Ci risiamo. Ancora una volta, la stampa ha riportato delle dichiarazioni
politiche di Dmitri Rogozin, direttore generale dell’agenzia spaziale
russa, presentandole come dichiarazioni tecniche e fattuali. Sarebbe
anche ora di capire che oggi più che mai qualunque affermazione provenga da
fonti russe vada presa con ampio beneficio d’inventario; ma se lo si facesse,
addio titoli sensazionali.
“Ucraina, la Russia lascerà la Iss in seguito alle sanzioni” ha
titolato
ANSA, come se si trattasse di una certezza, e citando parole attribuite a
Rogozin:
“La decisione è già stata presa [...] informeremo i nostri partner della
fine del nostro lavoro sull'Iss con un anno di anticipo”.
La stessa notizia è riportata anche dal Fatto Quotidiano. Anche
Open
e la testata svizzera
La Regionehanno presentato la situazione con toni definitivi, ripetendo il virgolettato
secondo il quale “la decisione è già stata presa” [Open ha poi rettificato pubblicamente].
Ma c‘è un problema. ANSA e La Regione citano entrambe esplicitamente come fonte
Bloomberg (questo articolo
del 30 aprile 2022, quasi sicuramente, a giudicare dai contenuti), che
a sua volta cita come fonte TASS e Ria Novosti (senza fornire link; ho
chiesto a Bloomberg
di fornirlo) e precisa che le dichiarazioni sarebbero state fatte da Rogozin
durante un’intervista alla TV di stato russa (“in an interview with state TV on Saturday”).
Si tratta insomma di informazioni almeno di terza mano, attribuite a una
persona che ha già fatto sparate sensazionaliste di stampo propagandistico nel
recente passato.
La fonte originale, invece, sembra essere
questa (la TASS inglese) del 29
aprile scorso, anche
stando
ad
alcuni addetti ai lavori. Se è la fonte corretta, quella alla quale attinge Bloomberg, dice una cosa ben
diversa: dice infatti che se la Russia dovesse ritirarsi dalla Stazione
Spaziale Internazionale, darebbe un anno di preavviso (le
evidenziazioni qui sotto sono opera mia):
"We should not hustle now declaring our stance and will carry on with our
work within the timeframe set by the government, which is until 2024,"
Rogozin said. "A decision regarding the ISS future will depend to a great
extent on the developing situation both in Russia and around it."
He also said that if Russia decided to withdraw from the ISS project,
it would notify its foreign partners about this decision a year in
advance.
Rogozin reiterated that a package of proposals on Russia’s cooperation with
foreign partners on the ISS project after the year of 2024 was sent to
Russian President Vladimir Putin and the country’s government.
Un’altra notizia TASS, in russo e datata 29 aprile 2022, descrive un’intervista a Rogozin nella quale il direttore generale ribadisce gli stessi concetti: la Russia non ha ancora deciso cosa fare dopo il 2024 e “al momento esiste una decisione del governo russo di estendere la cooperazione con i partner fino al 2024” (tradotto tramite Google Translate, quindi segnalatemi eventuali errori). Nessun segno di “decisione già presa” di lasciare la Stazione.
Non ho trovato altre notizie TASS che riportino dichiarazioni più recenti di
Rogozin.
Astrospace.it ha dettagli sui trattati, i progetti e gli accordi già ribaditi dai russi per i prossimi anni.
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle
donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere
ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico) o
altri metodi.
Durante il viaggio verso la Stazione, l’equipaggio della Crew-4 ha
trasmesso in diretta questa allegra chiacchierata che mostra bene gli interni
della capsula Dragon e la tutina aderente nera, un po’ da Mandrake (o
Emma Peel), che indossano quando levano la tuta bianca pressurizzata. Si
vedono anche gli ormai tradizionali indicatori di assenza di peso (giocattoli
dei figli degli astronauti).
Questa invece è una sintesi del viaggio fino alla Stazione:
E qui c’è la registrazione della diretta di Astrospace con l’amico Biagio
Cimini, uno dei pochi del nostro gruppo esteso che è riuscito a rimanere fino
alla notte della partenza e ha assistito dal vivo al lancio:
Descrizione generale della missione Crew-4 da parte dell‘equipaggio (in
inglese):
Da 1:20, descrizione di alcuni degli oltre 200 esperimenti scientifici in
programma:
Mini-profilo di presentazione di Samantha Cristoforetti (in inglese):
I profili analoghi degli altri componenti dell’equipaggio:
Lindgren,
Hines,
Watkins.
Da SpaceX un
grafico interattivo che
spiega le fasi dell’avvicinamento alla Stazione, cita
“oltre 200 esperimenti scientifici in settori come la scienza dei
materiali, le tecnologie per la salute e la botanica per prepararsi
all’esplorazione umana oltre l’orbita bassa terrestre e dare benefici alla
vita sulla Terra”, precisando che la missione terminerà “non prima di settembre 2022”:
Segnalo infine la serie di podcast Spaziale della brava collega Silvia
Bencivelli con Samantha Cristoforetti:
prima puntata,
seconda,
terza,
quarta,
quinta.
La nuova serie di Star Trek ambientata appena prima dell’epoca del Capitano Kirk della Serie Classica sta per debuttare. Ne parleremo ampiamente alla Starcon Italia, dal 19 al 22 maggio, a Bellaria.
Tutto qui: volevo semplicemente avvisare chi segue il podcast. Sto bene, non è Covid (ho fatto due test, entrambi negativi) e probabilmente è colpa dei continui sbalzi termici fra Florida all’aperto, Florida nei locali (aria condizionata stile cella frigorifera) e Svizzera, ma in ogni caso sono afono e non me la sono sentita di infliggervi una puntata di rantoli ASMR :-)
Dopo circa 16 ore di inseguimento nel corso di una decina di orbite intorno
alla Terra, la capsula Crew Dragon dovrebbe attraccare alla Stazione
Spaziale Internazionale alle 2:15 italiane di domattina. La diretta streaming
di SpaceX inizierà un paio d’ore prima.
Il lancio della Crew-4 è al momento previsto per le 9:52 CEST (7:52
GMT) di oggi 27 aprile. Questi sono alcuni degli streaming da seguire per
assistervi.
2022/04/27 10:40. Il lancio è avvenuto con successo e gli astronauti sono ora in orbita intorno alla Terra. Fra circa sedici ore arriveranno alla Stazione Spaziale Internazionale.
2022/04/27 13:00. Ecco la registrazione di SpaceX.
Samantha Cristoforetti pubblica aggiornamenti di missione su TikTok e l’ESA li
ripubblica su Twitter. Non c’è bisogno di iscriversi a TikTok: è sufficiente seguire @EsaSpaceflight su Twitter.
In questo minivideo spiega come sta passando questi giorni fra attese e
rinvii. Il video è in inglese con sottotitoli italiani. Fra “where no TikToker has gone before” e “the final frontier”, le citazioni di Star Trek non mancano!
Il vettore Falcon 9 e la capsula Dragon della missione Crew-4 oggi alla Rampa 39A del Kennedy Space Center. Photo Credit: NASA/Joel Kowsky.
