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2007/11/23

Scie chimiche? No, scie comiche. A Rebus

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Nota: questa è la recensione di un programma televisivo sulle "scie chimiche". Chi volesse un'analisi dettagliata delle teorie riguardanti l'argomento può leggere questi due miei articoli (uno e due) e il parere tecnico dei piloti italiani. O anche visitare il mio sito dedicato al tema, Sciechimiche.info.

È appena terminata la trasmissione di una puntata di Rebus (su Odeon TV) dedicata alle cosiddette "scie chimiche" prodotte da aerei misteriosi nei cieli d'Italia e del mondo.

Ospiti: in studio, due sostenitori dell'esistenza di queste scie, Rosario Marcianò e Massimo Santacroce, nessuno dei quali ha titoli o competenze in aeronautica o meteorologia; per telefono, il senatore Ciccanti, sostenitore anche lui dell'esistenza delle scie chimiche. Grande assente: il contraddittorio.

L'unica persona che rappresenta il mondo aeronautico o meteorologico è Claudio Eminente, dell'ENAC, al quale vengono dati (per telefono), soltanto sei minuti di una trasmissione durata un'ora e mezza. Agli sciachimisti è stata data invece la possibilità di presentare numerosi filmati e di parlare indisturbati. Ma questo, non fraintendetemi, è un bene.

Il conduttore, Maurizio Decollanz, dice che ha invitato tanti esperti per il contraddittorio ma che nessuno ha accettato di venire. Sarà, ma che non ci fosse proprio nessuno, neppure uno scalcinato meteorologo o un pilota, neppure uno degli esperti in fenomeni misteriosi del CICAP (che pure vengono invitati spesso a Rebus), suona sorprendente.

Suona sorprendente soprattutto se si considera che gli esperti di MD80.it (piloti e tecnici italiani) non hanno potuto partecipare perché a loro, diversamente che agli sciachimisti, l'invito è arrivato con un preavviso minimo (fatto confermatomi da MD80 e da Decollanz).

Marcianò ha evidentemente tempo di starsene a scrutare il cielo; i piloti di linea hanno un po' più da fare, e preparare il materiale tecnico rigoroso per rispondere alle domande non è cosa che s'improvvisa (inventare fandonie, al contrario, richiede tre secondi). Gli sciachimisti, invece, hanno avuto mesi per preparare i loro video.

Ma, ripeto, è stato un bene che sia andata così. In mancanza di contraddittorio, infatti, Marcianò e Santacroce non si sono fermati a porre qualche dubbio, ma si sono lasciati andare a considerazioni non solo sulle scie chimiche, ma anche sugli elicotteri neri, sul morbo di Morgellons, sulla cospirazione delle multinazionali, sul nuovo ordine mondiale e su tutti i principali capisaldi del complottismo da fine del mondo imminente. Mancavano solo gli uomini lucertola e l'orgone, e poi il panorama delle cospirazioni sarebbe stato completo.

E c'è di meglio. Tenetevi forte: infatti le scie chimiche, secondo i due ospiti, non solo esistono oltre ogni dubbio, ma si sa anche a cosa servono. Come facciano Marcianò e Santacroce a conoscere i dettagli di un piano così segreto, non è dato saperlo, ma pazienza.


La grande rivelazione


Le scie chimiche servono, dicono i due sciachimisti, per fare un immenso antennone per mappare il territorio a scopo bellico. Mappare quindi anche l'Italia, visto che le scie chimiche impazzano (a loro dire) anche nella penisola. E se mappano l'Italia a scopo bellico, vuol dire che si sta preparando l'invasione militare dell'Italia. No, davvero: hanno detto proprio così. Anzi, hanno parlato di "teatro bellico mondiale". Non preoccupatevi della rata del mutuo: tanto la Terza Guerra Mondiale è vicina.

Ma c'è ancora di meglio: per arricchire il quadro del disastertainment catastrofista, il senatore Ciccanti accusa apertamente la Difesa del proprio paese di cospirare per nascondere il fenomeno delle scie chimiche. Mi vengono in mente molti aggettivi per una dichiarazione del genere, ma per educazione mi fermerò a surreale. Temo, però, che i militari italiani accusati di complicità in una strage contro il proprio paese saranno un po' più coloriti.

Questo il quadro delle accuse; ma vediamo su quali possenti prove si basano.


Le prove incontrovertibili


Tutto, ma proprio tutto, l'impianto probatorio di Marcianò e Santacroce si basa sulla loro asserzione di aver avvistato degli aerei che rilasciano scie a quote dove è impossibile che si formi una normale scia di condensazione. Ma come hanno misurato le quote degli aerei chimici? Radaraltimetro? Telemetri di precisione? Intercettazione dei transponder? Nossignori.

Con una penna laser. Giuro. Marcianò ha puntato un puntatore laser, di quelli da conferenza grandi come una biro, in direzione di un aereo, ed è convinto che il raggio abbia davvero illuminato l'aereo. Siccome sulla scatola della penna laser c'è scritto che la portata massima del raggio è 3500-4000 metri, Marcianò conclude che il suo raggio laser, avendo (secondo lui) illuminato l'aereo e la sua scia, ha misurato la quota dell'aereo. Ergo, l'aereo era al massimo a 4000 metri, e a 4000 metri (secondo gli sciachimisti) non si possono formare scie di condensazione. Quindi dev'essere stata una scia chimica.

