Dodicimilacinquecento fotografie scattate dall'astronauta dell'ESA Alexander Gerst durante la sua missione di sei mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale, assemblate per comporre un video, documentano l'incredibile, delicata bellezza del nostro pianeta in altissima definizione. Aurore, nubi, albe, stelle, oceani, la Via Lattea, fulmini, città di notte e la tenue striscia d'atmosfera che ci protegge e ci sostiene: c'è tutto. Maggiori dettagli sono presso hwww.esa.int/BlueDot. Buon anno!
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2014/12/31
Per finire l’anno in bellezza, stasera guardatevi questo video
Dodicimilacinquecento fotografie scattate dall'astronauta dell'ESA Alexander Gerst durante la sua missione di sei mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale, assemblate per comporre un video, documentano l'incredibile, delicata bellezza del nostro pianeta in altissima definizione. Aurore, nubi, albe, stelle, oceani, la Via Lattea, fulmini, città di notte e la tenue striscia d'atmosfera che ci protegge e ci sostiene: c'è tutto. Maggiori dettagli sono presso hwww.esa.int/BlueDot. Buon anno!
2014/12/30
Antibufala: l’UFO “decollato dalla Luna”
Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “meksone” e “and.cass*” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Sapete perché non sopporto gli ufologi? Perché con rarissime eccezioni sono stupendamente, irrimediabilmente, spettacolarmente incompetenti. E con la loro rumorosa incompetenza non fanno altro che rendere ridicolo un campo d'indagine che potrebbe essere serio se solo la piantassero di dire corbellerie e scambiare ogni pixel sfuocato per una gita fuori porta dei venusiani.
Se poi i giornalisti, invece di riportare acriticamente le suddette corbellerie, si degnassero di avere un attimo di senso critico invece di fare le puttane del clic, l'ufologia potrebbe finalmente diventare una scienza anziché una scemenza. Macché.
Prendete per esempio l'ultimo caso strombazzato dai giornali in questi giorni: la notizia della ripresa di “un Ufo che decolla dalla Luna", pubblicata qui dal Corriere Adriatico (screenshot qui accanto) e dal Mattino di Napoli. L'annuncio proviene dal Centro Ufologico Mediterraneo, non nuovo a prendere granchi spaziali (come l'accusa a Samantha Cristoforetti di nascondere di aver visto un veicolo alieno).
Il CUM (sigla infelice per chi mastica l'inglese, ma lasciamo stare) afferma testualmente e ripetutamente che si tratta di un “ufo” che “si alza dal suolo lunare”. L'autore della segnalazione, Angelo Maggioni, scrive che “considerando tutte le variabili ed i fattori in gioco, una valida ipotesi è che esso potesse trovarsi ragionevolmente nei pressi della Luna o fuori dall’atmosfera terrestre.”
Formulare ipotesi è dovere di ogni ricercatore; ma il vero ricercatore fa anche un passo in più, che è quello di cercare di scartare le ipotesi non supportate dai fatti e di metterle alla prova, invece di saltare alle conclusioni come fa invece il Maggioni, proclamando che “Secondo il sito ATTIVO.TV il cratere Aristarchus, non sarebbe altro che una base exstraterrestre [sic]”. E se lo dice il sito ATTIVO.TV, dev'essere per forza vero. Quindi l'oggetto prodigioso indubbiamente “si alza dal suolo lunare” e dev'essere un veicolo extraterrestre. Fine dell'indagine, se così vogliamo chiamarla.
Un ricercatore serio e competente avrebbe fatto, invece, una cosa molto semplice e ovvia: verificare l'avvistamento presso altri astrofili lontani dal suo punto di osservazione. Se l'oggetto non compare anche nelle registrazioni video della Luna effettuate nello stesso istante da altri osservatori geograficamente ben distanti, allora è un oggetto vicino a chi lo riprende (palloncino, uccello, satellite, aereo, meteora, raggio cosmico sul sensore, eccetera) e non è qualcosa che “si alza dal suolo lunare”.
È una verifica perfettamente fattibile, perché c'è praticamente sempre qualche astrofilo o astronomo che osserva la Luna e ne registra l'aspetto: lo si fa per studiare gli impatti delle meteore sulla Luna, e si confrontano registrazioni video fatti in luoghi separati proprio per escludere gli oggetti atmosferici dal conteggio delle meteore lunari, come raccontato per esempio qui e qui.
Un ufologo serio, prima di pubblicare con così tanta certezza l'annuncio che “un ufo si alza dal suolo lunare”, avrebbe contattato gli astrofili e gli astronomi (non è difficile) e avrebbe chiesto se altri osservatori avevano visto qualcosa transitare di fronte alla Luna alle 15:07 del 28 dicembre 2014, come è successo al Maggioni. Di fronte a un “no”, avrebbe concluso che l'oggetto non era affatto sulla Luna. Di fronte a un “sì”, avrebbe avuto uno scoop scientificamente validato. Fine della storia.
Invece cos'ha fatto il Maggioni insieme al CUM, al Mattino e al Corriere Adriatico? Ha annunciato immediatamente la sensazionale “scoperta”. Eppure nel proprio resoconto scrive: “non dimentichiamo i fenomeni di prospettiva che potrebbero trarci in inganno.” Per poi dimenticarseli subito, questi fenomeni, perché il sito ATTIVO.TV dice che nel cratere Aristarchus c'è una base aliena, e quindi che altre prove servono?
È proprio questo quello che non va nell'ufologia: è propagandata chiassosamente da persone che sono talmente innamorate della propria visione del mondo da ignorare i metodi di verifica più elementari; talmente infervorate da essere capaci di mettere nero su bianco quello che dovrebbero fare e poi non farlo; talmente fissate sul binario unico del proprio pensiero da non accorgersi dei propri sbagli e accusare invece gli altri di non avere una mente aperta; talmente egocentriche da incazzarsi quando qualcuno osa far notare i loro errori. Pochi si sottraggono a questo modello: lo ha fatto, in questo caso, Ufoonline.it, che cito con piacere e mi è stato segnalato dopo la pubblicazione iniziale di questo articolo.
Incazzatevi pure, fufologi del Centro Ufologico Mediterraneo, ma non è colpa mia se scrivete cialtronerie e vi rendete ridicoli. E incazzatevi pure, giornalisti, ma non è colpa mia se pubblicate qualunque cialtroneria senza verificarla.
Aggiornamento (2015/01/02): Ho ricevuto un commento apparentemente proveniente da un Angelo Maggioni. È talmente ridicolo che sospetto che si tratti di un troll, per cui non lo pubblico. Anche perché se fosse autentico, il Maggioni ci farebbe una figura talmente ridicola che neppure io desidero infliggergli. Per ora.
Aggiornamento (2015/01/05): Viste le numerose richieste, pubblico il commento apparentemente proveniente dal Maggioni. Non mi interessa sapere se è davvero suo e con quali intenti è stato scritto: il fatto stesso che qualcuno perda tempo a inviarmi simili deliri è sufficientemente eloquente. Eccolo nella sua deprimente interezza, esattamente come l'ho ricevuto.
Sapete perché non sopporto gli ufologi? Perché con rarissime eccezioni sono stupendamente, irrimediabilmente, spettacolarmente incompetenti. E con la loro rumorosa incompetenza non fanno altro che rendere ridicolo un campo d'indagine che potrebbe essere serio se solo la piantassero di dire corbellerie e scambiare ogni pixel sfuocato per una gita fuori porta dei venusiani.
Se poi i giornalisti, invece di riportare acriticamente le suddette corbellerie, si degnassero di avere un attimo di senso critico invece di fare le puttane del clic, l'ufologia potrebbe finalmente diventare una scienza anziché una scemenza. Macché.
Prendete per esempio l'ultimo caso strombazzato dai giornali in questi giorni: la notizia della ripresa di “un Ufo che decolla dalla Luna", pubblicata qui dal Corriere Adriatico (screenshot qui accanto) e dal Mattino di Napoli. L'annuncio proviene dal Centro Ufologico Mediterraneo, non nuovo a prendere granchi spaziali (come l'accusa a Samantha Cristoforetti di nascondere di aver visto un veicolo alieno).
Il CUM (sigla infelice per chi mastica l'inglese, ma lasciamo stare) afferma testualmente e ripetutamente che si tratta di un “ufo” che “si alza dal suolo lunare”. L'autore della segnalazione, Angelo Maggioni, scrive che “considerando tutte le variabili ed i fattori in gioco, una valida ipotesi è che esso potesse trovarsi ragionevolmente nei pressi della Luna o fuori dall’atmosfera terrestre.”
Formulare ipotesi è dovere di ogni ricercatore; ma il vero ricercatore fa anche un passo in più, che è quello di cercare di scartare le ipotesi non supportate dai fatti e di metterle alla prova, invece di saltare alle conclusioni come fa invece il Maggioni, proclamando che “Secondo il sito ATTIVO.TV il cratere Aristarchus, non sarebbe altro che una base exstraterrestre [sic]”. E se lo dice il sito ATTIVO.TV, dev'essere per forza vero. Quindi l'oggetto prodigioso indubbiamente “si alza dal suolo lunare” e dev'essere un veicolo extraterrestre. Fine dell'indagine, se così vogliamo chiamarla.
Un ricercatore serio e competente avrebbe fatto, invece, una cosa molto semplice e ovvia: verificare l'avvistamento presso altri astrofili lontani dal suo punto di osservazione. Se l'oggetto non compare anche nelle registrazioni video della Luna effettuate nello stesso istante da altri osservatori geograficamente ben distanti, allora è un oggetto vicino a chi lo riprende (palloncino, uccello, satellite, aereo, meteora, raggio cosmico sul sensore, eccetera) e non è qualcosa che “si alza dal suolo lunare”.
È una verifica perfettamente fattibile, perché c'è praticamente sempre qualche astrofilo o astronomo che osserva la Luna e ne registra l'aspetto: lo si fa per studiare gli impatti delle meteore sulla Luna, e si confrontano registrazioni video fatti in luoghi separati proprio per escludere gli oggetti atmosferici dal conteggio delle meteore lunari, come raccontato per esempio qui e qui.
Un ufologo serio, prima di pubblicare con così tanta certezza l'annuncio che “un ufo si alza dal suolo lunare”, avrebbe contattato gli astrofili e gli astronomi (non è difficile) e avrebbe chiesto se altri osservatori avevano visto qualcosa transitare di fronte alla Luna alle 15:07 del 28 dicembre 2014, come è successo al Maggioni. Di fronte a un “no”, avrebbe concluso che l'oggetto non era affatto sulla Luna. Di fronte a un “sì”, avrebbe avuto uno scoop scientificamente validato. Fine della storia.
Invece cos'ha fatto il Maggioni insieme al CUM, al Mattino e al Corriere Adriatico? Ha annunciato immediatamente la sensazionale “scoperta”. Eppure nel proprio resoconto scrive: “non dimentichiamo i fenomeni di prospettiva che potrebbero trarci in inganno.” Per poi dimenticarseli subito, questi fenomeni, perché il sito ATTIVO.TV dice che nel cratere Aristarchus c'è una base aliena, e quindi che altre prove servono?
È proprio questo quello che non va nell'ufologia: è propagandata chiassosamente da persone che sono talmente innamorate della propria visione del mondo da ignorare i metodi di verifica più elementari; talmente infervorate da essere capaci di mettere nero su bianco quello che dovrebbero fare e poi non farlo; talmente fissate sul binario unico del proprio pensiero da non accorgersi dei propri sbagli e accusare invece gli altri di non avere una mente aperta; talmente egocentriche da incazzarsi quando qualcuno osa far notare i loro errori. Pochi si sottraggono a questo modello: lo ha fatto, in questo caso, Ufoonline.it, che cito con piacere e mi è stato segnalato dopo la pubblicazione iniziale di questo articolo.
Incazzatevi pure, fufologi del Centro Ufologico Mediterraneo, ma non è colpa mia se scrivete cialtronerie e vi rendete ridicoli. E incazzatevi pure, giornalisti, ma non è colpa mia se pubblicate qualunque cialtroneria senza verificarla.
Aggiornamento (2015/01/02): Ho ricevuto un commento apparentemente proveniente da un Angelo Maggioni. È talmente ridicolo che sospetto che si tratti di un troll, per cui non lo pubblico. Anche perché se fosse autentico, il Maggioni ci farebbe una figura talmente ridicola che neppure io desidero infliggergli. Per ora.
Aggiornamento (2015/01/05): Viste le numerose richieste, pubblico il commento apparentemente proveniente dal Maggioni. Non mi interessa sapere se è davvero suo e con quali intenti è stato scritto: il fatto stesso che qualcuno perda tempo a inviarmi simili deliri è sufficientemente eloquente. Eccolo nella sua deprimente interezza, esattamente come l'ho ricevuto.
FINO A CHE CI SARAI TU A SCRIVERE ARTICOLI COME QUESTO ( STUPIDI E SENZA VALORE ) E FINO A CHE ESISTERà FUFOINTEREST UFOLINE E MAZINGA Z IO SARò IL VOSTRO INCUBO PEGGIORE PIù MI CRITICHERETE , OFFENDERETE E CALUGNERETE PIù IO SARò PRESENTE DUNQUE PIù CRITICHE PIù FORTE SARà LA MIA PRESENZA , IL MONDO SARà UN GIORNO LIBERO DA SPAZZATURA COME QUESTO ARTICOLO E CERTE PERSONE CHE INVECE DI ANDARE A LAVORARE CREANO BLOGHETTI DA STRAPAZZO FACENDO I MESSIA DEL NULLA ...ANDATE A LAVORARE CIALTRONI !!!!!