La NASA ha rilasciato poco fa un comunicato stampa (media advisory)con la scaletta aggiornata degli eventi riguardanti la missione
Crew-4.
La partenza è prevista per le 3:52 EDT (le 9:52 italiane) di mercoledì 27
aprile e avverrà dalla Rampa 39a del Kennedy Space Center. La capsula
Dragon, denominata Freedom dall’equipaggio, attraccherà alla
Stazione Spaziale Internazionale alle 20:15 EDT del giorno stesso (le 2:15 del
28 aprile ora italiana).
26 aprile: 7:00 (13:00 IT) circa,
teleconferenza pre-lancio, successiva al
launch readiness review (riesame generale della situazione per il
lancio); 9:00 (15:00 IT), media briefing su
NASA TV.
27 aprile: 00:00 (6:00 IT), inizio della telecronaca su NASA TV; 3:52
(9:52 IT), lancio; 5:30 (11:30 IT), conferenza stampa post-lancio; 20:15 (2:15
del 28/4 IT), attracco; 21:45 (3:45 del 28/4 IT), apertura dei portelli.
28 aprile: 2:40 (8:40 IT), cerimonia di benvenuto a bordo.
Per il cinquantenario della missione lunare Apollo 16, che cade in
questi giorni, ho chiacchierato insieme al conduttore Paolo Conte su Radio 3
Scienza a proposito di Forever Young, l’autobiografia dell’astronauta
lunare John Young alla cui traduzione italiana ho collaborato come consulente tecnico e revisore. Potete riascoltare la puntata
qui.
Ricordo inoltre che insieme a Gianluca Atti sto raccontando la missione Apollo 16 attraverso le immagini dei giornali italiani dell’epoca nel blog Apollo 16 Timeline, e che gli amici di Astronautinews.it stanno facendo altrettanto nelle pagine apposite del loro sito.
Noi DragonChaser siamo tornati a casa oggi (24 aprile) senza poter vedere la
partenza di Samantha Cristoforetti verso la Stazione Spaziale Internazionale:
i continui rinvii della data di lancio hanno esaurito il margine che ci
eravamo presi e quindi lasciamo ai nostri amici e colleghi, rimasti sul posto,
il compito di assistere per noi al decollo della missione Crew-4, che
seguiremo in streaming. Stavolta è andata così, ma ci saranno altri
DragonChase, e magari anche degli StarshipChase.
Anche se non abbiamo potuto assistere di persona all’evento clou, ci
siamo divertiti tantissimo a parlare di spazio e fare grandi bevute e mangiate
con amici vecchi e nuovi e a vedere la partenza di un Falcon 9 che
trasportava satelliti Starlink.
Abbiamo esplorato il Kennedy Space Center, massicciamente trasformato rispetto
alle visite precedenti con l’arrivo di SpaceX e Blue Origin e con il nuovo
vettore lunare SLS sulla rampa di lancio, e abbiamo visto il Visitor Center
del centro spaziale, con il suo classico Saturn V originale in
esposizione (che fa sempre venire la pelle d’oca) e con lo Shuttle
Atlantis, montato in posa librata, che è semplicemente meraviglioso.
Poter partecipare a una festa a tema spaziale sotto le sue ali lo ha reso
ancora più memorabile. E abbiamo conosciuto addetti ai lavori che ci hanno
raccontato cose interessantissime (che vi spiegheranno loro quando sarà il
momento) sui prossimi progetti spaziali.
Nell’attesa del volo di Samantha abbiamo anche esplorato le nuove attrazioni
dei parchi Disney e Universal: Galaxy’s Edge (l’ambiente fisico di
Star Wars, con un incredibile Millennium Falcon in scala 1:1 al
centro; Rise of the Resistance (assolutamente stupefacente per scala,
grandiosità ed effetti fisici); Smuggler’s Run (il primo salto
nell’iperspazio comandato non si scorda mai);
Avatar (meraviglioso, iperrealistico ed emozionante volo virtuale su un
banshee del film di James Cameron) e, a sorpresa,
Bourne Stuntacular, dove degli stuntmen in carne e ossa fanno
cose incredibili in un teatro attrezzato con il fondale dinamico più
realistico che io abbia mai visto (se sapete cos’è The Volume nella
produzione di The Mandalorian, capite cosa intendo) insieme a
scenografie fisiche talmente ben coordinate con il fondale che non si riesce a
capire dove finisca il fondale e dove inizino gli oggetti di scena reali, con
un effetto disorientante e spettacolare che lascia a bocca aperta. Questo e
Avatar sono un’anteprima delle tecnologie che vedremo sempre più spesso
nei prossimi anni nel settore dell’intrattenimento basato sulla realtà
virtuale.
Qualche foto assortita:
La Space Force esiste davvero, non è solo una serie TV satirica. Fra l’altro, la base Patrick è quella nella quale risiede il maggiore Nelson nel telefilm Strega per amore / I Dream of Jeannie.
Il calco delle mani (piccolissime) di Neil Armstrong all’American Space Museum di Titusville.
Party sotto Atlantis.
L’Atlantis è enorme.
Il vettore lunare SLS, visto dal Visitor Center del centro spaziale Kennedy.
Un bimbo felice, un asciugamano e una capsula Apollo.
Un Falcon, ma di un altro genere.
Intanto, tornando alle cose spaziali, la capsula Axiom-1 ha finalmente
ricevuto
l’OK per il rientro, rinviato ripetutamente a causa delle condizioni
meteorologiche avverse per l’ammaraggio. Il suo equipaggio commerciale ha
trascorso ben 17 giorni nello spazio, cinque più del
previsto, quasi tutti a bordo della Stazione (i giorni di permanenza extra sono
inclusi
nel contratto fra NASA e Axiom).
La chiusura dei portelli di Axiom-1 è pianificata per le 18:30 EDT del
24 aprile (00:30 del 25 aprile ora italiana); lo sgancio dalla Stazione è
previsto per le 8:55 EDT del 24 aprile (2:55 del 25 aprile ora italiana);
l’ammaraggio dovrebbe avvenire alle 13:06 EDT (19:06 italiane) del 25 aprile.
Sgancio e rientro potranno essere seguiti su
Axiomspace.com, NASA TV e sul canale
YouTube di SpaceX.
La partenza di Axiom-1 dalla Stazione è essenziale per consentire alla
Crew-4 di attraccare al portello di attracco occupato Axiom-1.
Kathy Lueders, direttrice dei programmi spaziali operativi con equipaggi
presso la NASA, ha spiegato in un
tweet
che servono circa due giorni fra il ritorno di Axiom-1 e la partenza di
Crew-4 per consentire il completamento del riesame dei dati e per
posizionare le risorse per il recupero dei veicoli. In questo caso, ha scritto
Lueders, 39 ore sono appena sufficienti per completare questo lavoro, ma se
necessario il lancio di Crew-4 verrà spostato.
Per ora il lancio di Samantha Cristoforetti, che darà inizio a una permanenza
di
quattro mesi e mezzo
sulla Stazione, è previsto per le 9:52 italiane del 27 aprile.
2022/04/25 8:40 (ora italiana). È rientrata a Port Canaveral pochi
minuti fa la nave appoggio di SpaceX che trasporta il primo stadio del
Falcon 9 che abbiamo visto partire.
