Antibufala Classic: il telefonino gratis offerto da Nokia e Ericsson
Sin da marzo-aprile 2000 circolano due bufale parallele: una promette un telefonino Nokia se mandate il messaggio ad altri dieci utenti, l'altra, per non essere da meno, dichiara di provenire dalla Ericsson, specificamente da Anna Swelund, Capo Ufficio Promozioni di Ericsson, e promette un telefonino (Ericsson, ovviamente) se inviate il messaggio ad altri utenti. Per battere Nokia, Ericsson si accontenta di otto utenti anziché dieci e offre un telefonino Wap.
Questa strana coppia di bufale è ormai diventata un classico, ma vale la pena di documentarla, perché ogni tanto fa capolino. Il dossier antibufala completo è presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/cellulari_gratis.htm
ma la sostanza è questa: non esiste, e non è mai esistita, un'offerta del genere. Né esiste o è mai esistita in Ericsson una Anna Swelund, neppure come addetta a dipingere i numerini sulle tastiere dei cellulari, figuriamoci come Capo Ufficio Promozioni. La Ericsson ha pubblicato una nota di smentita, datata 16 ottobre 2000, che trovate presso
http://www.ericsson.com/about/publications/kon_con/contact/cont16_00/briefo.shtml
Lo stesso aveva fatto Nokia, pubblicando per qualche tempo una smentita sul proprio sito, ma ora non ce n'è più traccia. Peccato, perché di gente che abbocca, nonostante i modelli citati siano ormai vecchiotti, ce n'è ancora in abbondanza. E' sorprendente quanto la promessa di un oggetto in regalo possa far mettere da parte il buon senso.
La cosa comica di questi due appelli è che si rinforzano a vicenda. Quello di Ericsson cerca di autenticarsi facendo riferimento all'altra “offerta promozionale” altrettanto bufalina, al punto che molti utenti, vedendo le due bufale, credono che siano autentiche proprio perché una sembra confermare l'altra.
Antibufala: la truffa Bancomat
Il racconto è di quelli che speriamo di non dover vivere mai in prima persona. “Volevo raccontarvi una cosa che mi è accaduta lo scorso sabato e di cui sarebbe meglio voi foste a conoscenza, visto che la polizia mi ha detto che si tratta della truffa del momento. Ho inserito il bancomat nello sportello per ritirare i soldi e lo sportello sembrava non riconoscere la carta, tanto che la schermata iniziale non si modificava.”
Così inizia l'appello che sta imperversando in questi giorni (ha iniziato a circolare, secondo le mie indagini, nella seconda metà di gennaio). Il malcapitato prosegue la narrazione descrivendo la sua reazione violenta e distruttiva: “Ho lottato circa 10 minuti per riavere la carta, schiacciando tutti i tasti e dando botte allo sportello. Solo alla fine la carta è venuta fuori ed insieme alla carta si è rovesciata anche la mascherina nera con la fessura per infilare la carta. Attaccato allo sportello ho notato un'altra mascherina nera (quella vera).”
Insomma, il Bancomat è truccato. L'appello spiega anche il meccanismo della truffa: “In sintesi la truffa si svolge in questo modo. La mascherina falsa viene attaccata sopra quella vera (e non si vede per niente). Attaccata alla mascherina falsa c'è una banda nera magnetica che va ad oscurare (una volta che la carta è inserita) tutte le cifre della carta: in questo modo lo sportello non riesce a leggere la carta e si blocca.”
Dulcis in fundo, compare uno stereotipo delle truffe: il Falso Buon Samaritano. “Mentre tu lotti per riavere la carta, un tizio ti si avvicina e ti domanda cosa sia successo. Quando tu rispondi che il sistema si è bloccato, lui prima ti consiglia di provare a digitare il codice (e nel frattempo lo memorizza) e poi - saggiamente - ti dice di ripassare il giorno dopo direttamente in banca e di ritirare la carta. Tu ti allontani e lui sfila la seconda mascherina con tutta la carta.”
Il malcapitato (anzi, la malcapitata, come si scopre adesso) conclude con un epilogo ammonitore: “Quando sono andata a denunciare la cosa, la polizia mi ha detto che si tratta della truffa del momento. State attenti: se la carta si impalla, prima di andare via controllate la seconda mascherina Per fortuna nel mio caso la tessera è uscita per cui non mi è successo nulla.”