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Perché “nevica” a colori fuori dalla Stazione Spaziale?
Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “leonardo.cre*”.
Ieri notte, come faccio spesso quando devo stare sveglio a lavorare, stavo osservando la Terra vista dalla Stazione Spaziale Internazionale su uno dei monitor che tengo sempre aperto sullo streaming delle telecamere di bordo (qui e qui) e ho notato di nuovo il fenomeno curioso che vedete nel video qui sotto: nell'inquadratura esterna della telecamera si vede “nevicare” una serie di “fiocchi” colorati.
Ovviamente a quattrocento e rotti chilometri di quota non nevica e non ci sono lucciole o falene: si tratta degli impatti dei raggi cosmici sui sensori delle telecamere. C'è una zona, sopra l'Atlantico meridionale, dove le fasce di Van Allen (bande a forma di ciambella che circondano la Terra, ricche di particelle molto energetiche) sono particolarmente basse: si chiama Anomalia del Sud Atlantico. La Stazione la attraversa periodicamente, e quando lo fa al buio, come è successo ieri, le particelle che attraversano i sensori delle telecamere esterne di monitoraggio della Stazione ne attivano i pixel, producendo la “nevicata”, che si nota anche (ma in misura minore) nelle immagini delle telecamere HD dell'esperimento HDEV di bordo (video).
L'effetto di queste particelle è rilevabile anche a occhio nudo: gli astronauti, quando chiudono gli occhi durante il transito nell'Anomalia, vedono scie colorate analoghe. Il fenomeno fu notato sin dai tempi delle missioni lunari Apollo.
Questo bombardamento di particelle cariche d'energia non è particolarmente salutare a lungo andare: per ridurlo, la Stazione e tutti i veicoli spaziali con equipaggio che attraversano l'Anomalia o le fasce di Van Allen hanno schermature supplementari. Anche così, l'effetto cumulativo è tale per cui una fotocamera, dopo circa un anno di permanenza nello spazio, finisce per avere molti pixel permanentemente danneggiati (come in questa foto). A volte le particelle alterano le memorie dei computer di bordo, obbligando a un riavvio; il telescopio spaziale Hubble, quando passa attraverso l'Anomalia, deve sospendere l'attività. Ne parlano in dettaglio EMC, l'astronauta Don Pettit e Universe Today.
Ieri notte, come faccio spesso quando devo stare sveglio a lavorare, stavo osservando la Terra vista dalla Stazione Spaziale Internazionale su uno dei monitor che tengo sempre aperto sullo streaming delle telecamere di bordo (qui e qui) e ho notato di nuovo il fenomeno curioso che vedete nel video qui sotto: nell'inquadratura esterna della telecamera si vede “nevicare” una serie di “fiocchi” colorati.
Ovviamente a quattrocento e rotti chilometri di quota non nevica e non ci sono lucciole o falene: si tratta degli impatti dei raggi cosmici sui sensori delle telecamere. C'è una zona, sopra l'Atlantico meridionale, dove le fasce di Van Allen (bande a forma di ciambella che circondano la Terra, ricche di particelle molto energetiche) sono particolarmente basse: si chiama Anomalia del Sud Atlantico. La Stazione la attraversa periodicamente, e quando lo fa al buio, come è successo ieri, le particelle che attraversano i sensori delle telecamere esterne di monitoraggio della Stazione ne attivano i pixel, producendo la “nevicata”, che si nota anche (ma in misura minore) nelle immagini delle telecamere HD dell'esperimento HDEV di bordo (video).
L'effetto di queste particelle è rilevabile anche a occhio nudo: gli astronauti, quando chiudono gli occhi durante il transito nell'Anomalia, vedono scie colorate analoghe. Il fenomeno fu notato sin dai tempi delle missioni lunari Apollo.
Questo bombardamento di particelle cariche d'energia non è particolarmente salutare a lungo andare: per ridurlo, la Stazione e tutti i veicoli spaziali con equipaggio che attraversano l'Anomalia o le fasce di Van Allen hanno schermature supplementari. Anche così, l'effetto cumulativo è tale per cui una fotocamera, dopo circa un anno di permanenza nello spazio, finisce per avere molti pixel permanentemente danneggiati (come in questa foto). A volte le particelle alterano le memorie dei computer di bordo, obbligando a un riavvio; il telescopio spaziale Hubble, quando passa attraverso l'Anomalia, deve sospendere l'attività. Ne parlano in dettaglio EMC, l'astronauta Don Pettit e Universe Today.
2014/12/28
Imparare le lingue non è più come una volta. Oggi si fa dallo spazio
Stamattina ho visto questo tweet di Anton Shkaplerov:
Così ho immesso “Доброе утро, Земля” in Google Translate e ne ho ricevuto l'audio della pronuncia. Un servizio divertente e utile, certo. Ma la chicca è stata riconoscere quella frase poco dopo nelle conversazioni dallo spazio. Infatti tengo sempre in sottofondo, mentre lavoro, lo streaming audio e video dalla Stazione Spaziale (è rilassante e affascinante vedere le immagini della Terra che scorre maestosa e sentire le conversazioni di lavoro quotidiane degli astronauti), e capisco benissimo le comunicazioni in inglese, ma quelle in russo mi sfuggono completamente.
Potete immaginare la mia sorpresa quando a un certo punto, poco fa, ho capito cosa si stavano dicendo i russi: “Доброе утро”. Il controllo missione stava augurando il buongiorno ai cosmonauti, e i cosmonauti facevano altrettanto ai colleghi sulla Terra. Avete presente quel brivido irripetibile che ti scuote la prima volta che capisci qualcosa di una lingua che fino a un istante prima era un flusso indistinto di suoni senza senso? Ecco, quello.
Solo che la lezione di russo mi era arrivata da un cosmonauta nello spazio, attraverso una rete informatica planetaria e un sistema di traduzione automatica. Quando capitano queste cose mi sembra davvero di vivere, finalmente, nel futuro.
Доброе утро!
AntonAstrey Доброе утро, #Земля! // Good morning, #Earth! http://t.co/iYvbhy7shG 28/12/14 09:10 |
Così ho immesso “Доброе утро, Земля” in Google Translate e ne ho ricevuto l'audio della pronuncia. Un servizio divertente e utile, certo. Ma la chicca è stata riconoscere quella frase poco dopo nelle conversazioni dallo spazio. Infatti tengo sempre in sottofondo, mentre lavoro, lo streaming audio e video dalla Stazione Spaziale (è rilassante e affascinante vedere le immagini della Terra che scorre maestosa e sentire le conversazioni di lavoro quotidiane degli astronauti), e capisco benissimo le comunicazioni in inglese, ma quelle in russo mi sfuggono completamente.
Potete immaginare la mia sorpresa quando a un certo punto, poco fa, ho capito cosa si stavano dicendo i russi: “Доброе утро”. Il controllo missione stava augurando il buongiorno ai cosmonauti, e i cosmonauti facevano altrettanto ai colleghi sulla Terra. Avete presente quel brivido irripetibile che ti scuote la prima volta che capisci qualcosa di una lingua che fino a un istante prima era un flusso indistinto di suoni senza senso? Ecco, quello.
Solo che la lezione di russo mi era arrivata da un cosmonauta nello spazio, attraverso una rete informatica planetaria e un sistema di traduzione automatica. Quando capitano queste cose mi sembra davvero di vivere, finalmente, nel futuro.
Доброе утро!
Non ci posso credere, adesso mi citano nelle strisce a fumetti
Striscia di Vincenzo "Zerov" Salvo tratta da qui su Facebook (copia su Archive.org) e da Decomplottis.it.
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Pronta la traduzione italiana di “The Internet is on Fire” di Mikko Hypponen
Cosa fa un Disinformatico insieme alla figlia durante le vacanze di Natale? Ma naturalmente traduce l'ottima presentazione di Mikko Hypponen (F-Secure) sul futuro prossimo di Internet e della sorveglianza commerciale strisciante.
Anch'io, come lui, credo che sia giunto il momento di dire basta: che non vogliamo essere schedati, spiati, catalogati, incasellati e numerati, né da governi né da aziende, tramite l'esca dei servizi “gratuiti” e delle app “gratuite”; che non vogliamo prodotti che registrano di nascosto quello che diciamo e lo mandano a chissà chi; che è inaccettabile che stati (anche europei) che si dichiarano alleati organizzino attacchi informatici l'uno contro l'altro.
Il video del talk di Mikko, insieme alla trascrizione inglese e alla sua traduzione, è qui grazie al lavoro di mio figlio Liam (sì, quello dell'Unicorno Petomane).
Anch'io, come lui, credo che sia giunto il momento di dire basta: che non vogliamo essere schedati, spiati, catalogati, incasellati e numerati, né da governi né da aziende, tramite l'esca dei servizi “gratuiti” e delle app “gratuite”; che non vogliamo prodotti che registrano di nascosto quello che diciamo e lo mandano a chissà chi; che è inaccettabile che stati (anche europei) che si dichiarano alleati organizzino attacchi informatici l'uno contro l'altro.
Il video del talk di Mikko, insieme alla trascrizione inglese e alla sua traduzione, è qui grazie al lavoro di mio figlio Liam (sì, quello dell'Unicorno Petomane).
2014/12/26
Stasera alle 18:21 potreste vedere la Stazione Spaziale passare davanti alla Luna
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Se vi trovate fra le due linee rosse indicate sulla mappa qui sopra, generata da @Astropratica, dovreste vedere la Stazione Spaziale transitare davanti alla Luna intorno alle 18:21. Proverò a riprendere il passaggio, anche se dal mio Maniero Digitale, vicino a Lugano, la Stazione sarà probabilmente appena al di fuori del disco lunare. Sarà comunque uno dei passaggi più facili da identificare in assoluto, visto che basterà trovare la Luna in cielo e aspettare che un punto luminoso brillante le passi davanti o vicino. Buona visione!
Aggiornamento (2014/12/27 00:27): trovate un po' di foto del passaggio in questi link: uno, due, tre, quattro (strepitosa), cinque. Qui sotto, invece, trovate la sequenza scattata da Irene S* e pubblicata qui con il suo permesso.
Luca B* mi ha dato il permesso di pubblicare questo suo video eccezionale, che rende bene la velocità del passaggio:
Se vi trovate fra le due linee rosse indicate sulla mappa qui sopra, generata da @Astropratica, dovreste vedere la Stazione Spaziale transitare davanti alla Luna intorno alle 18:21. Proverò a riprendere il passaggio, anche se dal mio Maniero Digitale, vicino a Lugano, la Stazione sarà probabilmente appena al di fuori del disco lunare. Sarà comunque uno dei passaggi più facili da identificare in assoluto, visto che basterà trovare la Luna in cielo e aspettare che un punto luminoso brillante le passi davanti o vicino. Buona visione!
Aggiornamento (2014/12/27 00:27): trovate un po' di foto del passaggio in questi link: uno, due, tre, quattro (strepitosa), cinque. Qui sotto, invece, trovate la sequenza scattata da Irene S* e pubblicata qui con il suo permesso.
Luca B* mi ha dato il permesso di pubblicare questo suo video eccezionale, che rende bene la velocità del passaggio:
Cinavia, il sistema antipirateria inutile che blocca i video amatoriali degli onesti
Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “lorenzo.rap*”.
Magic in the Moonlight, il nuovo film di Woody Allen, è in programmazione in questi giorni nei cinema in Europa ma è già uscito in DVD e Blu-Ray e quindi è già in circolazione su Internet in un rip di ottima qualità. Il film, fra l'altro, è bello; ciliegina sulla torta, la trama è una gioia per qualunque debunker e simpatizzante del CICAP.
Alcune delle versioni circolanti in Rete producono un effetto piuttosto sorprendente quando vengono riprodotte da un lettore Blu-ray recente: dopo alcuni minuti compare una dicitura in inglese e sparisce l'audio. Nello screenshot mostrato qui sopra, tratto appunto da Magic in the Moonlight, la dicitura recita: “Audio output temporarily muted. Do not adjust the playback volume. The content being played is protected by Cinavia and is not authorised for playback on this device. For more information, see http://www.cinavia.com. Message Code 3.”
L'avviso è generato da un sistema antipirateria incorporato obbligatoriamente nei lettori Blu-ray (è uno standard imposto dalla Blu-ray Association) e venduto da Cinavia. Il sistema si basa sul fatto che nella traccia audio dei film che lo usano vengono incluse delle informazioni non udibili che vengono riconosciute dai lettori Blu-ray. Non è quindi un vero e proprio DRM, ma un watermark: l'effetto è comunque quello di inibire la riproduzione non autorizzata. Il watermark sopravvive ai riversamenti analogici e alle conversioni digitali di formato e risulta presente anche nelle pessime copie abusive fatte con una telecamera al cinema.
