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2009/09/30

Novità lunari e undicisettembrine

Nuova immagine dell'Apollo 11, nuove indagini anticomplottismo


La sonda automatica LRO ha fotografato in maggiore dettaglio il sito di allunaggio dell'Apollo 11, e si vede persino la traccia delle impronte di Neil Armstrong dirette verso l'unico cratere significativo che ebbe tempo di visitare:

Il sito dell'Apollo 11 fotografato da LRO (agosto 2009)
Credit: NASA/GSFC/Arizona State University


Ci sono ancora domande, cari zucconi lunacomplottisti?

Maggiori dettagli su questa foto sono qui su Complotti Lunari, insieme ad articoli che sbugiardano la teoria dei fondali riciclati, quella delle ombre di lunghezza differente, quella della difficoltà di mirare senza mirino per le foto, quella sugli astronauti illuminati quando stanno in ombra, in preparazione per la mia relazione al convegno per i 20 anni del CICAP, starring Piero Angela, Silvan, Raul Cremona e Umberto Guidoni, che parte il 9 ottobre ad Abano Terme. Il programma completo è qui.

Per chi non può venire, il convegno sarà visibile anche in streaming: ahimè a pagamento, e anche salato, perché il servizio costa e la CIA, le multinazionali del farmaco e il Nuovo Ordine Mondiale non ci finanziano, mentre i Rettiliani sono indietro con i pagamenti. Le info sono qui e la demo è qui.

Intanto prosegue il lavoro sull'11/9, perché la quantità di documenti nuovi è enorme e permette di esplorare dettagli che prima erano quasi sconosciuti. Abbiamo chiuso i commenti per evitare il fiume di insulti e di polemiche sterili (con il complottismo in declino secondo gli ultimi sondaggi, restano in giro solo gli ottusangoli) e dedicarci di più ai contenuti: i commenti e le osservazioni sono comunque inviabili via mail. John, uno degli autori del gruppo Undicisettembre, ha iniziato questa nuova fase di lavoro esplorando una delle cosiddette "zone grigie" di quel giorno: il mistero del viaggio a Portland di due terroristi che rischiò di far perdere loro il tragico appuntamento di quella limpida mattina di settembre. I nuovi dati e le ipotesi che ne scaturiscono sono in questo articolo.

2009/09/27

Le cose che colsi: aerei, alieni, missili e premi

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2009/10/15.

R0022260Sono in giro per l'Italia: dopo un salto a Rimini per un bell'incontro con gli studenti dell'ITCS "R. Valturio" e i blogger locali e una visita al notevole museo dell'aviazione (foto qui accanto, altre nella galleria su Flickr), sono a Medicina per un lancio di razzi insieme agli amici della ACME (notevole questo Shuttle), con lo sfondo di un bellissimo radiotelescopio.

Oggi pomeriggio, invece, sarò a Bologna per tradurre per John Billingsley (il dottor Phlox di Star Trek Enterprise). Per saperne di più, andate a Stic.it. Foto e dettagli di tutto questo nelle prossime ore.

Intanto segnalo due infausti eventi: sì, Roberto Giacobbo è stato davvero nominato fra i vicedirettori di Raidue e io sono di nuovo candidato ai Macchianera Blog Awards. Se volete rimediare almeno al secondo segno dell'Apocalisse, andate qui entro il primo ottobre. Suggerisco Spinoza.it come antidoto: fa ridere e ho conosciuto il suo autore ieri.


Aggiornamento


Ecco qualche foto del folle, scatenato, esilarante, irrefrenabile John Billingsley insieme alla moglie Bonita Friedericy ieri a Bologna, scattate da Rodri Van Click. Le altre sono su Flickr qui.
RIMG0017
I cioccolatini che John e Bonita offrivano in cambio di domande. Lanciandoli.

RIMG0043
Cialde praghesi offerte da John e consorte.

RIMG0180
Ho riso così tanto che non mi ricordo esattamente perché John ha dovuto fare una dimostrazione delle proprie gambe. Ma so che era molto importante.

RIMG0200
Impossibile tradurre seriamente per un elemento del genere.


Aggiornamento 2009/10/01


Il fotografo Fausto Branchi mi ha inviato qualche altra bella foto dell'incontro con John Billingsley e Bonita Friedericy (che è stata anche lei interprete di Star Trek, come Borg nella puntata Regeneration della seconda stagione di Star Trek Enterprise).
Foto di Fausto Branchi, www.faustobranchi.it, per gentile concessione dell'autore
Foto di Fausto Branchi, www.faustobranchi.it, per gentile concessione dell'autore.

Foto di Fausto Branchi, www.faustobranchi.it, per gentile concessione dell'autore
Foto di Fausto Branchi, www.faustobranchi.it, per gentile concessione dell'autore.

Foto di Fausto Branchi, www.faustobranchi.it, per gentile concessione dell'autore
Foto di Fausto Branchi, www.faustobranchi.it, per gentile concessione dell'autore.

Foto di Fausto Branchi, www.faustobranchi.it, per gentile concessione dell'autore
Foto di Fausto Branchi, www.faustobranchi.it, per gentile concessione dell'autore.


Aggiornamento 2009/10/15


E per finire, un video:

2009/09/25

Yahoo Mail fallato, ecco come i vandali trovano le password

Come si ruba una password? Lo insegna suo malgrado Yahoo Mail


Tentare di indovinare la password di un sito o di un utente di un sito per forza bruta, a furia di tentativi, sembra impossibile, anche perché i siti che usano password pongono un limite molto ristretto al numero di tentativi e per ogni tentativo propongono un captcha: una di quelle parole deformate che solo un essere umano riesce a decifrare e che servono per verificare che davanti al computer ci sia davvero una persona e non un programma automatico.

Ma c'è una falla in Yahoo che è aperta da due anni e scavalca tutti questi sistemi di sicurezza, secondo The Register e il consulente di sicurezza Ryan Barnett della Breach Security. Gli aspiranti intrusi possono fare tutti i tentativi che vogliono, senza essere bloccati e senza trovarsi captcha. Come se non bastasse, se si immette un nome utente esistente ma una password sbagliata, la falla risponde informando che il nome utente è valido, ma la password no: in questo modo si può sapere se un determinato nome utente esiste o meno, e poi si tratta soltanto di provare per forza bruta, usando le password più frequentemente utilizzate. Se il tentativo fallisce, si passa a un altro utente, e così via, fino a sfondare le difese.

Secondo The Register, anche altri siti sono a rischio per via di queste applicazioni non sicure, pensate per consentire ai clienti dei partner commerciali di Yahoo di controllare la propria posta senza abbandonare il sito del partner in questione. Il problema è che l'applicazione risponde alle richieste di verifica senza controllare se provengono da un server autorizzato o no. Chiunque può sfruttare quest'applicazione se sa come trovarla (e anche questo non è difficile).

Se l'intrusione ha successo, l'utenza diventa un trasmettitore di spam e spesso viene usata come testa di ponte per raggiungere password ancora più personali, come quelle della gestione dei conti bancari.

La tecnica di difesa migliore è usare password robuste, che non siano parole di senso compiuto o nomi o numeri riferibili in qualche modo alla propria identità: conviene creare le password per esempio usando le iniziali di una filastrocca o di una poesia. Per esempio, "quarantaquattro gatti in fila per sei col resto di due" produce la password "44gifx6crd2", che è piuttosto robusta ma al tempo stesso facile da ricordare.

Donna truffata per 4000 dollari su Facebook

Il furto d'identità su Facebook può costare caro


Un notevole esempio di come si possono perpetrare truffe tramite i social network e si possono monetizzare fraudolentemente le password rubate degli utenti è costituito dai messaggi di richiesta di denaro d'emergenza che vi arrivano via Internet dagli amici – e qui parlo di amici nel senso vero del termine, non in quello di "non so chi sei ma fai numero e voglio arrivare a quota 5000 amici su Facebook".

La società di sicurezza Sophos segnala il caso della signora statunitense Jayne Scherrman, che ha ricevuto via Facebook da Grace Parry, sua amica nella vita reale, un messaggio di panico: "io e Mike [il marito dell'amica] siamo all'estero, ci hanno derubato, abbiamo perso tutto, anche il telefonino e le carte di credito e i biglietti aerei, riesci a mandarci 600 dollari per poter tornare a casa?"

