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2017/05/05

Attacco informatico virale via mail tramite Google Docs

Nella notte fra mercoledì e giovedì ha iniziato a circolare su Gmail una mail che sembrava un invito, proveniente da un amico o collega, a condividere un documento pubblicato su Google Docs, che in realtà era un attacco informatico che portava la vittima a un sito simile a quello di Google e otteneva l'accesso alla rubrica dei contatti se la vittima cliccava sulla richiesta di permesso d'uso delle credenziali di Google. La rubrica così acquisita veniva poi usata dall'attacco per mandare altre copie della mail-trappola agli indirizzi presenti nella rubrica stessa.

L'attacco sembra aver attaccato per primi vari giornalisti ma si è poi diffuso in maniera virale, come gli attacchi classici di una volta. Per fortuna Google è intervenuta dopo circa un’ora dalle prime segnalazioni, togliendo le pagine false ed eliminando gli account usati per l'attacco.

La mail-trappola era ben strutturata, con uno stile identico a quello delle vere richieste di Google e con un link che portava a una vera pagina di autorizzazione di Google. Il trucco usato per scavalcare le protezioni di Google era basato in parte sul fatto che il Google Docs da quale sembrava provenire il documento da condividere era in realtà un'app esterna a Google che era stata denominata "Google Docs" e usava un'icona uguale al logo di Google Docs.

Secondo Google sono stati colpiti "meno dello 0,1% degli utenti Gmail", che significa comunque che sono state coinvolte centinaia di migliaia di persone in un'oretta. Google dice inoltre che l'unico danno agli utenti è la sottrazione delle loro rubriche di contatti. Un danno non banale, specialmente per chi ha in rubrica contatti riservati.

Se avete per caso cliccato sull'invito, vi conviene andare a myaccount.google.com/permissions e verificare i permessi che avete dato alle app: se trovate un'app denominata "Google Doc", rimuovetela. E attenzione alle mail che vi arrivano da persone che conoscete: potrebbero essere delle trappole create attingendo alle rubriche acquisite da questo attacco.


Fonti: The Verge, Ars Technica, Ars Technica, Motherboard, The Register.

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