Come si fa, invece, una perizia vera su un presunto video ufologico? Ci vuole molto, molto lavoro. Ci sono alcuni requisiti di base, che troppi ufologi puntualmente ignorano:
- Le analisi serie si fanno sull’originale, non su una sua copia degradata e ricompressa per la diffusione via Internet.
- Si devono raccogliere i dati precisi su dove e quando è stata effettuata la ripresa.
- Si deve identificare chi ha fatto la ripresa e con quale specifica apparecchiatura è stata realizzata (cinepresa, fotocamera analogica o digitale, videocamera, altro).
- Si deve ricostruire la posizione di ripresa (scoprendo per esempio se ci sono di mezzo finestre, finestrini o altri oggetti non inquadrati).
Impressionante, ma cosa succede quando si fa una perizia come si deve? Ossia quando si indaga e si scopre su quale aereo fu effettuata la ripresa e da quale posto specifico a bordo fu effettuata? Salta fuori questo, come racconta Piero Angela in una puntata di Superquark:
Lo spiega benissimo Scientificast: l’aereo in questione era un Viking della Vickers, un bimotore a elica, e il presunto UFO è semplicemente la punta dello stabilizzatore orizzontale dell’aereo, vista attraverso un finestrino il cui bordo deforma l’immagine e crea un’illusione molto efficace.
Naturalmente nulla di tutto questo ha impedito agli ufologi superficiali di continuare a proporre questo filmato come una prova schiacciante dell’esistenza di veicoli extraterrestri che passano il tempo a svolazzare vicino ai nostri aeroplani.
Episodi come questo confermano il concetto che per inventare una presunta prova di un fenomeno misterioso non ci vuole nulla, mentre per indagare e verificare ci vuole una fatica enorme.
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