La signora Scherrman, sinceratasi che il messaggio le arrivava davvero dal profilo Facebook della sua amica, è andata da Western Union a spedire il denaro. In realtà il profilo Facebook dell'amica era stato violato da un criminale che lo usava per truffare.

La truffa, in questo caso, ha avuto un seguito che dimostra la straordinaria faccia tosta di questi imbroglioni: la signora Scherrman, dopo aver inviato una prima tranche di denaro, è stata contattata telefonicamente da un uomo che ha dichiarato di essere un funzionario dell'ufficio immigrazione del paese in cui si trovavano (almeno così pareva) l'amica della signora e il marito. Il sedicente funzionario ha avvisato perentoriamente che serviva un altro invio di denaro per poterli rilasciare dalla detenzione temporanea.

Alla fine la signora Scherrman ha spedito 4000 dollari, e non c'è modo di sapere né chi li abbia ricevuti, né in quale paese del mondo si trova il truffatore.

Quando si sentono queste storie, la reazione istintiva è "Ah, ma io non sono mica così ingenuo da cascarci". La realtà è ben diversa, e conosco vari casi reali, alcuni avvenuti qui in Canton Ticino, che lo dimostrano. Mai sottovalutare l'effetto persuasivo che può avere un messaggio angosciato di aiuto che ci arriva da una persona cara. L'unica difesa, a parte il sangue freddo, è verificare il messaggio contattando a voce la persona che sembra averlo inviato oppure chiedendo (sempre a voce) agli amici comuni se sanno qualcosa della faccenda. Falsificare la propria identità su Internet è facile; falsificare la voce di una persona che conosciamo bene no.

Va ricordato che questo genere di raggiro può essere applicato a qualsiasi servizio e a qualunque sito di amicizie via Internet e non solo a Facebook. Altrimenti sembra che ce l'ho soltanto con il Libro delle Facce.

Pirati offrono di entrare in un profilo di Facebook su commissione

Cento dollari per una password di Facebook altrui


"Hack Facebook online": un sito (http://www.hacking-facebook.com, schermata qui accanto) che sembra essere gestito da esperti informatici dell'Ucraìna e promette, in cambio di cento dollari pagabili tramite Western Union, di entrare in qualunque profilo di Facebook, leggerne il contenuto e prenderne eventualmente il controllo.

Un servizio che fa gola a tanti ficcanaso e vandali della Rete, ma che secondo la società di sicurezza Panda Security è in realtà una truffa ben congegnata.

Il sito infatti offre una dimostrazione gratuita che gli conferisce apparente credibilità: dando l'identificativo numerico di un utente di Facebook, il sito restituisce il suo nome. Ma in realtà questo è un dato che non richiede alcuna intrusione per essere acquisito. Poi il sito sembra effettuare una complicata analisi per alcuni minuti e dice di aver ottenuto la password dell'utente-bersaglio.

Ma se la vogliamo conoscere, dobbiamo pagare. E farlo tramite Western Union, che è una forma di pagamento difficilmente tracciabile e senza alcuna possibilità di restituzione: una volta mandati, i soldi sono mandati.

Nessuno contesterà se il sito non offre quanto promesso, perché rivolgersi alla polizia dicendo "Ho chiesto loro di rubare la password alla mia fidanzata e loro invece si sono tenuti i soldi" non è un buon modo di cominciare la giornata.

L'indizio rivelatore, secondo la società di sicurezza che ha indagato sul caso, è che il sito Hacking Facebook dice di essere in attività da oltre quattro anni, ma il nome di dominio è stato registrato da qualcuno che sta a Mosca solo pochi giorni fa. Al momento in cui scrivo, il sito è quasi inaccessibile e non è da escludere che traslocherà presto altrove per fare nuove vittime.

I vostri amici su Facebook dicono chi siete

Social network: anche se non divulgate nulla, ci pensano le vostre amicizie


Le nostre amicizie nei social network come Facebook rivelano molto di più di quello che immaginiamo: addirittura il fatto stesso di pubblicare la nostra lista di amici permette di sapere cose che magari non avevamo intenzione di divulgare.

Boston.com racconta che due studenti dell'MIT hanno infatti scritto un programma che utilizza le informazioni pubblicate dai nostri "amici" di Facebook (che in realtà sono spesso semplici conoscenti, quando va bene) per tracciare il nostro profilo.

Carter Jernigan e Behram Mistree, così si chiamano i due studenti di un corso di etica e legge (neanche informatica), insieme al loro docente, hanno svolto un'analisi statistica sul sesso di appartenenza e le preferenze sessuali degli amici di persone-bersaglio e sono riusciti a determinare con buona precisione le preferenze sessuali dei loro bersagli, tanto da battezzare Gaydar il loro progetto. Gaydar è il termine che si usa in inglese per la presunta capacità degli uomini di accorgersi dell'omosessualità di un altro uomo meglio di quanto facciano le donne.

Lo stesso sistema, adottato anche da altri ricercatori, vale per l'etnia, per le affiliazioni religiose e politiche, per il luogo di residenza e persino per l'obesità, e queste tecniche si possono applicare anche a siti differenti da Facebook, come per esempio Flickr, che è un sito dove si condividono fotografie pubblicamente o in gruppi chiusi di iscritti.

Il principio di fondo è abbastanza semplice: nella vita reale si cerca la compagnia dei propri simili e lo stesso vale su Internet. La differenza è che mentre raccogliere questi dati sui nostri amici è impraticabile nella vita reale, farlo su Internet è facilissimo (no, il programma dei due studenti non è stato divulgato).

Secondo Kevin Bankston, della Electronic Frontier Foundation, un'organizzazione che si batte da tempo per la tutela dei diritti dei cittadini della Rete, "anche se non riveliamo intenzionalmente delle informazioni personali, il semplice fatto di pubblicare la propria lista di amici può rivelare informazioni sensibili su di noi oppure può spingere la gente a fare deduzioni sbagliate sul vostro conto."

E' soprattutto la questione delle deduzioni errate che mi preoccupa. Vado subito a iscrivermi al gruppo Facebook di uncinetto e a quello di caccia al rinoceronte, giusto per confondere un po' le acque.

Cinquant’anni di COBOL

Il COBOL, quella "soluzione di breve durata" che resiste dopo 50 anni


L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

L'informatica è famosa per il ritmo frenetico con il quale si avvicendano i prodotti e arrivano le novità. C'è però una parte dell'informatica che va avanti praticamente invariata da cinquant'anni.

Si chiama COBOL: un linguaggio di programmazione, il cui nome fu coniato nel settembre del 1959, partendo dalle iniziali di Common Business-Oriented Language, da parte di un comitato delle grandi aziende informatiche dell'epoca (Burroughs Corp., IBM, Minneapolis-Honeywell, RCA, Sperry Rand, Sylvania Electric Products) e da alcune agenzie governative statunitensi.

Doveva essere una soluzione di breve durata per offrire un modo più semplice e intuitivo di scrivere programmi per computer, ma secondo le statistiche della società londinese Datamonitor, citate da The Register, nel mondo oggi sono ancora in funzione circa 200 miliardi di righe di istruzioni in COBOL, a cui se ne aggiungono 5 miliardi ogni anno, perché questo linguaggio viene usato ancor oggi da molti dei servizi che usiamo quotidianamente, senza che ce ne accorgiamo.

Ci sono stati molti altri linguaggi di programmazione che sono nati e morti o quasi scomparsi, come il MANTIS, il FORTRAN o Smalltalk, ma il COBOL resiste: secondo l'analisi della società MicroFocus, chi abita per esempio negli Stati Uniti dipende da sistemi basati su COBOL almeno 13 volte al giorno: per esempio per la gestione delle telefonate, per l'uso delle carte di credito, per le transazioni bancarie.

In altre parole, non tutto in informatica si butta via perché è passata la moda del momento. Sarà un caso che il COBOL fu creato in gran parte da una donna? La madre del COBOL fu infatti Grace Hopper (nella foto): un bel peperino, visto che era una matematica laureata a Yale, una ricercatrice informatica e anche ufficiale della Marina degli Stati Uniti, promossa poi al grado di contrammiraglio.

Fra gli altri suoi meriti storici, quello che per molti è il primo "bug" letterale della storia dell'informatica: il termine inglese bug era già in uso in altri campi almeno sin dai tempi di Edison per indicare un difetto di un circuito o di una macchina, ma i colleghi della Hopper trovarono un insetto vero e proprio (bug, in inglese, appunto) incastrato in un relé di uno dei computer dell'epoca (anno 1947) e lei lo appiccicò al registro di lavoro, annotando che si trattava del primo caso di vero e proprio bug trovato in un computer. Nella sua lunghissima carriera, Grace Hopper raccontò spesso l'episodio, rendendo popolare il termine bug anche fra gli informatici.