Arrival! B1060 returns in the middle of the night....
La NASA ha
annunciato
ufficialmente un nuovo slittamento del lancio della missione Crew-4. La
nuova data prevista è “non prima delle 3:52 EDT” (le 9:52 italiane)
“di mercoledì 27 aprile”. Una ulteriore occasione di lancio è prevista
per il 28 aprile. Lo slittamento è causato dalle condizioni meteo marine, che
rendono necessario rinviare il rientro con ammaraggio della capsula
Axiom-1 che occupa il punto di attracco alla Stazione Spaziale
Internazionale che dovrebbe essere usato dalla Crew-4.
L’agenzia spaziale statunitense terrà una teleconferenza stampa pre-lancio il
27 aprile alle 21.30 circa (ora della Florida, le 3:30 del 28 aprile in
Italia). La teleconferenza verrà diffusa su
Nasa.gov/live.
Gli astronauti di Crew-4 (da sinistra, Jessica Watson, Bob Hines, Kjell
Lindgren, e Samantha Cristoforetti) davanti al Neil Armstrong Operations and
Checkout Building al Kennedy Space Center durante una prova generale il 20
aprile 2022. Photo credit: NASA/Kim Shiflett.
Intanto noi DragonChaser abbiamo visitato Port Canaveral, dove abbiamo trovato
Megan, una delle imbarcazioni di SpaceX usate per il recupero delle
capsule con equipaggi, ormeggiata dietro una semplice rete metallica. La nave prende nome dall’astronauta Megan McArthur, che ha volato su uno dei primi lanci di SpaceX. È più
piccola di quello che sembra nei video. L’arcata che si vede a poppa è la gru che solleva la capsula e la porta a bordo, ancora chiusa, per poi far uscire gli astronauti. Shannon, la gemella di Megan, è nel Golfo del Messico per recuperare la capsula e gli astronauti della missione Axiom-1 in caso di ammaraggio a ovest della Florida. Shannon si chiama così in onore dell’astronauta Shannon Walker, che come Megan McArthur ha volato con SpaceX.
È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della
Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto: lo
trovate presso
www.rsi.ch/ildisinformatico
(link diretto) e qui sotto.
Buon ascolto, e se vi interessano i testi e i link alle fonti di questa
puntata, sono qui sotto.
---
Prologo
[CLIP AUDIO: Rimontaggio da Una cascata di diamanti]
È un’idea classica di tanti film di spionaggio: il cattivo di turno prende il
controllo di un satellite e combina disastri. E in questi giorni si parla di
hackeraggi satellitari legati alla guerra. Ma è realmente possibile un attacco
del genere? La risposta è sì, ed è già accaduto. Ma non ci sono di mezzo i
supercattivi di James Bond.
Questa è la storia di come un piccolo imprenditore statunitense riuscì a
prendere il controllo di un satellite per telecomunicazioni per compiere
un’azione di protesta e di come un gruppo di hacker ha recentemente ripetuto
quest’impresa, dimostrando una vulnerabilità poco conosciuta al pubblico di
questi sistemi di comunicazione così importanti.
Benvenuti a questa puntata del Disinformatico, il podcast della
Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane
dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.
[SIGLA DI APERTURA]
Siamo nel 1986, a Ocala, in Florida. Qui vive e lavora John MacDougall, un
installatore di impianti per TV satellitare. Gli affari della sua piccola
impresa, la MacDougall Electronics, stanno andando maluccio. Per alcuni anni
ha sfruttato, come tanti altri colleghi, una falla tecnologica e legislativa
delle TV a pagamento statunitensi distribuite via cavo: i loro programmi
vengono trasmessi dalla sede centrale ai vari operatori locali delle TV via
cavo usando satelliti per telecomunicazioni, e questa trasmissione non è
criptata.
Di conseguenza, chiunque abbia un’antenna sufficientemente sensibile e sappia
come puntarla e sintonizzarla può ricevere gratis tutti i canali TV che
normalmente sarebbero a pagamento. Ed è tutto legale. John McDougall è uno dei
tecnici che sa come fare queste cose e offre ai clienti privati e agli
alberghi i propri servizi e impianti.
Installare un’apparecchiatura del genere, però, richiede parecchio spazio,
perché le antenne paraboliche necessarie hanno un diametro di qualche metro, e
le apparecchiature che servono sono costose, per cui non sono tantissimi gli
scrocconi satellitari. Però sono un numero sufficiente per dare lavoro a John
MacDougall, ed è questo che conta.
I dirigenti delle emittenti TV a pagamento, invece, non la vedono allo stesso
modo, e quindi nel 1984 hanno chiesto al governo statunitense di approvare una
legge che consenta lo scrambling, ossia la criptatura dei segnali
satellitari. A partire da gennaio del 1985, una dopo l’altra le emittenti a
pagamento attivano questa funzione, e così chi vuole decodificare i loro
segnali via satellite deve dotarsi di un costoso decoder e deve pagare un
canone maggiorato rispetto a chi riceve gli stessi canali tramite la normale
TV via cavo.
La festa è finita, insomma: il mercato dei nuovi impianti satellitari pensati
per vedere le TV gratis praticamente scompare e gli impianti esistenti non
funzionano più, e così MacDougall è costretto a trovarsi un secondo lavoro,
anche per sfuggire ai clienti delusi e inferociti.
Trova questo secondo lavoro alla Central Florida Teleport, dove gestisce i
cosiddetti uplink, ossia i collegamenti satellitari degli operatori via cavo
da e verso le sedi centrali delle emittenti TV. Il suo lavoro consiste nel
puntare una grossa antenna parabolica da dieci metri di diametro verso uno
specifico satellite e poi inviare a quel satellite il programma televisivo che
un’emittente a pagamento, per esempio la HBO, deve diffondere a tutta la costa
est degli Stati Uniti.
Poco dopo la mezzanotte del 27 aprile 1986, John MacDougall punta l’antenna
verso Galaxy 1. È un satellite diverso da quello che gli è stato assegnato, e
ne prende il controllo.
Lo usa per trasmettere, al posto del film previsto, delle barre di colore e un
messaggio scritto con una macchina titolatrice: “Buonasera HBO da Capitan
Mezzanotte. Dodici dollari e 95 al mese? Non esiste. ShowTime/Movie Channel,
state in guardia!”
I tecnici dell’emittente HBO a New York si accorgono subito dell’intrusione e
aumentano la potenza del proprio segnale di trasmissione; lo stesso fa
MacDougall. La gara a chi trasmette più forte prosegue per qualche minuto, con
potenze sempre maggiori, ma poi MacDougall rinuncia per evitare di danneggiare
il satellite.
Il giorno dopo i giornali e le TV americane parlano con toni drammatici
dell’HBO Hacker e del pericolo dei videopirati. Uno dei vicepresidenti
dell’emittente HBO dichiara alla stampa che
“Si tratta di un’interferenza intenzionale e criminale in una trasmissione
satellitare effettuata con licenza governativa”. E si temono sabotaggi.
Quello che non viene detto pubblicamente è che il sistema satellitare è
sorprendentemente fragile. I satelliti per telecomunicazioni, infatti, sono
costruiti in modo da ritrasmettere verso la Terra qualunque segnale ricevano.
