Pubblicazione iniziale: 2022/11/28 9:25. Ultimo aggiornamento: 2023/02/18 11:40.
Lo so che Twitter non è una stazione e non c’è bisogno di annunciare arrivi e partenze, ma faccio un’eccezione per rispetto verso chi mi segue.
La situazione su Twitter è diventata sempre più assurda e insostenibile, con Musk che usa la sua piattaforma per fare bislacche raccomandazioni di voto e con il ritorno (deciso esplicitamente da Musk) di troppe figure della disinformazione e dell’odio per far finta di nulla o sperare in errori momentanei di valutazione o crisi di assestamento.
Restare su Twitter significa alimentare questa situazione tossica e, come dice bene Jelani Cobb sul New Yorker, significa sostenere “l’illusorio senso di comunità che ancora permane sulla piattaforma”. Lo spirito di Twitter se n’è andato; al suo posto rimane solo una facciata spaccata e imbrattata, gestita capricciosamente da un bambino viziato con troppi soldi in tasca.
Andarsene da Twitter non è una decisione facile, specialmente per chi ha un numero piuttosto consistente di follower e lo usa molto per informare e informarsi sugli eventi in tempo reale (da sempre il suo massimo pregio) invece che per battibeccare con altri utenti.
Mi rendo conto di avere un account Twitter con una visibilità per la quale
molti farebbero carte false. Ma ci ho ragionato su per molto tempo, e temo di
non avere scelta. Mi dispiace parecchio per i circa 420.000 follower,
ma in coscienza non mi sento più di avallare la follia di Elon Musk dando loro
un piccolo motivo in più per restare su Twitter.
Da oggi, quindi, inizio a ridurre la mia presenza su Twitter. Manterrò l’account, ma salvo casi speciali posterò sempre meno e non risponderò alle menzioni. Ho messo un avviso in tal senso nella mia bio di Twitter, con le mie coordinate sugli altri social network. Ho già chiuso i messaggi diretti (anche se Tweetdeck misteriosamente ne fa passare lo stesso alcuni) e ho attivato il silenziamento delle notifiche.
Mi limiterò a seguire su Twitter i circa 800 account d’informazione che seguo attualmente (almeno finché esistono e non migrano altrove), senza postare assiduamente come ho fatto in questi ultimi 15 anni.
Resto comunque reperibile via mail; invece che su Twitter, posterò su Mastodon (sono sull’istanza italofona Mastodon.uno; se vi va, ho scritto una miniguida di migrazione), su Instagram, sul mio canale Telegram, su Signal (solo messaggi strettamente riservati) e in questo blog (che potete anche seguire con qualsiasi reader RSS, come per esempio Feedly).
Non sospenderò il mio account e non lo eliminerò per tre ragioni:
- Se le cose vanno avanti come stanno andando (fuga di inserzionisti e dipendenti, decisioni caotiche), tra qualche mese Twitter potrebbe fallire ed essere rilevato e risistemato da mani meno dissennate di quelle di Musk, nel qual caso potrei tornare a usarlo.
- Sono su Twitter dal 2007 e ho scritto oltre 135.000 tweet che fanno, nel loro piccolo parte della cronologia di Internet. Sospendere o eliminare l’account li farebbe sparire.
-
Eliminarlo
significherebbe che qualcun altro potrebbe usare lo stesso nome account in
futuro, magari spacciandosi per me (Twitter Help;
Chron;
PCWorld).
Non lo rendo privato (protetto) perché questo renderebbe illeggibili anche i miei tweet passati.
Quindi se vi interessa quello che scrivo, cominciate a fare un mini-piano per continuare a seguirmi altrove quando non sarò più attivo su Twitter. E se avete suggerimenti per migliorare questo mio piano di migrazione, scrivetemi qui sotto nei commenti o via mail.
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2023/02/18 11:40. Aggiungo qui un grafico pubblico, tratto da Socialblade, per tenere traccia della riduzione della mia attività su Twitter. È utile per zittire polemisti e ottusangoli.
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