Cerca nel blog

2006/02/07

AOL e Yahoo vogliono l’e-mail commerciale a pagamento

Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "enrico.asso****", "claracucco" e "bucaneve".

I megaprovider statunitensi AOL e Yahoo introdurranno, fra un paio di mesi, una formula commerciale che consentirà alle aziende di pagare per avere la garanzia che i loro messaggi vengano recapitati agli utenti di AOL e Yahoo. Ne parlano per esempio il New York Times, BoingBoing e RealTechNews. AOL è decisa a procedere; Yahoo vuole prima svolgere una sperimentazione.

In pratica, le aziende che vorranno scavalcare con certezza i filtri antispam di AOL e Yahoo dovranno pagare da un quarto di centesimo a un centesimo di dollaro per ogni e-mail spedito. Una sorta di "francobollo" online. Chi non paga (azienda o privato) dovrà vedersela con i filtri, anche se i suoi messaggi sono stati richiesti dal destinatario. Per esempio, ogni e-mail di tracciamento di un acquisto su Amazon o di transazione su eBay, e ogni e-mail di conferma di una prenotazione fatta via Internet, sarà tassato da AOL e Yahoo se il destinatario è un utente di questi due provider.

Il progetto rischia di diventare una forma di spam garantito per gli utenti di AOL e Yahoo: gli spammer e tutte le aziende specializzate in pubblicità inutile potranno pagare per essere sicuri di rompere l'anima agli utenti, esattamente come avviene adesso con la posta pubblicitaria cartacea. Gli utili vanno ai provider, mentre agli utenti bombardati non va un soldo. Bella mossa.

Consiglio per gli utenti AOL/Yahoo: siccome i messaggi pubblicitari "bollati" avranno un identificativo standard nel titolo ("AOL Certified E-Mail", per esempio), impostate un filtro che mandi tutti i messaggi con questo titolo nel cestino.

A me sembra che il "francobollo" per l'e-mail sia semplicemente un'altra forma di guadagno per i provider, propinata con la scusa di combattere lo spam. In realtà la sua efficacia antispam sarà nulla (gli spammer sanno come aggirare i filtri e arrivare a destinazione senza pagare), e anzi c'è il rischio che porti a danni anche peggiori. Cosa succede se uno spammer riesce a mandare e-mail "bollata", aggirando totalmente i filtri antispam e addebitandola a un inserzionista legittimo?

Preoccupazioni di sicurezza a parte, è un precedente pericoloso. Con la scusa che non ci sono altri modi per combattere lo spam (grossa bugia, visto che gli spammer più attivi sono negli USA, dove le leggi antispam ci sono eccome), si rischia di rendere "giusto e naturale" far pagare per inviare un e-mail. E' quello che si fa con la posta cartacea, no? Che c'è di male?

C'è di male che la gente usa l'e-mail proprio perché è gratis, e questo permette di mantenere rapporti personali a distanza con una frequenza impossibile con qualsiasi altro sistema. A quanti amicizie nate in Rete dovreste rinunciare se doveste pagare per ogni e-mail che mandate?

La tassa sull'e-mail è ancora più nefasta per la libera circolazione delle idee. Oggi chiunque può gestire una mailing list e creare una comunità virtuale di amici che condividono uno stesso interesse, a costo zero. Obbligare un gestore di mailing list a pagare per ogni invio significherebbe dare solo a chi ha soldi la possibilità di parlare. La mia newsletter ha dodicimila iscritti: a 0,0025 dollari a messaggio, ogni invio mi costerebbe trenta dollari. Una newsletter al giorno mi costerebbe 900 dollari al mese. Chiuderei subito.

Nessun commento: