Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di “fabrizioproc****” e “g2000it”.
L'articolo è stato scritto di getto durante la trasmissione e successivamente integrato e riveduto aggiungendo note, link e foto. Ultimo aggiornamento: 2016/10/20 14:20.
Stasera
La storia siamo noi si occupa di complottismo lunare (Raidue, 22.45 circa), così lo bloggo in diretta e me lo registro per poi recensirlo con più calma. Qui trovate i primi appunti scritti di getto durante la trasmissione e ripuliti quanto basta per renderli presentabili.
Inizia il programma. Il documentario s'intitola
“Apollo 11 - il lato oscuro della Luna”, di Willy Brunner (
complottista) e Gerhard Wisnewski (
complottista). Il massimo dell'obiettività, insomma.
00:01. Complimenti al traduttore per la
“cintura di Van Allen” (traduzione letterale di
“Van Allen belt”)! In italiano si chiama
fascia.
00:02. La sigla mostra le immagini di una missione sbagliata (una successiva all'Apollo 11) montate sopra l'audio della voce di Neil Armstrong (dell'Apollo 11). Andiamo bene.
Giovanni Minoli inizia a parlare di
“serie di dubbi inquietanti”. Inquietanti, caro Minoli, soltanto se uno non si documenta, e il suo programma non aiuta certo i telespettatori a documentarsi. OK, ormai è chiaro: non si fa storia, si parla di complottismo.
00:04. Si parla di
“edizione italiana” del documento filmato (curata da Giuliana Varone): allora non è un programma prodotto dalla Rai, ma qualcosa di comprato altrove. Non è il famoso (o infame) documentario della Fox
“Conspiracy Theory: Did We Land on the Moon?”: riguardando la registrazione e cercando su Google, salta fuori che è un documentario della TV tedesca.
00:04. Parla Ralph René,
“scrittore scientifico”. Qualifica curiosa: cosa significa? Ecco la sua
scheda nella Wikipedia: guarda caso, sostiene anche che gli attentati dell'11 settembre siano un complotto (esattamente come Brunner e Wisnewski, gli autori del documentario; coincidenza straordinaria). Non sembra aver scritto nulla di scientifico che giustifichi la qualifica. Perché presentarlo con un titolo così altisonante? Sul suo
sito vende libri che “dimostrano” la falsità degli sbarchi lunari.
René mostra una foto: lui dice che mostra la passeggiata spaziale di Michael Collins durante il volo con la Gemini 10 e che è presentata in un libro di Collins intitolato
“Carrying the Fire”. Dice che è stata artefatta prendendo un'immagine di un'esercitazione a bordo di un aereo (il celebre
Vomit Comet usato per simulare l'assenza di peso). La foto è mostrata qui accanto. Secondo René, una delle immagini del trittico (quella di mezzo) è presentata falsamente nel libro dell'astronauta Collins come immagine di passeggiata spaziale.
Ma il falso lo sta commettendo René. Minoli non lo dice, ma Jim Oberg, grande
debunker spaziale, ha
documentato che il libro di Collins
non presenta la foto dicendo che si tratta di una passeggiata spaziale, ma dice chiaramente che è fatta a bordo di un aereo usato per l’addestramento all'assenza di peso. Come le altre mostrate accanto. Anzi, nel libro Collins dice chiaramente che
non ci sono foto della sua passeggiata spaziale. René s'è inventato tutto. Ma Minoli non controlla e abbocca alla panzana di René.
Non solo: riguardando la registrazione del documentario, si scopre che Brunner e Wisnewski
hanno barato. Prima mostrano la copertina del libro di Collins, poi mostrano subito dopo una pagina che contiene la foto incriminata sotto la dicitura
“Gemini 10 space walk”. Ma
non è il libro di Collins: è quello di René. Lo si capisce leggendone il testo, chiaramente riconoscibile nel fermo immagine. Scandaloso.