2009/09/24

Acqua sulla Luna? Acqua sulla Luna!

La Luna non è arida come si pensava


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Secondo Space.com, il numero della rivista Science di domani conterrà i sorprendenti risultati dei rilievi di tre veicoli spaziali: "prove inequivocabili" che sulla Luna c'è acqua, e probabilmente se ne forma di nuova in continuazione.

Quando le missioni umane Apollo riportarono sulla Terra dei campioni di roccia lunare, le analisi rilevarono esigue tracce d'acqua, ma si pensò che fosse di origine terrestre, perché i contenitori usati per trasportare le rocce avevano subìto delle perdite. Per questo si diffuse l'idea che la Luna fosse totalmente arida, tranne forse per qualche accumulo in alcuni crateri presso il polo sud lunare, nei quali la luce solare non arriva mai.

I dati acquisiti di recente dalla sonda indiana Chandrayaan-1 (nel disegno qui accanto) e negli anni scorsi dai passaggi delle sonde statunitensi Cassini e Deep Impact mettono però in dubbio quest'idea. Tutte e tre hanno infatti rilevato più volte il segnale spettrale dell'acqua o del gruppo ossidrile. E lo hanno rilevato in superficie, dato che i rilevamenti degli strumenti non penetrano nel terreno che per qualche millimetro. Il segnale è inoltre più intenso verso le regioni polari, e secondo Deep Impact la presenza d'acqua varia a seconda dell'ora del giorno lunare. C'è più acqua al mattino che a mezzogiorno.

Ma quanta? Chi sta immaginando poetiche distese di rugiada lunare resterà deluso: si stima che ci sia un litro d'acqua per tonnellata di suolo lunare, ossia meno che in qualunque deserto terrestre.

Visto che la quantità è comunque variabile, ci dev'essere un processo che la sposta o la genera. Secondo le ricerche, ci sono due possibilità: l'acqua arriva dall'esterno, attraverso gli impatti delle comete grandi e piccole, oppure è generata internamente. Le rocce e la regolite della superficie lunare sono costituite per circa la metà da ossigeno legato con altri elementi. Il vento solare è composto da protoni, ossia da atomi d'idrogeno con carica positiva. L'ipotesi è che se gli atomi d'idrogeno colpiscono la superficie con energia sufficiente (arrivano a centomila chilometri al secondo), possono spezzare i legami dell'ossigeno nel suolo e legarsi a quest'ossigeno per formare acqua.

Come bonus, secondo i ricercatori che hanno firmato gli articoli in uscita su Science l'andamento ciclico della presenza di tracce d'acqua potrebbe portare ad accumuli d'acqua nelle zone gelide della Luna dove il Sole non batte mai. Quelle sarebbero le posizioni ideali per una base permanente, la cui costruzione e gestione sarebbe agevolata notevolmente dalla presenza d'acqua. L'importante è avere il fegato di rischiare, di spendere, e di andarci. Bill Gates è seduto su una montagna di soldi e potrebbe permettersi un proprio programma spaziale personale. Cosa sta aspettando?

Le cose che non colsi - 20090924

Astronauti lunari visti da astrofili, Saturno a 7000 pixel e altre chicche in breve


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Se volete sapere chi è il tizio qui accanto, andate subito in fondo a questo articolo e preparatevi a una sorpresa.

Siete ancora qui? Bene, allora sapevate che gli astrofili avevano fotografato e osservato i veicoli delle missioni Apollo in viaggio da e verso la Luna, e che le osservazioni astronomiche professionali contribuirono a salvare la pelle agli astronauti della sfortunata missione Apollo 13? I dettagli sono in questo articolo su Complotti Lunari.

La sonda Cassini ci regala una magnifica immagine di Saturno con una risoluzione straordinaria: 7227 x 3847 pixel. Da non perdere, e soprattutto da guardare per godere dei dettagli, come i satelliti o i vortici nell'atmosfera saturniana l'ombra finissima proiettata sul pianeta dagli anelli, che in questo periodo sono di taglio rispetto al Sole. E su Bad Astronomy viene segnalata la spettacolare foto della scia lasciata da un oggetto, presumibilmente una delle tante rocce vaganti nello spazio, che ha attraversato gli anelli, producendo quello che somiglia molto a un graffio su un immenso disco di vinile. La scienza è bella, basta saperla valorizzare.

Sempre a proposito di foto astronomiche, date un'occhiata a questa foto magnifica della Stazione Spaziale Internazionale che transita davanti alla Luna (non è vicina alla Luna, è solo un effetto ottico; in realtà orbita a circa 400 km d'altezza intorno alla Terra). La foto è stata scattata una ventina di giorni fa da un astrofilo italiano, Marco Bastoni, di Astrofoto.it. E c'è anche il video.

Dallo spazio, o meglio dall'atmosfera rarefatta dei 30 chilometri di quota, arrivano anche le notevoli immagini realizzate da un gruppo di studenti dell'MIT spendendo soltanto 150 dollari in tutto, senza fabbricare nulla ma usando soltanto componenti comunemente reperibili.

Avete presente Massimo Mazzucco, quello di Luogocomune che crede alle scie chimiche, alla messinscena lunare, al complottismo undicisettembrino e alla Terra cava? Vi ricordate che aveva provato a propinare l'oscenità della cura per il cancro a base di bicarbonato? Il buon MedBunker, alias WeWee, ha scoperto qualcosa di interessante sui tornaconti economici di Mazzucco in quest'ultima teoria bislacca. Caso mai qualcuno pensasse ancora che i guru delle teorie alternative sono mossi soltanto dal buon cuore e dal desiderio di illuminare le nostre inutili vite di pecore del potere.

A proposito di catastrofismo e complottismi vari da sfruttare per tornaconti personali, c'è chi ha pensato bene di utilizzare la paura della fine del mondo per fini sessuali. Secondo News.com.au, una minorenne di una scuola di Brisbane avrebbe deciso di sbarazzarsi della propria verginità con un suo coetaneo dopo aver sentito nei media che l'accensione dell'LHC avrebbe causato la distruzione della Terra. Prima che parta il coro di "geniale, ma perché non ci ho pensato anch'io?", tenete presente che l'idea è andata male, perché un altro studente ha ripreso la scena con il proprio telefonino e l'ha fatta circolare tra i compagni di scuola, finché ovviamente qualcuno ha vuotato il sacco.

La storia che sta circolando a proposito degli sgabelli al posto delle poltrone sugli aerei è semplicemente l'ennesima trovata per far parlare di sé, e i giornali italiani arrivano tardi, visto che la notizia circolava già ai primi di settembre su siti come Flightglobal, che spiegano che è una stupidaggine, visto che le norme di sicurezza impongono che le poltrone siano in grado di reggere ben 16 g di accelerazione longitudinale e devono proteggere i passeggeri, mentre gli sgabelli non farebbero nulla di tutto ciò. Ma la Design Q, autrice della proposta, è riuscita a farsi pubblicità, e tutti hanno abboccato.

A proposito di pubblicità: a nessuno suona tanto pubblicitaria e poco concreta la storia del laser anti-paparazzi sullo yacht di Abramovich? Siti specialistici come Amateur Photographer hanno fatto l'unica cosa sensata, cioè consultare un avvocato, e il risultato è che ovviamente danneggiare una fotocamera altrui è comunque reato e una tecnologia del genere potrebbe anche causare lesioni al fotografo. Sempre che esista veramente e che funzioni: comunque non ci vuole molto per sovraccaricare un ipotetico gingillo del genere appostandosi numerosi, e occorre che le vedette di bordo si accorgano di essere fotografate, cosa tutt'altro che banale. Ma si sa, un titolo come "Abramovich, raggi laser contro i curiosi" è irresistibile.

