L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2009/07/27.
Alla faccia di chi blatera di una congiura del silenzio degli astronomi di tutto il mondo per nascondere l'imminente, letale arrivo del pianeta Nibiru, è stato proprio un astrofilo, ossia una persona comune con l'hobby dell'astronomia, ad accorgersi per primo di un sorprendente fenomeno: una macchia scura comparsa improvvisamente su Giove domenica scorsa e grande grosso modo quanto l'Oceano Pacifico. Per via delle immense dimensioni di Giove, la macchia appare come un puntino scuro nella parte superiore di quest'immagine:
L'australiano Anthony Wesley, autore della foto, racconta nel proprio sito come ha notato l'evento con il proprio telescopio da 14,5 pollici e ha avvisato subito i colleghi professionisti via mail. In breve è stato confermato che si tratta dei segni di un impatto, probabilmente prodotto da una cometa o da un asteroide: non è un cratere, perché Giove non ha una superficie solida (o meglio, quella che vediamo è la regione superiore della sua atmosfera), ma è più paragonabile al segno lasciato da un sasso nel cadere in uno stagno. Solo che il sasso era grandicello e il segno è grande, appunto, come il nostro oceano terrestre più grande.
L'immagine qui sotto, catturata nell'infrarosso da uno dei telescopi della NASA alle Hawaii, mostra la macchia apparentemente in negativo: in realtà rappresenta il calore tramite gradazioni di luminosità, per cui la macchia è bianca perché è più calda dell'ambiente circostante.
Dobbiamo preoccuparci? Assolutamente no. Anzi, ringraziamo Giove che fa da spazzino. La sua enorme attrazione gravitazionale richiama infatti gli oggetti vaganti nel sistema solare e li deflette dalle loro traiettorie, evitando che magari finiscano sulla Terra.
Un evento di questo genere va festeggiato, oltretutto, perché dimostra che l'astronomia è una delle poche scienze nelle quali il contributo dei dilettanti e degli appassionati è tuttora assolutamente vitale. E spiega le ragioni per le quali è necessario l'investimento nella ricerca astronomica e spaziale: perché altrimenti un giorno uno di questi macigni volanti verrà verso di noi e non potremo fare nulla per deviarlo. Qualcuno ha detto Apophis? :-)
In quanto alla straordinaria coincidenza di date, visto che l'impatto di domenica è avvenuto esattamente 15 anni dopo l'impatto su Giove della cometa Shoemaker-Levy 9, sembra appunto trattarsi di una semplice casualità: le probabilità erano comunque una su 365, quindi non esagerate, e non c'è motivo astronomico che leghi il tempo impiegato dalla Terra a ruotare intorno al Sole con la periodicità delle cannonate subite dal pianeta più grande del sistema solare.
Ancora una volta: chi ha bisogno delle fantasie stantie di Voyager, quando la scienza reale è così affascinante? Come possono competere delle elucubrazioni su quattro scarabocchi a Rennes-le-Chateau con un buco grande come l'Oceano Pacifico?
Maggiori informazioni e ulteriori immagini sono su SkyAndTelescope.com, Spaceweather.com, e JPL. Una serie di foto in luce naturale della macchia è stata scattata dal telescopio spaziale Hubble, anche se i suoi nuovi strumenti non sono ancora stati calibrati a fondo, ed è disponibile su Hubblesite.org.
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