Google ha segnalato pochi giorni fa di aver messo a disposizione del pubblico una serie di risorse contro le ondate di disinformazione che affliggono Internet e in particolare i social network ma anche i mezzi d’informazione tradizionali.
Una di queste risorse, particolarmente utile per chiunque voglia verificare una notizia, si chiama Fact Check Explorer. La si trova presso Toolbox.google.com/factcheck/explorer oppure semplicemente digitando il suo nome in Google.
Il suo funzionamento di base è molto semplice: per verificare una notizia si immettono le sue parole chiave nella casella di ricerca di Fact Check Explorer e si ottiene un elenco di link a fonti esperte che forniscono verifiche o smentite di quella notizia. L’elenco include già una brevissima sintesi del verdetto di queste fonti esperte, e quindi la consultazione è estremamente rapida ma lascia comunque la possibilità di approfondire.
Fact Check Explorer, spiega Google nell’annuncio ufficiale, raccoglie oltre 150.000 verifiche realizzate da fonti di buona reputazione di tutto il mondo. La lingua in cui effettuare la ricerca è selezionabile; Google propone automaticamente quella dell’utente, basandosi su quella del suo browser, ma è possibile chiedere di cercare anche in tutte le lingue. Le parole chiave possono essere, per esempio, nomi di persone o di luoghi, descrizioni di argomenti o frasi attribuite a politici, celebrità o altre persone di interesse generale.
Si può inoltre limitare la ricerca a un singolo sito di verificatori usando il parametro site: seguito (senza spazi) dal nome del sito. Un altro parametro utile è list:recent, che elenca le verifiche più recenti.
La guida al servizio spiega che Fact Check Explorer elenca solo fonti e verifiche che rispettano le sue linee guida, che si basano sui criteri dell’International Fact-Checking Network (IFCN) e del Poynter Institute, due entità molto rispettate nel settore, per cui il rischio di infiltrazioni di disinformatori è piuttosto basso.
In ogni caso il servizio di Google non pretende di essere un depositario di verità e mette subito in chiaro che Google non avalla né crea queste verifiche e che in caso di disaccordo con una verifica si deve contattare direttamente il gestore del sito che l’ha pubblicata (“Google does not endorse or create any of these fact checks. If you disagree with one, please contact the website owner that published it.”).
Fact Check Explorer (che esiste almeno dal 2019) fa parte della Google News Initiative, un tentativo di Google di contrastare la disinformazione, e include anche risorse e istruzioni per chi pubblica articoli di verifica e vuole che i suoi articoli siano inclusi nei risultati del servizio: si trovano nella sua sezione Markup Tool. La sezione Training di questa Initiative offre anche preziosi tutorial per giornalisti su come usare gli strumenti informatici per produrre articoli più rigorosi in meno tempo.
Ma in pratica quanto funziona questo Fact Check Explorer? Ho provato con alcuni temi recenti, come Mariupol o ivermectina, e i risultati sono stati molto completi. È andata decisamente meno bene con temi di fake news del passato, come l’ormai storico bonsaikitten (di cui ho parlato in un podcast precedente) o George Arlington (che era il nome di un inesistente papà di una altrettanto inesistente bambina malata di leucemia; il suo appello-bufala era circolato in maniera virale per anni dal 2002 in poi).
Insomma, Fact Check Explorer è un buon inizio, ed è sicuramente una risorsa in più per ricercatori e giornalisti e anche per chiunque voglia approfondire una notizia, ma c’è ancora molta strada da fare. Quando si tratta di contrastare le fake news si parte sempre in svantaggio, perché è molto più facile creare una notizia falsa che costruirne la smentita.
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