Non c’è una codifica, non c’è una password per accedere ai loro trasmettitori
(o transponder) del satellite: chiunque trasmetta verso un satellite alla
frequenza giusta verrà ritrasmesso a mezzo continente. Prendere il controllo
di un canale TV nazionale, insomma, è solo questione di trasmettere con una
potenza maggiore di quella del segnale legittimo.
Il pericolo, insomma, è serio. MacDougall avrebbe potuto prendere il controllo
di altri tre satelliti: quello dell’emittente TV nazionale CBS, quello
dell’emittente governativa Voice of America, e anche un satellite della Marina
Militare degli Stati Uniti. Usando informazioni pubblicamente disponibili,
qualunque hobbista avrebbe potuto interferire con i satelliti militari che
informano gli Stati Uniti delle azioni militari sovietiche, con il rischio di
creare confusione nei governi e scatenare un conflitto internazionale.
L’FBI avvia un’inchiesta. Oltre 200 persone contattano l’ente federale,
dichiarando di essere loro Captain Midnight (Capitan Mezzanotte). Alla HBO
arrivano addirittura minacce di spostare l’orbita del satellite Galaxy 1, ma
si tratta di mitomani.
Le indagini dell’FBI sono rapide: viene stilato un elenco dei circa 580 siti
dotati di antenne sufficienti a interferire con un satellite, e con una scelta
molto astuta viene identificato il modello di titolatrice usato per comporre
il messaggio di protesta. I siti dotati di queste antenne e di quella
titolatrice sono solo dodici. E così il cerchio si stringe in fretta.
MacDougall decide di cooperare con gli investigatori. Ammette la propria colpa
e se la cava con una sanzione di 5000 dollari e con un anno di libertà
vigilata. La sua protesta spinge il Congresso degli Stati Uniti ad approvare
una legge che rende formalmente reato l’interferenza con un satellite e tutte
le stazioni di terra vengono dotate di un sistema, denominato ATIS, che
permette di identificare rapidamente la fonte di un segnale.
Problema risolto, giusto? E invece no.
Sono passati quasi quarant’anni dall’incidente di Captain Midnight, ma in
realtà la falla tecnica è rimasta immutata. I satelliti per telecomunicazioni
sono ancora costruiti come allora, ossia trasmettono qualunque segnale
ricevano, senza controlli di alcun genere.
Lo hanno dimostrato a fine marzo del 2022 i ricercatori di sicurezza di un
gruppo che si fa chiamare Shadytel e il cui slogan è “noi non siamo contenti
finché voi non siete scontenti”. Hanno presentato i risultati della loro
verifica sul campo a un convegno di sicurezza informatica, lo Shmoocon,
tenutosi a Washington. La loro relazione, intitolata “Hackerare un emisfero, o
come abbiamo trasmesso legalmente contenuti hacker a tutto il Nord America (e
oltre) usando un satellite geosincrono a fine vita”, ha spiegato la tecnica
che hanno utilizzato [ulteriori dettagli sono stati pubblicati qui ad agosto 2022].
Per prima cosa questi hacker hanno dovuto comportarsi in modo eticamente
corretto, e quindi non hanno preso il controllo di un satellite qualsiasi: si
sono concentrati su un satellite non più in uso ma ancora funzionante. Il
satellite in questione, chiamato Anik F1R, era stato lanciato nel 2005 per
diffondere segnali oltre il confine meridionale degli Stati Uniti, verso le
isole Hawaii e fino alla parte più orientale della Russia. Era arrivato alla
fine della sua vita operativa prevista e quindi veniva traslocato dai suoi
gestori verso un’orbita di parcheggio, senza però spegnerlo.
In altre parole, questo satellite era ancora perfettamente in grado di
ricevere segnali da terra e ritrasmetterli, anche se non era più in uso. I
ricercatori hanno potuto così prenderne il controllo, confermando che la
stessa vulnerabilità di quarant’anni fa esiste ancora in molti satelliti
commerciali: tuttora non c’è alcun controllo anti-intrusione. È sufficiente
costruire una piccola stazione trasmittente a terra e puntarla nella direzione
giusta e con la frequenza giusta.
I ricercatori, per non essere incriminati, hanno fatto regolare richiesta di
licenza come operatori di stazione a terra per satelliti. Ma ovviamente un
malintenzionato non si farebbe di questi scrupoli. Uno dei ricercatori, Karl
Koscher, ha spiegato il problema in termini molto semplici.
“Dal punto di vista tecnico non ci sono controlli su questo satellite o sulla
maggior parte dei satelliti. Se sei in grado di generare un segnale
sufficientemente potente da raggiungere un satellite, quel satellite lo
ritrasmetterà verso terra. Servono una parabola grande e un amplificatore
potente, e se il satellite fosse in uso, sarebbe necessario trasmettere con
una potenza maggiore di chiunque altro stia usando quello specifico satellite
o quella specifica frequenza.” Tutto qui. L’uso di un satellite non più
operativo ha semplificato il lavoro dei ricercatori e ovviamente
semplificherebbe il compito di eventuali malfattori.
Koscher nota che la mancanza di autenticazione e di controlli sui satelliti
potrebbe consentire, per esempio, a un paese di prendere il controllo dei
satelliti di un altro paese, specialmente se si trattasse di satelliti
arrivati alla fine della loro vita operativa prevista ma ancora tecnicamente
funzionanti.
Una cosa del genere potrebbe essere già successa, e non con dei satelliti a
fine vita, ma con dei satelliti operativi. Nel 2009, la polizia federale
brasiliana arrestò 39 persone sospettate di aver preso il controllo di
satelliti della Marina Militare statunitense, usando antenne molto potenti e
altri apparati, per diffondere le proprie comunicazioni radio attraverso
questi trasmettitori orbitanti.
Morale della storia: anche se non siete operatori di satelliti o hacker
satellitari, queste vicende separate da quasi quarant’anni dimostrano che gli
anni passano ma certe cose non cambiano. La tecnologia dalla quale dipendiamo
continua a essere molto più fragile di quello che si immagina comunemente, e i
legislatori a qualunque latitudine continuano a essere convinti che basti
emanare una legge per far sparire i problemi invece di risolverli alla radice.
[SIGLA DI CHIUSURA]
Grazie a tutti per aver seguito questa puntata del Disinformatico, una
produzione della RSI Radiotelevisione svizzera. Questo podcast viene
pubblicato ogni venerdì presso
www.rsi.ch/ildisinformatico; allo stesso indirizzo trovate anche le puntate precedenti. Questa serie di
podcast è disponibile anche su iTunes, Google Podcasts e Spotify. Come
consueto, i testi integrali con i link e le fonti di riferimento sono
pubblicati presso
Disinformatico.info, e se avete
commenti, correzioni o segnalazioni, potete scrivermi una mail all’indirizzo
paolo.attivissimo@rsi.ch. A presto.
2022/04/21 8:38 locali (14:38 IT). È previsto che alle 11.15 locali (le
17:15 italiane) SpaceX lanci un vettore Falcon 9 che trasporterà in
orbita una serie di 53 satelliti Starlink, e noi DragonChaser saremo lì
a vederlo partire. Qui sotto trovate la diretta streaming di SpaceX, che
inizierà circa 15 minuti prima dell’orario di lancio.
