Il Dottor StranaMac, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare il Trusted Computing (prima parte)
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Mi guarda dall'angolo della scrivania, col suo singolo occhio bianco. E' un Mac Mini Intel. Uno di quelli con l'abominevole chip TPM, detto anche impropriamente Palladium, di cui ho parlato qualche tempo fa. Uno di quelli che avevo detto che non avrei mai comprato. E adesso, invece, è lì. Il Trusted Computing mi ha sedotto?
Più che di seduzione si tratta in realtà di un matrimonio riparatore, che contiene una morale importante per chi sta pensando di passare al Mac: pensateci bene, e se potete, aspettate. Se non avete hardware di contorno assolutamente standard, i nuovi Mac non sono ancora pienamente pronti ad entrare in azione alla pari con i PC Windows. E c'è sempre quel problemino del chip spione.
Ecco com'è andata. Durante un recente viaggio ho illustrato così convincentemente le virtù del Mac a dei miei amici afflitti da PC Windows in perenne stato confusionale (i PC, non gli amici) che alla fine hanno deciso di passare al Mac. La scelta è caduta su un Mac Mini, in modo da spendere relativamente poco e permettere di riutilizzare mouse, monitor e tastiera esistenti.
Pochi giorni dopo averlo ordinato online, è arrivato nella sua microscopica confezione da Happy Meal. Le espressioni di stupita ammirazione di chi era abituato a uno scatolone rumoroso e ingombrante si sono sprecate. Perlomeno fino a quando sono cominciati i problemi.
Primo: tastiera e mouse. Un problema banale: avevano connettori PS/2 anziché USB. Un adattatore e via? Macché. La porta USB del Mini non reggeva il carico dell'adattatore doppio, per cui mouse e tastiera ogni tanto s'impappinavano e occorreva staccarli e riattaccarli. Non era un problema frequente, per cui era sopportabile rispetto all'appestamento di virus e alle mille magagne dei Windows usati fino ad allora (crash continui, stampanti che apparivano e scomparivano, modem che andavano a mezza velocità, eccetera). Comperare una tastiera USB non era fattibile subito, perché i miei amici usano una tastiera olandese e vivono in Lussemburgo, per cui per il momento abbiamo soprasseduto. Ci sarà tempo per rimediare in seguito, ci siamo detti. Come no.
Il vero problema è nato con la connessione a Internet: una linea ISDN. Pensando di essere previdente, avevo già trovato e scaricato i driver Mac appositi per il modem USB ISDN, per cui sembrava una questione banale: installare i driver, collegare il modem, configurarlo e andare online con il Mac. Ma i driver erano ancora quelli per Mac PowerPC, e non erano affatto universali (i nuovi Mac Intel possono far girare i programmi scritti per i Mac vecchi usando un software di traduzione, Rosetta, che però evidentemente non funziona con i driver). Tramite Google ho trovato una filiale tedesca della marca che produce il modem (Draytek), dove c'era un driver beta per Mac Intel. L'ho installato. Il Mini è crashato davanti ai miei amici. Figuraccia galattica. Dopo un po' di smanettamenti, il driver ISDN ha iniziato ad andare, ma a 64k e con cadute continue della linea. Non era il caso di lasciare i miei amici con un ennesimo computer claudicante.
Dovendo lasciarci l'indomani, non c'era neppure tempo per soluzioni alternative (un modem analogico Apple o l'attivazione di una linea ADSL, per esempio), per cui l'unica opzione onorevole mi è sembrata quella di offrirmi di rilevare il Mac Mini. Restituirlo non era praticabile, visto che il computer in sé funzionava egregiamente. E così eccomi qua con un Mac Mini Intel e con un chip Trusted Computing entro le mura del Maniero Digitale.
Collegandolo alla mia rete wireless domestica e a mouse, tastiera e monitor standard, il Mini Intel va che è un piacere, esattamente come i vecchi Mac: anzi, è un po' più vispo, e il ventolino è leggermente più rumoroso di quello del Mac Mini PPC che gli sta accanto nel mio antro di lavoro. Ma ogni tanto fa capolino l'immaturità della nuova piattaforma hardware, o meglio, l'attuale carenza di software Mac aggiornato. Firefox e Thunderbird girano senza problemi, ma per esempio Audacity (il programma open source che uso per l'editing audio) è disponibile soltanto senza supporto MP3: la LameLib non è stata convertita, per cui salvare in formato MP3 richiede un giro dell'oca tramite iTunes.
Finché si resta sul software fornito da Apple, nessun problema: ma se intendete usare un'applicazione particolare, controllate che sia disponibile in versione cosiddetta "universale" (che gira sia su Mac Intel, sia su Mac PPC) o compilata appositamente per Mac Intel, come lo è l'ottimo NeoOffice. E assicuratevi che l'hardware che intendete collegare al Mac sia dotato di driver aggiornati per la versione Intel.
E il Trusted Computing? Ovviamente, ora che ho un Mac Intel, devo farci i conti. So che è lì dentro: il comando ioreg -n TPM rivela l'infame stringa IFX0101 che identifica un chip Trusted Computing della Infineon. Ma questa è una storia talmente strana che ve la devo raccontare nella prossima puntata. Sperando che Steve Jobs non mi senta.
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