

Batteria del telefono scarica? Tutti i telefonini hanno una riserva di carica nella batteria, devi digitare *3370# e automaticmente si attiva dandoti una carica supplementare fino al 50%. Quando ricarichi di nuovo il tuo telefonino, si ricaricherà anche la riserva e sarà pronta per un’altra occasione

Il codice *3370# non attiva affatto una "riserva" di energia. Anzi, su alcuni modelli Nokia attiva una funzione di miglioramento dell'audio, l'Enhanced Full Rate Codec (EFR), che aumenta il consumo di energia del 5% circa, per cui la batteria dura addirittura di meno. Sui medesimi modelli Nokia si può però attivare un Half Rate Codec (codice *#4720#), che peggiora la qualità dell'audio ma allunga del 30% circa la durata della batteria, secondo Programmerworld.net. Non è comunque una "riserva" in senso stretto.


Infine la presentazione Powerpoint offre un trucchetto antifurto:

Come disattivare un telefonino che ti hanno rubato? Primo, devi sapere il numero di serie (IMEI), per recuperarlo è necessario digitare: *#06#, nel fare questo ti appaiono 15 cifre, questo è il numero di serie del tuo telefonino, scrivilo e archivialo in un posto sicuro. Se lo perdi o te lo rubano, chiama la tua compagnia per cancellare o annulare il telefonino. Quando gli dai questo numero, nessuno potrá più usarlo perché si disattiva del tutto e anche se cambiano la SIM non funzionerá.

È vero che il codice *#06# visualizza il codice IMEI, che è un numero di serie che identifica univocamente un esemplare di telefonino. Se ne prendiamo nota prima che ce lo rubino, possiamo comunicare questo codice all'operatore telefonico, che provvederà a bloccare l'uso di quel telefono sulla sua rete e (si spera, ma non sempre) sulle reti degli altri operatori in giro per il mondo.

Puoi condividere questa informazione con i tuoi amici. Fa piacere ricerverla...

No, non fa piacere, fa soltanto confusione, perché mischia cose false con cose vere, e chi si accorge della falsità piuttosto evidente di alcuni di questi "consigli" è portato a credere che siano falsi anche quelli autentici. Su quattro "cose da fare", una sola è pienamente autentica, una è vera a metà e le altre due sono panzane. Non solo: le due informazioni non fasulle sono riportate nel manuale di ogni telefonino. Quello che nessuno legge mai.


Aggiornamenti


2011/11/15. Nel 2011 ha iniziato a circolare una variante di quest'appello, dotata di un'aggiunta secondo la quale si può digitare in senso inverso il PIN del Bancomat per allertare silenziosamente la polizia in caso di rapina durante un prelevamento allo sportello automatico. Si tratta anche in questo caso di una bufala: i dettagli sono in questo mio articolo.

Max Cornelisse, chi era costui?

Giovane smanettone cambia i cartelloni stradali elettronici: la soluzione


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di “adele_c” e “iannafa”.

Nella scorsa puntata del Disinformatico radiofonico ho proposto un quiz per mettere alla prova il vostro fiuto antibufala, presentando un video nel quale un giovane olandese sembra prendere il controllo dei cartelli elettronici che indicano il limite di velocità e compie altre prodezze.

Ne è nata una bella serie di commenti che hanno formato un'ottima analisi collettiva dei filmati del giovane olandese, di cui avevo indicato il nome (Max Cornelisse) come indizio. I dubbi sono nati subito: troppo carino e telegenico il giovanotto, troppo incauto nel farsi vedere a viso scoperto mentre commette reati. Ma i video erano così spontanei e ben fatti da sembrare autentici.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso del dubbio è stata probabilmente il video in cui usa il suo computer per aprire e chiudere il tettuccio di una Porsche parcheggiata. Fin qui la cosa sarebbe ancora plausibile (alcuni modelli di Porsche hanno il tettuccio telecomandabile), ma poi accende il motore e fa muovere l'auto. Impensabile.

Appurato che si tratta di video non autentici, qual è la molla che ha spinto a realizzarli, e soprattutto come è stato possibile farli così bene? Impossibile che si tratti di un dilettante, perché ha ottenuto persino la collaborazione di un'emittente TV (nel video in cui Max Cornelisse "prende il controllo" del gobbo dei conduttori del telegiornale).

L'unica spiegazione possibile è quella azzeccata dal lettore De-MonHell, che ha suggerito che si trattasse di una campagna pubblicitaria:

Tutti i video correlati a questo tizio http://www.youtube.com/maxcornelisse finiscono con la segnalazione del sito www.itafstuderen.com che, GUARDA CASO :), redirezionano al sito
http://www.infosupport.nl/afstuderen


Infatti la campagna promuove una società di servizi informatici olandese, la Info Support BV. La conferma definitiva arriva proprio dai conduttori di Editie NL, il telegiornale "bucato" da Max Cornelisse, in questo video, la cui traduzione dall'olandese mi arriva dagli amici Sarah e Robin (73's!!!) e da Verushka:

CONDUTTORE: Allora Margret, adesso tocca a noi, di EditieNL. Negli ultimi giorni ci è stato chiesto varie volte di chiarire i fatti riguardanti questo filmino che girava in Internet.