Ovviamente Cinavia non regala il proprio sistema a nessuno, né ai produttori dei film, né ai fabbricanti di lettori Blu-ray, per cui alla fine lo paghiamo noi: nel prezzo del biglietto, se andiamo al cinema, e nel prezzo del lettore, se ne acquistiamo uno. Non ho cifre, per ora, per quantificare questo costo, ma è di fatto un prodotto inutile, che non fa nulla per risolvere il problema per il quale viene venduto però fa credere a chi lo usa di aver fatto qualcosa per risolverlo. In altre parole, è l'equivalente cinematografico dell'omeopatia.
Il sistema Cinavia, infatti, non viene installato in tutti i dispositivi: per esempio non c'è in molti media player hardware commerciali, che quindi se ne infischiano del watermark e riproducono senza problemi il contenuto “protetto” da Cinavia. Non solo: esiste software che rimuove il watermark, e oltretutto questo software è legale, perlomeno in Europa, dove le leggi inibiscono la rimozione dei sistemi anticopia ma non parlano di rimozione di watermark (che è un sistema di marchiatura, non di protezione contro la copia: il file “protetto” da Cinavia è infatti perfettamente copiabile).
In pratica, quindi, il sistema Cinavia è facilmente aggirabile da chiunque sia sufficientemente competente e determinato. Non serve a nulla contro i pirati professionisti. Ma ha una conseguenza subdola sugli utenti onesti, quelli che comprano o noleggiano soltanto copie legittime e autorizzate dei film che guardano: blocca i video amatoriali nei quali c'è audio “protetto”. Lo dice chiaramente questa “raccomandazione” della Samsung a proposito di Cinavia:
Sul sito di Cinavia c'è l'equivalente in italiano:
Cinavia offre anche delle linee guida per i video domestici che spiegano ulteriori dettagli.
Supponiamo, per esempio, che riprendiate la vostra famiglia, con la vostra videocamera, durante le feste di fine anno, mentre in sottofondo c'è la TV accesa che mostra un film. Volete conservare per sempre le reazioni dei vostri figli la prima volta che vedono Bambi o scoprono chi è davvero Darth Vader o come funziona l'inganno centrale di The Prestige. In entrambi i casi Cinavia bloccherà la riproduzione del vostro contenuto autoprodotto, perché nel vostro video c'è l'audio di un film “protetto”. Non siete pirati, non volete esserlo, ma i vostri ricordi personali saranno proibiti e irriproducibili. Per riprodurli dovrete imparare a usare sistemi di rimozione dei watermark (se avete le competenze tecniche per farlo). E pagare per usarli. Cornuti e mazziati, insomma.
Ed è per questo che la lotta digitale alla pirateria, praticata con questi mezzucci, non è semplicemente inutile: è perversa.
Magic in the Moonlight, il nuovo film di Woody Allen, è in programmazione in questi giorni nei cinema in Europa ma è già uscito in DVD e Blu-Ray e quindi è già in circolazione su Internet in un rip di ottima qualità. Il film, fra l'altro, è bello; ciliegina sulla torta, la trama è una gioia per qualunque debunker e simpatizzante del CICAP.
Alcune delle versioni circolanti in Rete producono un effetto piuttosto sorprendente quando vengono riprodotte da un lettore Blu-ray recente: dopo alcuni minuti compare una dicitura in inglese e sparisce l'audio. Nello screenshot mostrato qui sopra, tratto appunto da Magic in the Moonlight, la dicitura recita: “Audio output temporarily muted. Do not adjust the playback volume. The content being played is protected by Cinavia and is not authorised for playback on this device. For more information, see http://www.cinavia.com. Message Code 3.”
L'avviso è generato da un sistema antipirateria incorporato obbligatoriamente nei lettori Blu-ray (è uno standard imposto dalla Blu-ray Association) e venduto da Cinavia. Il sistema si basa sul fatto che nella traccia audio dei film che lo usano vengono incluse delle informazioni non udibili che vengono riconosciute dai lettori Blu-ray. Non è quindi un vero e proprio DRM, ma un watermark: l'effetto è comunque quello di inibire la riproduzione non autorizzata. Il watermark sopravvive ai riversamenti analogici e alle conversioni digitali di formato e risulta presente anche nelle pessime copie abusive fatte con una telecamera al cinema.
Ovviamente Cinavia non regala il proprio sistema a nessuno, né ai produttori dei film, né ai fabbricanti di lettori Blu-ray, per cui alla fine lo paghiamo noi: nel prezzo del biglietto, se andiamo al cinema, e nel prezzo del lettore, se ne acquistiamo uno. Non ho cifre, per ora, per quantificare questo costo, ma è di fatto un prodotto inutile, che non fa nulla per risolvere il problema per il quale viene venduto però fa credere a chi lo usa di aver fatto qualcosa per risolverlo. In altre parole, è l'equivalente cinematografico dell'omeopatia.
Il sistema Cinavia, infatti, non viene installato in tutti i dispositivi: per esempio non c'è in molti media player hardware commerciali, che quindi se ne infischiano del watermark e riproducono senza problemi il contenuto “protetto” da Cinavia. Non solo: esiste software che rimuove il watermark, e oltretutto questo software è legale, perlomeno in Europa, dove le leggi inibiscono la rimozione dei sistemi anticopia ma non parlano di rimozione di watermark (che è un sistema di marchiatura, non di protezione contro la copia: il file “protetto” da Cinavia è infatti perfettamente copiabile).
In pratica, quindi, il sistema Cinavia è facilmente aggirabile da chiunque sia sufficientemente competente e determinato. Non serve a nulla contro i pirati professionisti. Ma ha una conseguenza subdola sugli utenti onesti, quelli che comprano o noleggiano soltanto copie legittime e autorizzate dei film che guardano: blocca i video amatoriali nei quali c'è audio “protetto”. Lo dice chiaramente questa “raccomandazione” della Samsung a proposito di Cinavia:
If the video you’re playing back is a home movie or other personal recording, that includes some professionally produced content (including the audio track of a professionally produced movie or television show), you will need to either skip over the parts of the video that contain the professionally produced content during playback or else create or obtain a version of the video that does not include this protected material.
Sul sito di Cinavia c'è l'equivalente in italiano:
Se il video che si intende riprodurre è un film domestico o un’altra registrazione personale che comprende materiale realizzato professionalmente (come la traccia audio di un video realizzato professionalmente), per riprodurre la vostra registrazione senza disattivazione dell’audio esistono due possibilità:
– Mettere in pausa il video, attendere per 30 secondi che l’audio venga riattivato, quindi saltare le parti corrispondenti al materiale di fattura professionale e continuare a riprodurre il resto del video, oppure
– Mettere in pausa il video, attendere per 30 secondi che l’audio venga riattivato, quindi riprodurlo da un diverso disco ottico per almeno 10 minuti prima di continuare la riproduzione del video.
Cinavia offre anche delle linee guida per i video domestici che spiegano ulteriori dettagli.
Supponiamo, per esempio, che riprendiate la vostra famiglia, con la vostra videocamera, durante le feste di fine anno, mentre in sottofondo c'è la TV accesa che mostra un film. Volete conservare per sempre le reazioni dei vostri figli la prima volta che vedono Bambi o scoprono chi è davvero Darth Vader o come funziona l'inganno centrale di The Prestige. In entrambi i casi Cinavia bloccherà la riproduzione del vostro contenuto autoprodotto, perché nel vostro video c'è l'audio di un film “protetto”. Non siete pirati, non volete esserlo, ma i vostri ricordi personali saranno proibiti e irriproducibili. Per riprodurli dovrete imparare a usare sistemi di rimozione dei watermark (se avete le competenze tecniche per farlo). E pagare per usarli. Cornuti e mazziati, insomma.
Ed è per questo che la lotta digitale alla pirateria, praticata con questi mezzucci, non è semplicemente inutile: è perversa.
2014/12/25
Antibufala: no, il 4 gennaio non resteremo senza gravità per alcuni minuti
Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “lori10*”.
Sta (ri)cominciando a circolare, non solo in lingua italiana, la “notizia” che il 4 di gennaio prossimo un allineamento straordinario di Giove e Plutone produrrà quattro o cinque minuti di assenza di gravità sulla Terra alle 18:47 ora dell'Europa centrale.
Ne parlano siti come Retenews24.it, con tanto di immagine del tweet ufficiale della NASA e citazione dell'astronomo inglese Patrick Moore, che avrebbe detto che “esattamente alle ore 09:47 PST del mattino del prossimo 4 gennaio, Plutone passerà direttamente dietro Giove, determinando un raro allineamento in relazione alla Terra. Questo allineamento raro porterà ad un effetto ma [sic] visto in passato. La forza gravitazionale combinata dei due pianeti, secondo il Dr. Patrick Moore, eserciterà una trazione di marea più forte, contrastando temporaneamente la stessa gravità della Terra e rendere [sic] le persone praticamente senza peso per 5 minuti”.
In realtà il tweet è un falso piuttosto ben fatto e la storia è una vecchia bufala, tant'è vero che Patrick Moore, celeberrimo nel Regno Unito, è morto nel 2012. Oltretutto Plutone non sarà affatto allineato con Giove: anzi, dalla Terra i due pianeti saranno in zone opposte del cielo.
Ma c'è un fondo di verità nella notizia: ovviamente non ci sarà nessuna pausa nella gravità terrestre, ma Patrick Moore aveva davvero fatto le dichiarazioni che gli vengono attribuite. Le aveva fatte per un pesce d'aprile radiofonico nel 1976. Il bello è che all'epoca ci fu gente che chiamò Moore dicendogli che aveva percepito l'effetto preannunciato.
I dettagli scientifici della storia sono spiegati dall'astronomo Phil Plait qui su Slate e quelli bufalini sono raccontati da Snopes.com.
Se per caso vi imbattete in qualcuno che crede a questa notizia o che (peggio ancora) la pubblica, osservate con attenzione che effetto fa non sapere nemmeno i rudimenti della scienza e dare per buono tutto quello che viene scritto: fa fare la figura del pollo. Buon Natale.
Sta (ri)cominciando a circolare, non solo in lingua italiana, la “notizia” che il 4 di gennaio prossimo un allineamento straordinario di Giove e Plutone produrrà quattro o cinque minuti di assenza di gravità sulla Terra alle 18:47 ora dell'Europa centrale.
Ne parlano siti come Retenews24.it, con tanto di immagine del tweet ufficiale della NASA e citazione dell'astronomo inglese Patrick Moore, che avrebbe detto che “esattamente alle ore 09:47 PST del mattino del prossimo 4 gennaio, Plutone passerà direttamente dietro Giove, determinando un raro allineamento in relazione alla Terra. Questo allineamento raro porterà ad un effetto ma [sic] visto in passato. La forza gravitazionale combinata dei due pianeti, secondo il Dr. Patrick Moore, eserciterà una trazione di marea più forte, contrastando temporaneamente la stessa gravità della Terra e rendere [sic] le persone praticamente senza peso per 5 minuti”.
In realtà il tweet è un falso piuttosto ben fatto e la storia è una vecchia bufala, tant'è vero che Patrick Moore, celeberrimo nel Regno Unito, è morto nel 2012. Oltretutto Plutone non sarà affatto allineato con Giove: anzi, dalla Terra i due pianeti saranno in zone opposte del cielo.
Ma c'è un fondo di verità nella notizia: ovviamente non ci sarà nessuna pausa nella gravità terrestre, ma Patrick Moore aveva davvero fatto le dichiarazioni che gli vengono attribuite. Le aveva fatte per un pesce d'aprile radiofonico nel 1976. Il bello è che all'epoca ci fu gente che chiamò Moore dicendogli che aveva percepito l'effetto preannunciato.
Il falso tweet attribuito alla NASA |
Se per caso vi imbattete in qualcuno che crede a questa notizia o che (peggio ancora) la pubblica, osservate con attenzione che effetto fa non sapere nemmeno i rudimenti della scienza e dare per buono tutto quello che viene scritto: fa fare la figura del pollo. Buon Natale.
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2014/12/24
Buon Natale e grazie di tutto!
Non mi sembrava il caso di infliggervi una mia foto in tenuta natalizia, per cui vi propongo invece questa cartolina di Natale spaziale:
Grazie a tutti voi per il sostegno, i commenti, l'incoraggiamento, le critiche, le chicche, le Cene dei Disinformatici, le idee, le lezioni, l'aiuto, le focacce e la compagnia che mi avete regalato quest'anno: cercherò di ricambiare alla pari, ma sarà difficile eguagliarvi! Grazie anche a tutti quelli che si adoperano per rendere Internet un po' meno chiavica per complottisti e mentecatti, e a chi si rimbocca le maniche e aiuta a rendere questo pianeta più vivibile per tutti.
Buone feste!
Fonte: @Astrosamantha |
Buone feste!
Che ci fa un atlante stradale a bordo della Stazione Spaziale Internazionale?
Via Twitter mi è arrivata la segnalazione di @tamarabalestri, che ha notato che in questa foto pubblicata da Samantha Cristoforetti ad accompagnamento di questo suo post e mostrata qui accanto c'è una particolarità: un atlante stradale (evidenziato in giallo). Che se ne fanno di un atlante stradale nello spazio?
Si tratta, specificamente, del Rand McNally Road Atlas del 2010, come si può rilevare confrontando la foto con le immagini della copertina dell'Atlas in questione.
Qui accanto vedete il dettaglio evidenziato in giallo nella foto precedente, ruotato di 180°. Corrisponde chiaramente a questo Atlas, che copre le strade di Stati Uniti, Canada e Messico.
