Se avete un Mac con processore M1/M2 (non Intel) e avete già fatto l’aggiornamento alla nuova versione di
macOS, denominata Sonoma, fate attenzione a una delle sue novità, che è
particolarmente assurda e potenzialmente imbarazzante: macOS su Apple Silicon fa partire automaticamente delle animazioni ridicole durante le
videochiamate quando fate alcuni gesti, e questa “funzione” è attiva per
default. Sta all’utente scoprire la causa delle animazioni e trovare il modo di
disattivarla. La stessa cosa avviene in iOS 17 su tablet e smartphone Apple.
Io me ne sono accorto per caso durante una sessione privata su Zoom, quando mi
sono comparsi a sorpresa dei palloncini alle spalle e davanti. Fortunatamente
si trattava di una videochiamata informale, ma se fosse stata per esempio una
riunione di lavoro, una sessione parlamentare o un webinar di oncologia, il
risultato sarebbe stato catastroficamente imbarazzante, anche perché non c’è
nessuna indicazione di quale software stia generando queste animazioni. Viene
istintivo pensare che si tratti di qualche nuova funzione di Zoom, e non è
intuitivo rendersi conto che le animazioni partono quando si compie un gesto
specifico o semplicemente un gesto che macOS interpreta in un certo modo.
La verità si scopre soltanto andando a cercare nei motori di
ricerca parole chiave come balloons zoom background. Frugando nei
risultati finalmente emergono le segnalazioni di altri utenti che si sono
imbattuti nello stesso problema e chiedono soccorso, raccontando situazioni imbarazzanti del tipo “sono un terapeuta e quindi è poco professionale che mi compaiano all’improvviso dei palloncini mentre il mio cliente sta parlando di un suo trauma”.
Attivare per default queste animazioni, senza informare l’utente, è una
scelta sconsiderata da parte di Apple, seconda solo a quella di Microsoft di
nascondere per default le estensioni dei nomi dei file.
Per disattivare questa funzione indesiderata bisogna cliccare in macOS sull’icona verde della telecamera che compare sulla barra menu quando un’applicazione sta usando la telecamera e poi cliccare sul pulsante verde Reactions in modo che diventi grigio.
Fra i gesti che attivano le animazioni ci sono i seguenti:
i due pollici alzati producono fuochi d’artificio
i due pollici in basso generano un temporale
il cuore formato con due mani fa emanare una pioggia di cuoricini animati
il gesto di pace (indice e medio disposti a V, palmo in avanti) fatto con una mano sola produce una flotta di palloncini e fatto con due mani genera una nube di coriandoli.
Il gesto “rock” doppio (quello che molti confondono con il gesto italiano delle corna) produce raggi laser.
Apple illustra tutti i gesti in italiano in una pagina apposita.
Oh Paolo, ma che mi combini, sostieni di essere andato sulla luna
in compagnia di qualcuno eh birbone? No, perchè il titolo del
libro così recita: "Luna? Si ci siamo andati", ne risulta
che tu ti senta un tu abbia messo piede sul satellite terrestre o
che ti senta intimamente partecipe della faccendae con tali
compagni di merende che ichiarano di esserci andati, magari con un
aereo del NORAD vero? Si, dai tanto simile a quegli aerei biancchi
che montano un motore automobilistico con la guarnizione della
testa andata, per cui il liquido refrigerante entra in camera di
scopio generando quella condensa che violando ogni legge fisica si
comporta contro ogni teoria della infallibile scienza (tranne in
questo caso vero?), per cui il concetto di saturazione si dissolve
come il liquido refrigerante.
Quella particella pronominale ci la dice lunga e dice molto di te
Paolino.
Peccato che tu non abbia un amor proprio un po' maggiore che ti
eviterebbe di passare per poco intelligente e ti farebbe persino
apparire un po' meno prete e più gradevole in viso.
Se siete fra i generosi donatori che hanno contribuito al progetto
Carrying the Fire con una donazione che include la citazione nelle
copie cartacee, controllate le bozze qui sotto: è l’ultima occasione per
evitare refusi e omissioni, perché tra poco si va in tipografia!
Se ci sono errori o sistemazioni da fare, scrivetemi a paolo.attivissimo@gmail.com.
Per i donatori che hanno chiesto la citazione nell’e-book, invece, c’è ancora tempo.
Per il podcast settimanale per la RSI preparo sempre un cosiddetto lancio: un
breve intervento preregistrato, che viene trasmesso sulla Rete Tre della RSI e
serve a presentare i temi della puntata e a fornire le coordinate per scaricarlo. Questa settimana ho provato a
generarne due versioni: una naturale, usando la mia voce dal vivo, e una
sintetica, basata sulla mia voce clonata a pagamento da
ElevenLabs. Eccole.