Ne ho parlato in una recente puntata del Disinformatico radiofonico (che, fra l'altro, torna ad avere solo il parlato, senza le canzoni, come avete chiesto): lo squallore dei vandali di Internet non conosce limiti, per cui la morte di Patrick Swayze è stata sfruttata per veicolare un attacco informatico. Ne parla Sophos, con una dimostrazione in video: chi cerca in Google notizie sulla morte dell'attore di Ghost e Dirty Dancing può finire su siti-esca concepiti apposta per risultare in cima alle risposte di Google, che fanno comparire un messaggio di allerta, come se il computer del visitatore fosse infettato. Se l'utente abbocca, parte addirittura una finta scansione antivirus, con tanto di Windows simulato, che "diagnostica" un'infezione in realtà inesistente, e poi viene offerto un "antivirus" a pagamento. Questa gentaglia sfrutta tutte le notizie più calde del momento, per cui è meglio stare sempre in guardia contro questo genere di trappole.

Per gli appassionati di macchine Enigma, ecco una carrellata di vari modelli presentati in una mostra tenuta nel luogo sacro ai decifratori: Bletchley Park. Non dico altro perché altrimenti mi sciolgo in brodo di giuggiole.

Per finire, una serie di foto a colori un po' particolare. Quella che avete visto in cima all'articolo è l'unica fotografia a colori conosciuta di Tolstoj. Sì, quel Tolstoj. La foto è datata 1908 circa. Fotografia a colori, un secolo fa? Com'è possibile? Semplice: la tecnologia del colore esisteva già, ma era complicatissima. Il fotografo reale dello zar Nicola II, Sergei Mikhailovich Prokudin-Gorskii, girò in lungo e in largo per la Russia dal 1907 al 1915 scattando immagini su lastre di vetro, come quella che vedete qui accanto: per ottenere il colore, riprendeva tre foto di ciascun soggetto usando filtri rossi, verdi e blu separati. Questo produceva lastre proiettabili a colori usando un triplo proiettore con filtri colorati corrispondenti. La Biblioteca del Congresso statunitense acquisì la collezione di Prokudin-Gorskii poco dopo la caduta dello zar, ma solo la tecnologia digitale di oggi riesce a ricreare e restaurare questi reperti unici. Newsweek presenta una rassegna di queste foto dai colori veri ma incredibili, e maggiori dettagli, con la spiegazione del procedimento, sono sul sito della Biblioteca del Congresso.

2009/09/22

Sono il bersaglio di una truffa originale

Se qualcuno vuol comprare un nome di dominio da te, sotto sotto c'è una truffa


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Ieri ho ricevuto questa mail in cui una sedicente ditta mi proponeva di acquistare uno dei nomi di dominio di cui sono titolare [correzione: ero titolare, fino a settembre 2008]:

From: "Domain Trade LLC"
Date: 22 September 2009 15:40:40 CEST
To: "paolo.attivissimo"
Subject: PAOLOATTIVISSIMO.INFO

Dear sir,
dear madam,

we have an interest to purchase your domain PAOLOATTIVISSIMO.INFO and offer between 50% and 65% of the appraised value.
We accept appraisals from companies such as

http://www.sedo.com/
http://top-name.net/
http://max-apprais.com/


If you already have an appraisal please forward it to us.

Please let us know whether you are interested. Upon review of your valuation and in case of an agreement we send payments via PayPal for amounts less than $2,000 and via Escrow.com for amounts above $2,000, as well as further instructions on how to complete the transfer of the domain name.

We appreciate your business,

Domain Trade LLC


A parte il fatto che difficilmente venderei a sconosciuti un nome di dominio che contiene il mio nome e cognome (anche se mi sono reso conto di aver lasciato scadere stupidamente nel 2008 quel nome di dominio), la cosa puzzava di truffa, anche per via dell'indirizzo del mittente: una ditta seria non manderebbe mail di lavoro da un indirizzo Gmail, e indicherebbe il proprio indirizzo postale e un numero telefonico per contattarla. Invece qui non è indicato neanche il paese in cui si troverebbe la fantomatica ditta. Truffa, quindi, ma come funziona?

Grazie alla dritta mandatami dall'amico Luigi, salta fuori che funziona così: il truffatore cita nella mail-esca alcuni siti di "domain appraisal" (valutazione del valore monetario di un nome di dominio) di cui dice di fidarsi. Alcuni sono veri e indipendenti (Sedo.com), altri sono gestiti da complici del truffatore.

Se il titolare del nome di dominio (nonché potenziale vittima) abbocca, si fa valutare il proprio nome di dominio da uno di questi siti di "domain appraisal": un'operazione che ha un costo. Se si rivolge al sito dei complici del truffatore, manda loro i soldi per la "valutazione", ma poi il truffatore non gli compra il dominio e intasca i soldi della vittima insieme ai propri complici. Presumibilmente, se la vittima si rivolge a un sito di valutazione che non appartiene ai complici, i truffatori restano a bocca asciutta (pazienza, ci sono tanti pesci nel mare) oppure indirizzano la vittima al sito di valutazione dei complici.

Dettagli su questa truffa sono disponibili presso DomainNameWire.com.

2009/09/21

2012, niente fine del mondo, garantisce Giacobbo

Roberto Giacobbo: non ci sarà la fine del mondo nel 2012


L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Colpo di scena. Nei primi minuti della puntata di stasera di Voyager, il conduttore Roberto Giacobbo ha garantito personalmente che non ci saranno catastrofi nel 2012 (video qui, sucessivamente rimosso): "questa catastrofe terribile che – vi voglio anticipare – secondo me non accadrà". Ma che sorpresa.

Quindi tutte le menate che ci ha fatto in questi mesi, tutte le paure che ha seminato nella testa dei tanti ingenui che si sono fidati di mamma Rai che gli regalava autorevolezza, sono state un'accozzaglia di scemenze. Però lo dice adesso, dopo che ha venduto centomila copie del suo libro.

Bravo. Ha fatto bene. Ha spennato senza pietà i polli che l'hanno seguito, e gli auguro di continuare a farlo. Perché a questo punto Voyager, Mistero, libri e DVD annessi e connessi si rivelano per quello che sono: una doverosa tassa sulla coglionaggine.

Chi ci ha creduto, e s'è pure arrabbiato gridando al complotto e insultando a destra e a mancina quando io e tanti altri abbiamo cercato di spiegare che erano tutte scemenze, è stato fregato. Ben gli sta. Che gli serva di lezione.

Luna, le prove migliori degli sbarchi: pronto il video

Video: le prove migliori che le teorie di lunacomplotto sono fandonie


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Ho montato e messo online la registrazione della mia relazione sui complotti lunari alla giornata di studio della Società Astronomica Ticinese di sabato scorso. Stavolta ho scelto un approccio un po' differente dagli altri incontri sul tema: tagliare la testa al toro, senza impantanarmi nelle singole tesi dei complottisti, passando direttamente alla presentazione delle prove migliori e dimostrando oltre ogni ragionevole dubbio che ci siamo andati. Perché se le prove dimostrano inequivocabilmente che ci siamo andati, giocoforza le tesi lunacomplottiste sono sbagliate.

In sala c'era un singolo lunacomplottista soft, che ha esemplificato senza alcuna ostilità, ma con un'apprezzabilissima disponibilità al dialogo, la ragione fondamentale della diffusione e del successo delle teorie di messinscena lunare: la scarsa conoscenza dei fatti e della quantità di materiale documentale disponibile. Una volta che il dubbioso viene messo di fronte a tutti i fatti, capisce senza alcuno sforzo chi sta contando balle.

Ho usato l'occasione per collaudare alcune delle idee e delle risorse tecniche che userò nel documentario Moonscape, come per esempio i radiomicrofoni, preziosi per le interviste che faranno da contorno al documentario stesso, oltre al software di montaggio e alla filiera di produzione e messa in Rete dei video. Mi scuso se il video è un po' buio e alcuni oggetti di scena non si vedono: la prossima volta organizzerò le luci su misura per le riprese video (dal vivo si vedeva tutto bene). Buona visione.



Per chi volesse i link ai singoli video: uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette e otto; playlist.

Le altre relazioni della giornata sono state interessantissime: sia per la giovanissima età e la lucida quanto emozionata spiegazione di una delle relatrici (non capita a tutti di usare un telescopio da 8 metri per analizzare la luce di una galassia per la maturità, e di saperlo raccontare), sia per la fantastica dimostrazione di quanto l'astronomia sia uno dei pochi campi della scienza ai quali gli appassionati possono davvero contribuire concretamente.

Per esempio, la scoperta di stelle variabili, la registrazione delle meteore terrestri e la ripresa di video degli impatti di meteore sulla Luna sono alla portata di qualunque astrofilo diligente e sono di diretta utilità per gli astronomi professionisti e per la NASA, che ha avviato un progetto per contare, grazie agli astrofili, quante meteore colpiscono la Luna (e quindi quanto pericolo c'è che colpiscano una base lunare o degli astronauti).