Cercando un po' ho trovato che lo stesso atlante “spaziale” compare anche in una foto scattata dall'astronauta Alexander Gerst il 21 ottobre scorso sulla ISS.
Ho elaborato un po' l'immagine di Gerst per evidenziarne i dettagli, come potete vedere qui sotto, ed è emersa la probabile ragione della presenza di un atlante stradale a bordo della Stazione: per aiutare gli astronauti a riconoscere le zone della Terra che fotografano.
La foto dell'atlante scattata da Gerst, infatti, rivela che sull'atlante c'è una dedica: “To the [...]ews of ISS, En[...] the Cupola a[...] take lots of pictures!”, che è probabilmente “To the crews of ISS, Enjoy the Cupola and take lots of pictures!”, ossia “Agli equipaggi della ISS, godetevi la Cupola e fate tante foto!”. La dedica è firmata, ma la firma è illeggibile: tuttavia c'è l'indicazione “Exp 13, 21, 22”, che indica che si tratta dello statunitense Jeffrey Williams, unico astronauta ad aver effettuato tutte le missioni (Expedition) citate.
Inoltre la foto di Gerst mostra che accanto all'Atlas delle strade dell'America settentrionale c'è anche un Atlas of the World (atlante del mondo), per cui gli abitanti della Stazione hanno a disposizione una guida completa di tutto il mondo.
Nulla di misterioso, insomma: anzi, è molto logico che gli astronauti usino un atlante per orientarsi. Dal loro punto di vista, a 400 km di quota, vedono la Terra esattamente come se fosse una gigantesca cartina, e le strade sono un ottimo riferimento visivo, con le loro forme caratteristiche e il loro contrasto elevato rispetto al terreno circostante.
Si tratta, specificamente, del Rand McNally Road Atlas del 2010, come si può rilevare confrontando la foto con le immagini della copertina dell'Atlas in questione.
Qui accanto vedete il dettaglio evidenziato in giallo nella foto precedente, ruotato di 180°. Corrisponde chiaramente a questo Atlas, che copre le strade di Stati Uniti, Canada e Messico.
Cercando un po' ho trovato che lo stesso atlante “spaziale” compare anche in una foto scattata dall'astronauta Alexander Gerst il 21 ottobre scorso sulla ISS.
Ho elaborato un po' l'immagine di Gerst per evidenziarne i dettagli, come potete vedere qui sotto, ed è emersa la probabile ragione della presenza di un atlante stradale a bordo della Stazione: per aiutare gli astronauti a riconoscere le zone della Terra che fotografano.
La foto dell'atlante scattata da Gerst, infatti, rivela che sull'atlante c'è una dedica: “To the [...]ews of ISS, En[...] the Cupola a[...] take lots of pictures!”, che è probabilmente “To the crews of ISS, Enjoy the Cupola and take lots of pictures!”, ossia “Agli equipaggi della ISS, godetevi la Cupola e fate tante foto!”. La dedica è firmata, ma la firma è illeggibile: tuttavia c'è l'indicazione “Exp 13, 21, 22”, che indica che si tratta dello statunitense Jeffrey Williams, unico astronauta ad aver effettuato tutte le missioni (Expedition) citate.
Inoltre la foto di Gerst mostra che accanto all'Atlas delle strade dell'America settentrionale c'è anche un Atlas of the World (atlante del mondo), per cui gli abitanti della Stazione hanno a disposizione una guida completa di tutto il mondo.
Nulla di misterioso, insomma: anzi, è molto logico che gli astronauti usino un atlante per orientarsi. Dal loro punto di vista, a 400 km di quota, vedono la Terra esattamente come se fosse una gigantesca cartina, e le strade sono un ottimo riferimento visivo, con le loro forme caratteristiche e il loro contrasto elevato rispetto al terreno circostante.
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2014/12/20
Risorse Internet dedicate alla Stazione Spaziale Internazionale
Questo articolo vi arriva grazie alla gentile
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“chihiro80” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo
aggiornamento: 2016/09/02 19:45.
Visto che le uso frequentemente e mi vengono richieste altrettanto frequentemente, riassumo qui le principali risorse online che conosco relative alla Stazione Spaziale Internazionale. Se ne conoscete qualcuna che manca, segnalatemela nei commenti. Le immagini sono cliccabili per ingrandirle. Alcuni link sono ripetuti intenzionalmente in più di una categoria per facilitarne il reperimento.
La pagina che state leggendo: http://tinyurl.com/stazionespaziale.
App per Ustream: Android, iOS.
HDEV (vedute esterne in HD): link Flash; per dispositivi non-Flash, link non-Flash oppure canale ISS HD Earth Viewing Experiment dell'app Ustream.
Live ISS (webcam interne / vedute esterne): link Flash; per dispositivi non-Flash, canale Live_ISS_Stream dell'app Ustream.
NASA HDTV Public: link Flash; per dispositivi non-Flash, canale NASA Public dell'app Ustream.
NASA HDTV Educational: link Flash; per dispositivi non-Flash, canale NASA TV Educational dell'app Ustream.
NASA HDTV Media: link Flash; per dispositivi non-Flash, canale NASA TV Media dell'app Ustream.
Tutti gli streaming della Stazione e della NASA in una sola finestra: qui su Complotti Lunari oppure (per dispositivi mobili) http://mobile.nasa.gov/content/watch-nasa-tv.
ISS Tracker (www.isstracker.com). Tracciamento animato con indicazione in tempo reale di quota, velocità, latitudine e circolo di osservabilità. I valori sono espressi in chilometri o miglia e km/h o mph. Disponibile anche una cronologia completa delle orbite, utile per identificare passaggi della ISS dopo che sono avvenuti (per esempio per capire se un oggetto luminoso osservato in cielo era la ISS o altro).
Heavens Above (www.heavens-above.com). Oltre alla visualizzazione standard della posizione corrente della ISS su un mappamondo, offre anche una magnifica visualizzazione 3D interattiva della Stazione, che mostra anche l'illuminazione della Stazione e l'orientamento dei pannelli solari in tempo reale su un modello tridimensionale della ISS intorno al quale è possibile girare interattivamente. Il sito offre anche previsioni per i prossimi passaggi della ISS. Previsioni e tracciamenti sono disponibili anche per altri oggetti orbitanti, inclusi i brillamenti Iridium.
Astroviewer (iss.astroviewer.net). Mostra la posizione corrente della ISS sovrapposta alla mappa fisica locale di Google e presenta la traccia (ground track) della prossima orbita della ISS, insieme alle coordinate, alla velocità e alla quota. Permette anche di avere previsioni dei passaggi locali per dieci giorni.
NASA Spot the Station (spotthestation.nasa.gov/sightings). Immettendo il proprio paese e la propria località, viene fornito un elenco dei prossimi passaggi visibili della ISS (non sono inclusi i passaggi in pieno giorno o in piena notte, che non consentono di vedere la ISS). Dando il proprio indirizzo di mail si riceve un'allerta via mail quando c'è un passaggio visibile (al mattino o alla sera).
Ny2o per ISS (www.n2yo.com/passes/?s=25544). Il sito deduce la posizione geografica dell'utente dal suo indirizzo IP ed elenca i prossimi passaggi (visibili e/o non visibili, a scelta) per i dieci giorni successivi. Cliccando su Map si ottiene una mappa della traccia visibile della ISS. Il sito offre anche il tracciamento di molti altri oggetti orbitanti.
Twisst (twisst.nl). Invia un'allerta via Twitter quando c'è un passaggio visibile della ISS dalla località dell'utente e visualizza su una mappa i tweet degli altri utenti iscritti al servizio.
NASA SkyWatch (spaceflight.nasa.gov/realdata/sightings/SSapplications/...). Localizzazioni passate e future della Stazione (orari espressi in GMT; richiede Java).
Pictures from ISS (www.arcgis.com/apps/...). Mappa interattiva delle posizioni geografiche della ISS al momento dello scatto delle singole fotografie pubblicate da Anton Shkaplerov, Terry Virts e Samantha Cristoforetti.
Gateway to Astronaut Photography of Earth – Latest ISS Imagery (http://eol.jsc.nasa.gov/SearchPhotos...). Le immagini più recenti dalla Stazione, pubblicate a volte con un certo ritardo. Si può cercare una foto in base al suo numero di riferimento qui, oppure usando un link diretto con la struttura http://eol.jsc.nasa.gov/SearchPhotos/photo.pl?mission=ISS042[ampersand]roll=E[ampersand]frame=[numero_foto]), mentre qui vengono ospitati video in time-lapse.
Samantha Cristoforetti su Flickr (www.flickr.com/photos/astrosamantha).
ESA su Flickr (www.flickr.com/photos/europeanspaceagency).
NASA2Explore su Flickr (www.flickr.com/photos/nasa2explore).
ISS HDEV (HD Earth Viewing Experiment) (www.ustream.tv/channel/iss-hdev-payload; link abbreviato tinyurl.com/stazionespaziale-hdev). Quattro telecamere HD commerciali, montate a marzo 2014 in un contenitore pressurizzato all'esterno della ISS sul modulo Columbus e puntate in varie direzioni, trasmettono le proprie immagini in tempo reale in streaming in alta definizione (720p) e collaudano la resistenza delle normali telecamere all'ambiente ostile dello spazio. L'esperimento è stato realizzato e gestito da studenti. Maggiori dettagli tecnici sono qui su NASA.gov, qui su Eol.jsc.nasa.gov e qui su Spaceflight101. Per avere una finestra del browser contenente soltanto l'immagine trasmessa si può usare questo link (Ustream, richiede Flash). Nella sezione Videos ci sono le registrazioni di tutte le riprese. Per i dispositivi che non supportano Flash ci sono l'app NASA su iTunes, l'app di Ustream (Android, iOS) e il sito Sobolev.us citato qui sotto.
HDEV non-Flash e con mini-mappa (sobolev.us/download/nasa). Le stesse immagini di ISS HDEV, ma in un formato compatibile con i dispositivi che non supportano Flash e con l'aggiunta di una mappa in sovrimpressione che indica la posizione attuale della ISS. L'audio non è quello della ISS ma proviene dagli archivi storici della NASA.
HDEV con riferimenti geografici in sovrimpressione (www.satflare.com/isshd/). Visualizzazione sperimentale che sovrappone alle immagini della Terra una pratica mappa con i contorni degli stati e numerose città del pianeta e mostra il campo visivo delle telecamere della Stazione. Lo stesso sito offre anche una visualizzazione 3D, ottenuta sfalsando le immagini HDEV convenzionali.
Webcam di bordo (www.ustream.tv/channel/live-iss-stream; link abbreviato tinyurl.com/stazionespaziale-webcam). Quando a bordo è “giorno” (la ISS usa come riferimento l'ora UTC), questo streaming in tempo reale a bassa definizione mostra spesso gli astronauti al lavoro con il relativo audio in caso di comunicazioni da e verso Terra. Le immagini provengono dalle telecamere montate all'interno in vari punti della Stazione. Negli altri orari, lo stesso streaming mostra immagini in movimento provenienti dalle telecamere montate all'esterno della Stazione. Per avere una finestra del browser contenente soltanto l'immagine trasmessa si può usare questo link (Ustream). Nella sezione Videos ci sono le registrazioni di tutte le riprese. Il sito richiede Flash. Per i dispositivi che non supportano Flash c'è l'app di Ustream (Android, iOS), da usare scegliendo il canale Live_ISS_Stream.
Space Station (blogs.nasa.gov/spacestation). Blog della Stazione, con molte foto e note tecniche sugli esperimenti scientifici svolti a bordo giorno per giorno (in inglese).
ISS On-Orbit Status Report (blogs.nasa.gov/stationreport). Resoconti giornalieri dettagliati, posticipati di un paio di giorni, delle attività quotidiane a bordo della ISS (in inglese).
ISS Weekly Status Report in italiano (www.astronautinews.it/tag/iss-weekly-status). Rapporti settimanali sulla situazione della ISS, tradotti in italiano.
ISS Updates (twitter.com/iss_update). Aggiornamenti e notizie sulla ISS (in inglese).
ISS Tracker (twitter.com/isstracker).
Astronomia pratica (twitter.com/astropratica). Preavvisi dei passaggi della ISS sull'Italia (in italiano).
Samantha Cristoforetti (twitter.com/astrosamantha; facebook.com/ESASamanthaCristoforetti).
Terry Virts (twitter.com/astroterry).
Anton Shkaplerov (twitter.com/antonastrey).
Heavens Above per Android (Google Play Store). Localizzatore della Stazione.
Ustream (Android; iOS). Video in tempo reale.
NASA App per iOS (App Store) Include le riprese in diretta di HDEV.
ISS Live per iOS (App Store).
Space Station Research Explorer (iOS; Android).
ISS Detector (Android). Localizzatore della Stazione.
Canadarm2 Simulator (www.asc-csa.gc.ca/eng/multimedia/games/canadarm2/default.asp). Simulatore-gioco del braccio robotico della Stazione Spaziale Internazionale.
Come ascoltare la ISS (air-radiorama.blogspot.it/2011/10/ascoltiamo-la-navicella-spaziale-iss.html; in italiano).
ARISS, Amateur Radio on International Space Station (www.amsat.it/arissin.html; in italiano).
Immagini SSTV trasmesse dalla ISS (www.spaceflightsoftware.com/ARISS_SSTV/index.php).