Il punto di lancio è lo Space Launch Complex 40 (SLC-40) presso la Cape
Canaveral Space Force Station, qui in Florida. Il primo stadio del vettore ha
già volato undici volte (lanciando GPS III-3, Turksat-5A, Transporter 2 e otto
lotti di Starlink) e atterrerà sulla nave appoggio
Just Read the Instructions nell’Oceano Atlantico.
Non credo che farò una diretta: andiamo in una zona dove la connettività
cellulare è molto scarsa e sinceramente vogliamo tutti goderci il momento.
Pubblicherò comunque foto e video appena possibile. Buona visione.
2022/04/21 17:00 locali (23:00 IT). Dopo un rinvio causato dal vento
eccessivo, alle 13.51 locali (19.51 italiane) siamo riusciti a vedere la
partenza del Falcon 9! La fiammata dei suoi motori vista dal vivo è
completamente differente da come la si vede nei video: le telecamere e
fotocamere non riescono a renderla come appare realmente. Molto gialla, ben
più che nelle foto, e luminosissima anche in pieno giorno. Se riuscite a
immaginare una lama di spada laser giallo sole, avete un’idea di cosa intendo.
La copertura nuvolosa ci ha impedito di seguire tutta l’ascesa, ma è stata
comunque una bella esperienza. Il boato sordo, simile a un tuono, dei motori
del Falcon è stato più fioco di quello che mi aspettavo, ma è stato
comunque apprezzabile anche dalla distanza alla quale ci trovavamo (circa 21
km in linea d’aria).
Ma vedere questo spettacolo non è stato facile.
Un addetto ai lavori ci ha consigliato tre punti di osservazione pubblici
esterni al Kennedy Space Center (che è accessibile solo agli addetti o agli
autorizzati e il cui Visitor Center è accessibile al pubblico ma solo a
pagamento): la NASA Causeway (a circa 20 km dalla rampa SLC-40),
Playalinda Beach (11 km) e
il KARS Park (a 18 km).
La mattina presto siamo partiti in ricognizione e abbiamo scoperto che l’unica
area di sosta sulla NASA Causeway era occupata da un cantiere e nelle poche
zone nelle quali era possibile accostare c’era la vegetazione che intralciava
la visuale.
Abbiamo saputo da
NASASpaceflight
del rinvio alle 13.51 locali a causa del vento eccessivo, così siamo andati a
Titusville, dove abbiamo visitato il piccolo ma notevole
American Space Museum, e abbiamo
pranzato al sacco.
Siamo poi tornati al KARS Park, che è un’area riservata ai dipendenti NASA,
con tanto di cartelli di divieto d’ingresso ma in realtà è accessibile in
occasione dei lanci (l’accesso costa cinque dollari). Ma un
simpatico custode ci ha bloccato l'ingresso, dicendo che il lancio era
stato annullato. A noi non risultava, ma il custode è stato irremovibile, per
cui abbiamo lasciato perdere e abbiamo fatto una corsa in auto verso
Titusville, alla ricerca di uno dei vari posti adatti che avevamo notato
durante la ricognizione. Nonostante tutta la nostra pianificazione, siamo così
arrivati al
Port St John Boat Ramp, a
21 km dalla rampa SLC-40) con soli quattro minuti di margine prima del
decollo.
Siccome siamo arrivati trafelati, non abbiamo avuto il tempo di orientarci e
sapere in che direzione esatta guardare, e quindi la sola ripresa che ho avuto
il tempo di fare è inquadrata malissimo all’inizio. Non contate mai su di me
per le telecronache :-)
Ora apprezzo ancora di più il lavoro di chi fa questi streaming, come appunto
NASASpaceflight, la cui diretta ci ha aiutato tantissimo.
Nel video non si sente il boato dei motori del Falcon 9 perché è coperto dal rumore del vento ed è comunque arrivato parecchio (circa un minuto) dopo la fine della ripresa a causa della nostra distanza dal punto di lancio.
In ogni caso, ce la siamo goduta in prima persona, con l’aiuto di un buon
binocolo che mi ha permesso di vedere in dettaglio il vettore; di foto da vicino del
lancio ce ne sono in abbondanza, fatte da chi ha ben più talento ed esperienza
di me:
Booster 1060 supported this mission, landing on Just Read The Instructions
droneship. It has now completed 12 launch & landings.
A differenza di me,
Trevor Mahlmann
(che ho incontrato alla Yuri’s Night tenutasi sotto l’Atlantis
al Kennedy Space Center) sa fare foto e ha ottenuto
questo scatto
che mostra il Falcon 9 di Crew-4 sulla rampa e il
Falcon 9 di Starlink che decolla, con un allineamento geniale.
Arte e scienza insieme.
Pochi minuti più tardi, il primo stadio del Falcon 9, giunto alla sua
dodicesima missione, è atterrato sulla nave appoggio a circa 600 km di
distanza. Trovate tutti i dettagli tecnici
qui su NasaSpaceflight.
Stasera parteciperemo a un ritrovo tra amici spaziali e poi sabato ripartiremo
per l’Europa.
Dopo un paio di giorni di voci di corridoio e di ipotesi, è arrivata la
conferma ufficiale: la missione Crew-4 non partirà prima del 26 aprile, ampiamente fuori
tempo massimo per noi DragonChaser, che dobbiamo rientrare in Europa il 23.
In sintesi, l’annuncio NASA
dice che le condizioni meteo hanno reso necessario lo slittamento del rientro
della missione Axiom-1 (che ha portato quattro astronauti commerciali a
bordo della Stazione grazie a una capsula Dragon). Il rientro inizierà alle
8:35 EDT del 23 aprile con lo sgancio dalla Stazione e terminerà con un
ammaraggio al largo della Florida alle 13:46 locali del 24 aprile.
Questo rientro è essenziale per la missione Crew-4 perché la capsula di
Axiom-1 attualmente occupa il punto di attracco (docking port)
che verrà usato dalla Crew-4.
Lo slittamento del rientro di Axiom-1 comporta quindi il fatto che
Crew-4 non possa partire prima delle 4:15 del 26 aprile, con altre
possibilità il 27 e 28. NASA, SpaceX e Axiom vogliono infatti
“fornire un intervallo di due giorni dopo il ritorno di Axiom-1 per
riesaminare i dati del suo ammaraggio e per prepararsi per il lancio”,
dice l’annuncio.
Intanto l’equipaggio di Crew-4 ha trascorso la giornata al Kennedy
Space Center, qui in Florida, effettuando una prova generale del conto alla
rovescia del proprio lancio. Nel corso della notte, il comandante Kjell
Lindgren, il pilota Robert Hines e le specialiste di missione Jessica Watkins
e Samantha Cristoforetti hanno indossato le tute pressurizzate e sono entrati
nel veicolo, completando la prova generale con successo. Il loro razzo
Falcon 9, in cima al quale è montata la capsula Dragon, è sulla rampa
di lancio 39A.