E il bello è che grazie all'informatica, oggi molto di questo lavoro è automatizzabile: serve solo qualcuno che si rimbocchi le maniche, senza dover passare notti insonni o abitare in luoghi isolati o spendere cifre inverosimili. L'universo è accessibile a tutti: basta aver voglia di guardare in su anziché fissarsi sul proprio ombelico.

2009/09/18

Antibufala Classic: allarme per i deodoranti cancerogeni!

Ripubblico qui un'indagine antibufala che risale al 2004 ma è tornata d'attualità perché l'appello di cui si occupa ha ripreso a circolare in questi giorni. L'originale era pubblicato qui su Attivissimo.net. L'articolo è stato aggiornato dopo la sua pubblicazione in questo blog.


Il testo dell'appello


Questo messaggio ha preso a circolare in Internet, con alcune varianti, ad aprile 2004. Le evidenziazioni sono mie; l'ortografia e la punteggiatura incerta no.

Si tratta della spiegazione di una delle origini del cancro al seno.

E' una specialista in biologia cellulare che l'ha scritto sig.ra Gabriela Casanova Larrosa Dell'Universita' dell'Uruguay: non è passato molto tempo da quando ho Assistito a un seminario sul cancro al seno. Durante periodo di "domande e risposte" Ho domandato perchè l'ascella è la parte più incline a sviluppare il cancro al seno.

La mia domanda non ha avuto risposta allora, ma ho appena ricevuto un pacco dove ho trovato la risposta alla mia domanda, che io voglio dividere con tutti e tutte.

La causa principale del cancro al seno è l'utilizzo di ANTITRASPIRANTI.

La maggior parte dei prodotti di marca sono una combinazione di antitraspiranti e deodoranti. I deodoranti sono inoffensivi.

Per cortesia guardate la composizione dei vostri prodotti a casa.

Se ce ne sono di quelli che contengono Chloridrato di alluminio (anche sotto il nome di deodorante) bisogna gettarli nell'immonizia e provare delle altre marche che non hanno dei composti a base di alluminio. Ce ne saranno sicuramente sul mercato.

La ragione è semplice. Il corpo umano ha solamente qualche zona soggetta a eliminare le tossine: dietro i ginocchi, dietro le orecchie, tra le pieghe delle gambe e le ascelle. Le tossine sono eliminate sotto forma di traspirazione.

Gli anti traspiranti impediscono questa traspirazione, quindi la funzione corporea di eliminazione delle tossine attraverso le ascelle.

Queste tossine non spariscono. Sono immagazzinate nei cellule linfatiche che si trovano sotto alle braccia.

La maggior parte dei tumori al seno hanno origine da questa regione superiore del seno.

Gli uomini sono meno soggetti a sviluppare questo tipo di malattia Perchè se utilizzano gli antitraspiranti questi restano sui peli delle ascelle, e Non si applicano direttamente sulla pelle.

Le donne che applicano questi prodotti subito dopo la rasatura, stanno accrescendo il rischio perchè le piccole ferite causate dalla rasatura fanno si che il prodotto chimico penetri più facilmente nel corpo.

Per cortesia informate tutte le donne e tutti gli uomini che voi conoscete.

Il cancro al seno occupa al giorno d'oggi proporzioni veramente Allarmanti.

Se con questa informazione possiamo evitarne alcuni, questo non Sarà mai tempo perso.

Grazie


MSc. Gabriela Casanova Larrosa, Prof. Assistent du Departement de Biologie Cellulaire de la Faculte de Sciences de la Republique Orientale d'Uruguay


Datazione


La prima citazione del nome “Gabriela Casanova Larrosa” in riferimento a quest'appello nei newsgroup risale, secondo Google Groups, al 25 aprile 2002, nel newsgroup es.charla.enfermedad.cancer.


Perché è una bufala


Non esiste alcuna conferma scientifica seria dell'affermazione che gli antitraspiranti causino il cancro al seno o che addirittura l'utilizzo di antitraspiranti sia “la causa principale del cancro al seno” come dice l'appello.

Una smentita molto autorevole a quest'accusa proviene dall'American Cancer Society (link aggiornato; link del 2003, archiviato su Archive.org; ulteriori smentite dell'ACS). Secondo l'ACS, “vi sono moltissimi studi epidemiologici estremamente rigorosi riguardanti i fattori di rischio del cancro al seno, pubblicati nelle riviste mediche. Non siamo al corrente di nessuno di questi studi che dimostri o anche soltanto suggerisca che l'uso di antitraspiranti sia un fattore di rischio per il tumore al seno, men che meno la sua ‘causa principale’”.

In originale: “There have been many extremely thorough epidemiological studies of breast cancer risk factors published in medical journals. We are not aware of any among these proving or even suggesting anti-perspirant use as a risk factor for breast cancer, much less the ‘leading cause’ of the disease”.


Conferme scientifiche cercansi


Per quel che mi risulta, esiste una sola pubblicazione scientifica che suggerisce un possibile legame fra deodoranti/antitraspiranti, depilazione delle ascelle e tumore al seno: è stata pubblicata a dicembre 2003 dallo European Journal of Cancer Prevention, Volume 12(6), pp. 479-485. Si intitola “An earlier age of breast cancer diagnosis related to more frequent use of antiperspirants/deodorants and underarm shaving” ed è consultabile sul sito dell'EJCP.

Si tratta di uno studio retrospettivo di Kris McGrath, un allergologo di Chicago. È importante notare il termine “retrospettivo”, perché fa molta differenza. Nei test normali, un gruppo di persone viene esposto alla sostanza da testare in condizioni rigorosamente controllate, di norma con un “gruppo di controllo”, ossia un altro gruppo analogo di persone che non viene esposto alla sostanza. In uno studio retrospettivo, invece, ci si basa sul ricordo delle persone, che può essere impreciso. Vi ricordate esattamente a che età avete iniziato a usare deodoranti? Avete sempre usato deodoranti contenenti alluminio cloridrato? Da che età vi depilate le ascelle?

Comunque sia, persino questa pubblicazione conclude piuttosto blandamente, affermando che “la depilazione delle ascelle, in combinazione con l'uso di antitraspiranti/deodoranti [notare l'inclusione dei deodoranti, che invece l'appello dichiara innocui] potrebbe avere un ruolo nel cancro al seno. Non è chiaro quale di questi fattori sia coinvolto. La letteratura esaminata suggerisce l'assorbimento di sali di alluminio, facilitato dal danneggiamento della barriera cutanea. Sono necessarie indagini con gruppi di controllo [in cui si confrontano persone esposte alla sostanza e persone non esposte] prima di consigliare abitudini igieniche alternative per l'ascella.

Lo studio di McGrath è discusso anche in un'intervista per la NBC. Per contro, nel 2003 è stato pubblicato nel Journal of the National Cancer Institute uno studio un po' più rigoroso, che mi risulta sia il primo mirato specificamente a confermare o smentire questo supposto legame fra antitraspiranti/deodoranti e cancro al seno. Si intitola Antiperspirant Use and the Risk of Breast Cancer, di Dana K. Mirick, Scott Davis e David B. Thomas, ed è liberamente consultabile sul sito del JNCI. Lo studio non ha trovato indicazioni di questo legame né con i deodoranti, né con gli antitraspiranti.

Per farla breve: prove scientifiche rigorose, per ora, non ce ne sono. Per ora c'è soltanto un'ipotesi assai controversa, supportata da un'unica pubblicazione scientifica basata su tecniche abbastanza imprecise. Nel frattempo, naturalmente, se per prudenza volete astenervi dall'usare deodoranti e antitraspiranti, fate pure, ma attenzione ai danni collaterali che potreste causare se non vi tenete sottovento.


Altre inesattezze dell'appello


L'American Cancer Society demolisce anche altri aspetti dell'appello.