Riuscite a riconoscere quella sintetica?
Non dovrebbe essere difficile; quello che mi preme far notare, però, è il
fatto che la versione sintetica è stata generata partendo da un testo
completamente privo di informazioni di intonazione. Molti di questi
software di sintesi vocale richiedono che vengano specificati, parola per
parola, i toni e altre informazioni, e questo è un lavoro tedioso e lungo.
Il software di ElevenLabs, invece, determina automaticamente le intonazioni da
usare, in base al contesto e alla struttura delle frasi: l’unica indicazione
che gli ho fornito è il preambolo prima delle virgolette. Eppure notate il
modo in cui cambia il tono alle parole “non vi preoccupate”, per esempio.
Quello che segue è il testo che gli ho dato in pasto pari pari, scegliendo poi il “ciak”
migliore fra i tre o quattro che ho generato per prova:
Paolo parla con voce veloce ed eccitata da disk-jockey radiofonico: "Se
qualcuno vi dice che si sta dedicando al dropshipping, ma è stato coinvolto in
una sextortion e sta cercando aiuto per un cryptoscam, e non avete la minima
idea di cosa stia dicendo, non vi preoccupate: è normale! Sono parole recenti,
create per descrivere nuovi fenomeni legati a Internet. Se volete sapere cosa
significano o volete approfondirne la conoscenza, c’è una nuova puntata del
podcast Il Disinformatico, pronta da scaricare o mettere in coda per
l’ascolto, che risponde alle domande degli ascoltatori su trappole e truffe
della Rete! Si possono davvero fare soldi con la tecnica di compravendita del
"dropshipping", come sembrano voler fare anche molti minorenni? Qual è la
strategia per difendersi dai ricatti basati su immagini esplicite ottenute con
l'inganno? C’è qualcosa di vero dietro le agenzie che promettono di recuperare
i soldi persi in truffe legate alle criptovalute? Sono Paolo Attivissimo, e vi
aspetto presso vu vu vu punto erre esse i punto ci acca slash ildisinformatico
e su tutte le principali piattaforme podcast!!"
Nel mio caso, il tempo necessario per generare varie volte la voce sintetica
(trovando il modo giusto per farle dire cose come www.rsi.ch) è grosso
modo lo stesso che ci ho messo a dire il testo dal vivo senza impaperarmi e
con l’intonazione che avevo in mente, per cui non si può ancora parlare di
risparmio di tempo. Ma ho potuto generare il lancio senza aver bisogno di un
microfono e di un ambiente silenzioso, e avrei potuto generarlo anche se fossi
stato afono per qualunque motivo. E fra dieci o vent’anni la mia voce
sintetica sarà ancora quella di oggi.
Ora immaginate questa tecnica applicata alla lettura di un intero libro per
produrre un audiolibro, cosa che normalmente richiede decine di ore di
disponibilità di uno speaker o di un attore professionista. O applicata
per far parlare chi non c’è più.
ALLERTA SPOILER: La soluzione
Confermo innanzi tutto che non ho rimescolato le due voci: uno dei lanci è interamente sintetico e l’altro è interamente reale. Non ho alterato la mia dizione o recitazione per confondere le acque: ho registrato il parlato esattamente come se lo dovessi usare in radio, e infatti uno dei due lanci è proprio quello che è stato usato per promuovere il podcast sulla Rete Tre della RSI. Aggiungo inoltre che da sempre rimuovo dal mio parlato quasi tutte le pause per prendere fiato.
Dai commenti qui sotto e su
Mastodon
emerge che moltissime persone non riescono a distinguere quale sia la voce
generata e quale sia quella reale.
Mi ha sorpreso tantissimo scoprire che anche persone che mi
conoscono molto bene e hanno molta familiarità con la mia voce fanno fatica a
riconoscere quale sia quella artificiale. Questo sembra indicare che falsificare
una voce in modo credibile sia molto più facile di quanto io immaginassi,
perché io riconosco molto chiaramente le caratteristiche tipiche di una voce
sintetica come questa (non solo la mia), in una sorta di uncanny valley acustica, mentre a quanto pare molte persone non hanno la stessa sensibilità (che
io probabilmente ho acquisito a furia di lavorare in radio e con le voci
sintetiche).
Se volete sapere la soluzione e i dettagli che rivelano la natura sintetica
della voce, selezionate il testo invisibile qui sotto per renderlo leggibile.
Non pubblicate la soluzione nei commenti, per favore, per non rovinare il
gioco agli altri lettori.
