L'articolo è stato aggiornato rispetto alla sua pubblicazione iniziale.
Quelli di Vanity Fair mi hanno regalato un pesce d'aprile coi controfiocchi. Una mia lettrice, roberta, riferisce infatti che nel numero attualmente in edicola, a pagina 227, nella rubrica di dermatologia, la dottoressa Serri (riferisce roberta) risponde così a una lettrice allarmata per la cancerogena presenza di alluminio:
...stia tranquilla. quando riceve mail di questo genere, controlli sempre che non siano bufale messe in circolazione dal sito www.attivissimo.net.
Capito? Ebbene sì, lo confesso: ora che la CIA ha smesso di pagarmi per controbattere alle ipotesi sull'11 settembre (son tempi di vacche magre per tutti), mi sono dovuto inventare un nuovo modo per sbarcare il lunario: dissemino bufale e poi faccio finta di indagarle, così divento famoso e ricco con le donazioni e la pubblicità di Google. Avete presente la teoria secondo la quale i produttori di antivirus fabbricano i virus? Appunto.
Ho già ricevuto in privato le scuse formali della redazione Beauty di Vanity Fair, che promette di rimediare con un'errata corrige "nella rubrica 'Ufficio Accuratezza' del n. 14 (in uscita giovedì prossimo)."
Niente di grave: sopravviverò. Ma non posso fare a meno di notare che casi come questo, e anche molto più gravi di questo, dimostrano come il giornalismo cartaceo sia vulnerabile all'errore tanto quanto quei blogger che spesso i giornalisti guardano dall'alto in basso.
Aggiornamento (2006/4/03). In un gesto di correttezza che amerei vedere più spesso da parte di certe testate che pubblicano bufale senza mai ritrattarle, Vanity Fair ha anche pubblicato le sue scuse nei commenti a questo blog. Una scansione della pagina, mandatami gentilmente da pittipatti, è disponibile nel mio archivio di Flickr.
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