Salvaschermo per Mac OS X (sobolev.us/iss-hd-earth-viewing-experiment-screen-saver). Le immagini in alta definizione delle telecamere HDEV vengono usate come salvaschermo.
Friends in Space (app.friendsinspace.org). Tracciamento in tempo reale dei suoi passaggi e la possibilità di salutare Sam virtualmente. Al sito è associato un account Twitter (twitter.com/Friends_InSpace).
Foto su Flickr (www.flickr.com/photos/astrosamantha).
Foto riportate sulla mappa del mondo (http://www.arcgis.com/apps/OnePane/basicviewer/index.html?appid=31b4fec136714cd6b99781cc7732a033). Include anche le foto di Terry Virts e Anton Shkaplerov.
Avamposto 42 (Avamposto42.esa.int; www.twitter.com/avamposto42; Facebook.com/Avamposto42) sito e profili Twitter e Facebook dell'ESA dedicati alla missione di Sam.
Pagina ufficiale di Sam sul sito dell'ESA (Samanthacristoforetti.esa.int).
Twitter. L'account personale di Sam è www.twitter.com/astrosamantha.
Blog e diario di bordo di Samantha (plus.google.com/+SamanthaCristoforetti). Sam scrive in inglese un diario dettagliato, che viene tradotto in italiano e pubblicato presso Astronautinews.it.
Come contattare Samantha Cristoforetti (o altri astronauti ESA) per interviste o partecipazioni a eventi: l'apposita pagina di richiesta oppure una mail ad astrocom@esa.int (relazioni pubbliche EAC, European Astronaut Centre, dell’ESA).
Visto che le uso frequentemente e mi vengono richieste altrettanto frequentemente, riassumo qui le principali risorse online che conosco relative alla Stazione Spaziale Internazionale. Se ne conoscete qualcuna che manca, segnalatemela nei commenti. Le immagini sono cliccabili per ingrandirle. Alcuni link sono ripetuti intenzionalmente in più di una categoria per facilitarne il reperimento.
Link veloci
La pagina che state leggendo: http://tinyurl.com/stazionespaziale.
App per Ustream: Android, iOS.
HDEV (vedute esterne in HD): link Flash; per dispositivi non-Flash, link non-Flash oppure canale ISS HD Earth Viewing Experiment dell'app Ustream.
Live ISS (webcam interne / vedute esterne): link Flash; per dispositivi non-Flash, canale Live_ISS_Stream dell'app Ustream.
NASA HDTV Public: link Flash; per dispositivi non-Flash, canale NASA Public dell'app Ustream.
NASA HDTV Educational: link Flash; per dispositivi non-Flash, canale NASA TV Educational dell'app Ustream.
NASA HDTV Media: link Flash; per dispositivi non-Flash, canale NASA TV Media dell'app Ustream.
Tutti gli streaming della Stazione e della NASA in una sola finestra: qui su Complotti Lunari oppure (per dispositivi mobili) http://mobile.nasa.gov/content/watch-nasa-tv.
Tracciamento in tempo reale e previsione della posizione della Stazione
ISS Tracker (www.isstracker.com). Tracciamento animato con indicazione in tempo reale di quota, velocità, latitudine e circolo di osservabilità. I valori sono espressi in chilometri o miglia e km/h o mph. Disponibile anche una cronologia completa delle orbite, utile per identificare passaggi della ISS dopo che sono avvenuti (per esempio per capire se un oggetto luminoso osservato in cielo era la ISS o altro).
Heavens Above (www.heavens-above.com). Oltre alla visualizzazione standard della posizione corrente della ISS su un mappamondo, offre anche una magnifica visualizzazione 3D interattiva della Stazione, che mostra anche l'illuminazione della Stazione e l'orientamento dei pannelli solari in tempo reale su un modello tridimensionale della ISS intorno al quale è possibile girare interattivamente. Il sito offre anche previsioni per i prossimi passaggi della ISS. Previsioni e tracciamenti sono disponibili anche per altri oggetti orbitanti, inclusi i brillamenti Iridium.
Astroviewer (iss.astroviewer.net). Mostra la posizione corrente della ISS sovrapposta alla mappa fisica locale di Google e presenta la traccia (ground track) della prossima orbita della ISS, insieme alle coordinate, alla velocità e alla quota. Permette anche di avere previsioni dei passaggi locali per dieci giorni.
NASA Spot the Station (spotthestation.nasa.gov/sightings). Immettendo il proprio paese e la propria località, viene fornito un elenco dei prossimi passaggi visibili della ISS (non sono inclusi i passaggi in pieno giorno o in piena notte, che non consentono di vedere la ISS). Dando il proprio indirizzo di mail si riceve un'allerta via mail quando c'è un passaggio visibile (al mattino o alla sera).
Ny2o per ISS (www.n2yo.com/passes/?s=25544). Il sito deduce la posizione geografica dell'utente dal suo indirizzo IP ed elenca i prossimi passaggi (visibili e/o non visibili, a scelta) per i dieci giorni successivi. Cliccando su Map si ottiene una mappa della traccia visibile della ISS. Il sito offre anche il tracciamento di molti altri oggetti orbitanti.
Twisst (twisst.nl). Invia un'allerta via Twitter quando c'è un passaggio visibile della ISS dalla località dell'utente e visualizza su una mappa i tweet degli altri utenti iscritti al servizio.
NASA SkyWatch (spaceflight.nasa.gov/realdata/sightings/SSapplications/...). Localizzazioni passate e future della Stazione (orari espressi in GMT; richiede Java).
Foto e video dalla Stazione (in differita)
Pictures from ISS (www.arcgis.com/apps/...). Mappa interattiva delle posizioni geografiche della ISS al momento dello scatto delle singole fotografie pubblicate da Anton Shkaplerov, Terry Virts e Samantha Cristoforetti.
Gateway to Astronaut Photography of Earth – Latest ISS Imagery (http://eol.jsc.nasa.gov/SearchPhotos...). Le immagini più recenti dalla Stazione, pubblicate a volte con un certo ritardo. Si può cercare una foto in base al suo numero di riferimento qui, oppure usando un link diretto con la struttura http://eol.jsc.nasa.gov/SearchPhotos/photo.pl?mission=ISS042[ampersand]roll=E[ampersand]frame=[numero_foto]), mentre qui vengono ospitati video in time-lapse.
Samantha Cristoforetti su Flickr (www.flickr.com/photos/astrosamantha).
ESA su Flickr (www.flickr.com/photos/europeanspaceagency).
NASA2Explore su Flickr (www.flickr.com/photos/nasa2explore).
Video dalla Stazione (in tempo reale)
ISS HDEV (HD Earth Viewing Experiment) (www.ustream.tv/channel/iss-hdev-payload; link abbreviato tinyurl.com/stazionespaziale-hdev). Quattro telecamere HD commerciali, montate a marzo 2014 in un contenitore pressurizzato all'esterno della ISS sul modulo Columbus e puntate in varie direzioni, trasmettono le proprie immagini in tempo reale in streaming in alta definizione (720p) e collaudano la resistenza delle normali telecamere all'ambiente ostile dello spazio. L'esperimento è stato realizzato e gestito da studenti. Maggiori dettagli tecnici sono qui su NASA.gov, qui su Eol.jsc.nasa.gov e qui su Spaceflight101. Per avere una finestra del browser contenente soltanto l'immagine trasmessa si può usare questo link (Ustream, richiede Flash). Nella sezione Videos ci sono le registrazioni di tutte le riprese. Per i dispositivi che non supportano Flash ci sono l'app NASA su iTunes, l'app di Ustream (Android, iOS) e il sito Sobolev.us citato qui sotto.
HDEV non-Flash e con mini-mappa (sobolev.us/download/nasa). Le stesse immagini di ISS HDEV, ma in un formato compatibile con i dispositivi che non supportano Flash e con l'aggiunta di una mappa in sovrimpressione che indica la posizione attuale della ISS. L'audio non è quello della ISS ma proviene dagli archivi storici della NASA.
HDEV con riferimenti geografici in sovrimpressione (www.satflare.com/isshd/). Visualizzazione sperimentale che sovrappone alle immagini della Terra una pratica mappa con i contorni degli stati e numerose città del pianeta e mostra il campo visivo delle telecamere della Stazione. Lo stesso sito offre anche una visualizzazione 3D, ottenuta sfalsando le immagini HDEV convenzionali.
Webcam di bordo (www.ustream.tv/channel/live-iss-stream; link abbreviato tinyurl.com/stazionespaziale-webcam). Quando a bordo è “giorno” (la ISS usa come riferimento l'ora UTC), questo streaming in tempo reale a bassa definizione mostra spesso gli astronauti al lavoro con il relativo audio in caso di comunicazioni da e verso Terra. Le immagini provengono dalle telecamere montate all'interno in vari punti della Stazione. Negli altri orari, lo stesso streaming mostra immagini in movimento provenienti dalle telecamere montate all'esterno della Stazione. Per avere una finestra del browser contenente soltanto l'immagine trasmessa si può usare questo link (Ustream). Nella sezione Videos ci sono le registrazioni di tutte le riprese. Il sito richiede Flash. Per i dispositivi che non supportano Flash c'è l'app di Ustream (Android, iOS), da usare scegliendo il canale Live_ISS_Stream.
Resoconti e rapporti sulle attività tecniche e scientifiche di bordo
Space Station (blogs.nasa.gov/spacestation). Blog della Stazione, con molte foto e note tecniche sugli esperimenti scientifici svolti a bordo giorno per giorno (in inglese).
ISS On-Orbit Status Report (blogs.nasa.gov/stationreport). Resoconti giornalieri dettagliati, posticipati di un paio di giorni, delle attività quotidiane a bordo della ISS (in inglese).
ISS Weekly Status Report in italiano (www.astronautinews.it/tag/iss-weekly-status). Rapporti settimanali sulla situazione della ISS, tradotti in italiano.
ISS Updates (twitter.com/iss_update). Aggiornamenti e notizie sulla ISS (in inglese).
Blog, Twitter e Facebook
ISS Tracker (twitter.com/isstracker).
Astronomia pratica (twitter.com/astropratica). Preavvisi dei passaggi della ISS sull'Italia (in italiano).
Samantha Cristoforetti (twitter.com/astrosamantha; facebook.com/ESASamanthaCristoforetti).
Terry Virts (twitter.com/astroterry).
Anton Shkaplerov (twitter.com/antonastrey).
App e giochi
Heavens Above per Android (Google Play Store). Localizzatore della Stazione.
Ustream (Android; iOS). Video in tempo reale.
NASA App per iOS (App Store) Include le riprese in diretta di HDEV.
ISS Live per iOS (App Store).
Space Station Research Explorer (iOS; Android).
ISS Detector (Android). Localizzatore della Stazione.
Canadarm2 Simulator (www.asc-csa.gc.ca/eng/multimedia/games/canadarm2/default.asp). Simulatore-gioco del braccio robotico della Stazione Spaziale Internazionale.
Risorse per radioamatori
Come ascoltare la ISS (air-radiorama.blogspot.it/2011/10/ascoltiamo-la-navicella-spaziale-iss.html; in italiano).
ARISS, Amateur Radio on International Space Station (www.amsat.it/arissin.html; in italiano).
Immagini SSTV trasmesse dalla ISS (www.spaceflightsoftware.com/ARISS_SSTV/index.php).
Sfondi e salvaschermo
Salvaschermo per Mac OS X (sobolev.us/iss-hd-earth-viewing-experiment-screen-saver). Le immagini in alta definizione delle telecamere HDEV vengono usate come salvaschermo.
Risorse specifiche per Samantha Cristoforetti
Friends in Space (app.friendsinspace.org). Tracciamento in tempo reale dei suoi passaggi e la possibilità di salutare Sam virtualmente. Al sito è associato un account Twitter (twitter.com/Friends_InSpace).
Foto su Flickr (www.flickr.com/photos/astrosamantha).
Foto riportate sulla mappa del mondo (http://www.arcgis.com/apps/OnePane/basicviewer/index.html?appid=31b4fec136714cd6b99781cc7732a033). Include anche le foto di Terry Virts e Anton Shkaplerov.
Avamposto 42 (Avamposto42.esa.int; www.twitter.com/avamposto42; Facebook.com/Avamposto42) sito e profili Twitter e Facebook dell'ESA dedicati alla missione di Sam.
Pagina ufficiale di Sam sul sito dell'ESA (Samanthacristoforetti.esa.int).
Twitter. L'account personale di Sam è www.twitter.com/astrosamantha.
Blog e diario di bordo di Samantha (plus.google.com/+SamanthaCristoforetti). Sam scrive in inglese un diario dettagliato, che viene tradotto in italiano e pubblicato presso Astronautinews.it.
Come contattare Samantha Cristoforetti (o altri astronauti ESA) per interviste o partecipazioni a eventi: l'apposita pagina di richiesta oppure una mail ad astrocom@esa.int (relazioni pubbliche EAC, European Astronaut Centre, dell’ESA).
OS X, cambiare il formato degli screenshot da PNG a JPG
Lo scrivo qui così può essere utile anche ad altri: il formato di default degli screenshot in OS X, incluso Yosemite, è PNG. Utile per avere la massima qualità, ma pesante per la pubblicazione online.