[inizia il video di Max Cornelisse, nel quale i conduttori vengono "indotti" a dire "Il mio collega Jeroen è un simpaticone, ma sarebbe carino se arrivasse in orario in ufficio... scusa, non lo dico io, c'è scritto lì!... Come avrete capito, c'è qualcosa che non funziona in redazione, e non è la prima volta. Perciò prego la persona che sta delirando sulla tastiera, di smetterla subito!"]

[finisce il video di Max, l'immagine torna in studio]

CONDUTTORE:
Si trattava di una messa in scena, in cui un hacker era riuscito ad infiltrarsi nel nostro sistema, modificando i testi che dovevamo leggere. Ribadisco: era tutto una messa in scena, l'abbiamo registrato in anticipo ed abbiamo collaborato per promuovere una campagna per seguire una formazione in informatica. Tutta una finta! L'abbiamo fatta bene però!


Complimenti a chi ha indovinato la soluzione: per chi non ha indovinato, l'indagine è da studiare per capire come sono stati colti gli indizi rivelatori. Ma soprattutto, questo quiz è una bella dimostrazione del potere di Internet: gli utenti, messi insieme, hanno una vastità di competenze (linguistiche, tecniche, video) degne dei migliori team investigativi. Neppure il fatto che tutti i video erano in olandese (un codec effettivamente non molto diffuso) ha impedito di raggiungere la soluzione.

Grazie a tutti per la collaborazione!

Prime prove di wardriving luganese

Inizia la mappatura wifi di Lugano


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "biemmic" e "a.colaia****".

Ho portato a spasso per una rapida prova MacStumbler sul mio laptop connesso a un GPS tascabile, e con l'aiuto di un amico, che ha preso i dati e li ha applicati a Google Maps, ho iniziato la mappatura di qualche via cittadina e dei dintorni.


La prima cosa sorprendente è che la densità di apparati wifi è talmente alta che è possibile tracciare il percorso che ho fatto (qui ne vedete, per ora soltanto un fotogramma statico). In altre parole, se gli utenti wifi si coordinassero, potrebbero essere loro a tracciare me, e si potrebbero anche pensare servizi di geolocalizzazione sia per lavoro, sia per ricreazione, basati non sul GPS ma sulla prossimità dei vari access point.

La versione definitiva sarà ingrandibile e spostabile, e per ogni apparato wifi sarannno disponibili i dati indicati nel fumetto: SSID, potenza del segnale e cifratura attivata o meno.

Ricordo che questa mappatura non è intrusiva: si limita a indicare il segnale radio ricevibile per strada (e probabilmente vi fa un favore, perché non sapevate di essere ricevibili dalla strada, con tutte le implicazioni di sicurezza che ne derivano). Se non volete essere mappati, limitate la dispersione del segnale usando antenne direttive e schermature apposite.

Anche questo è un modo per limitare l'inquinamento elettromagnetico: il wifi è nulla in confronto alle emissioni del cellulare che teniamo senza troppo patemi a pochi centimetri dalla nostra materia grigia, ma tutto fa brodo, e oltretutto chi ha il wifi ricevibile dalla strada offre un appiglio ai tentativi di intrusione.

Non c'è nulla di male, comunque, a lasciare il proprio wifi aperto: è un gesto di ospitalità che gli informatici apprezzano molto. L'importante è farlo consapevolmente e con le opportune misure di sicurezza.

Smanetton Challenge: tracciamo le scie chimiche svizzere

Le schie chimiche sbarcano in Svizzera, inseguiamole!


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di “m.anto.pisan****” e “ivano”. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Chi abita nel nord della Lombardia o in Canton Ticino avrà sicuramente notato le spettacolari scie persistenti comparse in cielo sabato scorso (19 gennaio). Eccone un assaggio, mandatomi da un lettore, Francesco di Breganzona. Grazie!




Se cliccate sulle foto per ingrandirle, noterete che alcune delle scie proiettano addirittura un'ombra sulle tenui nubi adiacenti, con un effetto tridimensionale davvero insolito.

Le scie chimiche sono sbarcate in Ticino e le loro venefiche irrorazioni stanno prendendo di mira il Maniero Digitale? Niente affatto: sono semplicemente normali scie di condensazione, del tipo noto appunto nella letteratura tecnica come persistente. Le condizioni meteorologiche della giornata erano favorevoli alla formazioni di scie persistenti, che non sono altro che nuvole artificiali di cristalli di ghiaccio. Nuvole come, appunto, quelle naturali che ornavano il cielo.

Con buona pace degli sciachimisti, le scie persistenti si formano infatti soltanto quando ci sono nubi come quelle mostrate nelle foto qui sopra e non si formano quando lo decidono i cattivissimi cospiratori.

Anche la griglia regolare di scie non ha nulla di anomalo: non è altro che la traccia visiva delle rotte seguite dagli aerei di linea. Normalmente non la possiamo notare, perché le scie di condensazione svaniscono in fretta, ma in condizioni meteo come quelle di sabato le scie persistono abbastanza da permetterci di apprezzare le rotte.