Noi ci consoleremo tra poche ore assistendo al lancio di un altro vettore Falcon, che porterà in orbita dei satelliti Starlink. Sapevamo sin dall’inizio dell’avventuretta che c’era il rischio di non poter vedere la partenza di Samantha Cristoforetti e abbiamo accettato questo rischio, sfruttando la nostra trasferta negli Stati Uniti per visitare alcune attrazioni locali. Ma questa è un’altra storia.
Il 21 aprile alle 11:15 locali (17:15 italiane) SpaceX prevede di lanciare un vettore Falcon 9, molto simile a quello che verrà usato per la missione Crew-4. Questo vettore trasporterà un lotto di satelliti per telecomunicazioni Starlink e partirà dalla rampa SLC-40 (link a Google Maps) della Cape Canaveral Space Force Station, in Florida, a 25 km in linea d’aria da dove ci troviamo ora noi DragonChaser.
Anche se la rampa non è la stessa che verrà usata per lanciare l’equipaggio della Crew-4 (che partirà dalla rampa 39A del Kennedy Space Center), questo lancio ci permette di fare una prova generale dei punti di osservazione e delle modalità del lancio per il quale siamo venuti. Oggi abbiamo iniziato la ricognizione dei vari punti dai quali osservare le partenze dei veicoli spaziali, tenendo conto degli orari e delle traiettorie.
Il primo stadio del vettore, anche in questo caso, atterrerà su una nave appoggio nell’Oceano Atlantico.
SpaceX offrirà, come consueto, una diretta streaming. La connettività qui è un po’ a macchia di leopardo, per cui non garantisco niente ma potrei provare a fare qualcosina anch’io.
2022/04/15. Si è tenuta una teleconferenza stampa per illustrare i
risultati della Flight Readiness Review, il riesame generale della
situazione di approntamento al volo. La teleconferenza inizia a 42:10.
---
2022/04/16. La nuova capsula Dragon, denominata Freedom,che porterà l’equipaggio della missione Crew-4 alla Stazione
Spaziale Internazionale è
arrivata
al complesso di lancio 39A. Prima si trovava nell’edificio di preparazione di
SpaceX, situato presso la vicina base militare di Cape Canaveral (la Cape
Canaveral Space Force Station).
— NASA Commercial Crew (@Commercial_Crew)
April 16, 2022
L’annuncio
NASA spiega che la capsula verrà accoppiata al vettore Falcon 9 e poi
il veicolo completo verrà portato alla rampa di lancio e sollevato in
posizione verticale:
SpaceX’s brand-new Dragon spacecraft – named “Freedom” by the Crew-4
astronauts – arrived at Kennedy Space Center’s Launch Complex 39A today, April
16, after making the journey from SpaceX’s processing facility at nearby Cape
Canaveral Space Force Station in Florida. After Dragon is mated to the SpaceX
Falcon 9 rocket, the launch vehicle will roll out to the pad and be raised to
the vertical launch position.
---
2022/04/18. Video delle fasi finali di addestramento dell’equipaggio,
datato 18 aprile (33 minuti): simulazione di gestione perdite
sulla ISS, prove di evacuazione post-ammaraggio al Neutral Buoyancy Lab a
Houston (in quella che sembra una capsula Starliner), test di diagnosi di
incendio a bordo della ISS, preparazione a EVA con tute statunitensi per
Lindgren e Hines, addestramento di Samantha all’assistenza alle tute e all’uso
degli apparati scientifici di bordo, all’uso delle fotocamere e delle
videocamere RED, addestramento a EVA di Watkins, volo su T-38 di Lindgren e
Hines.
---
2022/04/18 intorno alle 12:30 FL (18:30 IT). È arrivato al Kennedy
Space Center l’equipaggio della missione Crew-4.
After months of training in Houston, the
#Crew4
astronauts caught a flight to Florida before their April 23 launch to the
@Space_Station. Until then, they'll attend briefings, do a practice run of launch day,
and spend time with family.
pic.twitter.com/geTbUea3PF
— NASA's Johnson Space Center (@NASA_Johnson)
April 18, 2022
La NASA ha fornito una diretta streaming sul suo
sito e canale YouTube e l’ESA ha
pubblicato alcune foto dell’evento:
L’equipaggio alloggia ora negli Astronaut Crew Quarters al Kennedy Space
Center, nel Neil Armstrong Operations and Checkout Building; sono gli stessi
alloggi usati ai tempi delle missioni Apollo e Shuttle. Si tratta di 23
camere, ciascuna con il proprio bagno, più la sala di vestizione, dove gli
astronauti vengono aiutati ad indossare la tuta di volo per poi essere
trasportati fino alla rampa di lancio.
---
2022/04/19 6:30 FL (12:30 IT). La NASA ha effettuato una
Virtual Crew-4 media engagement news conference su
NASA TV. A questo evento hanno
partecipato i quattro astronauti dai loro alloggi, rispondendo (in inglese
anche nel caso di Samantha) a domande poste per telefono e tramite social.
Screenshot dalla diretta.
@AstroSamantha ha confermato che esiste la possibilità di una
sua EVA, ma ia tabella di marcia delle EVA russe per il braccio robotico
europeo non è ancora completamente definita. Ieri sera gli astronauti sono
andati a farsi un giretto per vedere da vicino l'SLS, che si trova sulla rampa
di lancio per il wet dress rehearsal (una prova generale pre-lancio),
ha detto Bob Hines, aggiungendo che spera di vederne il lancio mentre sono in
orbita. Jessica Watkins, al suo primo volo, ha risposto a una domanda su cosa
si aspetta con più entusiasmo dal suo volo. "TUTTO!!" Su richiesta
hanno descritto il loro ultimo pasto sulla Terra primo di partire: Samantha
mangerà risotto salsiccia e funghi (detto in italiano), involtini di vitello,
scamorza e Key lime pie. Nonostante la quarantena e l’assenza di interazione
con chi pone le domande, la conferenza ha mostrato ancora una volta
l’affiatamento e l’allegria di questo gruppo di astronauti.
2022/04/19. L’ESA ha pubblicato un video (in inglese) che descrive la
missione di Samantha:
---
La NASA fornirà una diretta video continua del complesso di lancio 39A a
partire da circa 48 ore prima della partenza; sarà disponibile presso
http://youtube.com/kscnewsroom.
---
La conferenza stampa pre-lancio è
prevista
per le 21:30 locali del 21 aprile (le 3:30 del 22 aprile in Italia).
