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2022/11/21

Elon Musk ripristina gli account Twitter di Donald Trump e altri istigatori di odio e seminatori di fake news. È ora di decidere cosa fare

Ultimo aggiornamento: 2022/11/21 10:35.

L’account Twitter dell’ex presidente statunitense Donald Trump, sospeso poco dopo l’assalto di centinaia di persone al Congresso statunitense del 6 gennaio 2021 (come i suoi account Facebook, Instagram e YouTube) quando aveva quasi 89 milioni di follower, è stato ripristinato da Elon Musk dopo che il nuovo proprietario di Twitter ha lanciato un sondaggio sull’argomento.

Musk dice che quasi il 52% degli account partecipanti (privi di qualunque autenticazione e quindi potenzialmente comprendenti bot) ha votato a favore della disattivazione della sospensione.

Per ora Trump ha deciso di non far uso dell’account dicendo che non vede motivi per usarlo, ma ha incoraggiato chi lo segue su Truth Social (il social network fondato da lui) a partecipare al sondaggio di Musk. Prima della sospensione, Trump dominava le notizie specificamente attraverso i suoi tweet, per cui la sua dichiarazione di scarso interesse suona poco plausibile.

Quello di Trump non è l’unico account ripristinato negli ultimi giorni. Anche Babylon Bee e Jordan Peterson, due account banditi tempo addietro per i loro ripetuti attacchi sessisti e omofobi, sono tornati su Twitter. Lo stesso vale per Project Veritas, ripetutamente finito in tribunale per aver pubblicato video falsi con chiare connotazioni politiche e bandito da Twitter a gennaio 2021 dopo ripetuti tentativi di usare il social network per disseminare informazioni private di persone.

La riattivazione dell’account di Donald Trump è probabilmente il segnale più chiaro del nuovo corso di Twitter voluto da Elon Musk: ridare una piattaforma a istigatori di odio e intolleranze e disseminatori di fake news, in nome di una asserita “libertà di espressione assoluta” dichiarata ripetutamente da Musk.

In realtà più che difendere la libertà di espressione sembra che Musk voglia dare briglia sciolta a chi vuole odiare, discriminare e insultare. Se volete un assaggio di questa briglia sciolta, date un’occhiata al fiume di commenti di puro odio a questo mio thread su Twitter:

Comunicazione di servizio: chiunque venga qui a dirmi che la riattivazione dell'account Twitter di Donald Trump è solo "libertà di parola" verrà bloccato. Non ho tempo da perdere con chi non capisce che la libertà di parola non include quella di gridare "al fuoco!" in un cinema.

La "libertà di parola" di cui blaterano questi suoi paladini è solo una scusa per poter incitare all'odio e alla discriminazione senza pagarne le conseguenze.

E no, non sono interessato a intavolare un dibattito. Blocco, punto e basta. Per la stessa ragione per cui non sto ad ascoltare una zanzara o discutere con una cellula cancerosa.

E per quelli che mi accusano che così faccio "censura": no. La libertà di parola non include l'obbligo di ascoltare. Sarebbe ora di capirlo. Scelgo di non ascoltare gli hater. Tutto qui.

Per chi mi chiede esempi di come sta venendo applicata questa presunta "libertà di parola": guardate i commenti a questo thread.

Per quelli che "ma Twitter è un'impresa privata e fa quello che gli pare": no. Anche un giornale è un'impresa privata: non vuol dire che abbia il diritto di sbattere la tua faccia e il tuo indirizzo di casa in prima pagina dicendo "Pedofilo, prendetelo".

Per quelli che "ma allora dovresti vendere la tua Tesla": so distinguere fra prodotto e fabbricante.

Lo spettacolo del nugolo di hater, gente mai vista prima, che accorrono a dirmi "e allora bloccami" condito da vari insulti, è davvero notevole. Moscerini che si lanciano contro un parabrezza gridando "beccati questaaaaaa!!!!!"

E fanno ovviamente splat.

Già prima della gestione Musk Twitter era un ricettacolo di hater di tutti i generi, ma questa caratteristica è destinata ad acuirsi se vengono dati segnali forti di accettabilità come appunto il ripristino dell’account di Donald Trump. Mentre scrivo queste righe, gli hater sostenitori di Trump stanno cercando in tutti i modi di imbrattare qualunque mio tweet, anche quelli non pertinenti, con commenti di insulto e odio.

Come accennavo già qualche settimana fa, per chi ha una presenza professionale significativa su Twitter si pone il problema di cosa fare di fronte a questa piega del social network. Restare in un ambiente tossico significa avallare quella tossicità; lasciarlo significa smettere di far sentire la propria voce di buon senso proprio dove ce n’è più bisogno (e per molti significa anche una perdita di lavoro).

Provo a ragionare ad alta voce (o almeno per iscritto) ed esplorare i vari scenari possibili, anche perché con circa 420.000 follower (ma per fortuna nessuna dipendenza economica da Twitter) penso di poter dire di essere fra coloro che hanno su Twitter una presenza significativa, e comunque questi ragionamenti possono essere utili a chiunque. Se avete commenti o suggerimenti, mi interessano, ancora di più del solito.