A questo proposito vorrei proporvi una sfida tecnica (uno Smanetton Challenge, se preferite): realizzare un sistema che tracci in tempo reale rotte e quote degli aerei di linea, in modo da avere dati concreti con i quali sbufalare ulteriormente gli sciachimisti. Un sistema che permetta di guardare una scia e sapere quale aereo la sta lasciando e a che quota si trova.

Una cosa di questo genere esiste già per il nord della Svizzera, presso Radar.zhaw.ch. Ne vedete qui sotto un esempio, che mostra eloquentemente il modo in cui gli aerei viaggiano lungo direttrici parallele. Ringrazio Pol per la segnalazione.


Questo servizio davvero notevole, realizzato a scopo puramente dimostrativo dagli studenti della ZHAW (Zürcher Hochschule für Angewandte Wissenschaften) di Winterthur, fornisce non solo il tracciamento in tempo reale degli aerei, ma anche la loro quota, la velocità di salita o discesa, la velocità di crociera, l'identificativo dell'aereo e del volo (compreso quindi il nome della compagnia aerea). Dannatamente ipnotico: ringrazio un lettore, Lorenzo, per la segnalazione.

Che ne dite di realizzarne uno per coprire la zona del Maniero Digitale, o meglio ancora quella dove abitano i due sciachimisti DOC che sono apparsi a Rebus? Così magari si mettono il cuore in pace e la smettono di scocciare i carabinieri ogni volta che un aereo di linea lascia una scia.

I dati del tracciamento, come spiegato nella documentazione, arrivano direttamente dai transponder installati sugli aerei, il cui segnale radio viene ricevuto da un'antenna situata sul tetto dell'istituto (ecco perché la copertura è ampia ma non illimitata). Non sono cifrati o segreti: sono gli stessi dati usati dai controllori di volo. Ipotizzare che siano falsificati significherebbe accusare i controllori di essere complici della Grande Cospirazione Sciachimista.

Questo non impedisce ai sostenitori dell'esistenza delle scie chimiche di lasciarsi andare ad affermazioni come queste:

...mi sono informato. La questione è stata affrontata dal Parlamento Europeo una prima volta il 5 febbraio 1998 nella sottocommissione Sicurezza e Disarmo. Ci fu una audizione in cui si parlò anche del progetto HAARP (High Fequency [sic] Active Auroral Reseach [sic] Project) che manipola le proprietà elettriche dell'atmosfera a fini militari. Successivamente, il 14 gennaio 1999 se ne occupò la Commissione Esteri, con una relazione dell'onorevole Maj Britt Theorin, che espresse un parere fortemente critico verso gli Stati Uniti. Al quale non ci fu, a quanto risulta, reazione alcuna. Le cose sono andate avanti e quello che lei descrive ne è un indizio grave. Lo speciale lavoro di ricerca, messo in piedi da un gruppo di esperti nominati appunto dal Parlamento Europeo, era arrivato alla conclusione che il programma ricerche e sperimentazioni militari denominato Haarp, provoca effetti rilevanti e inquietanti sugli equilibri ambientali e sulle persone che ne vengono coinvolte.
L'Europa ha chiesto fermamente, con una risoluzione approvata a larga maggioranza, agli Stati Uniti di cessare gli esperimenti.
Mi riprometto di studiare il dossier, di cui sono venuto in possesso solo recentemente. Un dossier che lei può comunque procurarsi, anche in Italiano, sul sito del Parlamento europeo.
Per quanto mi riguarda sono intenzionato a risollevare la questione non appena avrò raccolto sufficienti elementi per una conclusione, essendo già fin d'ora evidente che non si tratta di ipotesi ma di cose estremamente preoccupanti, di cui l'opinione pubblica non sa nulla o quali, di cui la stampa tace, di cui i governi fanno finta di non sapere.

Chi è lo sciachimista che si è "informato" e ritiene che sia "già fin d'ora evidente" il fenomeno? Chi accusa la stampa di tacere e i governi di far finta di nulla, secondo i più classici cliché di ogni Grande Cospirazione? Indovinate un po': Giulietto Chiesa.

E se vi venissero dubbi sulla serietà del suo impegno sciachimista, leggete anche questo, sempre tratto dalla medesima fonte, che accusa anche il Ministro per l'Ambiente italiano di collaborare alla Grande Cospirazione:

Che il problema esista non vi è alcun dubbio. Io stesso ho potuto osservare il "fenomeno"... la stampa e il sistema mediatico sembra rifiutare di fare inchieste in materia. A quanto pare anche il Ministro per l'Ambiente non se ne vuole occupare, cosa che invece dovrebbe fare. Perchè questo silenzio? Con ogni probabilità perchè si tratta di faccende legate alla difesa militare (cioè esperimenti o qualche cosa perfino di più sistematico che esperimenti). A cosa servono non so. E dovremmo innanzitutto scoprire chi fa queste cose, chi dirige i voli. Eccetera. E non è detto che siano necessariamente gli americani. Anche questo dovrà essere accertato. Dovremmo scoprire in modo certo quali sono le sostanze irrorate. E avere notizie certe sugli effetti che provocano sulla vegetazione e sopratutto sugli uomini.