Per cambiare il formato da PNG a JPG per tutti gli screenshot fatti con le combinazioni di tasti Comando-Shift-3, Comando-Shift-4 e simili bastano due comandi a Terminale:
defaults write com.apple.screencapture type jpg
killall SystemUIServer
Non occorre riavviare. Ho verificato che funziona anche su Yosemite come nelle versioni precedenti di OS X.
Per cambiare il formato da PNG a JPG per tutti gli screenshot fatti con le combinazioni di tasti Comando-Shift-3, Comando-Shift-4 e simili bastano due comandi a Terminale:
defaults write com.apple.screencapture type jpg
killall SystemUIServer
Non occorre riavviare. Ho verificato che funziona anche su Yosemite come nelle versioni precedenti di OS X.
2014/12/19
Ecco come Samantha ha visto l'Italia di notte dallo spazio
Astronauticast ha pubblicato questo magnifico video del passaggio notturno della Stazione sopra l'Italia, ripreso il 12 dicembre scorso e creato da RikyUnreal partendo dalle foto pubblicate qui.
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Disinformatico radiofonico di oggi, pronto il podcast
È già pronto da scaricare il podcast del Disinformatico che ho condotto stamattina sulla Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera. Buon ascolto!
Coppia intrappolata per 13 ore nell’auto troppo tecnologica
Credit: Mazda USA |
La vettura era una di quelle che non ha la chiave d'avviamento ma soltanto un telecomando per le portiere. La coppia (65 anni lei, 68 lui) aveva lasciato il telecomando all'esterno dell'auto, il manuale della vettura era in casa e il venditore, a quanto dicono i coniugi Smith, aveva insistito molto sulle magnifiche funzioni automatiche dell'auto senza spiegare adeguatamente come aprire e chiudere le portiere manualmente dall'interno.
La coppia, all'interno dell'auto, si è trovata con le portiere chiuse automaticamente; ha provato a tirare le maniglie, che però si muovono a vuoto se non si agisce anche sullo sblocco meccanico, e si è quindi convinta che le portiere fossero bloccate. Ha tentato di chiedere soccorso suonando il clacson e poi provando senza successo a sfondare un finestrino con il cric. L'uomo e la donna sono stati soccorsi l'indomani mattina: la signora Smith aveva perso conoscenza e suo marito stava faticando a respirare. La disavventura è costata ai coniugi tre giorni di ricovero.
Il signor Smith, quando gli hanno spiegato che per sbloccare le portiere senza telecomando bastava premere il pulsante situato sulle portiere stesse oppure premere lo sblocco meccanico e poi tirare la classica leva (collocata anch'essa sulla portiera), ha detto di volersi prendere a calci perché si era autoconvinto che senza telecomando non fosse possibile aprire le portiere e quindi non ci aveva neanche provato. Al buio, nel garage, il pulsante di sblocco delle portiere non era visibile.
Da quando è stata resa nota la loro vicenda si sono fatte avanti anche altre persone che hanno riferito di disavventure analoghe con le loro auto keyless. I coniugi Smith raccomandano agli acquirenti delle auto moderne di leggere attentamente il manuale e cercarvi le tecniche per scavalcare in emergenza i loro automatismi sempre più numerosi.
E prima di dire che i signori Smith sono degli ingenui, fatevi una domanda: come si abbassano manualmente i finestrini della vostra auto dotata di alzacristalli elettrici? E come si chiude il tettuccio elettrico in vetro se si scarica la batteria o si guasta il motorino?
Fonti aggiuntive: Ars Technica
Cellulari cinesi preinfettati in fabbrica, occhio agli acquisti
Coolpad, sesto fra i più grandi fabbricanti di smartphone del mondo e terzo fra quelli cinesi, avrebbe distribuito milioni di smartphone Android preinfettati: più precisamente, dotati di una backdoor che ne permette il controllo a distanza. L'accusa, pesantissima, è contenuta in un rapporto pubblicato da Palo Alto Networks, una società di sicurezza informatica statunitense. Per ora mancano conferme indipendenti, ma non sarebbe il primo caso di fabbricante di smartphone colto a compiere operazioni di questo genere, come segnala The Hacker News.
La backdoor, secondo il rapporto, è in grado di tracciare gli utenti, inviare allo schermo pubblicità indesiderate, mandare SMS o MMS e scaricare e installare app e falsi aggiornamenti software senza il consenso dell'utente e senza che l'utente se ne accorga. Inoltre sfugge ai controlli degli antivirus.
L'accusa si basa sul reperimento di questa backdoor su un campione di una trentina di telefonini Android della Coolpad veduti esclusivamente in Cina e a Taiwan ed è scaturita dalle lamentele di alcuni utenti in merito ad attività sospette dei propri telefonini. Secondo Palo Alto Networks, sarebbe la prima volta che un malware viene scritto e gestito da un fabbricante di prodotti Android.
Il sospetto è che queste e altre preinstallazioni di malware da parte di fabbricanti cinesi servano a consentire al governo del paese una sorveglianza più capillare dei propri cittadini. Acquistare smartphone a prezzi stracciati direttamente dalla Cina potrebbe quindi rivelarsi un affare poco vantaggioso.
La backdoor, secondo il rapporto, è in grado di tracciare gli utenti, inviare allo schermo pubblicità indesiderate, mandare SMS o MMS e scaricare e installare app e falsi aggiornamenti software senza il consenso dell'utente e senza che l'utente se ne accorga. Inoltre sfugge ai controlli degli antivirus.
L'accusa si basa sul reperimento di questa backdoor su un campione di una trentina di telefonini Android della Coolpad veduti esclusivamente in Cina e a Taiwan ed è scaturita dalle lamentele di alcuni utenti in merito ad attività sospette dei propri telefonini. Secondo Palo Alto Networks, sarebbe la prima volta che un malware viene scritto e gestito da un fabbricante di prodotti Android.
Il sospetto è che queste e altre preinstallazioni di malware da parte di fabbricanti cinesi servano a consentire al governo del paese una sorveglianza più capillare dei propri cittadini. Acquistare smartphone a prezzi stracciati direttamente dalla Cina potrebbe quindi rivelarsi un affare poco vantaggioso.
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Attaccare un computer tramite la porta USB
Il video mostrato qui sopra è impressionante, tanto che c'è chi si chiede se si tratti di una finzione: davvero è possibile prendere il controllo di un Mac semplicemente inserendo in una sua porta USB uno strano dispositivo autocostruito?
La risposta è sì: i computer di tutte le principali marche si fidano ciecamente dei dispositivi collegati alle porte USB. Se un dispositivo dichiara al computer di essere una tastiera o un mouse USB, il computer gli crede e ne accetta i segnali. Il trucco usato nel video, spiegato qui dal ricercatore Samy Kankar, non fa che mandare delle digitazioni e delle cliccate di mouse scelte astutamente per aprire una finestra di terminale, cambiare alcune impostazioni e installare una backdoor. La dimostrazione avviene su un Mac, ma l'attacco può essere modificato per funzionare anche su sistemi Windows e Linux.
Come si risolve una vulnerabilità fondamentale del genere? Evitando la promiscuità USB: non collegate dispositivi dall'aria strana e non lasciate sbloccato e incustodito il vostro computer, ma proteggetelo con una password sul salvaschermo, da attivare ogni volta che vi allontanate, specialmente se siete in un ambiente non sicuro.
Purtroppo, come segnala Gizmodo, è necessario fare attenzione anche agli alimentatori USB per la ricarica delle batterie degli smartphone, che possono incorporare emulatori di tastiera che tentano di attaccare il telefonino o tablet durante la ricarica.
Sony Pictures violata, lezioni da portare a casa
Ci sono nuovi risvolti nell'attacco informatico alla Sony Pictures, già segnalato la settimana scorsa: la Associated Press ha pubblicato un'analisi impietosa, basata sui file della Sony Pictures trafugati e pubblicati in Rete dagli aggressori (che si fanno chiamare Guardians of Peace o GOP), e ha rivelato le pessime condizioni della sicurezza informatica della casa di produzione cinematografica che l'hanno resa un bersaglio facile.
Per esempio, il CEO di Sony Pictures, Michael Lynton, si faceva mandare via mail, senza cifratura, le password delle proprie caselle di mail, quelle per la gestione via Internet dei conti correnti e quelle per viaggi e acquisti. Nelle oltre 32.000 mail copiate e diffuse dagli aggressori c'erano queste password, insieme a immagini di passaporti, patenti di guida ed estratti di conto corrente. I piani strategici dell'azienda e le informazioni mediche di alcuni dipendenti erano archiviate senza cifrarle. Altri dirigenti avevano lamentato guasti ripetuti e significativi dei sistemi informatici a causa della carenza di spazio su disco, di software obsoleto e di scarso monitoraggio da parte di addetti informatici non competenti. In realtà questi erano, almeno in parte, gli effetti dell'intrusione in corso.
Le modalità esatte dell'attacco non sono ancora note, ma l'analisi della AP indica che gli aggressori hanno preso di mira i dirigenti per spingerli con l'inganno a rivelare le proprie password e che molti dipendenti utilizzavano password facili da indovinare. Si stima, inoltre, che l'intrusione abbia portato alla sottrazione di oltre 100 terabyte di dati: una quantità che implica che gli aggressori sono rimasti indisturbati nella rete informatica di Sony Pictures per settimane.
La responsabilità dell'attacco continua ad essere attribuita da varie fonti non ufficiali alla Corea del Nord o a simpatizzanti di questa nazione, ma le prove oggettive restano tenui per non dire inesistenti.
Di certo, però, la catastrofe informatica che ha colpito Sony Pictures è un'occasione per riflettere sull'eccessiva disinvoltura di moltissimi dipendenti e dirigenti in fatto di sicurezza informatica delle aziende. C'è poca consapevolezza della facilità con la quale computer e smartphone possono essere violati e usati come teste di ponte per sferrare attacchi informatici dall'interno delle reti aziendali e c'è una diffusa credenza che una mail aziendale sia un canale di comunicazione sicuro. Quello che è successo a Sony Pictures potrebbe succedere facilmente a tante altre aziende, colpevoli di non investire in sicurezza e di non educare i dipendenti a pensare in termini di rischio informatico. Sarebbe prudente per ogni azienda cogliere l'occasione per un riesame della propria sicurezza informatica.
Per esempio, il CEO di Sony Pictures, Michael Lynton, si faceva mandare via mail, senza cifratura, le password delle proprie caselle di mail, quelle per la gestione via Internet dei conti correnti e quelle per viaggi e acquisti. Nelle oltre 32.000 mail copiate e diffuse dagli aggressori c'erano queste password, insieme a immagini di passaporti, patenti di guida ed estratti di conto corrente. I piani strategici dell'azienda e le informazioni mediche di alcuni dipendenti erano archiviate senza cifrarle. Altri dirigenti avevano lamentato guasti ripetuti e significativi dei sistemi informatici a causa della carenza di spazio su disco, di software obsoleto e di scarso monitoraggio da parte di addetti informatici non competenti. In realtà questi erano, almeno in parte, gli effetti dell'intrusione in corso.
Le modalità esatte dell'attacco non sono ancora note, ma l'analisi della AP indica che gli aggressori hanno preso di mira i dirigenti per spingerli con l'inganno a rivelare le proprie password e che molti dipendenti utilizzavano password facili da indovinare. Si stima, inoltre, che l'intrusione abbia portato alla sottrazione di oltre 100 terabyte di dati: una quantità che implica che gli aggressori sono rimasti indisturbati nella rete informatica di Sony Pictures per settimane.
La responsabilità dell'attacco continua ad essere attribuita da varie fonti non ufficiali alla Corea del Nord o a simpatizzanti di questa nazione, ma le prove oggettive restano tenui per non dire inesistenti.
Di certo, però, la catastrofe informatica che ha colpito Sony Pictures è un'occasione per riflettere sull'eccessiva disinvoltura di moltissimi dipendenti e dirigenti in fatto di sicurezza informatica delle aziende. C'è poca consapevolezza della facilità con la quale computer e smartphone possono essere violati e usati come teste di ponte per sferrare attacchi informatici dall'interno delle reti aziendali e c'è una diffusa credenza che una mail aziendale sia un canale di comunicazione sicuro. Quello che è successo a Sony Pictures potrebbe succedere facilmente a tante altre aziende, colpevoli di non investire in sicurezza e di non educare i dipendenti a pensare in termini di rischio informatico. Sarebbe prudente per ogni azienda cogliere l'occasione per un riesame della propria sicurezza informatica.
Skype Translator, anteprima del traduttore automatico
Entro fine anno Skype rilascerà l'anteprima di Skype Translator, la versione di Skype che fornisce la traduzione automatica delle conversazioni e rende possibile comunicare superando le barriere linguistiche. Ci si può prenotare qui per riceverla. All'inizio Translator permetterà la traduzione fra un numero ristretto di lingue (al momento solo inglese e spagnolo) e sarà disponibile soltanto su dispositivi che usano Windows 8.1 oppure Windows 10 Technical Preview.
Usare Skype Translator è semplice: si imposta una videochiamata o chiamata vocale Skype con qualcuno che parla un'altra lingua e si comincia a parlare. La conversazione viene tradotta nell'altra lingua dopo una lievissima pausa, la traduzione viene letta da una voce sintetica e sullo schermo compare una trascrizione della chiamata. Translator permette anche di mandare messaggi istantanei in più di quaranta lingue.