  • Il messaggio afferma che “Il corpo umano ha solamente qualche zona soggetta a eliminare le tossine: dietro i ginocchi, dietro le orecchie, tra le pieghe delle gambe e le ascelle. Le tossine sono eliminate sotto forma di traspirazione. Gli antitraspiranti impediscono questa traspirazione, quindi la funzione corporea di eliminazione delle tossine attraverso le ascelle. Queste tossine non spariscono. Sono immagazzinate nei cellule linfatiche che si trovano sotto alle braccia”. In realtà è vero che i linfonodi rimuovono alcune tossine dall'organismo, ma non le rilasciano tramite la sudorazione.
  • Il messaggio afferma che “La maggior parte dei tumori al seno hanno origine da questa regione superiore del seno”. Secondo l'ACS, è vero che circa la metà – non la maggior parte – dei tumori al seno si localizza nel quadrante superiore esterno, ma non perché lì si trovano i linfonodi: semplicemente perché è la zona in cui si trova la maggior parte del tessuto del seno. I quadranti in cui i medici suddividono il seno non sono uguali fra loro come quantità di tessuto.
  • Il messaggio afferma che “Gli uomini sono meno soggetti a sviluppare questo tipo di malattia Perchè se utilizzano gli antitraspiranti questi restano sui peli delle ascelle, e Non si applicano direttamente sulla pelle”. In realtà, gli uomini sono circa 100 volte meno soggetti al tumore al seno, rispetto alle donne, per la semplice ragione che hanno circa 100 volte meno tessuto mammellare.


Il “chloridrato di alluminio”


La sostanza chiamata erroneamente “chloridrato di alluminio” nell'appello è in realtà l'alluminio cloridrato. La storpiatura è dovuta probabilmente alla scarsa competenza linguistica e chimica di chi ha tradotto in italiano l'appello. La versione italiana infatti non è l'unica: ce ne sono in moltissime lingue, compreso l'inglese, lingua in cui la sostanza è chiamata “aluminum chlorohydrate” (nella preponderante grafia statunitense; in quella inglese britannica è “aluminium chlorohydrate”).

La versione inglese di quest'appello è disponibile presso Snopes.com: quella francese è presso Hoaxbuster.com. Un campione della variante spagnola è qui.

L'alluminio cloridrato è una sostanza chimica che ha proprietà antitraspiranti ed è effettivamente presente in molti prodotti per l'igiene personale.

Sotto forma di farmaco di libera vendita, la FDA (Food and Drug Administration), ente statunitense che si occupa di verificare la sicurezza di ogni sostanza, la classifica come sicura per l'uso normale. Questo non significa che è assolutamente innocua (non esistono sostanze assolutamente innocue, come ben sa chi prova a ingerire un etto di peperoncino): significa soltanto che alle dosi in cui è presente nei prodotti in commercio, e applicato sulla pelle, non produce danni rilevabili (e quindi non induce il cancro). Se uno se la spara in bocca o ci fa un bel pediluvio, ovviamente, potrebbe esserci qualche danno, ma queste sciagurate ipotesi non sono coperte dai test per ovvia carenza di volontari. I test condotti dall'FDA sono documentati per esempio qui.

Sull'alluminio cloridrato girano storie di tutti i tipi: c'è chi lo accusa di provocare il cancro al seno, come in quest'appello, e chi dice che produce la perdita di memoria o il morbo di Alzheimer. Nessuna di queste affermazioni ha basi scientifiche, ed è importante notare che chi le fa è spesso promotore di prodotti “ecologici” alternativi che guarda caso si vantano di non contenere alluminio cloridrato, per cui non è necessariamente disinteressato.

Va detto che l'alluminio cloridrato contiene (è abbastanza ovvio) alluminio, e ci sono indicazioni scientifiche secondo le quali l'alluminio, come molti altri elementi, è neurotossico se assimilato in grandi quantità. Tuttavia l'esposizione all'alluminio presente naturalmente nei cibi e nell'acqua potabile è di gran lunga superiore a quella che si potrebbe avere dall'uso normale di antitraspiranti, per cui il rischio è proporzionalmente più basso.

In altre parole, se avete paura di prendere il cancro da un antitraspirante, dovreste anche aver paura di avvolgere i cibi nella stagnola (che nonostante il nome è fatta di alluminio).

L'appello sembra suggerire che il pericolo sia costituito dall'alluminio cloridrato, ma in realtà ne “spiega” l'azione in modo contraddittorio. Dice che gli antitraspiranti, impedendo la traspirazione, trattengono le tossine nell'organismo, e queste tossine inducono il cancro. Ma se è vero questo meccanismo, allora qualsiasi prodotto che blocca la traspirazione dovrebbe essere pericoloso, anche se non contiene alluminio cloridrato.

Giusto per scrupolo, ricordo che fra “deodorante” e “antitraspirante” c'è una differenza notevole: l'antitraspirante blocca la sudorazione, il deodorante no.

Come capita spesso negli appelli-bufala, il messaggio è semplificato e in bianco e nero: dice che “i deodoranti sono inoffensivi”, ma non tiene conto del fatto che molte persone sono allergiche ad un particolare tipo di sostanza presente in molti antitraspiranti e deodoranti: il profumo. Applicare un prodotto contenente profumo, specialmente sulla pelle già irritata da una depilazione, può causare reazioni cutanee tutt'altro che trascurabili. Non si può quindi essere faciloni e categorici e affermare che i deodoranti sono inoffensivi.


Ma chi è Gabriela Casanova Larrosa?


Che dire del presunto “garante” di questo messaggio, “Gabriela Casanova Larrosa, Prof. Assistent du Departement de Biologie Cellulaire de la Faculte de Sciences de la Republique Orientale d'Uruguay”?

Effettivamente esiste una persona con questo nome nell'elenco dei docenti della facoltà di scienze di Montevideo. I suoi dati ufficiali sono questi: “Casanova Larrosa, Gabriela: Lic CBiol (FHC UR 1985) y Técn Anatomía Patológica (FMed UR 1986) y Ms CBiol Neurociencias (PEDECIBA-FC UR 1998). Ayudante (1985-91) y Asistente (1991-) de Biología Celular. casanova@fcien.edu.uy”.

Le ho scritto il 30/4/2004, chiedendo chiarimenti e ho ricevuto una sua risposta il 5/5/2004, in cui smentisce di essere mittente o garante dell'appello:

Dear Paolo: I´m not the source of the mail concerning breast cancer and anti-perspirants. It is a falsehood. The scientific arguements are very doubtfull and the e-mail not contain any scientifc evidence. I dont know if you understand spanish. I´m sending to you the denial. Thank you very much for your time. Kind regards

Gaby

[TRADUZIONE

Caro Paolo, non sono io la fonte del messaggio riguardante il tumore al seno e gli antitraspiranti. È una menzogna. Le argomentazioni scientifiche sono molto incerte e l'e-mail non contiene prove scientifiche. Non so se capisci lo spagnolo. Ti mando la smentita. Grazie per il tempo che mi hai dedicato. Cordiali saluti, Gaby.]



Desmentido:

Estimada gente: El mail de los antitranspirantes no lo escribí ni lo respaldo.

Simplemente estoy siendo víctima de un "Spam" o algo así. Eso me explicó la gente que trabaja en informática de la Facultad de Ciencias: alguien toma tu autofirma (sin tu permiso) y la agrega al pié del rumor que quiere difundir para hacerlo mas "creíble". Luego se divierten observando con que rapidez se difunde.

Como el tema además es muy delicado y la mayoría de la gente me ha escrito y llamado preocupada, me contacté con las personas que sé que trabajan en el tema y que participaron del último congreso internacional de mama. Ellos me informaron que ese tema no había sido tratado en ninguno de los simposios de los que participaron.

Por eso les pido que por favor no lo vayan a difundir y menos con mi nombre al pié. No solo mi reputación está en juego sino también la de la institución para la cual trabajo. De ser posible les pediría además que envíen este desmentido a quien les hizo llegar el mensaje.

Por último les ruego lo lean con atención, verán que fué escrito por un hombre y está firmado por una mujer (sin autorización de la misma): "...A los hombres parece ocurrirles en menor proporción, pero no estamos exentos de desarrollar cáncer de mama por causa de los antitranspirantes. ..."

Ha sido un gusto comunicarme con Uds. y desde ya quedo a las órdenes para lo que pueda servir.

Gaby.

MSc. Gabriela Casanova Larrosa

Asistente Secc. Biología Celular

[TRADUZIONE

Smentita: Egregi signori, la mail degli antitraspiranti non l'ho scritta io e non la confermo. Sono semplicemente vittima di un episodio di "spamming" o qualcosa di simile. Me l'ha spiegato la gente della facoltà di scienze che lavora in informatica: qualcuno prende la tua "autofirma" (senza il tuo permesso) e la aggiunge in fondo alla diceria che vuole diffondere per renderla più "credibile". Poi si diverte a vedere con che velocità si diffonde.