Bene, signori sciachimisti. Qui sopra avete visto come si fa a "scoprire queste cose" e sapere "chi dirige i voli". Volete studiare seriamente il fenomeno invece di fantasticare cospirazioni? Allora contattate gli esperti, usate correttamente strumenti seri come quelli presentati qui (niente puntatori laser o filmatini tremolanti, grazie), e piantatela di perdere e far perdere tempo presentando denunce prive delle più elementari basi scientifiche e piazzando inutili roulotte del Codacons davanti alla base di Aviano per sniffare l'aria. Le vostre "scie chimiche" si formano in quota, mica per terra, o no?

Attenti alla mail dell’avvocato Gentiloni

Tentativo d'infezione mascherato da notifica d'avvocato


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "lanfranco.ci****" e "abattaini". Grazie anche a "sm" e "luca" per la segnalazione.

Circola da pochi giorni (grosso modo dal 20 gennaio) un "avviso di insoluto" che arriva via mail e sembra provenire da un certo "avv. Gentiloni". L'indirizzo del mittente è gentiloni.g@avvocati-ass.com, e l'argomento è "Avviso di insoluto su Fattura".

Ecco il testo del messaggio:

Gentile Cliente,
Da un nostro controllo contabile non ci risulta a tutt'oggi il pagamento della fattura P.N. 335624-1 dell'importo di Euro 4.329,50.
Se la fattura risulta gia saldata o se ritiene possa sussistere un errore cotabile la invito a prendere visione del conto da pagare attraverso il nostro:
www.avvocati-ass.com/Fatturazione_CEF/FTR-335624.html ( clicca per collegarti )

In difetto, provvederò ad agire nelle sedi opportune, senza ulteriore preavviso.

Distinti saluti.

Dott.Avv. Giancarlo Gentiloni


L'ansia creata dall'apparente autorevolezza del messaggio e dal suo argomento (un debito di oltre quattromila euro, e per di più chiesto da un avvocato) farà probabilmente passare in secondo piano il fatto che il testo contiene un paio di errori di battitura (gia senza accento, cotabile) e un elemento stranamente informale (quel "clicca per collegarti"). Molti non si chiederanno neanche come mai un avvocato invii una notifica via mail anziché secondo i canali cartacei legalmente riconosciuti.

Il messaggio è congegnato appositamente per ingenerare quest'ansia: infatti il link cliccabile, nell'originale, porta a un sito-trappola (la versione del link presentata qui sopra è stata resa teneramente innocua) che contiene un'immagine ridotta della fantomatica fattura, come si può vedere nella schermata qui sopra.

Se il sito viene visitato con Internet Explorer e si clicca sull'immagine della fattura per ingrandirla, IE scarica un "componente aggiuntivo" eseguibile. E questo è chiaramente male.

Secondo alcuni resoconti pubblicati in Rete, eseguendo questo "componente" vengono modificati i preferiti di IE e la pagina iniziale di Internet Explorer: si finisce sul falso motore di ricerca Katasearch.com, che tenta di installare un trojan horse per Windows. Gli utenti di altri sistemi operativi non sono vulnerabili a questa minaccia specifica.

Purtroppo il sito Avvocati-ass.com è registrato e situato fuori dall'Italia, per cui le probabilità di farlo sequestrare o chiudere sono ridottissime. Un buon antivirus dovrebbe riconoscere questo sito-trappola e bloccarlo; la barra anti-phishing di Netcraft lo fa già.

La raccomandazione è sempre la solita: prudenza, vigilanza, nervi saldi. Abituatevi a riconoscere i sintomi tipici di un messaggio che vuole convincervi a fare qualcosa giocando sulle vostre emozioni, e la vostra navigazione in Rete sarà molto più sicura e piacevole.

2008/01/17

Antibufala: allarme SMS, corretto il messaggio

Dada.net aiuta a bloccare il falso allarme via SMS


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "stegiordy" e "piada".

Ho un aggiornamento sull'allarme fasullo per una chat da 4 euro a settimana che sarebbe stata attivata di nascosto da TIM e che, sempre secondo l'appello-bufala che gira, andrebbe bloccato mandando un SMS con la parola STOP al numero 48405.

Mi ha contattato l'ufficio relazioni esterne di Dada.net, che ha spiegato che per motivi ancora da accertare, effettivamente anche gli utenti che non erano iscritti alla chat presa di mira dall'appello ricevevano il seguente messaggio gratuito quando mandavano STOP al 48405:

"Ti sei cancellato da Love.dada.net. Non rinunciare all' occasione di conoscere tantissimi amici! Ricordati che puoi tornare nella community inviando SI al 48405."

E' quindi comprensibile che molti abbiano interpretato la risposta come una conferma dell'autenticità dell'appello. Dada.net ha modificato il messaggio, che ora recita molto più chiaramente:

"Messaggio di errore gratuito: non risulti iscritto al servizio".