Ma funziona? Il video della demo fra inglese e tedesco inciampa qualche volta, ma consente una conversazione semplice fra persone che non parlano la stessa lingua. Le prime recensioni sono positive e parlano di “effetto Star Trek”: il riconoscimento vocale esiste già, la traduzione automatica c'è già, ma è la loro fusione semplice ed elegante a fare la differenza. Probabilmente il lavoro dei traduttori professionisti non sarà a rischio, perché il software fa fatica a captare le sfumature, i doppi sensi e i modi di dire, ma se i due interlocutori sono capaci di parlare in modo letterale e semplice Skype Translator potrebbe risultare rivoluzionario per la comunicazione di base, non solo fra persone che non hanno una lingua in comune ma anche per la trascrizione automatica di conversazioni, lezioni e interviste.
C'è, come sempre nei servizi offerti via Internet, la questione della riservatezza: il riconoscimento vocale e la traduzione non vengono effettuate sui dispositivi degli utenti, ma sui server di Skype, e questo implica che l'intera conversazione deve essere accessibile a Skype. Meglio tenerne conto nella scelta degli argomenti da discutere tramite Skype Translator.
Usare Skype Translator è semplice: si imposta una videochiamata o chiamata vocale Skype con qualcuno che parla un'altra lingua e si comincia a parlare. La conversazione viene tradotta nell'altra lingua dopo una lievissima pausa, la traduzione viene letta da una voce sintetica e sullo schermo compare una trascrizione della chiamata. Translator permette anche di mandare messaggi istantanei in più di quaranta lingue.
Ma funziona? Il video della demo fra inglese e tedesco inciampa qualche volta, ma consente una conversazione semplice fra persone che non parlano la stessa lingua. Le prime recensioni sono positive e parlano di “effetto Star Trek”: il riconoscimento vocale esiste già, la traduzione automatica c'è già, ma è la loro fusione semplice ed elegante a fare la differenza. Probabilmente il lavoro dei traduttori professionisti non sarà a rischio, perché il software fa fatica a captare le sfumature, i doppi sensi e i modi di dire, ma se i due interlocutori sono capaci di parlare in modo letterale e semplice Skype Translator potrebbe risultare rivoluzionario per la comunicazione di base, non solo fra persone che non hanno una lingua in comune ma anche per la trascrizione automatica di conversazioni, lezioni e interviste.
C'è, come sempre nei servizi offerti via Internet, la questione della riservatezza: il riconoscimento vocale e la traduzione non vengono effettuate sui dispositivi degli utenti, ma sui server di Skype, e questo implica che l'intera conversazione deve essere accessibile a Skype. Meglio tenerne conto nella scelta degli argomenti da discutere tramite Skype Translator.
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2014/12/18
Attacco informatico a Liberatv.ch
Mi è arrivata poco fa da un collega, Marco Cagnotti, la segnalazione che il sito di Liberatv.ch è stato violato e ora la sua pagina iniziale ha l'aspetto mostrato qui accanto.
Un rapido esame al codice HTML della pagina non mostra nulla di pericoloso per chi visita il sito: soltanto alcuni indirizzi di mail (palestine.ghost@gmail.com, kil.er@hotmail.com), un riferimento a una pagina Facebook (www.fb.com/Officiel.XCoDePS) e un link a un video musicale su Youtube.
Secondo la cache di Google, il sito era ancora normale alle 16:30 GMT, per cui l'attacco risale a poche ore fa (ora sono le 20:30). Le altre pagine del sito non sembrano essere state modificate.
Non sembra essere un attacco mirato: la pagina Facebook degli aggressori cita anche altri siti svizzeri violati, come Verdee.ch e Medcast.ch, fra i quali non sembra esserci alcun nesso. La mia prima impressione è che si tratti di dilettanti che attaccano indiscriminatamente qualunque sito nel quale trovino delle vulnerabilità. Secondo Netcraft, Liberatv, Verdee e Medcast usano tutti Linux e Apache.
La mail palestine.ghost compare nei motori di ricerca associata ad altre violazioni di siti.
Pubblicherò qui maggiori dettagli non appena ne avrò.
22:10. Mi è stato segnalato che la home page è tornata normale.
Un rapido esame al codice HTML della pagina non mostra nulla di pericoloso per chi visita il sito: soltanto alcuni indirizzi di mail (palestine.ghost@gmail.com, kil.er@hotmail.com), un riferimento a una pagina Facebook (www.fb.com/Officiel.XCoDePS) e un link a un video musicale su Youtube.
Secondo la cache di Google, il sito era ancora normale alle 16:30 GMT, per cui l'attacco risale a poche ore fa (ora sono le 20:30). Le altre pagine del sito non sembrano essere state modificate.
Non sembra essere un attacco mirato: la pagina Facebook degli aggressori cita anche altri siti svizzeri violati, come Verdee.ch e Medcast.ch, fra i quali non sembra esserci alcun nesso. La mia prima impressione è che si tratti di dilettanti che attaccano indiscriminatamente qualunque sito nel quale trovino delle vulnerabilità. Secondo Netcraft, Liberatv, Verdee e Medcast usano tutti Linux e Apache.
La mail palestine.ghost compare nei motori di ricerca associata ad altre violazioni di siti.
Pubblicherò qui maggiori dettagli non appena ne avrò.
22:10. Mi è stato segnalato che la home page è tornata normale.
2014/12/16
Marte produce metano variabile, possibile indizio di vita
Il veicolo robotico Curiosity ha trovato su Marte emissioni variabili di metano nell'atmosfera. La percentuale di questo gas nell'atmosfera ogni tanto diventa brevemente ben dieci volte maggiore del normale (che è 0,7 parti per miliardo in volume) e poi cala. Il fenomeno è stato rilevato quattro volte in un periodo di due mesi, tra fine novembre 2013 e fine gennaio 2014, e l'emissione sembrava provenire da nord, dal ciglio del grande cratere Gale nel quale si trova Curiosity. Da allora il fenomeno non si è più ripetuto.
Qualcosa ha rilasciato metano, insomma: la domanda che tutti si pongono è se quel qualcosa è una forma di vita o se c'è qualche altra spiegazione.
I dati sono stati presentati oggi in una conferenza stampa e in un articolo pubblicato sulla rivista Science e indicano che Marte è un pianeta attivo. Le misurazioni di Curiosity confermano quelle fatte dai telescopi sulla Terra e dalle sonde orbitanti intorno a Marte (come l'europea Mars Express).
Il metano potrebbe provenire dall'impatto di comete o da processi geologici sotterranei (reazioni chimiche fra vari tipi di rocce), ma potrebbe anche derivare dall'attività di batteri attuali o passati. Sulla Terra, per esempio, il 95% del metano presente nell'atmosfera è prodotto da forme viventi. Il prossimo passo è cercare di analizzare il metano durante uno di questi picchi e determinare il rapporto fra isotopi dell'atomo di carbonio presente nel metano, perché un rapporto elevato fra C-12 e C-13, come quello trovato sulla Terra, è considerato un forte indicatore di attività biologica.
Le trapanazioni delle rocce marziane effettuate da Curiosity hanno anche trovato molecole organiche, ossia contenenti carbonio, che sono gli elementi costitutivi della vita sulla Terra ma possono anche scaturire da fenomeni non biologici.
Gli autori dell'articolo scientifico si sono guardati bene dal parlare di forme di vita: semplicemente, questi dati indicano che c'è su Marte una fonte sconosciuta di emissioni di metano. Non so voi, ma io sarei contentissimo di scoprire che Curiosity ha sniffato le scoregge dei marziani.
Fonti: Nature, BBC, NBC News, NASA.
Qualcosa ha rilasciato metano, insomma: la domanda che tutti si pongono è se quel qualcosa è una forma di vita o se c'è qualche altra spiegazione.
I dati sono stati presentati oggi in una conferenza stampa e in un articolo pubblicato sulla rivista Science e indicano che Marte è un pianeta attivo. Le misurazioni di Curiosity confermano quelle fatte dai telescopi sulla Terra e dalle sonde orbitanti intorno a Marte (come l'europea Mars Express).
Il metano potrebbe provenire dall'impatto di comete o da processi geologici sotterranei (reazioni chimiche fra vari tipi di rocce), ma potrebbe anche derivare dall'attività di batteri attuali o passati. Sulla Terra, per esempio, il 95% del metano presente nell'atmosfera è prodotto da forme viventi. Il prossimo passo è cercare di analizzare il metano durante uno di questi picchi e determinare il rapporto fra isotopi dell'atomo di carbonio presente nel metano, perché un rapporto elevato fra C-12 e C-13, come quello trovato sulla Terra, è considerato un forte indicatore di attività biologica.
Le trapanazioni delle rocce marziane effettuate da Curiosity hanno anche trovato molecole organiche, ossia contenenti carbonio, che sono gli elementi costitutivi della vita sulla Terra ma possono anche scaturire da fenomeni non biologici.
Gli autori dell'articolo scientifico si sono guardati bene dal parlare di forme di vita: semplicemente, questi dati indicano che c'è su Marte una fonte sconosciuta di emissioni di metano. Non so voi, ma io sarei contentissimo di scoprire che Curiosity ha sniffato le scoregge dei marziani.
Fonti: Nature, BBC, NBC News, NASA.
Sherlock Holmes: smartphone, PIN e pollo fritto
Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “lori10” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. La situazione descritta è di fantasia, ma è basata su fatti tecnici reali ed un episodio realmente accaduto.
Il taxi attutiva i rumori di Londra addobbata per Natale e metteva in risalto le parole di Sherlock Holmes, scandite seccamente alla consueta velocità frenetica che adottava quando, a malincuore, doveva sprecare il proprio tempo prezioso per spiegare l'ovvio.
“...e in questo modo ho risolto il caso.”
L'ispettore Lestrade lo stava guardando sbigottito, con la biro ferma a mezz'aria, librata in un improbabile volo sopra il taccuino sgualcito, mossa solo dagli scossoni della strada. Non che questa fosse un'espressione rara sul volto di Lestrade in presenza di Holmes, come ben sapeva Watson, che dallo strapuntino del vecchio taxi stava assistendo alla conversazione in silenzio ma con malcelato divertimento.
“Sì, credo di aver capito quasi tutto... Ma Holmes, come ha fatto a scoprire il PIN del cellulare dell'assassino del Circolo Coloniale degli Scacchisti e trovarvi le prove del delitto che hanno incastrato il dottor Chaturanga? Le combinazioni possibili sono tantissime, e dopo pochi tentativi scatta il blocco!” disse Lestrade, cercando di ostentare competenza nelle nuove tecnologie degli smartphone.
“Pollo.” rispose laconicamente Holmes guardandolo dritto negli occhi.
Lestrade, già a disagio per l'evidente condiscendenza esibita come consueto da Holmes nei suoi confronti, non riuscì più a contenersi. “Adesso basta, Holmes! Non sono qui per farmi insultare! Sono qui per avere una spiegazione da mettere nel rapporto ai miei superiori!”.
“Non le sto dando del pollo, Lestrade. Mi guardo bene dall'attribuirle la stessa intelligenza di quell'utilissimo animale” spiegò Holmes. Lestrade fece una smorfia di sollievo e d'apprezzamento, senza rendersi conto del senso effettivo delle parole del suo interlocutore, che proseguì. “Sto dicendo che ho usato del pollo. Per la precisione, pollo fritto e patatine.”
“Ah!” esclamò trionfante Lestrade. “Ha estratto dal pollo e dalle patatine una sostanza chimica che le ha permesso di... uh...”. Si fermò, rendendosi conto troppo tardi che non sapeva come completare la frase che aveva iniziato.
Holmes sospirò. “No, Lestrade. Ho semplicemente invitato il sospettato a pranzare con me specificamente in un locale dove servono un ottimo pollo fritto, vicino al Circolo. Mentre eravamo in fila per prendere le pinte di birra, gli ho sfilato lo smartphone dalla tasca.”
“E ha tentato il PIN che la sua mente logica aveva intuito! Geniale!”
“No, semplicemente l'ho pulito accuratamente e poi l'ho rimesso nella tasca del dottor Chaturanga.”
Watson sapeva benissimo che Holmes stava giocando con Lestrade come il gatto con il topo, e tirare in lungo la cosa gli sembrava un po' crudele anche per gli standard dell'amico. Ma Sherlock era così: o lo accettavi com'era, o lo odiavi.
“Ma allora...” tentò di nuovo confusamente Lestrade.
Holmes continuò la spiegazione. “Al termine del pranzo il sospettato, che ovviamente aveva mangiato con le mani e quindi aveva evitato di toccare il telefonino con le mani unte, se le è lavate. A quel punto Watson gli ha mandato un SMS del tutto banale – veramente banale – e l'uomo ha quindi dovuto digitare il PIN per sbloccare il cellulare e leggere il messaggio. Ho guardato lo schermo spento del telefonino, angolandolo adeguatamente rispetto alla luce, e ho capito subito il PIN del sospettato.”