Inizio testo invisibile:
Quella sintetica è la seconda. La si può riconoscere dalla dizione migliore
della mia (io ho un accento lombardo-ticinese), dalla pronuncia delle parole
inglesi (che è italianizzata nella versione sintetica ed è invece quella
corretta britannica nella versione reale), dalla cadenza non molto naturale
di alcune delle domande e dal modo leggermente impacciato di pronunciare
“www punto”. La cosa che mi ha impressionato di più della voce
sintetica è che non solo imita perfettamente i miei toni e anche le mie
caratteristiche (come la “C” piuttosto esagerata che ogni tanto mi scappa),
ma ha generato da sola il cambio nettissimo di tono e velocità di
“non vi preoccupate”, senza che io lo suggerissi in alcun modo.
Ribadisco che ElevenLabs ha ricevuto solo il testo puro e semplice, senza
alcuna istruzione di intonazione delle singole frasi o parole.
È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della
Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto: lo trovate
qui sul sito della RSI
(si apre in una finestra/scheda separata) e lo potete scaricare
qui.
Le puntate del Disinformatico sono ascoltabili anche tramite
iTunes (per ora mancano alcune puntate recenti),
Google Podcasts,
Spotify
e
feed RSS.
Buon ascolto, e se vi interessano il testo di accompagnamento e i link alle fonti di questa puntata, sono qui sotto.
Dropshipping, sextortion, cryptoscam: tre termini al centro di tre
richieste di ascoltatori di questo podcast. Tre tipi di attività online che
molto spesso hanno conseguenze dolorose, e a volte devastanti, per chi vi
rimane coinvolto.
Benvenuti alla puntata del 29 settembre 2023 del Disinformatico, il
podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie
strane dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo, e proverò a spiegare cosa
si nasconde dietro queste parole nuove e insolite e come gestirne i pericoli.
[SIGLA di apertura]
Dropshipping, cos’è e cosa si rischia
Mi hanno scritto numerosi genitori, raccontando che i loro figli molto
giovani chiedono di poter iniziare un’attività di dropshipping.
Ragazzi e ragazze parlano di guadagni facili e cospicui, ispirandosi agli
spot che vedono nei social e ai tutorial che trovano su YouTube, e i
genitori spesso sono scettici all’idea di affidarsi ai consigli di
sconosciuti forse non del tutto disinteressati, temono che un’attività del
genere possa distogliere dallo studio e dal tempo libero, e spesso non hanno
ben chiaro cosa sia questo dropshipping.
Cominciamo dalle basi: il dropshipping consiste nel vendere via Internet
prodotti di vario genere, comprati sempre via Internet da vari fornitori
all’ingrosso. La differenza principale rispetto alla compravendita
tradizionale è che nel dropshipping il venditore non riceve la merce in un
proprio magazzino per poi spedirla al compratore, ma ordina al fornitore di
spedire direttamente la merce a quel compratore e guadagna sulla differenza
fra il prezzo a cui vende e il prezzo a cui compra.
Il fatto che non serva
disporre di un magazzino e spendere in anticipo per avere scorte di prodotti
da vendere rende questa attività particolarmente adatta al lavoro da casa
online e allettante per gli aspiranti imprenditori.
In sé il dropshipping non è illegale, se fatto bene. Il problema è riuscire a
farlo bene, evitandone i rischi. Per esempio, il venditore, cioè il dropshipper, che molto spesso sarebbe un minorenne, è legalmente responsabile di un prodotto che non gli passa mai per le mani ma di cui deve garantire la qualità
promessa.
Se per caso il fornitore spedisce un prodotto difettoso o addirittura
fraudolento o contraffatto, o non lo spedisce del tutto, è il
venditore-dropshipper che ne deve rispondere e lo deve rimborsare, con tutte
le conseguenze e i costi legali che ne possono derivare.
Il dropshipper deve inoltre spendere in pubblicità per farsi conoscere e
trovare clienti, deve lottare contro la concorrenza degli altri dropshipper,
deve creare un sito-catalogo nel quale offrire i prodotti, e deve pagare le
tasse e rispettare tutti gli obblighi di legge. Tutte cose che hanno costi non
trascurabili e richiedono tempo e impegno, con il rischio costante che dopo
tutta la sua fatica i clienti decidano di tagliarlo fuori e risparmiare,
comprando dalla concorrenza oppure direttamente dal fornitore.
Infatti per i
clienti non è difficile scoprire chi è quel fornitore, per esempio cercando in
Google l’immagine o la descrizione testuale del prodotto offerto, che
spessissimo è la stessa sul sito del dropshipper e sul sito del fornitore.
Inoltre i clienti sanno riconoscere i segnali tipici di un sito di
dropshipping: le foto della “sede aziendale” prese da siti di immagini stock,
le offerte ad alta pressione del tipo
“compra questo orologio entro 4 ore 17 minuti e 15 secondi per avere lo
sconto dell’80%!!”
e le testimonianze più o meno inventate dei clienti soddisfatti, tipo
“Maria ha appena comprato questa felpa ed è contentissima!”.