Ironia a parte, pur essendo priva di qualsiasi riferimento a posti o date che consentano di autenticarla in qualche modo, e pur essendo estremamente vaga nei suoi contenuti, non me la sento di classificarla come bufala fatta e finita. Dopotutto ha un certo valore come monito: truffe di questo genere accadono veramente, come riportato da alcuni giornali, che cito nel dossier antibufala completo che trovate qui:
http://www.attivissimo.net/antibufala/truffa_bancomat.htm
Certo che l'ingenuità di chi digita il proprio codice Bancomat in presenza di un estraneo, addirittura in modo che l'estraneo possa vederlo e memorizzarlo, meriterebbe qualche commento caustico, ma mi trattiene dal farlo l'attenuante dell'angoscia che proviamo tutti quando siamo di fronte a una macchina ottusa e mettiamo in gioco quel pezzetto di plastica così vitale per la nostra vita frenetica.
Se questo appello aiuta a svegliare gli ingenui e renderli un po' meno imprudenti, ha una sua utilità e una sua lezione di base: se vi si incastra la tessera del Bancomat, non digitate il vostro PIN. E non fidatevi degli sconosciuti!
Chioccioline
Deriva dei continenti. Nella speranza che l'uso della forza in Iraq non sia necessario, mi auguro caldamente che le mappe del Pentagono siano un po' più precise di quelle della CNN. Grazie alla segnalazione di un lettore (il cui nome ho smarrito, dannazione), posso indicarvi una strepitosa svista cartografica della famosa emittente televisiva statunitense. Guardate qui:
http://www.interactivepublishing.net/works/news/weblog.php?article_id=516
Se per caso non notate niente di strano, è perché evidentemente avevate seri problemi di geografia a scuola, allo stesso livello di quelli dei cartografi della CNN. Vi arrendete? La soluzione è in fondo a questa newsletter.
La storia del browser superveloce. Ha destato una certa sorpresa, e l'interesse di alcuni lettori della newsletter, l'annuncio che un sedicenne irlandese, Adrian Osmani, avrebbe realizzato un browser che velocizza la navigazione del 600% e per questo ha vinto un premio come “giovane scienziato irlandese dell'anno”.
La storia va presa con le pinze, perché in realtà queste prestazioni non sono state verificate indipendentemente, neppure dai giudici incaricati di assegnare il premio. Come se non bastasse, il sedicenne già che c'era avrebbe integrato nel browser anche un lettore DVD e un editor HTML e WAP. Giusto per non strafare.
Scava scava, salta fuori la spiegazione. Osmani non ha scritto un browser tutto da solo: ha semplicemente aggiunto un'estensione a Internet Explorer. Non è tutta farina del suo sacco, insomma. Tuttavia la giuria non è stata imbrogliata, né ha peccato di eccessiva fiducia: ha premiato Osmani perché ha sviluppato un algoritmo che velocizza la gestione delle informazioni all'interno del browser.
In altre parole, il suo browser (che non è suo, ma è quasi tutto di Microsoft) accelera la visualizzazione delle pagine Web, ma non accelera gli scaricamenti dei dati. Se la vostra connessione è a 56 kbps, resta a 56 kbps, e se adesso ci mettete un minuto a scaricare un megabyte, continuerete a metterci un minuto anche con il superbrowser: però i dati, una volta ricevuti, compariranno sullo schermo più rapidamente. Tutto qui: nessuna rivoluzione. Trovate tutti i dettagli in questo articolo di Wired:
http://www.wired.com/news/infostructure/0,1377,57393,00.html
Linux nello spazio. La Nasa intende usare i protocolli Internet per gestire le comunicazioni fra il personale a terra e gli astronauti e le sonde automatiche, al posto del costoso miscuglio di vecchi sistemi proprietari che usa attualmente. Praticamente, il monitoraggio da terra avverrà tramite un semplice browser. Attenzione, si parla di “monitoraggio”, non di “controllo”: quindi non fatevi venire il panico pensando che qualche aggressore possa far prendere il controllo dello Shuttle e farvelo cadere in testa.
La navetta Columbia è in orbita in questo momento e sta collaudando la tecnologia Internet: la navetta è diventata a tutti gli effetti un nodo della Rete, che usa un PC dotato di processore a 233 MHz, di 128 mega di RAM e di un disco rigido allo stato solido da 144 mega. Prestazioni modestissime, rispetto ai computer che abbiamo in casa, ma sufficienti a gestire una funzione così delicata. Fa riflettere sull'avidità di risorse del software elefantiaco che usiamo quotidianamente, vero?
