Ultimo aggiornamento: 2022/02/16 10:40.
Allerta spoiler: questo articolo descrive il finale del libro 1984 di George Orwell. Se non volete sapere come finisce il romanzo, non leggete oltre.
Adoro scoprire qualcosa che ribalta le mie certezze e amplia le mie conoscenze. Avete presente 1984 di George Orwell? Il romanzo famoso per la sua visione apocalitticamente pessimista di una dittatura che controlla le persone attraverso una sorveglianza continua e ossessiva e una continua, opprimente riscrittura del passato e una neolingua fatta appositamente per impedire pensieri sovversivi?
La narrazione nel romanzo si conclude (allerta spoiler) con la resa totale del protagonista, Winston Smith, che subisce un memorabile lavaggio del cervello. Il regime sembra destinato a durare per sempre, impermeabile a qualunque tentativo di ribellione. “Se vuoi un'immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano — per sempre” gli dice fiero e inesorabile uno dei suoi torturatori.
È un finale forte, duro, che ha contribuito non poco a imprimere nella cultura
i concetti di 1984. Ma non è il vero finale.
Questo thread su Twitter, infatti, fa notare che l’appendice linguistica al libro (Principles of Newspeak o Principi di Neolingua, disponibile qui in inglese), che molti non leggono (o leggono distrattamente), contiene alcune rivelazioni annidate tra le righe. Traduco e riassumo il thread.
L’appendice è scritta da storici nel futuro nell’universo del romanzo, e questi storici descrivono un sistema (la Neolingua) che è scomparso. Vuol dire che il regime (Ingsoc o Socing nell’edizione italiana) è crollato, e suggerisce che sia crollato prima del 2050. In altre parole, 1984 ha una specie di lieto fine.
L’appendice dice che la Neolingua descritta in 1984 è raccolta nella nona e decima edizione del dizionario di Neolingua e che l’undicesima edizione fu quella finale. Non si sa quando il Partito è salito al potere o ha dato il via alla Neolingua, ma se è già arrivato alla decima edizione nel 1984 o giù di lì e il Partito non sale al potere prima del 1959, allora le edizioni vengono pubblicate al massimo ogni tre o quattro anni. Se la decima edizione viene pubblicata all’incirca nell’epoca degli eventi descritti nel libro e il Socing dura abbastanza da produrre un’undicesima edizione ma non una dodicesima, questo vuol dire che il regime è crollato circa un decennio dopo gli avvenimenti raccontati.
Un altro indizio è che era prevista la traduzione in Neolingua dei classici della letteratura inglese, per poi distruggere gli originali. La fine di questa traduzione era prevista per non prima del primo o secondo decennio del ventunesimo secolo. Ma i tempi verbali, e il fatto che i futuri autori dell’Appendice danno per scontato che i lettori conoscano le opere di Shakespeare, Milton, Jefferson e altri, fanno presumere che l’Ingsoc sia crollato appunto prima del primo o secondo decennio del ventunesimo secolo.
E ancora: O’Brien (il torturatore di Winston Smith) promette di eliminare totalmente la sua esistenza come dimostrazione del potere del Partito: “Né un nome in un registro, né un ricordo in un cervello in vita”. Ma l’Appendice cita “Il Ministero della Verità, dove lavorava Winston Smith”, e questo implica che i futuri autori dell’Appendice siano al corrente dell’esistenza di Smith e che il suo ricordo non sia quindi stato estirpato.
Orwell avrebbe quindi scritto un epilogo ottimista, ma lo avrebbe nascosto sotto forma di appendice tecnica, ignorata da tanti perché sembrava semplicemente un saggio linguistico. E ha fatto bene, perché sarebbe stato un crimine letterario guastare il pugno allo stomaco di quell’“Amava il Grande Fratello” appiccicandovi un epilogo esplicito a lieto fine. Il lieto fine c’è, ma Orwell te lo fa sudare.
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Luca Frusone mi segnala via Twitter un’altra peculiarità decisamente orwelliana delle varie edizioni di 1984: non sono tutte uguali, e anzi differiscono in un aspetto fondamentale: la presenza o assenza di un singolo carattere di stampa, forse per errore o su istruzione di Orwell stesso, che cambia completamente la vicenda di Winston Smith. Cosa decisamente ironica, visto che uno dei temi del libro è l’alterazione dei documenti per adattare la storia al volere politico. Se vi interessa, la trovate in inglese qui.
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