Le speranze di vendita e i margini di guadagno, insomma, rischiano di essere
molto bassi per il dropshipper, e basta qualche contestazione da parte di
clienti insoddisfatti per intaccare quei margini. Chi fa veramente soldi con
il dropshipping è chi fornisce i prodotti e i servizi, come il sito-catalogo,
il software di gestione delle compravendite, le agenzie pubblicitarie, le
consulenze tecniche. Nomi come AliExpress, Shopify, Oberlo.
E poi ci sono, purtroppo, i truffatori. Gente senza scrupoli che fa pubblicità
al dropshipping e lo presenta come un modo facile per fare soldi senza essere
esperti e standosene comodi a casa. Gente che però chiede soldi, per esempio
per far avere all’aspirante dropshipper un elenco di fornitori affidabili (che
in realtà sono solo prestanome), oppure per entrare in un circolo di
“affiliati” che promettono di far aumentare le vendite in cambio di un
compenso fisso, oppure ancora per partecipare a costosi “seminari” che
promettono di insegnare tecniche per ottimizzare il proprio sito e per vendere
con successo.
In sintesi: come per qualunque offerta online, anche per il dropshipping
bisogna studiare bene e informarsi sui rischi prima di investirci tempo e
denaro, senza farsi abbagliare dalle promesse di facili guadagni spesso
presentate su YouTube, e ricordandosi sempre che se fossero davvero facili,
quei guadagni li farebbero in tanti. Studiare il dropshipping, insomma,
è una buona occasione per esercitarsi a capire le complicazioni di un’attività
professionale; praticarlo, invece, rischia di essere una lezione di commercio
molto salata.
Il mio consiglio è di non dire seccamente “no” agli entusiasmi dei figli, ma di proporre di esplorare insieme tutte le sfaccettature di questa forma di commercio, creando un business plan, facendo una tabella di costi e ricavi, trovandosi una nicchia
di mercato esclusiva, informandosi sulle leggi e facendo ricerche, prima di
fare qualunque investimento di denaro. Magari alla fine non se ne farà nulla, e magari invece qualcuno diventerà un grande imprenditore, ma di sicuro si porterà a casa conoscenze ed
esperienze utili per qualunque lavoro futuro. Compresa la lezione più
importante di tutte: in qualsiasi corsa all’oro, quelli che fanno sicuramente
soldi sono sempre i venditori di picconi.
La seconda richiesta di aiuto di questo podcast arriva da Luca, che mi scrive
che suo padre che è caduto vittima di una truffa online: alcuni anni fa aveva
fatto un piccolo investimento di poche centinaia di euro con un
trader che poi era sparito nel nulla.
L’anno scorso è stato contattato
da persone che dicevano di far parte di una società di recupero portafogli
digitali che poteva aiutarlo a recuperare il suo investimento, che nel
frattempo era aumentato di valore a un centinaio di migliaia di euro.
Il padre
di Luca, in un periodo economicamente delicato, ha iniziato a versare migliaia
di euro in bitcoin a wallet sconosciuti, per sbloccare questa cifra,
finché la famiglia se ne è accorta ed è intervenuta. Ma alcuni mesi dopo il
padre è caduto di nuovo nella trappola e ha ricominciato a fare transazioni
tramite bitcoin per cercare di recuperare quei soldi persi.
A questa storia fa eco quella di Max, un cui amico (che chiamerò Giorgio) è
stato contattato su WhatsApp qualche mese fa da una donna che gli aveva
scritto per errore, sbagliando numero di telefono. Dall’equivoco era nata una
lunga conversazione amichevole, nella quale lei gli aveva raccontato qualcosa
della sua vita: la sua passione per le arti marziali usate per l’autodifesa
delle donne, il suo lavoro nella gestione delle criptovalute, e lui aveva
ricambiato raccontando qualcosa della propria vita. I due si erano scambiati
qualche foto, scrivendosi per giorni e tenendosi compagnia a vicenda con
piccole chiacchiere quotidiane sulla cucina, la religione, il lavoro, le
vacanze, i film preferiti.
Lei a un certo punto gli ha proposto di fare un piccolo investimento in un
sito Web dedicato alle criptovalute, ma senza fretta, seguendo i suoi
consigli, e le cose sono andate bene, con buoni guadagni iniziali, che Giorgio
ha reinvestito. Alla fine, dopo aver versato circa 20.000 euro, ha provato a
incassare quei guadagni, ed è lì che sono cominciati i problemi: con mille
scuse, il sito ha rifiutato di ridargli i soldi. A quel punto Giorgio ha
cercato su Internet qualcuno che potesse aiutarlo a riottenere il proprio
denaro, e ha trovato molti servizi di recupero di investimenti pronti ad
assisterlo in cambio di un anticipo.