00:07. Ancora le ombre convergenti (le ombre
devono essere convergenti: si chiama
prospettiva). Ancora la roccia con la C (perché un bravo attrezzista marca ogni roccia con una lettera, ma gliene bastano 26)! Ancora i
reseau mark (le crocettine) che scompaiono, e persino le stelle che mancano, quelle che persino Mazzucco di Luogocomune.net dice che giustamente non devono esserci. Tutta roba vecchia e rifritta.
00:08. Parla un altro “scrittore scientifico”, Gernot Geise.
Questo è il suo sito. Ma guarda: anche lui complottista. Dice che
“in alcune foto è possibile vedere dei puntini luminosi simili a riflettori. C'è addirittura una foto in cui la visiera del casco di un astronauta riflette un'intera fila di riflettori”. Lo spezzone video della sua affermazione è
qui.
La foto mostrata è quella qui accanto. Il documentario non lo dice, ma è una foto della missione Apollo 12, non della 11. Precisamente, è un dettaglio della foto AS12-49-7281, scattata durante la seconda passeggiata lunare effettuata durante quella missione. L'astronauta ritratto è Alan Bean; quello riflesso nella visiera è Charles “Pete” Conrad. L'immagine originale è consultabile presso la
Apollo Image Gallery. Guardando l'originale, si nota subito che i
“riflettori” sono in realtà semplicemente graffi irregolari che riflettono la luce. I
dettagli sono qui.
Fin qui sono state presentate le “prove” complottiste. Viene finalmente citato Phil Plait di
Bad Astronomy, ma non gli viene dato spazio per parlare. Parla invece Ernst Stuhlinger, collaboratore di von Braun. Non dice nulla di costruttivo, ma semplicemente che
“si è fidato”.
00:10. La teoria complottista presentata è che gli astronauti siano rimasti in orbita terrestre per otto giorni (e che ovviamente i russi, poveri cretini, non se ne siano accorti).
00:12. Parla Richard West, dell'ESO. Uno spezzone di programma tedesco dell'epoca dell'allunaggio: di nuovo Gernot Geise. Nega che Armstrong abbia detto la famosa frase
“un piccolo passo per l'uomo...”. La prova?
Lui non se la ricorda. Ma Minoli, suvvia, andiamo a sentire le registrazioni RAI e vediamo se è vero, no? L'accusa rimane senza smentita.
Geise parla anche di luci, riflettori da studio riflessi nelle visiere. L'accusa rimane senza smentita.
00.14. Gli interrogativi: i reticoli ottici (
reseau marks o
fiducials) che scompaiono dietro gli oggetti (che noia: lo sa qualsiasi fotografo che una linea sottile davanti a un oggetto chiaro viene “mangiata”). Finalmente parla un fotografo, Michael Light, autore del bellissimo
Full Moon (che ho e consiglio), che critica i complottisti, perché usano copie di copie di copie sgranate per le loro “dimostrazioni”.
00.15. Di nuovo la roccia con la C: ma quale C, è un
pelucco!
La Nasa, dicono, rifiuta le richieste di vedere i negativi. Certo, se le domande dei complottisti sono queste, li posso anche capire.
00.16. Altra “prova”: le illustrazioni NASA hanno le stelle, le foto no. Accidenti, che mega-prova! Per fortuna questa, almeno, viene sbufalata, ma maldestramente. Infatti il documentario dice che nessuna foto delle stelle è stata scattata dalla Luna (falso: Apollo 16, tramite telescopio,
mostrata qui).
00:18. Si parla delle pellicole e del calore che avrebbe impedito le foto. Anche questa è una vecchia storia. Le pellicole lunari, Minoli, stavano nel
vuoto, che è un pessimo conduttore di calore, mica per nulla si usa il vuoto nei thermos. La fotocamera che li conteneva era riflettente, respingeva gran parte del calore del sole, c'era poco contatto fra fotocamera e pellicola. Provi a chiedere a qualcuno che se ne intende, invece di appoggiarsi soltanto a documentaristi chiaramente schierati pro-complotto.
00:19. Parla Marcello Coradini (coordinatore missioni nel sistema solare -
ESO ESA) e spiega come si fa la protezione termica sulla Luna e nello spazio. Sandwich di neoprene, mylar e altro materiale per rivestire capsule, strumenti e tute. Nessun problema.
