2019/07/26

Un UFO molto celebre, smascherato

L’ufologia è piena di “perizie” su filmati e immagini fatte esagerando i colori o il contrasto. Ma questi metodi in realtà non fanno altro che creare artefatti digitali che non rivelano nulla e fanno solo perdere tempo.

Come si fa, invece, una perizia vera su un presunto video ufologico? Ci vuole molto, molto lavoro. Ci sono alcuni requisiti di base, che troppi ufologi puntualmente ignorano:

  • Le analisi serie si fanno sull’originale, non su una sua copia degradata e ricompressa per la diffusione via Internet.
  • Si devono raccogliere i dati precisi su dove e quando è stata effettuata la ripresa.
  • Si deve identificare chi ha fatto la ripresa e con quale specifica apparecchiatura è stata realizzata (cinepresa, fotocamera analogica o digitale, videocamera, altro).
  • Si deve ricostruire la posizione di ripresa (scoprendo per esempio se ci sono di mezzo finestre, finestrini o altri oggetti non inquadrati).
Per esempio, il filmato mostrato qui sotto è un classico dell’ufologia, considerato per anni un mistero straordinario: una ripresa effettuata da un aereo nel 1966, che sembra mostrare inequivocabilmente un oggetto a forma di sigaro, con alcune protuberanze semisferiche, che si affianca all’aereo e poi schizza via a velocità impossibile.



Impressionante, ma cosa succede quando si fa una perizia come si deve? Ossia quando si indaga e si scopre su quale aereo fu effettuata la ripresa e da quale posto specifico a bordo fu effettuata? Salta fuori questo, come racconta Piero Angela in una puntata di Superquark:



Lo spiega benissimo Scientificast: l’aereo in questione era un Viking della Vickers, un bimotore a elica, e il presunto UFO è semplicemente la punta dello stabilizzatore orizzontale dell’aereo, vista attraverso un finestrino il cui bordo deforma l’immagine e crea un’illusione molto efficace.

Naturalmente nulla di tutto questo ha impedito agli ufologi superficiali di continuare a proporre questo filmato come una prova schiacciante dell’esistenza di veicoli extraterrestri che passano il tempo a svolazzare vicino ai nostri aeroplani.

Episodi come questo confermano il concetto che per inventare una presunta prova di un fenomeno misterioso non ci vuole nulla, mentre per indagare e verificare ci vuole una fatica enorme.

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