Sono due storie di truffe che rivelano un secondo livello di inganno che sta
mietendo molte vittime in questo periodo anche dalle nostre parti: i falsi
servizi di recupero di denaro. Chi è incappato nel primo livello di truffa
cerca online qualche esperto nella speranza di riavere i propri soldi, e
facilmente trova sedicenti “hacker etici” che dicono di poterlo aiutare,
ovviamente in cambio di una parcella, che però stranamente non sono disposti a
detrarre dal denaro che dicono di essere così bravi a recuperare.
Infatti sono in realtà altri truffatori, che approfittano della situazione
disperata per togliere altri soldi alla vittima già in crisi. In alcuni casi,
questi secondi truffatori sono in combutta con i primi e arrivano addirittura
a fingere di essere rappresentanti delle autorità inquirenti che vogliono
restituire il maltolto alle vittime, ma per farlo, guarda caso, hanno bisogno
di un anticipo.
Purtroppo in casi come questi la strategia più prudente è semplicemente
troncare le comunicazioni, segnalare la vicenda alla polizia (quella vera),
presumere che i soldi dati ai primi truffatori siano persi per sempre, e
leccarsi le ferite prima che peggiorino. Qualunque presa di contatto da parte
di persone e organizzazioni che dicono di poter recuperare il denaro va vista
con grandissimo sospetto, specialmente se si parla di mandare altri soldi per
“coprire le spese” oppure di fare hacking per recuperare le somme
bloccate. Ma l’imbarazzo e la disperazione di chi è stato truffato rendono
molto difficile una scelta così lucida. Siate prudenti, e se avete amici o
familiari che considerate a rischio, parlatene con loro. La prevenzione aiuta.
“Sono entrato in videochat con una bella ragazza, ora mi ricatta con le mie immagini intime, cosa devo fare?”
È l’una e mezza di notte: squilla il telefono, e una voce angosciata mi chiede
aiuto. È un ragazzo che è appena stato vittima di una sextortion: è
stato contattato online da una bella ragazza sconosciuta, che in videochiamata
su un social network si è esibita spogliandosi e gli ha proposto di fare
altrettanto. Lui lo ha fatto, ma poi ha scoperto che la ragazza disinibita era
solo un’esca pilotata da un criminale, che ora lo ricatta pretendendo soldi
per non pubblicare la registrazione di quello che ha fatto il ragazzo davanti
alla telecamera.
È un copione classico, che però continua a fare vittime, per cui è il caso di
ripassare i consigli degli esperti su come comportarsi quando è troppo tardi
per parlare di prevenzione e ci si rende conto di essere finiti in una
trappola del genere.
Prima di tutto, non pagate: è inutile e la Prevenzione Svizzera della
Criminalità lo
sconsiglia
esplicitamente, spiegando che “pagare il riscatto non garantisce che le immagini o i filmati non siano pubblicati comunque.
Inoltre, spesso, l’estorsione continua anche dopo il primo pagamento con la
pretesa di una somma superiore.”
Conviene invece interrompere subito i contatti, cancellarli dalla lista degli
amici e non rispondere a nessun messaggio proveniente dal ricattatore. Se il
video è stato pubblicato, contattate la piattaforma social che lo ospita e
chiedetene immediatamente la rimozione. Queste piattaforme sono molto
sensibili al problema e di solito agiscono molto rapidamente.
La Prevenzione Svizzera della Criminalità raccomanda inoltre di raccogliere
tutti i mezzi di prova,
“le immagini e i filmati oggetto dell’estorsione, i dati di contatto dei
ricattatori e della donna, tutti i messaggi ricevuti da costoro (sequenze di
conversazione via chat, e-mail ecc.), le indicazioni per il versamento del
riscatto”
e poi sporgere denuncia, dato che l’estorsione
“è un reato perseguibile d’ufficio” e quindi
“la polizia è tenuta a avviare le indagini non appena viene a conoscenza di
un caso”.
Video della Prevenzione Svizzera della Criminalità (2020).
[Il sito della PSC dice testualmente: “La sextortion comporta sempre un tentativo di estorsione nei confronti della persona filmata. Dato che l’estorsione ai sensi dell’articolo 156 CP è un reato perseguibile d’ufficio, la polizia è tenuta a avviare le indagini non appena viene a conoscenza di un caso”]
Andare a denunciare una situazione del genere, specialmente se si è
giovanissimi e magari in una situazione familiare poco aperta a queste
questioni, è difficile. Ma se può essere di conforto, si tratta di
comportamenti molto diffusi e soprattutto non punibili dalla legge. La
Prevenzione Svizzera della Criminalità, infatti, precisa sul suo sito che
“la giustizia persegue i reati e non le debolezze umane”, e qui l’unico
reato è quello commesso dai criminali che stanno compiendo l’estorsione.