Le impronte degli astronauti vicino al LEM sono una “prova”: non dovrebbero esserci, perché il LEM dovrebbe aver spazzato via tutta la polvere col motore d'allunaggio. Philip Plait spiega come mai è rimasta polvere sotto il LEM: mica atterra in verticale, scende in diagonale e spegne il motore prima di toccare il suolo (ci pensano gli ammortizzatori ad attutire la caduta, che è a 1/6 della gravità e accelerazione terrestre). La polvere
deve esserci. Finalmente un po' di dibattito.
I soliti dubbi sul modulo lunare. Armstrong e il famoso incidente del simulatore LLTV. Non sarebbe mai stato collaudato. Mica tanto: fu portato in orbita per collaudi (Apollo 9, Apollo 10), anche se non fu ovviamente possibile collaudare l'allunaggio.
Il documentario parla di
“raggi radioattivi” ed
“emissioni radioattive” dal Sole, che avrebbero fritto gli astronauti lunari. Probabilmente una traduzione letterale di
“radioactive rays”, ma mi suona dannatamente impropria. Anzi, mi sa tanto di Goldrake:
“Raggi radioattivi! Alabarda spaziale!!”. Esperti in ascolto, non sarebbe più giusto parlare di
radiazioni?
Si parla delle fasce di Van Allen (o saranno cinture? bretelle?), che sono pericolose per le loro radiazioni. Si dice che
solo i moduli lunari hanno attraversato le fasce: e il modulo di comando, e il terzo stadio, e il modulo di servizio? Lasciati a casa? Ma chi è la capra che ha scritto questa roba? Plait: i veicoli erano schermati, ovvio: chiede almeno una fonte bibliografica che dimostri le affermazioni dei complottisti, secondo le quali gli astronauti non avrebbero dovuto sopravvivere al passaggio nelle fasce.
Rischio radiazioni: prevedibile e arginabile. Si parla di Von Braun. Una foto con Disney presentata come se fosse un indizio di una collaborazione per il falso! È proprio vero che una volta toccato il fondo si può sempre provare a scavare. Le “immagini simboliche” del cinema sono “stranamente” simili a quelle degli sbarchi, e questo è un altro motivo di sospetto. Accidenti, che prove possenti. Non è che per caso le immagini simboliche del cinema erano una logica previsione di quello che sarebbe stato fatto/visto negli sbarchi reali?
L'incidente del 1967 (
Apollo 1, tre astronauti morti sulla rampa di lancio durante un'esercitazione, foto qui sotto) sarebbe la ragione per cui si sono fatte le missioni finte. Perché è ovvio: quando una cosa non funziona, non la si riprogetta da cima a fondo e si fa in modo che funzioni. No, si affitta di corsa un set di Hollywood per fare una grande finta e si spera che non se ne accorga nessuno e nessuno spifferi.
Tutto quello che resta della capsula dell'Apollo 1 che conteneva i tre astronauti Gus Grissom, Edward White e Roger Chaffee.
Il programma dice che le foto Apollo 11 fanno pensare a un teatro di posa, mancano di profondità. Sono “troppo simili” a quelle fatte durante le simulazioni. Non è che magari è così perché le simulazioni erano fatte bene, visto che c'era in gioco il successo della missione?
Oh, no, ancora la foto di Aldrin che scende e sarebbe troppo illuminato. Ma guardate il suolo sullo sfondo: è
bianco da tanto che è stato sovraesposto per riuscire a esporre correttamente Aldrin. Il suolo lunare è grigio scurissimo.
Ah, i dipinti degli artisti non corrispondono alle immagini della Luna! Ecco la prova schiacciante. Ma allora perché gli scenografi della Nasa, quelli che avrebbero girato in studio le avventure lunari, non hanno fatto la Luna finta uguale ai dipinti degli artisti, per non allarmare nessuno?
