2019/04/30

Antibufala: Franco Battaglia, “L’utopia dell’auto elettrica” e le puttane del clic

Ultimo aggiornamento: 2019/05/06 8:45.

In tanti mi state segnalando un articolo a firma di Franco Battaglia, intitolato “L’utopia dell’auto elettrica” e pubblicato su Nicolaporro.it. Lo potete leggere qui su Archive.org senza regalare clic pubblicitari o ranking nei motori di ricerca.

È una collezione di falsi luoghi comuni e di scempiaggini tecniche. Di cretinate come l’asserzione che un’auto elettriche sia “sostanzialmente priva di bagagliaio” (basta guardare una Hyundai Kona o una Opel Ampera-e, senza scomodare il doppio bagagliaio delle Tesla) o come “L’idrogeno [...] non esiste sulla Terra”.

Oppure ancora cretinate come misurare l’autonomia in ore (“una autonomia di 4 ore”). Mancano solo le distanze in litri e i famosi gigabyte di watt e poi siamo a posto. O “la vostra auto, se elettrica, peserebbe almeno il doppio”: chissà come fanno quelli di Hyundai, allora, che offrono la Kona a benzina e anche elettrica con pesi tutt’altro che doppi (1420 kg contro 1818 kg).

O falsità totali come “Scadute le 4 ore, ce ne vogliono altre 4 per fare il pieno”. Io, con la mia vecchietta iOn, ci metto venti minuti, e le elettriche a lunga autonomia recenti si ricaricano completamente in meno di un’ora.

E qui mi fermo, perché Teslaowners.it ha spiegato pazientemente e in dettaglio tutte le imbecillità scritte nell’articolo di Battaglia. Che, se è lo stesso Franco Battaglia professore di chimica a Modena citato qui da Perle Complottiste e sbufalato con 112 errori in 31 pagine da Climalteranti.it, non è nuovo ad acrobazie mentali di questo genere.

Faccio fatica a pensare che Franco Battaglia sia così stupido da non documentarsi prima di scrivere falsità manifeste. L’altra ipotesi è che sia perfettamente consapevole di scriverle e che lo faccia apposta per attirare l’attenzione, suscitare polemica e indignazione e così guadagnare clic e visibilità, come stanno facendo in tanti sugli argomenti caldi. E l’auto elettrica è un argomento caldo.

Ci sono purtroppo troppi pseudogiornalisti ai quali non interessa affatto informare o ragionare: interessa solo vendersi pur di ottenere clic pubblicitari o compiacere un editore o uno sponsor economico o politico. Scrivono qualunque cosa pur di infiammare gli animi, fregandosene delle conseguenze. A casa mia questo non si chiama giornalismo. Si chiama prostituzione.


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