Dato che l'argomento è per di più molto delicato e la maggioranza della gente mi ha scritto e chiamato preoccupata, ho contattato le persone che so che lavorano nel campo e che hanno partecipato al più recente congresso internazionale dedicato al seno. Essi mi hanno confermato che questo argomento non è stato trattato in nessuno dei convegni a cui hanno partecipato. Per questa ragione vi prego di non diffondere la mail, soprattutto quella recante il mio nome.

Non è soltanto la mia reputazione ad essere a repentaglio, ma anche quella dell'organizzazione per la quale lavoro. Se vi è possibile vi chiederei anche di inviare questa smentita a chi vi ha fatto pervenire il messaggio. Infine vi prego di leggerlo con attenzione, noterete che è stato scritto da un uomo ma è firmato da una donna (senza l'autorizzazione di quest'ultima): "...Sembra che accada meno frequentemente agli uomini, ma non siamo esclusi dallo sviluppare un cancro alla mammella per colpa degli antitraspiranti. ..."

È stato un piacere comunicare con Voi e fin da subito mi rendo disponibile per qualsiasi cosa possa essere utile.]

Le parole della Casanova Larrosa indicano che l'appello ha subito alcune mutazioni, come capita spesso, e che in origine conteneva un riferimento a un autore maschile (“noterete che è stato scritto da un uomo ma è firmato da una donna”).


Ringraziamenti


Grazie a Lorenzo Montali per la segnalazione di alcuni dettagli di questa storia e a Simone Attivissimo per la traduzione dell'e-mail della Casanova Larrosa.

Google e ricerche in ordine di tempo

Ricerche cronologiche in Google


Uno dei problemi di Google è che i risultati delle ricerche non vengono ordinati per data, per cui è facile imbattersi in pagine di Internet che contengono dati obsoleti.

Anzi, siccome uno dei criteri di Google per collocare una pagina Web in cima ai suoi elenchi di risultati è il numero di altre pagine che la linkano, più una pagina è vecchia e più ha avuto tempo per essere linkata, e quindi è abbastanza comune che i primi risultati di Google siano pagine vecchiotte.

Da maggio 2009 è però possibile ordinare cronologicamente i risultati: si può andare nella pagina della ricerca avanzata oppure scegliere l'interfaccia in inglese, nel qual caso compare l'opzione Show Options, cliccando sulla quale si può scegliere se visualizzare le pagine recenti, quelle delle ultime 24 ore, dell'ultima settimana o dell'ultimo anno oppure selezionare un intervallo di date.

E' importante notare che la "datazione" delle singole pagine usata da Google non corrisponde necessariamente alla data di creazione o aggiornamento della pagina specifica: è la data in cui Google ha trovato la pagina e l'ha indicizzata. Non è un criterio perfetto, ma è una buona approssimazione. I risultati sono poi ordinabili per data cliccando su Sorted by date.

Se vi interessano le ricerche cronologiche, potete anche provare questa funzione sperimentale di Google, chiamata News Timeline (newstimeline.googlelabs.com), applicabile ai siti di notizie, ai blog e ad altre categorie di fonti. Il servizio sembra avere qualche problema, anche perché non mi pare di essere stato citato da Time del 14 settembre scorso, ma è comunque un'opzione interessante in più:

Luna, un po’ di novità

Un po' di novità lunari


L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Devo una risposta a una giovanissima partecipante alla mia conferenza scolastica improvvisata di ieri sulle missioni lunari, che mi ha chiesto perché le missioni Apollo si chiamano così. Domanda più che lecita: in fin dei conti, che c'entra con la Luna il dio noto perché conduceva il carro del sole?

Nulla. Infatti la NASA ha una lunga tradizione di nomi della mitologia greca usati per i propri veicoli e i propri progetti, e il nome Apollo fu scelto semplicemente perché suonava bene. L'autore della scelta, fatta nel gennaio 1960, ossia prima ancora che un singolo uomo avesse volato nello spazio, fu Abe Silverstein, ingegnere e ricercatore aerospaziale, uno dei padri del programma spaziale statunitense e direttore dell'Office of Flight Programs. I dettagli sono qui su Complotti Lunari.

Intanto, rispettando la tabella di marcia, il 15 settembre scorso la sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) ha raggiunto la propria orbita definitiva a 50 chilometri d'altezza sopra la superficie della Luna. Lo ha comunicato il sito della missione qui. Questo significa che a breve saranno disponibili immagini dei siti di allunaggio ancora più dettagliate di quelle riprese dalla sonda mentre si trovava nell'orbita temporanea, a circa 100 chilometri d'altezza, e pubblicate nei mesi scorsi. Lunacomplottisti, preparatevi a soffrire.

Il mio blog Complotti lunari, oltre a rispondere alle tesi di messinscena riguardanti gli sbarchi umani sulla Luna, dedica parecchi articoli alla conoscenza tecnica di quelle missioni, che spesso non è mai arrivata al pubblico anche per aspetti tutto sommato semplici. Per esempio, perché c'erano quei fastidiosi, petulanti "bip" nelle comunicazioni radio fra la Terra e gli astronauti? Molti pensano che fossero una sorta di segnale per dire "ho finito di parlare, ora tocca a te", ma la realtà è un po' più complicata e rivela quanto la tecnologia dell'epoca fosse rustica e tirata per il collo per raggiungere il traguardo dell'esplorazione lunare che oggi, per fifa politica e per taccagneria, facciamo fatica a riconquistare. Se vi interessa, la storia è raccontata in questo articolo.

Se poi v'interessa qualche cifra sull'enorme numero di foto, video e filmati ripresi sulla Luna, che quindi sarebbe stato necessario falsificare in modo perfetto con la tecnologia cinematografica degli anni Sessanta, date un'occhiata qui, così potrò mostrarvi uno degli errori degli effetti speciali di 2001: Odissea nello spazio che mostrano quanto sia assurda la teoria che fu il regista Stanley Kubrick a girare le riprese del finto sbarco sulla Luna. Adoro quel film, ma quando un effetto è sbagliato, è sbagliato.

Intanto si avvicina il giorno dell'impatto della sonda LCROSS sul suolo lunare, previsto per le 4:30 AM PDT del 9 ottobre, che equivalgono se non erro alle 13.30 ora italiana. L'urto, a circa 9000 chilometri l'ora, dovrebbe formare una nube di polvere e gas alta fino a 50 chilometri e quindi visibile attraverso un buon telescopio, secondo il sito della missione. La nube permetterà di analizzare il contenuto del sottosuolo lunare per sapere se contiene acqua, preziosa per eventuali basi permanenti. Il bersaglio previsto è il cratere Cabeus A del polo sud lunare (video).

Checché ne scrivano alcuni siti deliranti, come Segnidalcielo.it, non si tratta di un "attacco alla Luna", anche perché in passato vi sono stati fatti schiantare oggetti ben più consistenti e non è successo nulla, e comunque la Luna viene bombardata dalla Natura stessa sotto forma di meteore da tempo immemorabile: è per questo che ha i crateri.

E quello della LCROSS sarà un buchetto profondo qualche metro e largo una ventina: un niente per la Luna. Ma c'è chi preferisce scrivere che "Gli Usa stanno preparando la Guerra intergalattica - Ecco i motivi del Bombardamento Lunare". Da non perdere per capire quante scemenze scrivono i siti che si spacciano per fonti di verità segrete.

2009/09/17

Buzz torna nello spazio!

Verso l'infinito, e oltre!



Chi ha detto che scienziati e astronauti non hanno senso dell'umorismo?

L'Orlando Sentinel dice che il personaggio di Toy Story è stato portato nello spazio dallo Shuttle il 31 maggio 2008 (missione STS-124) ed è rimasto nella Stazione Spaziale Internazionale fino al rientro dello Shuttle Discovery l'11 settembre scorso. Sarà festeggiato alla parata del Magic Kingdom insieme all'altro Buzz il 2 ottobre prossimo.

2009/09/15

19/9, minicomplotti lunari e astronomia per tutti a Lugano

Giornata di astronomia con contorno di lunacomplotti


R0022173L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Sabato 19 settembre la Società Astronomica Ticinese (SAT) organizza una giornata di studio sull'astronomia, aperta a tutti, presso il Liceo di Lugano 2 a Savosa a partire dalle 14. Vi va di venire?