La cosa dovrebbe quindi ridimensionarsi: nel frattempo, Dada.net e TIM hanno i centralini e le caselle di posta sotto pressione per via delle numerosissime richieste di chiarimenti generate dal messaggio ingannevole e dall'appello-bufala. Anche Telecom Italia e altre aziende hanno dovuto diramare comunicati interni per frenare il dilagare di questa storia che sta costando soldi a tutti coloro che ci cascano. Invece di fare un favore agli amici, li stanno inducendo a buttar via del denaro.

Questi, ahinoi, sono i danni causati da chi non controlla prima di inoltrare a tutti.

2008/01/16

Antibufala: bin Laden ucciso?

Scoop: bin Laden ucciso, l'ha detto Benazir Bhutto


E' arrivata anche alla stampa italiana, dopo un lungo pellegrinaggio nei siti cospirazionisti, la notizia che Benazir Bhutto, in un'intervista rilasciata prima di essere uccisa in un attentato, ha detto che Osama bin Laden è stato ucciso.

C'è chi grida alla cospirazione omertosa dei giornalisti dell'intero pianeta, e chi, come la BBC, ha una spiegazione un po' meno paranoica.

L'indagine antibufala è a vostra disposizione nel blog Undicisettembre.

Aggiornamento (2008/01/16)

Ne ha parlato per pochi secondi anche Striscia la notizia (video qui), chiedendosi se sia un lapsus. Esaminando il contesto, non può essere altro, perché la Bhutto in altre interviste rilasciate nei giorni successivi ha parlato chiaramente di bin Laden come se fosse ancora vivo.

Questo non ha impedito a Giulietto Chiesa di inviare un'interpellanza all'europarlamento, come dice sul suo sito (l'approfondimento è qui). Aspettiamo di sentire cosa risponderanno: considerato che il resto del mondo ha già capito che si tratta di un lapsus che solo un delirio cospirazionista può interpretare diversamente, la risposta potrebbe essere divertente.

Apple Macbook Air: sexy, anoressico, poco pratico

Laptop ultrasottile di Apple? Farà faville fra gli esibizionisti. Gli altri andranno avanti a produrre


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di “oliviero.vi****” e “simone” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Wow. Indubbiamente l'estetica anoressica del nuovo Macbook Air fa colpo. E se la vostra intenzione è far colpo, ci riuscirete. Ma se avete intenzione di lavorare seriamente su un laptop di questo genere, pensateci due volte.

Schermo lucido: i riflessi si vedono persino nel video di presentazione. Niente CD/DVD: per installare o masterizzare ci vuole un'unità a parte oppure un drive di un altro computer, reso disponibile via wifi dopo aver installato sull'host del software apposito (l'ideale per chi ha fretta, insomma). Niente porta ethernet: solo wifi. Certo, 802.11n, ma sempre wifi è; se devo spostare 5 o 6 giga, quanto ci vuole? E se il wifi non c'è? Gli altri, i primitivi, si attaccheranno alle porte ethernet lasciando gli utenti Air a guardare il soffitto.

Una sola, misera porta USB. Un disco rigido più lento di quelli del Macbook e del Macbook Pro (4200 rpm contro 5400). Grafica GMA X3100 a memoria condivisa, come gli altri Macbook. E il processore più lento fra i portatili Apple (Intel Core 2 Duo 1.6/1.8 GHz, contro i 2.0/2.2 GHz dei MacBook “normali” e i 2.2/2.4 GHz dei Macbook Pro). Pago 650 euro in più rispetto al Macbook (che è più veloce) per risparmiare un chilo e perdere otto millimetri di spessore?

Siamo seri. Questa è una macchina sexy per chi va in giro a sfogliare pagine Web, mandare la mail, scrivere testi o fare presentazioni e sa che esibire un oggetto di questo genere è seducente. Tutto il resto è meglio che se lo scordi.

A parte, questo, il vero limite del Macbook Air è che nonostante i componenti eliminati per ridurne la taglia, è ancora troppo grande. Non come spessore, ma come impronta, quando ci si trova incastrati in aereo, in auto o in treno; a 32 x 23 centimetri, è parecchio più grande di un foglio A4, con i problemi d'ingombro che ne conseguono (checché ne dica zio Steve con la trovata dell'infilarlo in una busta durante il Keynote di ieri).

Ormai sta prendendo piede una generazione di subnotebook leggerissimi e di dimensioni davvero esigue, comodissimi da portare in giro. Uno per tutti: il popolarissimo Asus Eee, che costa 300 euro contro i 1700 dell'Air (comprate cinque Eee al prezzo di un Air), misura la metà (22 x 16 cm) pesa quattro etti in meno (920 g contro 1360 dell'Air), ha tre porte USB e una telecamera integrata, ed è anche politically correct perché usa Linux preinstallato (XP in opzione) e quindi fa le stesse cose di base dell'Air con un processore meno potente: scrivere, andare online, e smanettare con i comandi Unix per gestire da remoto i computer dei clienti.