Non c'è il getto infuocato del motore, previsto da Von Braun sotto il modulo lunare. Ma perché dovrebbe esserci? È un gas che si espande nel vuoto. Confronto con le scie dei motori di manovra dello Shuttle. Coradini spiega che non si formano fiamme nel vuoto (e le scie dello Shuttle sono illuminate dal sole, solo questo le rende visibili).
Rocce lunari. Geise dice che sono state raccolte da sonde automatiche. Non presenta prove, ma dice che le rocce dei musei sono false. Non ha prove. Ci dobbiamo fidare di lui, ovviamente.
0:39. Plait parla di
“250 persone” (ma sospetto un errore di traduzione) che alla Nasa avrebbero dovuto sapere e partecipare al complotto. Riascoltando la registrazione, il sospetto è confermato:
l'audio inglese dice chiaramente “250˙000 people involved”. La traduzione italiana trasforma d'incanto 250˙000 in duecentocinquanta, facendo sembrare facile zittire un numero così modesto di cospiratori. Patetico.
Bob Gilruth vs von Braun. René dice che non c'era nessuna corsa alla Luna. Oh, le
missioni N-1 sovietiche allora non esistono, i
tentativi sovietici di arrivare sulla Luna sono falsi anche quelli? E come dicono i commenti qui sotto, se non c'era nessuna corsa, perché inventarsela e fare finte missioni?
Una frase di von Braun ad Armstrong in cui diceva
“statisticamente dovresti essere morto” viene presentata come “prova” del falso sbarco.
Il telescopio
sul Paranà del monte Paranal, in Cile, dovrebbe poter vedere i resti delle missioni sulla Luna.
Parla l'astronauta italiano Roberto Vittori, è in studio. Nessuna domanda attinente alle ipotesi di complotto. Interesse per il ritorno alla Luna per motivi energetici. Ops! Vittori dice che la Luna è un
pianeta!! Orrore!!
Fine del programma. Che legnata galattica. Indirizzo e-mail per i commenti:
lastoriasiamonoi@rai.it. Sito:
www.lastoriasiamonoi.rai.it
Ho spedito questo e-mail a Minoli:
Egregio Sig. Minoli,
ho visto il suo programma “La Storia Siamo Noi” sulle ipotesi di complotto riguardanti gli sbarchi lunari. Trovo imbarazzante che un programma che ambisce a fornire informazione storica ai telespettatori propini stupidaggini (dimostrate da tempo come tali) come le “prove” presentate dai complottisti, dando loro rispettabilità immeritata, e le condisca con ulteriori errori macroscopici.
Anche se apprezzo il gesto di far parlare ogni tanto anche gli esperti di settore per sbugiardare le “prove”, il programma ha lasciato senza risposta scientifica molte delle accuse complottiste. Accuse che una banalissima ricerca in Rete le avrebbe rivelato essere già state analizzate e smontate (e spesso rivelate come bugie intenzionali) da tempo. Provi a visitare Clavius.org, o anche soltanto il mio blog (http://attivissimo.blogspot.com), per farsene un'idea.
Il programma prende anche delle vere e proprie cantonate quando afferma che le stelle non furono mai fotografate dalle missioni Apollo (falso, consulti l'Apollo 16 o legga il mio blog) o che soltanto il modulo lunare ha attraversato le fasce di Van Allen (che sono fasce, non “cinture” come dice il programma): in realtà il modulo lunare viaggiò insieme al terzo stadio, al modulo di servizio e al modulo di comando (una bella differenza, direi). Errori di questo genere denotano un'impreparazione di base sull'argomento trattato. Non è questo che si pretende da un servizio pubblico.
Capisco che le ipotesi di complotto fanno audience, non comportano la fatica di documentarsi e sono più spettacolari delle spiegazioni scientifiche di come funziona realmente una missione spaziale, ma alimentare notizie e accuse false e lanciarle al grande pubblico senza dare pari voce alla smentita, specialmente quando la smentita è a portata di mano, è una sconfitta per il buon giornalismo.
La saluto con l'augurio di una successiva puntata meno complottista che chiarisca anche le molte accuse lasciate in sospeso.
Paolo Attivissimo
Giornalista informatico
Lugano, Svizzera
Speriamo che serva.