Se vi è capitato di chiacchierare faccia a faccia con gli amici o i colleghi di lavoro a proposito di un viaggio, di un prodotto o di un servizio qualsiasi e poi ritrovare quello stesso viaggio, prodotto o servizio nelle vostre pubblicità di Facebook, non siete i soli ad aver notato questo strano fenomeno.
Molti utenti sospettano che Facebook ascolti le conversazioni attraverso il microfono del telefonino e ne estragga le parole chiave per fare pubblicità mirata. Su Internet si trovano molti video e molte testimonianze di utenti che giurano di non aver mai scritto o cercato online un prodotto molto specifico ma di aver trovato su Facebook la pubblicità proprio di quel prodotto poco dopo averne parlato con gli amici fuori da Internet.
È una percezione talmente frequente e diffusa che di recente Facebook ha pubblicato una smentita ufficiale su Twitter di Rob Goldman, vicepresidente per il settore pubblicità del social network: “Non usiamo, e non abbiamo mai usato, il vostro microfono per le pubblicità. Semplicemente non vero”. Il dubbio, però, circola da alcuni anni nonostante Facebook sia già intervenuta in passato con altre smentite, ed è riemerso anche in seguito a un articolo della BBC (ripreso anche da Gizmodo).
È vero che Facebook in alcuni paesi offre una funzione che accende il microfono quando l’utente scrive un post, ma serve solo per riconoscere l’audio di una canzone che l’utente sta ascoltando o di una puntata di una serie TV che sta guardando, in modo da citarla automaticamente nel post. Comunque questa funzione è volontaria e chiaramente indicata sullo schermo; soprattutto, ribadisce Facebook, non ascolta e non registra le conversazioni.
Inoltre se Facebook captasse l’audio delle conversazioni, questo genererebbe un traffico di dati aggiuntivo dal telefonino verso il social network, per cui è probabile che gli esperti di sicurezza se ne accorgerebbero. Tuttavia in teoria questo traffico potrebbe essere minuscolo e difficile da rilevare, perché potrebbe essere costituito soltanto da testo, specificamente dalle parole chiave riconosciute direttamente sullo smartphone: infatti il riconoscimento vocale funziona anche quando il telefonino è offline. Provateci: mettete il telefonino in modalità aereo e poi dettate qualcosa nella casella di ricerca di Google, come in questo video. Ho provato e funziona. Anche in italiano.
ill just leave this here. pic.twitter.com/dqhNcjfLqL— Dan Tentler (@Viss) 1 novembre 2017
C’è anche da considerare che se Facebook fosse scoperta a compiere una simile sorveglianza di massa non autorizzata, ci sarebbe uno scandalo mondiale che probabilmente sarebbe la fine di questo social network, per cui è molto improbabile che la mega-azienda di Zuckerberg corra questo genere di rischio, soprattutto quando riesce già a profilare in estremo dettaglio gli utenti attraverso quello che scrivono, le foto che pubblicano e i legami con amici e colleghi.
Per esempio, se nel vostro profilo Facebook dite che lavorate presso un’azienda di pelletteria, non c’è da stupirsi se poi vi arriva pubblicità specifica di prodotti come quelli fabbricati dalla vostra azienda, anche se non ne avete mai scritto direttamente su Facebook.
Un’altra spiegazione, più probabile, è che ci sia di mezzo la cosiddetta “illusione della frequenza”: ossia la tendenza naturale della mente a ricordare le informazioni che ci riguardano e scartare il resto. Per esempio, magari Facebook ci manda da sempre, ogni tanto, pubblicità di frigoriferi insieme a tante altre, ma notiamo e ci colpisce quella dei frigoriferi soltanto quando ci capita di averne appena comperato uno.
Sia come sia, questa paura diffusa, fondata o meno, fa riflettere sul peso che diamo ai social network nelle nostre vite, e suggerisce che spegnere il telefonino quando chiacchieriamo sia comunque una buona idea. Se non altro per galateo.
Fonti aggiuntive: Snopes.com.