Dodici mesi di carcere e divieto di accesso a Internet e social: Rosario Marcianò, sostenitore per anni della tesi delirante delle “scie chimiche” e vecchia conoscenza di chi segue questo blog, è stato condannato anche in Cassazione per le sue teorie ancora più deliranti e atroci su Valeria Solesin, una delle vittime dell’attentato al Bataclan avvenuto a Parigi a novembre del 2015. Marcianò sosteneva, senza la benché minima prova, che Valeria Solesin fosse sopravvissuta o addirittura inesistente.
La famiglia della vittima, giustamente, lo ha portato in tribunale.
Trovate tutti i dettagli nell’articolo di Open.
Questa condanna è doverosa e spero che sia di monito a tutti gli altri disseminatori di odio che appestano Internet: credono di agire impunemente, ma i loro comportamenti hanno delle conseguenze. E prima o poi quelle conseguenze arrivano e chiedono il conto. Tardi, forse, ma lo chiedono.
Per Rosario Marcianò ho solo pena. Sconta già da tempo una condanna ben peggiore del carcere: quella di essere costretto a vivere in un mondo di paranoia in cui tutti, persino io, complottano costantemente per rovinarlo. Quelli che invece non mi fanno pena, ma tanta rabbia, sono quei giornalisti irresponsabili che per anni hanno dato spazio, vetrina e visibilità a Marcianò e alle sue imbecillità. E lo hanno fatto ripetutamente, nonostante fossero stati informati più volte della falsità delle tesi di Marcianò.
Sì, Maurizio Decollanz, Fabio Volo, Roberto Giacobbo: mi riferisco a voi.
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