Di fronte all'espressione sempre più smarrita di Lestrade, finalmente Watson aprì bocca per porre fine a quella sottile tortura. “Anche se il sospettato si era lavato le mani, sui suoi polpastrelli era rimasta comunque una sottile patina di unto, come avviene sempre in questi casi. Non troppo consistente da essere percepita e quindi indurre la persona a pulirsi le mani su un tovagliolo prima di toccare il telefonino, ma sufficiente a lasciare una traccia chiara, specialmente sugli schermi anti-unto di certe marche famose. Proprio per questo Sherlock ha portato il sospettato in quel locale. Sherlock ha semplicemente guardato le ditate lasciate sullo schermo pulito quando Chaturanga ha digitato il PIN. Poi, toccando il tasto Home del telefonino, ha visto a quali cifre corrispondevano le ditate.”
“Esatto, Watson. Questo espediente ha ridotto drasticamente il numero di possibili PIN da diecimila a ventiquattro. Restava solo il problema – se vogliamo chiamarlo tale – di determinare quale delle ventiquattro possibili sequenze delle quattro cifre era quella giusta.”
“Appunto!” obiettò Lestrade. “Poteva essere 2, 4, 1, 8 oppure 4, 1, 2, 8. Oppure 2, 1, 4, 8, magari perché Chaturanga era, che ne so, nato il 2 gennaio del 1948! Come ha fatto a escludere le altre combinazioni?”
“Banale, Lestrade. Banale” rispose Holmes. “Il delitto è avvenuto in un circolo di scacchi, e c'è una famosissima leggenda secondo la quale l'inventore di questo gioco, convocato dal re che gli chiedeva di scegliere la ricompensa per l'invenzione che aveva così incantato il sovrano, umilmente domandò di essere pagato con un solo chicco di grano per la prima casella della scacchiera, due per la seconda, quattro per la terza, e così via raddoppiando fino alla sessantaquattresima. Il re diede ordine di pagare subito questa ricompensa così modesta, ma i contabili di corte, imbarazzatissimi, dovettero fargli notare che per pagare l'inventore non sarebbero bastati tutti i raccolti del regno.”
“Due alla sessantaquattresima è un numero enorme” interruppe Watson, aspettando che Holmes lo correggesse precisando che in realtà il numero esatto era 264-1. Ma l'investigatore preferì glissare sul dettaglio e concludere il proprio racconto. “Il re, pensando che l'inventore avesse voluto prendersi gioco di lui, lo fece decapitare.”
Lestrade era completamente smarrito.
“I primi numeri citati in quella leggenda, nota a tutti gli scacchisti, sono... 1, 2, 4, 8. E quello era, logicamente, il PIN perfetto per uno scacchista” concluse Holmes. “Conoscere la personalità dei sospettati è fondamentale. Tutti attingono ai propri interessi e alle proprie passioni quando si tratta di creare una cosa personale come una password. Io sfrutto sempre questa debolezza.”
Il taxi arrivò in Baker Street poco dopo, e Holmes e Watson scesero, lasciando Lestrade a proseguire la corsa verso New Scotland Yard. Watson alzò il bavero del cappotto contro il freddo insolitamente secco, imitando inconsciamente il gesto analogo di Holmes. “Devi sempre trattarlo come un imbecille?” gli chiese.
“Ma è un imbecille.”
“E non hai nessuna intenzione di dirgli come sei arrivato a dedurre che era proprio quell'uomo il probabile assassino, vero?”
“Non probabile, Watson, suvvia. Un cognome del genere, in un delitto commesso in un circolo scacchistico, non poteva che essere falso: la firma dell'artista, per così dire. Scelte guidate da interessi e passioni, come dicevo. Birra.” propose Holmes, segnalando che l'argomento lo aveva tediato abbastanza ed era chiuso.
Entrando da Speedy's, Watson si fece un appunto mentale di non mangiare mai più il pollo con le mani. E di consultare Google alla prima occasione.
Il raccontino che avete letto qui sopra, scritto come divertissement in un momento di insonnia, è nato da un episodio reale. Qualche giorno fa stavo facendo un po' di test con un iPhone che uso per le mie prove sul campo e al termine dei test ho pulito accuratamente il suo schermo. Poi sono andato a mangiare, specificamente pollo e patatine.
Naturalmente mi sono lavato bene le mani sia prima sia dopo il pasto, ed è quindi stato sorprendente scoprire che quando ho digitato il PIN di sblocco sull'iPhone, convinto di avere le mani pulite, ho invece lasciato delle ditate spettacolari che si stagliavano nette sullo schermo altrimenti pulitissimo, come si vede nella foto che ho postato qui sopra. Così mi è venuto in mente che invitare qualcuno a mangiare pollo e patatine con le mani sarebbe una tecnica perfetta per rivelare le cifre del suo PIN, usando poi un po' di conoscenza del soggetto per dedurre quale sequenza sarebbe stata la più probabile; e chi meglio di Sherlock Holmes avrebbe saputo sfruttare questa tecnica?
Sospetto che la stessa cosa avvenga per gli schermi degli smartphone Android e Windows, ma non ho verificato. Lo farò in occasione del prossimo pollo.
Il taxi attutiva i rumori di Londra addobbata per Natale e metteva in risalto le parole di Sherlock Holmes, scandite seccamente alla consueta velocità frenetica che adottava quando, a malincuore, doveva sprecare il proprio tempo prezioso per spiegare l'ovvio.
“...e in questo modo ho risolto il caso.”
L'ispettore Lestrade lo stava guardando sbigottito, con la biro ferma a mezz'aria, librata in un improbabile volo sopra il taccuino sgualcito, mossa solo dagli scossoni della strada. Non che questa fosse un'espressione rara sul volto di Lestrade in presenza di Holmes, come ben sapeva Watson, che dallo strapuntino del vecchio taxi stava assistendo alla conversazione in silenzio ma con malcelato divertimento.
“Sì, credo di aver capito quasi tutto... Ma Holmes, come ha fatto a scoprire il PIN del cellulare dell'assassino del Circolo Coloniale degli Scacchisti e trovarvi le prove del delitto che hanno incastrato il dottor Chaturanga? Le combinazioni possibili sono tantissime, e dopo pochi tentativi scatta il blocco!” disse Lestrade, cercando di ostentare competenza nelle nuove tecnologie degli smartphone.
“Pollo.” rispose laconicamente Holmes guardandolo dritto negli occhi.
Lestrade, già a disagio per l'evidente condiscendenza esibita come consueto da Holmes nei suoi confronti, non riuscì più a contenersi. “Adesso basta, Holmes! Non sono qui per farmi insultare! Sono qui per avere una spiegazione da mettere nel rapporto ai miei superiori!”.
“Non le sto dando del pollo, Lestrade. Mi guardo bene dall'attribuirle la stessa intelligenza di quell'utilissimo animale” spiegò Holmes. Lestrade fece una smorfia di sollievo e d'apprezzamento, senza rendersi conto del senso effettivo delle parole del suo interlocutore, che proseguì. “Sto dicendo che ho usato del pollo. Per la precisione, pollo fritto e patatine.”
“Ah!” esclamò trionfante Lestrade. “Ha estratto dal pollo e dalle patatine una sostanza chimica che le ha permesso di... uh...”. Si fermò, rendendosi conto troppo tardi che non sapeva come completare la frase che aveva iniziato.
Holmes sospirò. “No, Lestrade. Ho semplicemente invitato il sospettato a pranzare con me specificamente in un locale dove servono un ottimo pollo fritto, vicino al Circolo. Mentre eravamo in fila per prendere le pinte di birra, gli ho sfilato lo smartphone dalla tasca.”
“E ha tentato il PIN che la sua mente logica aveva intuito! Geniale!”
“No, semplicemente l'ho pulito accuratamente e poi l'ho rimesso nella tasca del dottor Chaturanga.”
Watson sapeva benissimo che Holmes stava giocando con Lestrade come il gatto con il topo, e tirare in lungo la cosa gli sembrava un po' crudele anche per gli standard dell'amico. Ma Sherlock era così: o lo accettavi com'era, o lo odiavi.
“Ma allora...” tentò di nuovo confusamente Lestrade.
Holmes continuò la spiegazione. “Al termine del pranzo il sospettato, che ovviamente aveva mangiato con le mani e quindi aveva evitato di toccare il telefonino con le mani unte, se le è lavate. A quel punto Watson gli ha mandato un SMS del tutto banale – veramente banale – e l'uomo ha quindi dovuto digitare il PIN per sbloccare il cellulare e leggere il messaggio. Ho guardato lo schermo spento del telefonino, angolandolo adeguatamente rispetto alla luce, e ho capito subito il PIN del sospettato.”
Di fronte all'espressione sempre più smarrita di Lestrade, finalmente Watson aprì bocca per porre fine a quella sottile tortura. “Anche se il sospettato si era lavato le mani, sui suoi polpastrelli era rimasta comunque una sottile patina di unto, come avviene sempre in questi casi. Non troppo consistente da essere percepita e quindi indurre la persona a pulirsi le mani su un tovagliolo prima di toccare il telefonino, ma sufficiente a lasciare una traccia chiara, specialmente sugli schermi anti-unto di certe marche famose. Proprio per questo Sherlock ha portato il sospettato in quel locale. Sherlock ha semplicemente guardato le ditate lasciate sullo schermo pulito quando Chaturanga ha digitato il PIN. Poi, toccando il tasto Home del telefonino, ha visto a quali cifre corrispondevano le ditate.”
“Esatto, Watson. Questo espediente ha ridotto drasticamente il numero di possibili PIN da diecimila a ventiquattro. Restava solo il problema – se vogliamo chiamarlo tale – di determinare quale delle ventiquattro possibili sequenze delle quattro cifre era quella giusta.”
“Appunto!” obiettò Lestrade. “Poteva essere 2, 4, 1, 8 oppure 4, 1, 2, 8. Oppure 2, 1, 4, 8, magari perché Chaturanga era, che ne so, nato il 2 gennaio del 1948! Come ha fatto a escludere le altre combinazioni?”
“Banale, Lestrade. Banale” rispose Holmes. “Il delitto è avvenuto in un circolo di scacchi, e c'è una famosissima leggenda secondo la quale l'inventore di questo gioco, convocato dal re che gli chiedeva di scegliere la ricompensa per l'invenzione che aveva così incantato il sovrano, umilmente domandò di essere pagato con un solo chicco di grano per la prima casella della scacchiera, due per la seconda, quattro per la terza, e così via raddoppiando fino alla sessantaquattresima. Il re diede ordine di pagare subito questa ricompensa così modesta, ma i contabili di corte, imbarazzatissimi, dovettero fargli notare che per pagare l'inventore non sarebbero bastati tutti i raccolti del regno.”
“Due alla sessantaquattresima è un numero enorme” interruppe Watson, aspettando che Holmes lo correggesse precisando che in realtà il numero esatto era 264-1. Ma l'investigatore preferì glissare sul dettaglio e concludere il proprio racconto. “Il re, pensando che l'inventore avesse voluto prendersi gioco di lui, lo fece decapitare.”
Lestrade era completamente smarrito.
“I primi numeri citati in quella leggenda, nota a tutti gli scacchisti, sono... 1, 2, 4, 8. E quello era, logicamente, il PIN perfetto per uno scacchista” concluse Holmes. “Conoscere la personalità dei sospettati è fondamentale. Tutti attingono ai propri interessi e alle proprie passioni quando si tratta di creare una cosa personale come una password. Io sfrutto sempre questa debolezza.”
Il taxi arrivò in Baker Street poco dopo, e Holmes e Watson scesero, lasciando Lestrade a proseguire la corsa verso New Scotland Yard. Watson alzò il bavero del cappotto contro il freddo insolitamente secco, imitando inconsciamente il gesto analogo di Holmes. “Devi sempre trattarlo come un imbecille?” gli chiese.
“Ma è un imbecille.”
“E non hai nessuna intenzione di dirgli come sei arrivato a dedurre che era proprio quell'uomo il probabile assassino, vero?”
“Non probabile, Watson, suvvia. Un cognome del genere, in un delitto commesso in un circolo scacchistico, non poteva che essere falso: la firma dell'artista, per così dire. Scelte guidate da interessi e passioni, come dicevo. Birra.” propose Holmes, segnalando che l'argomento lo aveva tediato abbastanza ed era chiuso.
Entrando da Speedy's, Watson si fece un appunto mentale di non mangiare mai più il pollo con le mani. E di consultare Google alla prima occasione.
La storia reale
Il raccontino che avete letto qui sopra, scritto come divertissement in un momento di insonnia, è nato da un episodio reale. Qualche giorno fa stavo facendo un po' di test con un iPhone che uso per le mie prove sul campo e al termine dei test ho pulito accuratamente il suo schermo. Poi sono andato a mangiare, specificamente pollo e patatine.
Naturalmente mi sono lavato bene le mani sia prima sia dopo il pasto, ed è quindi stato sorprendente scoprire che quando ho digitato il PIN di sblocco sull'iPhone, convinto di avere le mani pulite, ho invece lasciato delle ditate spettacolari che si stagliavano nette sullo schermo altrimenti pulitissimo, come si vede nella foto che ho postato qui sopra. Così mi è venuto in mente che invitare qualcuno a mangiare pollo e patatine con le mani sarebbe una tecnica perfetta per rivelare le cifre del suo PIN, usando poi un po' di conoscenza del soggetto per dedurre quale sequenza sarebbe stata la più probabile; e chi meglio di Sherlock Holmes avrebbe saputo sfruttare questa tecnica?
Sospetto che la stessa cosa avvenga per gli schermi degli smartphone Android e Windows, ma non ho verificato. Lo farò in occasione del prossimo pollo.
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