L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2010/05/26 18:10.
Il 31 maggio prossimo vedremo se davvero la "rivolta" contro Facebook avrà avuto effetto. È questa, infatti, la data scelta come giornata mondiale dell'abbandono di Facebook, almeno secondo Quitfacebookday.com.
Finora le adesioni sono state piuttosto modeste: al momento in cui scrivo sono 15.370. Niente, rispetto ai 500 milioni di utenti stimati di Facebook: uno su trentaduemila e rotti. Invece secondo un sondaggio della società di sicurezza informatica Sophos, almeno il 60% degli utenti starebbe pensando di mollare il social network e il 16% avrebbe dichiarato di aver già smesso di usare Facebook a causa dell'inadeguatezza dei controlli sulla gestione dei propri dati. Forse la differenza fra i due rilevamenti deriva dal fatto che non tutti coloro che hanno deciso di mollare Facebook si sentono in dovere di annunciarlo tramite il sito dell'iniziativa: lo fanno e basta. O forse il campione scelto da Sophos non è rappresentativo.
Comunque sia, questa iniziativa e i numerosi articoli nei media a proposito dell'irritazione degli utenti per le continue e labirintiche variazioni delle regole di privacy di questo social network hanno messo Mark Zuckerberg, suo fondatore, sulla difensiva.
Zuckerberg ha ammesso ieri in un articolo sul Washington Post che Facebook ha "mancato l'obiettivo" nel fornire agli utenti così tante opzioni di regolazione della propria privacy e ha riconosciuto che "ci deve essere un modo più semplice per controllare le vostre informazioni". Nelle prossime settimane verranno aggiunti "comandi di privacy molto più facili da usare. Vi daremo anche un modo facile di disattivare tutti i servizi forniti da terzi".
Promesse interessanti, che però vengono dopo che il Wall Street Journal ha segnalato che in alcune circostanze, quando un utente cliccava su una pubblicità, Facebook mandava il nome o l'identificativo di quell'utente all'inserzionista. Lo stesso o quasi facevano MySpace e altri social network, come LiveJournal, Hi5, Xanga, Digg e Twitter: inviavano agli inserzionisti le coordinate del profilo che veniva visitato in quel momento da chi aveva cliccato sulla pubblicità. Facebook dice di essere corso ai ripari "non appena ne abbiamo saputo", ma il problema esisteva da almeno nove mesi ed era stato segnalato ai rispettivi social network quando era stato scoperto dai ricercatori del Worcester Polytechnic Institute e degli AT&T Labs. Molti si chiederanno come abbia potuto restare inosservata così a lungo una magagna del genere, così favorevole per gli inserzionisti e in violazione delle norme deontologiche del settore pubblicitario. La vicenda è insomma un'altra crepa nella reputazione di Facebook.
Il problema della privacy non rispettata da Facebook sembra aver raggiunto la massima visibilità dopo il debutto del sistema Open Graph, quello che permette di includere nelle pagine di tutto il Web un pulsante che informa Facebook che una certa pagina piace e permette a Facebook di inviare all'utente informazioni pertinenti (o pubblicità mirata). Il sistema è disattivabile, ma solo disattivandolo per ogni singolo sito che vi partecipa.
E voi cosa farete il 31 maggio? Ho predisposto un sondaggio nella colonna di destra di questo blog. Dite la vostra.
Aggiornamento (18:10). La BBC ha pubblicato da poco la notizia che da domani 26 maggio Facebook attiverà per tutti i propri utenti una nuova serie di impostazioni di privacy più semplici. I dettagli saranno pubblicati nel blog di Facebook.
Fonti: BBC, BBC, BetaNews, Allfacebook.com, Inc.com, BBC, CNN.
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