Alle raccomandazioni delle autorità posso aggiungere qualche suggerimento
dettato dall’esperienza, visto che richieste di aiuto di questo genere mi
capitano spesso. Il primo suggerimento è che rendere privati i propri profili
social è utile, ma non conviene chiuderli completamente.
Il secondo, più importante, è che il punto debole dei criminali è che se
resistete alle loro richieste di pagamento, il vostro video intimo per loro
non vale più nulla e diventa anzi una perdita di tempo. Inoltre sanno che se
lo pubblicano su una piattaforma social, verrà rimosso molto rapidamente dai
filtri automatici e il loro account verrà bloccato e dovranno aprirne un
altro. E se pubblicano il video altrove, a quel punto è ovviamente inutile che
paghiate il riscatto, per cui normalmente si limitano a minacciare la
pubblicazione. Dato che di solito hanno molte vittime di cui si stanno
occupando contemporaneamente, è molto probabile che se opponete resistenza vi
lasceranno perdere, senza pubblicare il video neppure per ripicca. A modo
loro, sono professionisti, e non hanno tempo da perdere con gesti
inconcludenti. Se considerate tutte queste cose, diventa più facile rendersi
conto di essere tutto sommato in una posizione di forza, nonostante le
apparenze.
E giusto per dare un’idea di quanto siano cinici e di quanto sia inutile
pagare nella speranza di eliminare i video, vi segnalo un caso recentissimo
che mi è capitato: un altro ragazzo, oggi ventunenne, è stato contattato da
dei criminali che hanno minacciato di pubblicare un suo video intimo ottenuto
con questo inganno anni prima da altri truffatori. Il ragazzo all’epoca aveva
pagato, ma i criminali, invece di distruggere il video, lo hanno rivenduto ad
altri malviventi, aggiungendo guadagno al guadagno. Il nuovo tentativo di
estorsione, comunque, è stato respinto.
[NOTA: queste raccomandazioni valgono specificamente nel caso di criminali che agiscono a scopo di estorsione. Purtroppo esistono anche persone che usano la stessa tecnica per ricattare persone molto giovani e indurle a sottoporsi ad abusi personali durante incontri diretti con i ricattatori, come in questo caso britannico in cui un uomo di 24 anni si è finto una ragazzina sui social network, adescando ragazzi da 11 a 16 anni e facendosi mandare immagini intime che minacciava di diffondere se le vittime non assecondavano le sue richieste]
Dato che questi comportamenti riguardano fasce d’età sempre più giovanili, non
è mai troppo presto per parlarne in famiglia e mettere in guardia contro
questo genere di ricatto, messo in atto con ragazze molto convincenti che sono
complici dei criminali. Anche qui, la prevenzione è sicuramente meglio della
cura, e magari evita una telefonata di panico all’una e mezza di notte.
La Dama del Maniero mi ha regalato un volo all’Aerogravity di Pero: una galleria del vento verticale.
Meraviglioso. Questo è solo un pezzetto dell’avventura. Io sono quello in
rosso.
Oggi (27 settembre) sono rientrati sulla Terra due cosmonauti russi (Sergey Prokopyev e Dmitri Petelin) e un astronauta statunitense (Frank Rubio), usando un veicolo Soyuz MS-23 russo. Rubio ha stabilito il nuovo record statunitense di durata di una singola missione spaziale, con 371 giorni. I suoi colleghi russi sono rimasti a bordo per lo stesso tempo.
Questo è il consueto comunicato stampa della NASA:
September 27, 2023 RELEASE 23-108 Record-Setting NASA Astronaut, Crewmates Return from Space Mission
Credits: NASA TV
After spending an American record-breaking 371 days in space, NASA astronaut
Frank Rubio safely landed on Earth with his crewmates Wednesday.
Rubio departed the International Space Station, along with Roscosmos
cosmonauts Sergey Prokopyev and Dmitri Petelin, at 3:54 a.m. EDT, and made a
safe, parachute-assisted landing at 7:17 a.m. (5:17 p.m. Kazakhstan time),
southeast of the remote town of Dzhezkazgan, Kazakhstan.
“Frank’s record-breaking time in space is not just a milestone; it’s a major
contribution to our understanding of long-duration space missions,” said NASA
Administrator Bill Nelson. “Our astronauts make extraordinary sacrifices away
from their homes and loved ones to further discovery. NASA is immensely
grateful for Frank’s dedicated service to our nation and the invaluable
scientific contributions he made on the International Space Station. He
embodies the true pioneer spirit that will pave the way for future exploration
to the Moon, Mars, and beyond.”
