I servizi sono tornati alla normalità dopo appunto una cinquantina di minuti, secondo il resoconto pubblicato da Google, che spiega che avevano smesso di funzionare tutti i suoi servizi che richiedevano un’autenticazione tramite account. In effetti il motore di ricerca ha continuato a funzionare, e YouTube era consultabile tramite navigazione in incognito, ma qualunque servizio che richiedesse login e password di Google era inaccessibile.
Nelle ore successive ci sono stati problemi con Gmail, per cui molti account di posta risultavano inaccessibili e chi cercava di mandare mail a quegli account riceveva una risposta automatica del tipo “questo account non esiste” (un bel “550-5.1.1 The email account that you tried to reach does not exist.")
La causa scatenante, dice sempre Google, è stata “un problema con il nostro sistema automatizzato di gestione delle quote che ha ridotto la capacità del sistema centrale di gestione delle identità”.
Non è il primo blackout del genere: Downdetector ne ha catalogati parecchi quest’anno, anche se non così vasti, e Wikipedia nota che un’altra sospensione dei servizi primari di Google è avvenuta ad agosto 2020 e che anche l’11 novembre scorso si è verificato un blocco simile.
Ci sono un paio di lezioni da portare a casa a proposito di questo incidente.
La prima è sicuramente che siamo enormemente dipendenti da Google e che è meglio preparare un piano d’emergenza che consenta di continuare a operare almeno in forma ridotta se Google va in tilt. Il vostro impianto luci o di riscaldamento domotico è comandabile anche senza passare per Google? Dipendete dal vostro assistente vocale Google Home per qualche funzione importante (penso ai disabili o a chi ha mobilità ridotta per infortunio o malattia, per esempio)? La vostra azienda o scuola è paralizzata se i servizi di Google non funzionano? Procuratevi un Piano B.
I’m sitting here in the dark in my toddler’s room because the light is controlled by @Google Home. Rethinking... a lot right now.
— Joe Brown (@joemfbrown) December 14, 2020
It’s when google is down and you can’t heat your home that you realise how scarily reliant you are on google
— Alex Dunsdon (@alexdunsdon) December 14, 2020
👀 pic.twitter.com/9lsk0c6kRN
Senza arrivare a questi livelli estremi, vale la pena di cogliere l’occasione per chiedersi se è davvero una buona idea usare la login di Google per accedere a servizi di altri fornitori. Certo, è comodo, ma se Google si blocca diventa impossibile accedere non solo ai servizi di Google ma anche a tutti quelli di altri fornitori che dipendono dalla login di Google. Meglio avere account separati per ogni fornitore.
La seconda lezione è che conviene sapere dove reperire informazioni su questi blackout, in modo da capire rapidamente se il problema è nostro o esterno e agire di conseguenza (anche soltanto per mettersi il cuore in pace). Ho già citato Downdetector, disponibile anche su Twitter e Facebook e con sezioni separate per i singoli paesi, come Allestörungen.ch per la Svizzera o Downdetector.it per l’Italia), tenete presente la Dashboard dello stato di Google Workspace, presso
http://www.google.it/appsstatus#hl=it&v=status
La terza lezione è, come spiega bene Stefano Zanero, che fare congetture o ipotizzare attacchi informatici o complotti è una perdita di tempo:
Lo scrivo a beneficio di giornalisti e commentatori italiani: chi in Google conosce i motivi del disservizio, ovviamente non ne può parlare. Chi ne parla, non ne sa una mazza (e considerando la complessità della tecnologia in qualsiasi GAFAM, non può nemmeno tirare a indovinare).
— Stefano Zanero (@raistolo) December 14, 2020
Fonti aggiuntive: Gizmodo, BBC, ANSA, The Register.
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