Certo, l'Eee e gli altri subnotebook o UMPC che dir si voglia non hanno il multitouch, almeno per ora, e il multitouch è davvero un modo molto più evoluto e naturale di interagire con un computer. Certo, nell'Eee il disco rigido è molto meno capiente e lo schermo è un 7 pollici contro i 13,3 dell'Air. Ma chi scrive o fa spreadsheet con il computer, quante volte userà il multitouch? Quanto spesso avete sfruttato tutto lo schermo del vostro laptop? Sto scrivendo questo articolo nella finestra di editing di Blogger, che occupa meno di un quarto dello schermo del mio iBook G4. E non posso ingrandirla.

Passo la mia vita a scrivere guardando una porzione miserrima del monitor. Cosa me ne faccio di 13 pollici su un laptop? Ci guardo i film in viaggio, direte voi. Appunto: si stava parlando di produrre con l'Air.

Sorry, Steve. Speravo in una tavoletta multitouch minimalista, da infilare in un angolo dello zainetto, per essere online ovunque senza tanta zavorra. Stavolta passo.

Aggiornamento (2008/01/16)


Dimenticavo un difetto assolutamente non trascurabile del Macbook Air: la batteria non è sostituibile dall'utente. Questa è una cosa che già causa rogne a livello di iPod, figuriamoci in un portatile. The Register confronta EEE e Air.

2008/01/15

Wifi aperti, occhio!

A caccia di Wifi aperti a Lugano e dintorni


Nei prossimi giorni sarò in giro con laptop e GPS per fare una mappatura dei siti wifi di Lugano e zone limitrofe. L'avevo già fatto a suo tempo con la televisione svizzera, ma stavolta farò un passo in più, dando le coordinate geografiche dei siti trovati. E' un'operazione non intrusiva, ovviamente, perché io sono buono, ma altri potrebbero approfittare di vulnerabilità di questo genere.

Se volete sapere come blindare il vostro apparecchietto wifi per evitare intrusioni e abusi, date un'occhiata a questa miniguida.

Antibufala: allarme per chat di TIM sui cellulari

Love.dada.net, falso allarme a catena che fa spendere soldi veri


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "giulietto ch****" e "enrico.asso****".

Nuove frontiere delle catene di Sant'Antonio: arriva quella che vi fa indurre i vostri amici a pagare soldi se credono ai vostri consigli.

Sta circolando da qualche giorno via mail e sui telefonini, principalmente in Italia, un appello che mette in guardia contro un particolare servizio di chat, che sarebbe stato attivato da TIM senza preavviso e che costerebbe 4 euro a settimana.

L'appello invita a evitare ulteriori addebiti e a disdire subito il servizio mandando dal proprio cellulare un SMS contenente la parola STOP al numero 48405.

Ecco un esempio di testo dell'appello (grazie a Elisabetta per la segnalazione):

A nostra insaputa la Tim ci ha ativato [sic] un servizio di chat che costa 4euro a settimana. Disdici subito inviando STOP al 48405. Ti arrivera' 1 sms di conferma della disdetta. Dillo agli altri


Si tratta di una bufala ben congegnata, probabilmente frutto di un equivoco. Infatti le segnalazioni che ho ricevuto fin qui dicono che non esiste alcun servizio di chat attivato da TIM ad insaputa dell'utente; tuttavia inviando la richiesta "STOP" al numero 48405 sulle reti cellulari italiane si riceve effettivamente un messaggio che annuncia la disattivazione di un servizio.

Questo messaggio sembra confermare l'autenticità dell'appello, ma in realtà lo stesso messaggio che parla di disattivazione arriva anche a chi manda la richiesta ma non si è mai iscritto al servizio.

Il servizio, insomma, non distingue fra iscritti e non iscritti: se gli mandate la richiesta di disattivazione, non dice "Guarda che non eri iscritto neanche prima". E così gli utenti ci cascano, e pagano per essersi fidati del consiglio della catena di sant'Antonio, inoltrata come al solito senza verificarla.

E' infatti sufficiente immettere in Google "stop tim 48405" per avere le prime informazioni di smentita di quest'appello.

Si trova, per esempio, questa pagina di Dada.net, che spiega che il numero 48405 è associato a Love.dada.net, "un servizio in abbonamento, il cui costo è di 4,2 Euro la settimana" e serve "per fare nuove conoscenze e entrare in contatto con tantissime persone". Sarà. Sta di fatto che la pagina di Dada.net dice che per abbonarsi al servizio bisogna mandare una richiesta d'iscrizione via Web o SMS. Niente attivazione ad insaputa: anche se qualcuno dovesse mandare la richiesta via Web a vostro nome, dovreste inviare un SMS di conferma dal vostro cellulare.

Anche la disattivazione di Love.dada.net può avvenire via Web oppure tramite SMS ("inviando LOVE OFF al 48405", dice la pagina informativa); se si invia un SMS con scritto "STOP DADANET" al 48405 oppure al 48282, si disattivano "il servizio Dada.net in abbonamento a pagamento e tutte le offerte eventualmente attivate (love.Dada.net, mobi.Dada.net)".

Al momento non è chiaro quanto costi l'invio della disdetta inutile: la pagina informativa presenta una giungla di prezzi per SMS inviati e ricevuti che varia a seconda dell'operatore telefonico e del tipo di messaggio. Un labirinto che sembra fatto apposta per stordire l'utente. Secondo alcune segnalazioni, si paga sia l'SMS di disattivazione, sia l'SMS ricevuto che "conferma" la "disattivazione".