Rubio
launched
on his first spaceflight on Sept. 21, 2022, alongside Prokopyev and Petelin.
Rubio’s spaceflight is the longest single spaceflight by a U.S. astronaut,
breaking the record previously held at 355 days by NASA astronaut Mark Vande
Hei.
During his mission, Rubio completed approximately 5,936 orbits and a journey
of more than 157 million miles, roughly the equivalent of 328 trips to the
Moon and back. He witnessed the arrival of 15 visiting spacecraft and the
departure of 14 visiting spacecraft representing crewed and uncrewed cargo
missions.
Rubio’s extended mission provides researchers the opportunity to observe the
effects of long-duration spaceflight on humans as the agency plans to return
to the Moon through the
Artemis missions and prepare for
exploration of Mars.
Rubio, Prokopyev, and Petelin launched aboard the Soyuz MS-22 spacecraft but,
due to a
coolant leak, returned to Earth aboard the Soyuz MS-23. The affected Soyuz MS-22 capsule
returned without its crew after the Soyuz MS-23 capsule
launched
as a replacement on Feb. 23, 2023.
Following post-landing medical checks, the crew will return to Karaganda,
Kazakhstan. Rubio will then board a NASA plane bound for his return to
Houston.
During his record-breaking mission, Rubio spent many hours on
scientific activities aboard the space station, conducting a variety of tasks ranging from plant research to physical
sciences studies.
With the undocking of the Soyuz MS-23 spacecraft, Expedition 70 officially
began aboard the station. NASA astronauts
Loral O’Hara
and
Jasmin Moghbeli
remain aboard the orbital outpost alongside ESA (European Space Agency)
astronaut Andreas Mogensen, who became station commander Sept. 26, JAXA (Japan
Aerospace Exploration Agency) astronaut Satoshi Furukawa, and Roscosmos
cosmonauts Konstantin Borisov, Oleg Kononenko, and Nikolai Chub.
Mogensen, Moghbeli, Furukawa, and Borisov will return to Earth in February
2024, after a short handover with the crew of
NASA’s SpaceX Crew-8 mission. O’Hara is scheduled to return to Earth in March 2024, while Kononenko and
Chub will spend a year aboard the station, returning in September 2024.
Stazione Spaziale Internazionale (7)
Jasmin Moghbeli (NASA) (dal 2023/08/26)
Andreas Mogensen (ESA) (dal 2023/08/26, attuale comandante della Stazione dal 2023/09/26)
Ho appena aggiornato Thunderbird alla versione più recente, la 115.2.3, e vedo
che è scomparsa un’impostazione che trovavo utilissima e che vorrei
ripristinare: la colorazione alternata delle righe dell’elenco dei messaggi
ricevuti.
Ora l’elenco è un mare bianco di righe tutte uguali, come vedete qui sotto, ed
è facile (perlomeno per me) perdere l’allineamento e pensare che un titolo si
riferisca a un mittente che non è quello giusto. Con la colorazione alternata,
come quella della carta dei moduli continui di una volta, è tutto molto più
semplice e chiaro, specialmente quando la finestra di Thunderbird è molto
larga. Ho sempre adottato questa colorazione e adesso mi manca; anche la Dama
del Maniero lamenta la sua scomparsa.
Prima era così:
Avete idee su come risolvere la questione?
Ho già cercato nei
Temi (Themes) per
Thunderbird e non ho trovato nulla; molti mi sembrano molto obsoleti o
comunque incompatibili, e nessuno sembra indicare specificamente di avere
quest’impostazione.
Cercando online ho trovato
questo suggerimento, riferito però a Thunderbird 91.8, che consiglia quanto segue:
Andare nel Config Editor di Thunderbird (tre trattini in alto a destra,
Settings, scorrere giù, Config Editor) e cambiare
toolkit.legacyUserProfileCustomizations.stylesheets a True.
Identificare la cartella del profilo generale di Thunderbird: la si trova
cliccando sui tre trattini in alto a destra -
Help - Troubleshooting information, trovando Profile Folder e
cliccando su Show in Finder, perlomeno su macOS.
In questa cartella, creare una sottocartella di nome chrome (se non
esiste già).
Creare un file di testo semplice di home userChrome.css (con la C
maiuscola) e metterlo nella cartella chrome suddetta.
Nel file userChrome.css, immettere le proprie preferenze e salvare il
file.
Chiudere e riavviare Thunderbird: le modifiche immesse in
userChrome.css vengono attivate e valgono per tutti gli account di
mail.