L’orario potrebbe variare leggermente ma sarà comunque almeno un’ora dopo il
termine della Launch Readiness Review, che è un riesame generale della
situazione pre-lancio. Saranno presenti:
Steve Stich, direttore del Commercial Crew Program per NASA Kennedy
Joel Montalbano, direttore dell’International Space Station Program per NASA
Zeb Scoville, direttore di volo del Flight Operations Directorate dellla
NASA
Jessica Jensen,
vice president, customer operations and integration di SpaceX
Frank de Winne, direttore, International Space Station Program per l’ESA
Arlena Moses, launch weather officer, U.S. Space Force 45th Weather
Squadron
Venerdì 22 aprile alle 10 locali (16 italiane) NASA TV trasmetterà una
diretta con i seguenti partecipanti:
Bill Nelson, Administrator (direttore generale) della NASA
Bob Cabana, Associate Administrator (direttore generale associato)
della NASA
Kathryn Lueders, associate administrator dello Space Operations
Mission Directorate presso NASA Headquarters
Kirt Costello, chief scientist, International Space Station Program
presso NASA
Frank de Winne, direttore dell’International Space Station Program presso
ESA
Un astronauta NASA (non ancora specificato)
---
La data e l’orario del lancio sono ora fissati (non si tratta più di un
“non prima di”) per l’alba locale del
23 aprile alle 5:26 (le 11:26 italiane). Si tratta di un orario
istantaneo, nel senso che il veicolo deve essere lanciato esattamente a
quell’ora per centrare il proprio appuntamento con la Stazione Spaziale
Internazionale. Noi DragonChaser ci dovremo alzare nel cuore della notte (le
due del mattino) per seguire le fasi pre-lancio e la partenza, ma è un
sacrificio che ovviamente faremo volentieri. Strategicamente, la spiaggia
dalla quale potremo vedere la partenza è raggiungibile a piedi dal nostro
albergo.
Questi sono gli orari
previsti
delle principali fasi del lancio, espressi in ora locale (FL) e italiana (IT):
1:45 FL (7:45 IT) – Inizio della diretta su NASA TV. La diretta
streaming del lancio verrà trasmessa
qui ed è embeddata
qui sotto.
5:26 FL (11:26 IT) – Lancio.
7:00 FL (13:00 IT) circa – Conferenza stampa post-lancio su NASA TV.
Parteciperanno:
Bill Nelson, Administrator (direttore generale) della NASA
Kathryn Lueders, associate administrator dello Space Operations
Mission Directorate della NASA
Steve Stich, direttore del Commercial Crew Program per la NASA
Joel Montalbano, direttore dell’International Space Station Program della
NASA
Jessica Jensen, vicepresidente del
customer operations and integration di SpaceX
Frank de Winne, direttore dell’International Space Station Program di ESA
---
Il primo stadio del vettore atterrerà su una apposita nave appoggio a 546 km
di distanza dal punto di lancio, mentre il secondo stadio si disintegrerà al
rientro in atmosfera e i suoi resti si inabisseranno nell’Oceano Indiano.
Launch Hazard Areas for
#Crew-4 Dragon mission according NOTMAR/NOTAM messages valid for 23 Apr 09:26
UTC, alternatively 24-30 Apr. Planned B1067.4 landing position 546km
downrange. Stage2 Debris Reentry in Indian Ocean on the first orbit.
https://t.co/gShKlNg9xtpic.twitter.com/7mazKWdteE
Il 24 aprile alle 6:00 FL (le 12:00 italiane) è previsto l’attracco
alla Stazione Spaziale Internazionale. Alle 7:50 FL (13:50 IT) si
apriranno i portelli di accesso per far salire a bordo l’equipaggio della
Crew-4 e alle 8:15 FL (14:15 IT) ci sarà una cerimonia di
benvenuto, trasmessa dalla Stazione, alla quale parteciperanno anche la già
citata Kathryn Lueders e Josef Aschbacher, direttore generale dell’ESA.
È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della
Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto: lo
trovate presso
www.rsi.ch/ildisinformatico
(link diretto) e qui sotto.
Buon ascolto, e se vi interessano i testi e i link alle fonti di questa
puntata, sono qui sotto.
---
Prologo
[CLIP: Video Star Wars Kid originale]
Siamo in Quebec, a Trois-Rivières, alla scuola Séminaire Saint Joseph. È il 4
novembre del 2002. Un ragazzo quindicenne impugna un
guadino, una
lunga asta usata dai giocatori di golf per recuperare le palline finite in
acqua, e lo usa per mimare, un po’ maldestramente ma con grande impegno, le
movenze dei cavalieri Jedi e dei Sith di Star Wars con le loro spade
laser.
È un gesto che ha fatto ogni appassionato di Star Wars. Ma questo
ragazzo lo fa davanti a una telecamera, e si registra. Non lo sa ancora, ma
quel video gli trasformerà la vita, porterà a un’azione legale, diventerà uno
dei primi video virali della storia di Internet, in un’epoca nella quale
YouTube e Facebook non esistono ancora, e verrà visto da oltre 900 milioni di
persone.
Questa è la storia di Ghyslain Raza, diventato famoso in tutto il mondo come
lo Star Wars Kid, ma è anche la storia di uno dei primissimi episodi di
bullismo digitale e di come è cambiata, da quel 2002 che sembra così lontano,
la nostra consapevolezza dei danni che possono derivare dalla diffusione
online di immagini senza consenso.
Benvenuti a questa puntata del Disinformatico, il podcast della
Radiotelevisione Svizzera dedicato alle storie strane dell’informatica. Io
sono Paolo Attivissimo.
[SIGLA DI APERTURA]
Ghyslain Raza oggi ha 35 anni ed è tornato a riesaminare la vicenda che lo
rese involontariamente una celebrità di Internet vent’anni fa. Ne parla in un
documentario,
Star Wars Kid: The Rise of the Digital Shadows,
realizzato
dal National Film Board canadese.
Tutto iniziò, appunto, quel fatidico 4 novembre 2002. Raza, nel laboratorio
video della sua scuola, stava aiutando un compagno a realizzare una
videoparodia di alcuni film famosi, fra i quali c’era anche Star Wars.
Gli studenti-attori del progetto scolastico avevano impugnato degli attrezzi
da golf per simulare le spade laser a due lame contrapposte rese celebri dal
quarto film della saga, La Minaccia Fantasma, uscito pochi anni prima,
nel 1999.
Raza stava cercando di aggiungere alle riprese l’effetto speciale della lama
fatta di luce, tipica delle spade laser, ma non gli stava venendo bene, per
cui si mise davanti alla telecamera per fare qualche esperimento. Alla fine si
lanciò in una frenetica sequenza di movimenti, semplicemente per sfogarsi un
po’, e non ci pensò più.
[CLIP: Star Wars Kid originale]
Un compagno di scuola scoprì la registrazione, lasciata accidentalmente su una
videocassetta in uno scantinato, e qualcun altro la convertì in un file
digitale. Il video fu distribuito fra gli studenti della scuola e ad aprile
2003, quattro mesi dopo quel fatidico momento di sfogo, uno di questi studenti
lo diffuse su Internet senza il consenso di Ghyslain Raza.
Nel 2003 non esistevano ancora i canali di diffusione di massa di video che
conosciamo oggi: mancava ancora un anno al debutto di Facebook, e YouTube
sarebbe arrivato soltanto due anni dopo. E così il video fu distribuito
tramite i circuiti peer-to-peer, comparendo per la prima volta su Kazaa (ve lo
ricordate?) il 14 aprile 2003, e tramite scaricamento diretto da alcuni blog,
uno dei quali raggiunse oltre un milione di download nel giro di un mese.