Nel frattempo, ho aggiunto delle info al profilo usando l’opzione Modifica il profilo professionale, che permette di mostrare nel profilo “la posizione, le indicazioni stradali, gli orari e/o le informazioni di contatto dell'attività”. La differenza, vista attraverso un account di test che non mi segue, è mostrata qui sotto.

Con le informazioni aggiuntive...
...e come era prima.

Scenario 1. Chiudere tutto

Questa, sinceramente, è l’opzione che mi viene istintivo scegliere. Lo schifo di questi sviluppi recenti, il fiume quotidiano di odio, insulti, complottismi e farneticazioni e l’intento di Musk di monetizzare l’aggressione e la discriminazione mi hanno stancato, e l’idea di contribuire all’attrattiva di questo nuovo Twitter con i miei contenuti mi disgusta; dover oltretutto pagare 96 dollari l’anno (altrimenti i miei tweet, dice Musk, saranno relegati insieme a quelli degli spammer) non aiuta. Non è tanto la cifra in sé, quanto il principio. L’idea di chiudere e basta mi alletta per la sua semplicità e per il segnale forte e inequivocabile che darebbe.

Però questo farebbe sparire tutti i miei tweet non solo da Twitter, ma anche da qualunque sito che li abbia embeddati. Renderebbe incomprensibili tutte le discussioni alle quali ho partecipato in 15 anni di presenza su Twitter.

E ovviamente mi dispiacerebbe molto perdere i contatti con i tanti nuovi contatti e amici che Twitter mi ha consentito di avere. So anche che farei un torto ai miei follower che apprezzano quello che pubblico. So che se io dovessi migrare altrove, inevitabilmente ne perderei parecchi per strada (come è successo per esempio a Charlie Stross). Non tutti sarebbero in grado di passare a Mastodon o a un feed RSS (con Feedly, per esempio) o sarebbero disposti a farlo.

A proposito: gli account “disinformatico” e simili che trovate su Mastodon non sono stati creati da me. Sono probabilmente semplici mirror che ripubblicano su Mastodon quello che posto su Twitter. Per il momento non sto pensando di migrare a Mastodon, ma non escludo di farlo in futuro.

Inoltre su Twitter ci sono, almeno per ora, moltissime persone e fonti informative che perderei, anche se parecchie se ne sono già andate (Stephen Fry, Marina Sirtis) o stanno meditando di andarsene (astronauti e membri della comunità aerospaziale e scientifica in generale, come nota Space.com). E se Twitter collasserà, perderò comunque i contatti con follower, fonti e amici.

Disattivazione reversibile

Esiste anche un’opzione che consente di disattivare immediatamente un account, mantenendo però la possibilità di riattivarlo entro un certo periodo di tempo (30 giorni oppure 12 mesi).

Scenario 2. Restare ed eventualmente cambiare qualcosa

L’alternativa allo scenario “di pancia” è non uscire completamente da Twitter ma rimodulare profondamente l’uso del mio account.

Sospensione manuale

Per esempio, potrei semplicemente sospendere il mio uso dell’account, ossia non postare nulla a parte un tweet fissato che avvisa della situazione, e leggere gli account che mi interessa seguire, finché esistono.

Proteggere i tweet

I tweet protetti (quelli degli account con il lucchetto) mi permetterebbero di limitare le mie interazioni su Twitter soltanto ai follower che approvo. Però i miei tweet diventerebbero visibili soltanto a quegli stessi follower e non sarebbero retweetabili (salvo screenshot e copiaincolla), e approvare a mano qualche centinaio di migliaia di follower è impraticabile.

Bloccare i commenti diretti ai miei tweet

Scegliendo Chi segui oppure Solo chi menzioni nell’opzione Chi può rispondere? ad ogni tweet potrei forse stroncare o almeno smorzare il flusso di commenti di odio.

Sarebbe un po’ scomodo, visto che quest’opzione esiste in Twitter per Web (ed è settabile come default) ma non in Tweetdeck (che è la web app che uso per seguire le notizie su Twitter), e avrebbe lo svantaggio di impedire anche le risposte dirette dei commentatori non ostili.

Fra l’altro, quest’opzione è applicabile anche retroattivamente ai tweet già pubblicati (anche a distanza di giorni) e ha effetto sull’intero thread.

Secondo i miei primi test, tutti possono comunque copiaincollare un tweet di questo tipo e poi menzionarmi per farmi leggere il loro commento/risposta, e tutti possono farne retweet e citarlo. La risposta diretta è consentita rispettivamente solo a chi seguo o a chi menziono. Il like diretto è consentito in ogni caso.

Ho verificato che per ora queste opzioni funzionano ancora: ecco i test.

Messaggi diretti

Sorprendentemente, i messaggi diretti di hater che mi arrivano sono praticamente zero, eppure ho i DM aperti da anni. Forse il fatto di non poter esibire in pubblico il proprio odio fa passare la voglia. In ogni caso, li ho chiusi, visto che non vorrei che qualcuno pensasse che i DM sono confidenziali (non sono nemmeno cifrati end-to-end).

Fonti: BBC, Vox, Slate.

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