Ho visto che questo modo di usare userChrome.cssnon è ufficialmente supportato
ma funziona in Thunderbird 115, perlomeno per alcune impostazioni: per
esempio, le seguenti righe (trovate
qui)
evidenziano in rosso qualunque mail non ancora letta.
#threadTree tbody [data-properties~="unread"] {
color: red !important;
}
Queste righe (trovate
qui) cambiano la spaziatura fra le righe dell’elenco:
Queste (trovate
qui)
tracciano una sottile riga grigia fra un messaggio e l'altro, facilitando la lettura;
non è una soluzione perfetta, ma è meglio di niente:
Non è facile trovare informazioni sulla questione, anche perché non ha un nome
preciso. Nell’help di Thunderbird “antico” ho trovato che viene citata a volte
come Zebra striping.
Se avete suggerimenti, segnalateli nei commenti. Grazie anticipate!
---
2023/09/23 19:25. La soluzione è nei commenti, fornita da Nikybiasion, ed è qui sotto. Funziona! Grazie!!
Se frequentate questo blog da un po’ di tempo, avrete notato che ci sono alcuni
personaggi particolarmente ossessivi che tentano in tutti i modi di intrufolarsi
fra i commentatori per creare polemiche sul nulla e avviare discussioni
estenuanti e inutili. È anche per scoraggiare questi comportamenti che da sempre
la moderazione di questo blog è principalmente preventiva: con pochissime
eccezioni, nessun commento viene pubblicato senza essere prima letto da un
moderatore.
Per filtrare ulteriormente gli ossessivi che vengono bannati e poi si
ripresentano con un altro account Disqus, da tempo ho attivato la regola che
qualunque nuovo account deve mandarmi una prova informale di identità. Niente
di fiscale e infallibile, ma un semplice deterrente in più.
Questo metodo funziona bene, ma non mi piace fare solo repressione e
dissuasione, per cui da oggi introduco gradualmente una maggiore
apertura dei commenti. I commentatori che hanno dimostrato di essere
responsabili e costruttivi in quello che scrivono, di non essersi iscritti a
Disqus solo per postare qui e trollare, e che hanno un account Disqus di lunga
data vedranno che i loro commenti verranno pubblicati automaticamente e
immediatamente. Chi si presenta qui con un account nuovo di pacca (o quasi) e ignora l’invito a identificarsi verrà semplicemente cestinato o bannato. Ci sono anche altri criteri, che non
pubblico qui per non facilitare i tentativi dei succitati troll.
Tutti i commenti continueranno a essere letti da un moderatore e qualunque
commento inaccettabile verrà moderato. Le critiche e le opinioni differenti
restano ovviamente ben accette (meglio se sono ben documentate e argomentate).
Questo cambiamento avverrà progressivamente ed è già attivo da alcuni mesi per
alcuni commentatori. Altri si aggiungeranno man mano. Non prendetevela se non siete fra i preapprovati: il criterio principale è la lunga data, e per ora ho scelto una data molto lunga.
Insomma, i troll che volevano far danni hanno invece prodotto benefici, e
questa credo che sia la retribuzione migliore per la loro imbecillità.
Le regole sono semplici: non scrivete cazzate, non fate carognate, usate il
buon senso e divertitevi!
La nuova versione di Mastodon, la 4.2, introduce moltissime novità e
semplificazioni,
descritte in italiano su Gomoot.com. Una delle principali è la ricerca, che prima funzionava solo per gli
hashtag: ora invece si può cercare testo nei post, nei profili e nelle bio e
si può cercare un utente.
Come tante cose in Mastodon, anche per la ricerca è fondamentale il principio
della protezione dell’utente, per cui rendersi visibili richiede una scelta
volontaria precisa dell’utente e non viene imposto dall’alto.
Quindi se volete essere cercabili e trovabili su Mastodon, andate nel vostro
profilo, scegliete la sezione Privacy e copertura e controllate
che siano attive le seguenti opzioni:
Include il profilo e i post negli algoritmi di scoperta
Includi i post pubblici nei risultati di ricerca
Includi la pagina del profilo nei motori di ricerca
Fatto questo, cliccate su Salva modifiche.
Se scrivete un post (o toot) che non volete che sia cercabile, potete
escludere quel singolo post cliccando sull’icona del mondo, che regola la
visibilità del post, e scegliere Non elencato, che significa che il
post sarà visibile a tutti ma non sarà incluso nelle funzioni di ricerca o
scoperta.
Dato che Mastodon è un social network federato, non centralizzato, la nuova funzione di ricerca sarà disponibile soltanto sulle istanze che si aggiornano alla versione 4.2 e scelgono di implementare la cercabilità. Chi non vuole essere trovato è al sicuro. È anche così che si fanno notare le differenze rispetto ai social network commerciali, nei quali al centro c’è il profitto, non l’utente.