Dimenticavo: il computer usa Linux, per la precisione la distribuzione Red Hat.
Tutti i dettagli sono qui (in inglese):
http://news.bbc.co.uk/2/hi/technology/2709875.stm
Trucchetto per OpenOffice.org. Forse sapete che esiste un'alternativa gratuita a Microsoft Office che si chiama OpenOffice.org. E' il programma che uso per scrivere questa newsletter e le mie pagine Web e gran parte dei miei libri e articoli. OpenOffice.org è software open source che viene sviluppato dalla comunità degli utenti, e chiunque può partecipare alla sua crescita, ad esempio realizzando i dizionari per il controllo ortografico per la versione italiana.
A differenza dei prodotti Microsoft, usa un formato (XML) pubblicamente documentato. E' uscita da poco una versione intermedia, la 1.0.2, che è molto più veloce nel caricarsi (la lentezza di avvio è sempre stato un problema di questo software), e gli utenti che hanno adottato OOO, come lo chiamano i fan, sono ormai sei milioni.
Se siete fra questi sei milioni, vi segnalo una cosa carina che ho trovato girando in Rete: il modo di disabilitare lo splash screen, ossia quell'immagine che compare in mezzo allo schermo durante l'avvio di tanti programmi e vi impedisce di fare altro al PC intanto che attendete che finisca il caricamento (che appunto in OOO è lunghetto).
Nella versione Linux, basta andare nella directory in cui è installato OOO, aprire la directory “program” ed editare il file “sofficerc”, cambiando la riga “Logo=1” in modo che al posto di “1” ci sia “0”. Nella versione Windows (ebbene sì, il programma esiste sia per Linux, sia per Windows, per facilitare la migrazione), basta editare nello stesso modo il file “soffice.ini” che si trova nella sottocartella “program” della cartella in cui avete installato OpenOffice.org.
Nuovo Opera. E' uscita la versione 7 per Windows di Opera, un browser alternativo a Internet Explorer caldamente consigliato dagli smanettoni. E' piccolo e dannatamente veloce, rigorosamente conforme ai veri standard di Internet, e soprattutto immune alla maggior parte delle magagne che affliggono il fratellone di casa Microsoft, tipo la pestifera barra spyware Xupiter che sta impazzando ultimamente e pare si installi da sola e sia difficilissima da estirpare.
Le novità principali, oltre a una veste grafica più ordinata, “skin” incluse, sono un nuovo motore di rendering che visualizza più rapidamente le pagine, un nuovo client di posta integrato e una maggiore compatibilità con quei siti stupidi (tipo quello di Intesa BCI, giusto per non fare nomi) che funzionano soltanto con Internet Explorer. Inoltre c'è integrato un sistema che tenta (non sempre con successo) di prevedere la prossima pagina Web che volete visitare e la precarica, la gestione di account multipli, e un'opzione interessante: lo Small Screen Rendering, che mostra le pagine Web nello stesso modo in cui le vedrete sui cellulari che adotteranno Opera come browser e che consente di consultare Internet senza intasare lo schermo del PC. Fra le opzioni strampalate ce n'è anche una che consente di emulare l'aspetto dello schermo del mitico Commodore 64. Opera è scaricabile gratis da qui:
http://www.opera.com/download/index.dml?platform=windows&version=7.0
Truffa dalla Nigeria: variante molto originale. Avete presente quegli e-mail pestiferi, rigorosamente in inglese, che dicono di provenire da figli di ex dittatori o diplomatici caduti in disgrazia e chiedono il vostro aiuto per sbloccare ingenti somme di denaro da spartire? Grazie agli amici di The Register posso segnalarvi una variante molto interessante, che non traduco per non travisarne il senso. Se sapete l'inglese, leggete, altrimenti passate pure oltre.
