Il 22 luglio scorso è morto a 95 anni Christopher Columbus Kraft. È un nome che a molti non dirà nulla, ma è quello dell’uomo che creò il concetto stesso di “controllo missione”. Kraft sviluppò l’organizzazione, le procedure operative e la cultura della NASA che permisero di fare qualcosa che diamo per scontato nell’apparente facilità e regolarità delle missioni spaziali di oggi: prendere un essere umano, ficcarlo in cima a una bomba ad altissimo potenziale, farla detonare in modo controllato, sparare quell’essere umano a velocità ipersoniche e riuscire a non ucciderlo.
Kraft, ingegnere aeronautico, entrò a far parte dello Space Task Group della NASA nel 1958 e fu il primo direttore di volo del neonato ente spaziale statunitense. Creò personalmente i processi di pianificazione e di controllo delle missioni, coprendo campi diversissimi come le radiocomunicazioni spaziali, la localizzazione dei veicoli, la risoluzione dei problemi in tempo reale e il recupero degli equipaggi. A quell’epoca era tutto da inventare: non c’erano manuali, esperienze, precedenti ai quali attingere.
Durante il programma Apollo, che culminò con sei allunaggi fra il 1969 e il 1972, Kraft divenne il direttore delle operazioni di volo al Manned Spaceflight Center: divenne sua la responsabilità per la pianificazione, l’addestramento e l’esecuzione di ciascuna missione, fino ad Apollo 12 nel 1969, quando divenne vicedirettore dell’MSC. Si occupò poi dei programmi Skylab (la prima stazione spaziale americana), del volo congiunto russo-americano Apollo-Soyuz e dei primi voli dello Space Shuttle, concludendo la propria attività alla NASA nel 1982.
Chris Kraft, al centro, festeggia l’allunaggio di Apollo 11 nel 1969. |
Dal 2011 l’edificio 30 del Johnson Space Center, dove si trova lo storico Controllo Missione della NASA, porta il suo nome. Il suo libro autobiografico Flight: My Life in Mission Control è una lettura obbligatoria per chiunque voglia realmente capire lo straordinario processo organizzativo che consente a centinaia di specialisti di prendere decisioni di vita o di morte nel giro di pochi secondi e gli infiniti problemi di un compito così delicato. Gli sopravvivono la moglie Betty Anne, con la quale era sposato dal 1950, e i loro due figli. L’ente spaziale lo ricorda in questa pagina e gli ha dedicato questo video commemorativo.
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