L'auto ad aria: tre anni dopo, è ancora un trabiccolo che si ghiaccia
Il Corriere è tornato ad occuparsi del caso dell'auto ad aria di Guy Negre: quella che tre anni fa, quando scrissi l'indagine iniziale, si chiamava Eolo ed era oggetto di una teoria di cospirazione. Si diceva che l'avevano fatta sparire i soliti cattivoni del petrolio e delle industrie automobilistiche.
La realtà sembra decisamente più banale: l'auto ad aria non funziona. Si scontra con le leggi della fisica, che sono le stesse anche per un ex progettista di Formula Uno della Renault quale è Negre. L'aria compressa, nell'espandersi per azionare il motore, precipita di temperatura, e sul motore si forma uno spesso strato di ghiaccio.
Questo fatto viene detto nell'articolo del Guardian al quale s'ispira il Corriere, ma il Corriere lo ha omesso, preferendo mostrare un video della nuova versione della creatura di Negre, la "Airpod": un triciclo cabinato ultraleggero, che parrebbe trapassabile da una 2CV e stabile in curva quanto una Reliant Robin (altro che test dell'alce).
Poco importa: il video presentato dal Corriere comunque ridicolizza il veicolo, che riesce soltanto a fare un breve, lento giro nel parcheggio della fabbrica. E questo è quello che abbiamo dopo che già tre anni fa Negre diceva che "il primo lotto pilota uscirà in Francia prima della fine del 2008 e la commercializzazione inizierà all'inizio del 2009".
Sono pronto a cambiare idea, per carità, ma fino a quando non viene mostrato un prototipo funzionante in condizioni realistiche, l'auto ad aria continuerà ad essere un mito che scivola nella bufala. La mia indagine completa e aggiornata, con la storia di questo caso, è qui.
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