IMMEDIATE ATTENTION NEEDED:
HIGHLY CONFIDENTIAL
FROM: GEORGE WALKER BUSH
DEAR SIR / MADAM,
I AM GEORGE WALKER BUSH, SON OF THE FORMER PRESIDENT OF THE UNITED STATES OF AMERICA GEORGE HERBERT WALKER BUSH, AND CURRENTLY SERVING AS PRESIDENT OF THE UNITED STATES OF AMERICA. THIS LETTER MIGHT SURPRISE YOU BECAUSE WE HAVE NOT MET NEITHER IN PERSON NOR BY CORRESPONDENCE. I CAME TO KNOW OF YOU IN MY SEARCH FOR A RELIABLE AND REPUTABLE PERSON TO HANDLE A VERY CONFIDENTIAL BUSINESS TRANSACTION, WHICH INVOLVES THE TRANSFER OF A HUGE SUM OF MONEY TO AN ACCOUNT REQUIRING MAXIMUM CONFIDENCE.
I AM WRITING YOU IN ABSOLUTE CONFIDENCE PRIMARILY TO SEEK YOUR ASSISTANCE IN ACQUIRING OIL FUNDS THAT ARE PRESENTLY TRAPPED IN THE REPUBLIC OF IRAQ. MY PARTNERS AND I SOLICIT YOUR ASSISTANCE IN COMPLETING A TRANSACTION BEGUN BY MY FATHER, WHO HAS LONG BEEN ACTIVELY ENGAGED IN THE EXTRACTION OF PETROLEUM IN THE UNITED STATES OF AMERICA, AND BRAVELY SERVED HIS COUNTRY AS DIRECTOR OF THE UNITED STATES CENTRAL INTELLIGENCE AGENCY.
IN THE DECADE OF THE NINETEEN-EIGHTIES, MY FATHER, THEN VICE-PRESIDENT OF THE UNITED STATES OF AMERICA, SOUGHT TO WORK WITH THE GOOD OFFICES OF THE PRESIDENT OF THE REPUBLIC OF IRAQ TO REGAIN LOST OIL REVENUE SOURCES IN THE NEIGHBORING ISLAMIC REPUBLIC OF IRAN. THIS UNSUCCESSFUL VENTURE WAS SOON FOLLOWED BY A FALLING OUT WITH HIS IRAQI PARTNER, WHO SOUGHT TO ACQUIRE ADDITIONAL OIL REVENUE SOURCES IN THE NEIGHBORING EMIRATE OF KUWAIT, A WHOLLY- OWNED U.S.-BRITISH SUBSIDIARY.
MY FATHER RE-SECURED THE PETROLEUM ASSETS OF KUWAIT IN 1991 AT A COST OF SIXTY-ONE BILLION U.S. DOLLARS ($61,000,000,000). OUT OF THAT COST.
THIRTY-SIX BILLION DOLLARS ($36,000,000,000) WERE SUPPLIED BY HIS PARTNERS IN THE KINGDOM OF SAUDI ARABIA AND OTHER PERSIAN GULF MONARCHIES, AND SIXTEEN BILLION DOLLARS ($16,000,000,000) BY GERMAN AND JAPANESE PARTNERS.
BUT MY FATHER'S FORMER IRAQI BUSINESS PARTNER REMAINED IN CONTROL OF THE REPUBLIC OF IRAQ AND ITS PETROLEUM RESERVES.
MY FAMILY IS CALLING FOR YOUR URGENT ASSISTANCE IN FUNDING THE REMOVAL OF THE PRESIDENT OF THE REPUBLIC OF IRAQ AND ACQUIRING THE PETROLEUM ASSETS OF HIS COUNTRY, AS COMPENSATION FOR THE COSTS OF REMOVING HIM FROM POWER.
UNFORTUNATELY, OUR PARTNERS FROM 1991 ARE NOT WILLING TO SHOULDER THE BURDEN OF THIS NEW VENTURE, WHICH IN ITS UPCOMING PHASE MAY COST THE SUM OF 100 BILLION TO 200 BILLION DOLLARS ($100,000,000,000 - $200,000,000,000), BOTH IN THE INITIAL ACQUISITION AND IN LONG-TERM MANAGEMENT.
WITHOUT THE FUNDS FROM OUR 1991 PARTNERS, WE WOULD NOT BE ABLE TO ACQUIRE THE OIL REVENUE TRAPPED WITHIN IRAQ. THAT IS WHY MY FAMILY AND OUR COLLEAGUES ARE URGENTLY SEEKING YOUR GRACIOUS ASSISTANCE. OUR DISTINGUISHED COLLEAGUES IN THIS BUSINESS TRANSACTION INCLUDE THE SITTING VICE- PRESIDENT OF THE UNITED STATES OF AMERICA, RICHARD CHENEY, WHO IS AN ORIGINAL PARTNER IN THE IRAQ VENTURE AND FORMER HEAD OF THE ALLIBURTON OIL COMPANY, AND CONDOLEEZA RICE, WHOSE PROFESSIONAL DEDICATION TO THE VENTURE WAS DEMONSTRATED IN THE NAMING OF A CHEVRON OIL TANKER AFTER HER.