[CLIP: Spezzone di
TV USA dell’epoca che parla del video diventato virale, da 00m50s]
La diffusione esplosiva del video, con quasi un miliardo di visualizzazioni
accumulate negli anni successivi, scatenò i commentatori online, che reagirono
insultando il quindicenne con parole estremamente violente e offensive, e i
compagni di scuola tormentarono Ghyslain Raza al punto che il ragazzo dovette
lasciare la scuola. Raza ne parla oggi così:
[CLIP: Raza che dice
“There was the harassment at school and then some more harassment
online...” da intervista CBC]
Il New York Timesparlò
del video il 19 maggio 2003, facendo il nome del ragazzo e notando che il suo
cognome e il suo indirizzo non venivano indicati nell’articolo su richiesta
della madre, ma al tempo stesso indicando il sito,
Waxy.org, nel quale
c’erano altri indizi per rintracciare il protagonista involontario del video
ormai diventato virale e remixato infinite volte aggiungendovi musica ed
effetti sonori e visivi.
[CLIP: Star Wars Kid rimontato]
I giornalisti di varie testate assillarono Raza a scuola e a casa.
[CLIP: Raza che racconta]
“I media locali cercarono di rintracciarmi, andarono alla scuola,
pubblicarono il mio nome, la mia foto a qualunque costo, vennero a casa dei
miei genitori, cercarono di fotografarmi attraverso le finestre, fu un vero
circo mediatico”,
racconta oggi Raza in un’intervista alla rete televisiva canadese CBC, sottolineando l’assurdità del fatto che se fosse stato un minorenne
criminale, la legge lo avrebbe protetto di più, vietando ai giornali di
rivelare la sua identità.
A luglio 2003 la famiglia del ragazzo fece causa agli studenti che avevano
diffuso il video e alle loro famiglie, chiedendo un risarcimento di 250.000
dollari canadesi (circa 185.000 franchi o euro di oggi), perché Raza (cito
dagli atti legali)
“aveva dovuto sopportare, e tuttora sopporta, molestie e derisione da parte
dei suoi compagni di scuola e da parte del pubblico in genere”
e sarebbe rimasto
“sotto cura psichiatrica per un periodo di tempo indefinito”. I
funzionari della scuola gli chiesero di non ripresentarsi per l’anno
scolastico successivo, perché ritenevano che il video fosse cattiva
pubblicità. Raza abbandonò la scuola, proseguendo gli studi altrove, e gli fu
diagnosticata una condizione di depressione.
Non tutte le reazioni furono negative o assillanti. Molti internauti si
riconobbero con affetto nelle movenze di Ghyslain Raza: lui era
“goffo ed erratico” (per fare una citazione starwarsiana) come tanti
altri fan della saga, e nel video mostrava una foga e un entusiasmo sinceri e
invidiabili che generarono tanti commenti positivi.
Andy Baio, il gestore di Waxy.org, ossia la persona che aveva rintracciato
Raza, coordinò una raccolta di fondi che permise di regalare al ragazzo un
iPod e oltre 4300 dollari. Oltre 148.000 persone sottoscrissero una
petizione
online [oggi non più esistente, ma archiviata qui su Archive,org] per chiedere a George Lucas di includere Raza
in un successivo episodio della serie di Star Wars, ma l’idea non andò
in porto.
Nonostante questi segnali positivi, Raza sentì soprattutto il peso di quelli
che oggi chiamiamo hater. “La gente rideva di me” scrisse
rispondendo all’epoca al
New York Times “e non era affatto divertente.”
E le risate non arrivavano solo dagli anonimi utenti della rete. Anche i
media, che già avevano contribuito a rendere difficile la vita di
Raza, rincararono la dose.
[CLIP: Spezzone da Arrested development]
Negli anni successivi lo Star Wars Kid, come ormai lo chiamavano tutti,
fu citato e parodiato in varie serie televisive comiche, come
American Dad!
(nella puntata Tutto su Steve, 2005),
Arrested Development - Ti presento i miei (nella puntata
Una cameriera speciale e in altre, 2005), South Park (nella
puntata Canadesi alla riscossa, 2008), The Office (nella puntata
Finale, 2013) e in numerose altre, oltre che nel video
White and Nerdy
di “Weird Al” Yankovic (2006).
Il popolarissimo comico statunitense Stephen Colbert, ad agosto del 2006, si
fece
videoregistrare
mentre brandiva una spada laser giocattolo di fronte a un fondale verde, come
parodia dello Star Wars Kid, e invitò tutti a modificare e migliorare
con effetti speciali la sua esibizione. Partecipò a questa competizione
persino George Lucas, il regista di Star Wars, il cui video però
non vinse
(ne fu scelto
un altro).
La causa intentata dalla famiglia si chiuse con un accordo extragiudiziale nel
2006, pochi giorni prima della prima udienza, e Raza cercò di sparire dalla
ribalta sulla quale era stato scagliato involontariamente. Rifiutò numerosi
inviti ad apparire in programmi televisivi di tutto il mondo, rompendo il
proprio silenzio solo nel 2013, dieci anni dopo la diffusione del video, per
rilasciare un’intervista pubblicata sulla rivista canadese L’actualité.
A quel punto venticinquenne e laureato in legge, Ghyslain Raza raccontò in
dettaglio nell’intervista tutti i tormenti che aveva subìto, dai suoi compagni
di scuola che lo prendevano in giro e lo insultavano per
il suo aspetto fisico ogni volta che entrava in uno degli spazi comuni
dell’istituto ai commenti online che gli dicevano di suicidarsi. A distanza di
dieci anni, ci teneva a far sapere ai giovani che era riuscito a superare
quella persecuzione.
E oggi, a trentacinque anni, è pronto a tornare alla scuola dove era stato
bullizzato, per raccontare la propria esperienza agli studenti che la
frequentano adesso, nell’era di TikTok. Se la sente di incontrare le persone
che vent’anni fa scatenarono questo primo, storico caso di video virale, e che
oggi gli chiedono profondamente scusa, come fa Andy Baio, il blogger che aveva
rivelato l’identità dello Star Wars Kid.
[CLIP: Andy Baio che dice “I'm just profoundly sorry”;
video, a 1:40]
Oggi la cultura geek non è più di nicchia o vissuta con imbarazzo, e
grazie anche a vicende come quella di Ghyslain Raza siamo un po’ più
consapevoli dei pericoli e dei danni causati dal bullismo digitale e dalla
crescente tendenza a pubblicare o registrare momenti potenzialmente
imbarazzanti della propria vita o di quella altrui.
Stiamo cominciando, lentamente, a renderci conto dell’importanza di chiedere
il consenso prima di pubblicare foto o video di qualcun altro e di avere leggi
che tutelino questa regola del consenso, anche se le piattaforme digitali che
usiamo fanno di tutto per indurci a condividere senza chiedere, e stiamo
prendendo coscienza del fatto che ognuno di noi, come dice il documentario,
vive accompagnato dalla propria ombra digitale.
[SIGLA DI CHIUSURA]
Grazie per aver seguito questa puntata del Disinformatico, una
produzione della RSI Radiotelevisione svizzera. Questo podcast viene
pubblicato ogni venerdì presso www.rsi.ch/ildisinformatico, dove
trovate anche le puntate precedenti. Questa serie di podcast è disponibile
anche su iTunes, Google Podcasts e Spotify. I testi integrali con i link e le
fonti di riferimento sono pubblicati presso Disinformatico.info. Se
avete commenti, correzioni o segnalazioni, potete scrivermi una mail
all’indirizzo paolo.attivissimo@rsi.ch. A presto.