Ha anche portato un filmato che lo dimostra. Ma se si guarda lo sgranatissimo video con un attimo di raziocinio, si nota che in realtà il raggio della penna laser si diffonde e disperde nell'aria davanti alla telecamera, incrociando la scia dell'aereo solo visivamente. Il sensore della telecamera, tirato per il collo perché in ripresa notturna con lo zoom a paletta, combina la fioca luce della scia con quella del puntatore nel punto in cui il raggio laser passa davanti alla scia, ed ecco che la scia sembra magicamente illuminata. Un classico.

L'illusione più spettacolare, però, è il fotogramma in cui sembra che il raggio intercetti un'ala del malefico velivolo. Se avete registrato la puntata, riguardate la scena, o guardate l'immagine realizzata da Marcianò che mostro qui sotto.

Se quello fosse davvero il raggio laser che intercetta l'ala, dovrebbe formare un alone circolare. Invece è una linea allungata... situata, guarda caso, proprio dove l'aereo ha le luci intermittenti di posizione. E allungata, guarda caso, proprio nella direzione in cui si sta muovendo l'aereo.

Coincidenza, oppure Marcianò ha scelto un fotogramma nel quale casualmente il suo fascio laser passa (visivamente) davanti alla luce di posizione e la telecamera combina le due sorgenti luminose?

Parliamoci chiaro: per illuminare un aereo in volo non basta una penna laser. La potenza di un puntatore laser da taschino, anche nella versione verde vantata da Marcianò, è talmente bassa che il fascio si disperde entro poche centinaia di metri, checché ne dica il foglietto illustrativo. È fisica di base, suvvia.

Anzi: so per esperienza (non fate domande, la prescrizione non è ancora maturata) che per illuminare un aereo in quota ci vuole un cannone laser da discoteca, altro che un puntatore da taschino. E so anche (ripeto, non fate domande) che se un laser illumina davvero un aereo, la polizia piomba sul posto e sono cavoli amari per tutti, discoteca compresa. È una storia lunga.

Altro esempio: avete presente quelle luci da discoteca che illuminano le nuvole basse? Avrete notato, allora, che sono alimentate da qualcosa di ben diverso dalle batterie tascabili di un puntatore laser. Succhiano kilowatt come sanguisughe. Marcianò, tuttavia, ritiene di poter illuminare un aereo con un laser da una manciata di milliwatt alimentato da due ministilo da 1,5 volt.

Se non siete convinti dell'implausibilità della faccenda, c'è una prova molto semplice da fare: Marcianò si mette a 4000 metri di distanza da una troupe di Rebus e prova a illuminarla, di notte, con la sua mitica penna laser. Scommettiamo che non si vede niente? Gli stessi video di Marcianò su Youtube dimostrano che il raggio della penna laser è ridotto a un lumicino già a 1600 metri.

I due sciachimisti hanno usato anche un altro metodo iperscientifico per determinare le quote degli aerei: le nubi. Dicono che siccome le nubi di un certo tipo si formano sempre a una certa quota, se vediamo un aereo che fa una scia mentre passa sotto una di queste nubi, sappiamo che l'aereo sta volando sotto la quota di quelle nubi.

Idea carina, ma si scontra con la variabilità delle quote di formazione delle nubi e con l'abilità (o mancanza della medesima) nel riconoscere esattamente il tipo di nube. A supporto di questo sistema macchinoso, oserei dire goffo ed erratico per fare una citazione colta, i due sciachimisti portano un filmato di un aereo che rilascia una scia sotto una nube. Di che tipo è la nube, e a che quota era? Quali erano le condizioni meteo di pressione, temperatura, umidità relativa in quota? Boh. Loro non ce lo dicono.

In realtà ci sarebbe un metodo assai più preciso della penna laser o della nuvoletta: si chiama triangolazione, ed è quello usato da tempo immemorabile per misurare l'altezza degli oggetti (montagne, nuvole, meteore, eccetera). Due osservatori si mettono a una distanza precisa l'uno dall'altro e osservano entrambi lo stesso oggetto (l'aereo, in questo caso) nello stesso istante, misurando l'angolo di elevazione. Oppure si usa il teorema di Talete (H/D+d = h/d).

Due conticini di trigonometria da prima geometri, e il gioco è fatto. Non c'è neppure bisogno di una penna laser che fa tanto high-tech; per una valutazione spannometrica bastano due goniometri e due fili a piombo. Strano che dei ricercatori così abili non ci abbiano pensato e abbiano preferito penne laser e nuvole.


Pasticcio finale


La parte finale della trasmissione è dedicata a fare confusione fra scie chimiche (che sono segrete) e tecniche per generare o contenere la pioggia (che sono note e usate da cinquant'anni). Viene presentato uno spezzone del TG1 nel quale si racconta che a Mosca sono state usate sostanze chimiche per impedire la pioggia nei giorni clou di una manifestazione. Ma questo non è un segreto per nessuno che segua le tecnologie (lo è forse per alcuni giornalisti del TG1) e lo sanno bene i cinesi, che usano queste tecniche così tanto che le varie provincie litigano fra loro perché si rubano la pioggia a vicenda.

In conclusione, le "prove" portate dagli sciachimisti in questa puntata sono assolutamente risibili. Diventano fonte di ilarità quando dicono che le scie chimiche causano siccità ("ecco perché non piove")... mentre fuori, almeno qui da me a Lugano e in buona parte della Pianura Padana, diluvia ininterrottamente da giorni. È il bello della differita.

Staremo a vedere cosa propone la seconda puntata, prevista per il 30 novembre. Ho già messo in fresco la birra e comprato le patatine.


Seconda puntata


La recensione della seconda puntata di Rebus dedicata alle "scie chimiche" è disponibile qui.

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