I WOULD BESEECH YOU TO TRANSFER A SUM EQUALING TEN TO TWENTY-FIVE PERCENT (10-25 %) OF YOUR YEARLY INCOME TO OUR ACCOUNT TO AID IN THIS IMPORTANT VENTURE. THE INTERNAL REVENUE SERVICE OF THE UNITED STATES OF AMERICA WILL FUNCTION AS OUR TRUSTED INTERMEDIARY. I PROPOSE THAT YOU MAKE THIS TRANSFER BEFORE THE FIFTEENTH (15TH) OF THE MONTH OF APRIL.
I KNOW THAT A TRANSACTION OF THIS MAGNITUDE WOULD MAKE ANYONE APPREHENSIVE AND WORRIED. BUT I AM ASSURING YOU THAT ALL WILL BE WELL AT THE END OF THE DAY. A BOLD STEP TAKEN SHALL NOT BE REGRETTED, I ASSURE YOU. PLEASE DO BE INFORMED THAT THIS BUSINESS TRANSACTION IS 100% LEGAL. IF YOU DO NOT WISH TO CO-OPERATE IN THIS TRANSACTION, PLEASE CONTACT OUR INTERMEDIARY REPRESENTATIVES TO FURTHER DISCUSS THE MATTER.
I PRAY THAT YOU UNDERSTAND OUR PLIGHT. MY FAMILY AND OUR COLLEAGUES WILL BE FOREVER GRATEFUL. PLEASE REPLY IN STRICT CONFIDENCE TO THE CONTACT NUMBERS BELOW.
SINCERELY WITH WARM REGARDS,
GEORGE WALKER BUSH
Switchboard: 202.456.1414 Comments: 202.456.1111 Fax: 202.456.2461 Email:
president@whitehouse.gov
Diversamente dagli altri inviti-truffa, l'autore di questa versione è noto: è il professore di geografia Zoltan Grossman della University of Wisconsin, già noto per le sue iniziative in favore dell'ambiente e della pace. La sua presa in giro ha debuttato su Indymedia la settimana scorsa:
http://madison.indymedia.org/front.php3?article_id=9287&group=webcast
Perché non parlo dell'attacco informatico? Alcuni lettori mi hanno chiesto come mai non ho aperto bocca sul recente disastro informatico che ha paralizzato gran parte di Internet e gli sportelli delle Poste italiane. Risposta semplice: perché non c'è nulla di nuovo e significativo da dire. Come già descritto in vari articoli e newsletter precedenti, questo tipo di attacco era largamente prevedibile ed evitabile e lo erano anche le sue cause e conseguenze. Che il software Microsoft fosse pieno di vulnerabilità è cosa stranota; che gli aggiornamenti al suo software (le “patch”) per rimediare alla vulnerabilità sfruttata per questo attacco fossero disponibili da tempo, ma che i responsabili dei sistemi informatici non le abbiano installate per incompetenza, è una situazione altrettanto stranota e stravista. Niente di nuovo sotto il sole, insomma, per cui me ne sto zitto per non ripetermi.
L'unica variante al solito copione è che persino Microsoft è stata colpita dall'attacco perché non aveva installato le proprie patch sui propri computer. Ma se non riescono neppure loro a blindare il proprio software, che speranze abbiamo noi comuni mortali?
Se vi interessa, trovate qui alcuni e-mail gustosi di Microsoft che dovevano restare riservati e sono invece comparsi in Rete e indicano il panico con il quale è stato gestito l'arrivo dell'attacco SQL a Redmond:
http://212.100.234.54/content/56/29073.html
Quiz di geografia. La Svizzera confina con la Polonia? Secondo CNN, sì.
Ciao da Paolo.
Questo articolo è una ripubblicazione della newsletter Internet per tutti che gestivo via mail all’epoca. L’orario di questa ripubblicazione non corrisponde necessariamente a quello di invio della newsletter originale. Molti link saranno probabilmente obsoleti.