Quello che è certo è che l'appello è un falso allarme che ingrassa gli operatori cellulari, che incassano non solo ogni volta che qualcuno invia la disdetta inutilmente, ma anche ogni volta che qualcuno inoltra la catena di sant'Antonio.

Queste sono le prime informazioni, sufficienti a dire che non è opportuno far circolare l'appello: ho comunque contattato il servizio clienti di Dada.net per avere dettagli.

Aggiornamento (2008/01/17)


Ieri mi ha contattato l'ufficio relazioni esterne di Dada.net, mandandomi chiarimenti e il testo del messaggio (effettivamente ingannevole) ricevuto dagli utenti non iscritti. Il testo è stato cambiato e reso più chiaro. Maggiori dettagli in questa mia nota.

Ragazzino telecomanda i tram, un altro (forse) cambia i cartelli stradali elettronici. Ma chi sono i veri incoscienti?

Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "gmdb742" e "axlman".

Arriva dal Telegraph la notizia che un quattordicenne è riuscito a prendere il controllo del sistema di tram della città di Lodz e usarla come un gigantesco trenino giocattolo, facendo però deragliare quattro veicoli.

Le apparecchiature usate non hanno nulla di fantascientifico: un telecomando per televisori adeguatamente modificato dal giovane smanettone per approfittare del fatto che il sistema di gestione degli scambi era totalmente privo di protezioni di sicurezza sui suoi comandi a distanza. Il ragazzino, descritto dagli insegnanti come uno studente modello e un genio dell'elettronica, si è intrufolato in un deposito dei tram per acquisire informazioni e componenti.

Nel frattempo, su Youtube spopola fra gli smanettoni un video nel quale un ragazzo che parla olandese fa vedere come è in grado di modificare le indicazioni dei cartelli stradali elettronici usando semplicemente un laptop e del software scritto su misura. Prima porta il limite di velocità da 50 a 5 km/h; poi altera il messaggio di testo sul cartello, e infine fa addirittura comparire sul cartello stradale la propria foto.

Stando a una traduzione spiccia e sporca, nel video dei cartelli stradali dice che ha un "canale aperto" con la rete di controllo del traffico olandese ANWB, ma non fornisce altri indizi.

C'è chi grida al falso digitale, ma la prospettiva e lo spostamento dei messaggi quando cambia l'angolazione dell'inquadratura sono perfetti: se è un falso, è davvero ben fatto. Il ragazzo è, a quanto mi risulta, l'olandese Max Cornelisse, non nuovo a burle di questo genere: c'è un video in cui sembra che prenda il controllo del "gobbo" dei conduttori del telegiornale, un altro in cui manipola il sistema degli annunci in una stazione ferroviaria, e uno in cui comanda un ponte levatoio stradale bloccando il traffico. Ce n'è anche uno che insegna un ottimo sistema per farsi notare dalle ragazze.

Hacking, fotomontaggio geniale o altro? Mettete alla prova il vostro talento di ricercatori di Internet: la soluzione è la fuori, per chi la sa snidare, e molti indizi sono sotto gli occhi di tutti.

Una cosa è certa: episodi come questi dimostrano quanto sia gestita spesso con leggerezza la sicurezza da parte di chi ha la responsabilità dei sistemi vitali del paese. Far deragliare un tram è un gesto pericoloso ma tutto sommato modesto, certo, ma non ci vuole molta fantasia a pensare, per esempio, agli scambi lungo il percorso di un TGV lanciato.

C'è chi obietta che gli smanettoni come il quattordicenne polacco e l'olandese Max non dovrebbero neanche provare a fare queste cose. Ma bisogna chiedersi se è meglio scoprire queste vulnerabilità grazie a un giovane appassionato d'informatica che smaschera su Youtube l'incompetenza di progettisti strapagati o per mano di un terrorista o di un criminale.

Soprattutto bisogna chiedersi se in episodi come questi non c'è la corresponsabilità di chi ha progettato un sistema pateticamente insicuro. Infatti l'FAA (Federal Aviation Administration), l'ente statunitense responsabile per la sicurezza dell'aviazione civile, non è andato per il sottile in questo campo: come spiega Wired, l'FAA ha pubblicato un rapporto nel quale denuncia che nel Boeing 787 Dreamliner, un nuovo aereo di linea che entrerà prossimamente in servizio, i sistemi computerizzati di sicurezza di volo, di navigazione e di comando sono interconnessi con la rete informatica destinata all'intrattenimento dei passeggeri.

Non ci vuole un genio dell'informatica per capire che questo è un rischio inaccettabile e che fra i sistemi dei passeggeri e quelli che tengono in aria il velivolo debba esserci una separazione fisica. L'interconnessione, con o senza firewall e altri filtri, doveva neanche passare per l'anticamera del cervello del progettista, perché una barriera software può avere buchi imprevisti; una barriera fisica no.

