L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2017/06/06 14:00.
Se volete farvi un’idea di come vengono utilizzati in pratica i dati che riversiamo più o meno inconsapevolmente in Internet, c’è una ricerca molto interessante pubblicata dall’austriaca Cracked Labs: s’intitola Corporate Surveillance in Everyday Life: How Companies Collect, Combine, Analyze, Trade, and Use Personal Data on Billions.
Ne cito giusto tre esempi:
– A Singapore, un’azienda calcola l’affidabilità delle persone per i prestiti basandosi sull'uso del telefonino, sulle applicazioni adoperate, sulle transazioni con le società di telecomunicazioni e sui dati immessi nel Web e nei social network, compresi i clic e il modo in cui vengono immessi i dati nei moduli da compilare online. Vengono valutati persino l'uso della batteria e il suo scaricamento eccessivo.
– La compagnia assicurativa Aviva fa previsioni sulla salute individuale per malattie come diabete, cancro e depressione usando i dati dei consumatori usati tradizionalmente per il marketing, che ha comperato da un data broker.
– Nei casinò di Las Vegas si usa la predictive analytics per stimare il walk-away pain point, ossia il punto in cui un giocatore sta soffrendo così tanto per le proprie perdite da decidere di andarsene, e intervenire offrendogli buoni pasto gratuiti per farlo restare.
Il rapporto fa anche i nomi dei grandi aggregatori di dati: non solo Facebook, Google, Microsoft, Apple e Roku, con i loro ID pubblicitari (pag. 68 del rapporto), ma anche aziende come Acxiom, Experian e Oracle, e le media company, gli operatori telefonici, i fornitori di servizi Internet, le catene alberghiere, le compagnie aeree. Tutto senza che ce ne accorgiamo.
Fonte aggiuntiva: The Register.
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