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2018/08/26

1972, chicca elettrica in uno sketch di Raimondo Vianello e Gianni Agus

In Sai che Ti Dico?, del 1972, c’è uno sketch con Raimondo Vianello e Gianni Agus che fanno la parte degli archeologi del futuro; lo potete rivedere qui sulle Teche Rai. La Dama del Maniero Digitale l’ha rivisto a TecheTecheté qualche giorno fa e me ne ha fatto notare una particolarità.

Agus: Cari amici, finalmente il mistero della scomparsa della civiltà di duemila anni or sono è stato risolto. Si credeva finora che questa scomparsa fosse dovuta alle esplosioni atomiche. Viceversa, gli scavi compiuti dal professor Mixer hanno rivelato una ben diversa soluzione del mistero. Dunque, professore...

Vianello: Qui dove noi ci troviamo c’era...

Agus: Scusi, professore, parli solo quando mi si accende la luce della telecamera. Ecco, parli, prego.


Vianello: Ecco, qui dove noi ci troviamo c’era una penisola dalla strana forma di stivale. Noi ci troviamo al centro di questa penisola, dove sorgeva una grande città chiamata Ramo.

Agus: Ah! Ramo!

Vianello: Ramo, sì (estrae un foglietto di appunti). Ramo. Ah, no, Roma!

Agus: Roma.

Vianello: I nostri scavi si riferiscono esattamente al centro della città di Roma.

Agus: Ma perché, di questa città non è rimasto niente?

Vianello: Niente, assolutamente niente. Però abbiamo avuto la fortuna di portare alla luce migliaia e migliaia di queste strane scatole di metallo, che ci hanno dato l’esatta soluzione del problema.


Agus: Ma scusi, professore, a che cosa servivano?

Vianello: Mah, probabilmente per spostarsi da un luogo all’altro, ma l’aumento vertiginoso del numero di queste scatole di metallo provocò una serie di ingorghi caotici finché si arrivò al cosiddetto ingorgo finale.

Agus: Vale a dire, professore?

Vianello: Vale a dire che non riuscirono più a muoversi. Rimasero tutti bloccati, la città fu paralizzata e di conseguenza morirono tutti di inedia.

Agus: Oh, impressionante!

Vianello: Ê impressionante perché questo fu l’inizio della fine della civiltà dell’anno duemila, che praticamente si è autodistrutta.

Agus: Professore, come si muovevano queste scatole di metallo?

Vianello: È difficile dirlo, perché noi abbiamo trovato solo i gusci. Secondo una mia teoria usavano l’elettricità per non inquinare l’aria.

Assistente: Professore, professore!

Vianello: Sì? Haha! La mia teoria era esatta! È chiaro che usavano il braccio e la mano come antenna per captare l’elettricità dell’aria e trasformarla in energia motrice. Guardi!


Quasi cinquant’anni fa, insomma, i danni da inquinamento erano già tanto evidenti da essere oggetto di uno sketch comico e la soluzione elettrica era altrettanto ovvia. Gli archeologi del futuro troveranno davvero incredibile l’idea di una civiltà che riempie le città di migliaia di scatole di metallo che inquinano l’aria, comperate e usate sapendo che sono inquinanti, e rifiuteranno l’idea che le popolazioni antiche siano state così stupide e dissennate. Ridiamoci sopra, che è meglio :-)


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