Il rischio evidente, infatti, è che qualche smanettone trovi la maniera di giocare a un Flight Simulator del tutto particolare. Non è così fantascientifico: so di almeno un caso in cui qualcuno è riuscito a raggiungere il prompt dei comandi dal terminale della propria poltrona durante un volo di linea.

Allora, chi sono i veri incoscienti?

Anticopia: anche Sony BMG abbandona

E poi non ne rimase nessuno: anche Sony BMG rinuncia ai lucchetti digitali


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "naxtia" e "maxime24". L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Findlaw.com segnala che la Sony BMG venderà via Internet canzoni prive di DRM, ossia di lucchetti anticopia, a partire da oggi (15 gennaio). Si tratta dell'ultima delle grandi case discografiche a rinunciare al DRM e abbracciare formati che consentono all'acquirente di suonare su qualsiasi lettore la musica che compera. Per ora si tratta di un numero limitato di brani, ma è il principio che conta.

Giusto per dare un'idea dell'importanza di questa svolta, va ricordato che poco più di due anni fa (novembre 2005) la Sony BMG non esitava a infettare i computer degli acquirenti legittimi dei suoi dischi, iniettandovi un rootkit (come raccontai all'epoca), pur di imporre i propri sistemi anticopia.

Il servizio di Sony BMG non è però ancora del tutto libero da lacci e lacciuoli che assillano l'utente che vuole mettersi in regola: Platinum MusicPass, questo il suo nome, partirà soltanto negli Stati Uniti e in Canada. In più sarà prima necessario comperare (in un negozio fisico) una tessera di abilitazione. Andare in un negozio per poter comperare musica via Internet? Geniale. Quelli di Sony hanno capito tutto.

La Warner ha già deciso di vendere la propria musica senza lucchetti tramite Amazon, e Universal ed EMI offrono già brani senza lucchetti. Le etichette minori lo fanno da un pezzo. Per cui ormai non c'è più nessuno d'importante che crede al DRM per la musica.

Predicatori e mastini


In uno di quei paradossi che ogni tanto sconquassano il mondo dell'informatica, si può dire che le case discografiche hanno finalmente capito che il DRM è una politica commerciale suicida, ma non perché hanno dato ascolto ai tanti esperti che glielo dicevano. L'hanno capito perché i loro lucchetti sono stati surclassati da un lucchetto ancora più soffocante: l'iPod, appunto.

L'iPod suona soltanto due tipi di formati: quello lucchettato di Apple e quello senza lucchetti (MP3, AIFF, WAV e altri). Se la musica digitale ha un lucchetto diverso da quello di Apple, non funziona sull'iPod. E l'iPod è il peso massimo nel mercato dei lettori: dal debutto nel 2001 a oggi, ne sono stati venduti oltre 110 milioni di esemplari. Se la musica non suona sull'iPod, chi la vende è spacciato.

Le case discografiche, soprattutto quelle con legami con i produttori di lettori (Sony in testa), hanno pensato inizialmente di poter emulare il successo di Apple e il suo modello commerciale, che "fidelizza" a forza il cliente: una volta che comincia a comperare musica lucchettata da Apple, non avrà altro lettore al di fuori di iPod. Così hanno introdotto sistemi anticopia alternativi a quelli di Apple e supportati soltanto dai loro lettori digitali.

Ma è andata clamorosamente buca, e ora alle case discografiche non restano che due scelte: adottare il lucchetto di Apple, e quindi sottostare ai prezzi imposti dal suo boss Steve Jobs e incentivare ulteriormente le vendite di iPod a discapito di quelle dei lettori di altre marche, oppure (orrore!) togliere del tutto i lucchetti per consentire alla loro musica di essere suonata su lettori di qualsiasi marca, aggirando quindi il quasi-monopolio di Apple.

Con l'attuale capitolazione di Sony BMG, a questo punto tutte le case discografiche hanno scelto la seconda opzione, e il consumatore è finalmente libero di comperare musica che non lo tormenta con protezioni inutili e che può suonare dove gli pare.

Si potrebbe dire, quindi, che in un certo senso la strategia di Steve Jobs ha avuto successo dove le esortazioni e le prediche degli informatici sono rimaste inascoltate: Jobs ha creato un mercato digitale rassicurante per i discografici, timorosi di vendere musica su Internet, offrendo loro la promessa di un sistema anticopia infallibile per sconfiggere la pirateria, ma li ha attirati in realtà in una trappola commerciale, usando la loro musica (e le loro paure) per vendere badilate di iPod. I discografici hanno capito troppo tardi che la mela così desiderabile era avvelenata e non hanno avuto altra scelta che abbandonare il DRM.

Sia ben chiaro: non penso nemmeno per un secondo che Steve Jobs abbia pianificato tutto quest'evoluzione dall'inizio, e di certo non l'ha fatto per il bene dell'umanità o perché trova immorale mettere i lucchetti alla cultura (il DRM sull'iPod lo propose lui). Ma sta di fatto che è anche grazie a lui che finalmente i discografici hanno visto la luce. O per dirla meno agiograficamente, per tenere in riga i mastini valgono poco i discorsi: ci vuole un mastino più grosso.