I relatori affronteranno vari argomenti della ricerca astronomica amatoriale e semiprofessionale, accessibili anche ai non esperti, e ci sarò anch'io per parlare brevemente (una mezz'oretta) di lunacomplottismo e portare un po' di immagini, poster, modelli e oggetti astronautici.

Ecco il programma, tratto direttamente dalla mailing list della SAT:

Analisi spettroscopica di galassie ellittiche (L. Sartori, C. Pelloni)
Fotografare il cielo e la Luna con una compatta (A. Tedeschi)
Meraviglie del cielo: alta risoluzione, cielo profondo e stelle variabili (Y. Malagutti, I. Scheggia)
Registrazione di meteore con videocamera e con fotocamera: due metodi a confronto (S. Sposetti)
La detezione di impatti meteorici sulla superficie della Luna mediante videocamera (S. Sposetti)
Complotti lunari: conoscerli per evitarli (P. Attivissimo)

Sono naturalmente invitati anche i lunacomplottisti, anche se di solito quando c'è un interlocutore preparato si tengono alla larga. Non abbiate paura, suvvia, non vi mangio mica. Quello che tira cazzotti è quello a sinistra in questa foto:

IMG_3116
Credit: Studio fotografico Andrea Tedeschi.

Che poi è lo stesso tizio che si vede a visiera alzata in questo fotogramma, tratto dal restauro della diretta TV dell'Apollo 11:



Vi aspetto.

Aggiornamento: il video della relazione è disponibile qui.

2009/09/14

Treni supersonici in Belgio, secondo il Corriere

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Il Corriere online ci regala un altro mirabile esempio di analfabetismo numerico o discalculia:

E' nata a 3.000 chilometri all'ora, mentre la madre stava viaggiando a bordo del Tgv, il treno a alta velocita' francese, tra Parigi e Bruxelles. La partoriente e' stata aiutata da ben due medici e due infermiere che sono accorse all'appello del capotreno.


Tremila chilometri l'ora? Un treno che supera il muro del suono e batte in velocità anche il Concorde? Nessuno si chiede se per caso la cosa abbia senso?

Suvvia, direte voi, è scappato uno zero. L'articolista non è così tonto da non sapere che un treno non può correre a 3000 km/h, neanche se è un TGV. Ma invece no. Ha scritto anche il punto per separare le migliaia. Intendeva proprio scrivere "3.000".

Grazie a Massimo e Luigi per la segnalazione.

Aggiornamento (2009/09/15): Giorgio mi segnala che l'altra versione della storia pubblicata dal Corriere rivela che i fratelli della bambina supersonica hanno subìto interventi di colostomia multipla, dato che la mamma "viaggiava con altri due figli di due e tre ani". Errore veniale, ma a questo punto direi che l'articolo è proprio nato sfigato.

Un'altra perla di giornalismo arriva da Repubblica grazie alla segnalazione di Fabio: "In una lettera il dramma di un detenuto "Sono dimagrito troppo, sto muorendo"", titola Repubblica qui. E' una citazione letterale di un detenuto non italiano, ma nel testo la citazione viene corretta, e nel titolo non è spiegata la ragione dello svarione. Arriva anche la segnalazione degli "abiti sporti di sangue" di quest'altro titolo dello stesso giornale.

Ma a chi li fanno scrivere i titoli, a una scimmia ammaestrata?

2009/09/13

13 settembre 1999: dieci anni senza Luna

Dieci anni fa, la Luna uscì dalla propria orbita


L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Per tutti gli appassionati di fantascienza vintage, oggi è il decennale della data che campeggiava in ogni sigla del celeberrimo telefilm Spazio 1999.

Il 13 settembre 1999, secondo la cronologia del telefilm, le scorie nucleari accumulate sulla Luna, usata come discarica atomica, subirono una reazione inattesa che produsse una gigantesca esplosione. La violenza fu tale che la Luna fu scagliata fuori dalla propria orbita e, spinta poi da altre forze sconosciute, vagò per lo spazio con il proprio carico di naufraghi hi-tech, creando la premessa per le avventure della serie.

Massacrata in Italia da una traduzione e da un doppiaggio atroci e soporiferi, la serie vantava la partecipazione di attori come Martin Landau (il comandante Koenig), Barbara Bain (la dottoressa Russell), Barry Morse (lo scienziato Victor Bergman), Nick Tate (il pilota Alan Carter), ospiti d'eccezione come Christopher Lee e uno sforzo tecnico straordinario per l'epoca pre-digitale in quanto a scenografie ed effetti speciali televisivi. Santo cielo, su base Alpha le ricetrasmittenti portatili (i comunicatori, insomma, qui chiamati commlock) avevano il video, mica come quelli di Star Trek.

Se ve lo siete perso, vi regalo l'epilogo della serie, realizzato dai fan con la partecipazione di Zienia Merton (Sandra Benes nel telefilm), che collega la fine e l'inizio della storia in modo geniale: il video è l'ultimo messaggio inviato da base Alpha, dopo vent'anni di odissea nello spazio: le risorse scarseggiano, i sistemi cominciano a deteriorarsi, e si decide di abbandonare la base per raggiungere un pianeta abitabile. Sandra Benes è l'ultima persona a lasciare la base, e manda questo messaggio a chiunque sia in ascolto, terrestri compresi, che nulla sanno del destino della Luna e dei suoi abitanti. Sandra ricorda i compagni di viaggio perduti strada facendo, e conclude chiedendo a nome di tutti i membri di base Alpha di non essere dimenticati.

SPOILER (non leggete se non volete sapere il finale): il messaggio verrà codificato da un dispositivo speciale, realizzato dall'aliena Maya, che dovrebbe riuscire a farlo arrivare sulla Terra, nonostante le distanze immense, attraverso lo spazio e il tempo. Il segnale risultante è quello che nella prima puntata della serie sembrava essere la prima trasmissione di vita extraterrestre: quello del pianeta Meta.




Nel 2007, Nick Tate è stato in Italia, e io ho avuto l'esperienza surreale di averlo in auto con me e la mia famiglia per quattro ore, per accompagnarlo all'aeroporto. La chiacchierata fu assolutamente epica, ma ahimè non la posso condividere perché molto personale. Prima di partire ci ha regalato questa bella immagine: altre sono pubblicate qui.

2009/09/12

L’holodeck di Google (UPD20090914)

In cambio di questo sono disposto a pulire i gabinetti di Google





Senza parole. Perché non ne ho.

Aggiornamento (2009/09/14): il video è stato rimosso. Resta soltanto questo fermo immagine come ricordo, qui sotto. Sigh.

2009/09/11

Ho fotografato il pianeta Nibiru

Catastrofi a scelta: il pianeta Nibiru


Continuano ad arrivare richieste preoccupate a proposito delle immagini pubblicate da alcuni siti che segnalano l'avvistamento, documentato spesso con tanto di video, di un pianeta in rotta di avvicinamento alla Terra. Magari proprio in tempo per il 2012.

Eccone qualcuna, tratta per esempio da Australia.to:



Il pianeta, noto con nomi come Nibiru o Pianeta X, è segnalato come pericolo imminente anche da siti italiani come Nibiru2012.it, segnalati anche dai media come Studio Aperto, che ci regala video come questo:



Cosa c'è dietro? Semplicemente un'ignoranza abissale dei principi di base della fotografia. Quello che viene "fotografato" non è affatto un pianeta visibile soltanto attraverso le fotocamere digitali, ma un riflesso interno dell'obiettivo.

La dimostrazione è molto semplice: stamattina sono uscito dagli studi della RSI, prima di condurre la puntata di oggi del Disinformatico radiofonico, e ho fatto un po' di foto usando il mio telefonino.

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Eccolo lì, in tutto il suo inquietante splendore: Nibiru. O almeno così sembra, perché basta fare un altro scatto e "Nibiru" cambia posizione nel cielo:

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Addirittura, spostando leggermente la fotocamera, "Nibiru" finisce appollaiato sugli alberi:

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E volendo possiamo anche vederlo volteggiare sopra Lugano di notte e distinguerne il colore, in questa foto scattata di notte alla Luna:

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Spero che questo faccia passare un po' di paure a chi è rimasto colpito dagli allarmi dei menagramo mediatici. Trovate altri dettagli in questo mio articolo e soprattutto faccio una raccomandazione: non guardate il sole attraverso binocoli o obiettivi di fotocamere cercando di fotografare il fantomatico pianeta, perché si possono danneggiare facilmente sia la fotocamera, sia i vostri occhi. E i danni possono essere irreversibili.