Tecniche d'indagine in Rete: Googlewhack
Il Googlewhack sembra il massimo della perdita di tempo: è un gioco, nato in Rete intorno al 2002, che consiste nel cercare in Google due parole di senso compiuto che diano uno e un solo sito come risultato. Non sono ammesse le virgolette che impongono a Google di presentare soltanto i siti che contengono le due parole consecutive e non sono permessi i nomi propri.
Nel momento in cui si pubblica online la coppia di parole, se non si sta attenti si vanifica la propria scoperta, perché Google di norma indicizza anche la pagina che annuncia il ritrovamento della coppia, e a quel punto le pagine che la contengono sono due e quindi quel Googlewhack non è più un Googlewhack.
Questo passatempo è tornato alla ribalta perché ne è stata annunciata una variante che si può utilizzare per smascherare le identità online ed è stata usata con successo per scoprire chi era Belle du Jour, uno dei segreti letterari meglio custoditi di questi anni.
Nel 2003, Belle de Jour era il nome d'arte online di una prostituta britannica da trecento sterline l'ora (500 franchi, 330 euro). Il diario delle sue esperienze veniva pubblicato come blog, diventando popolarissimo e aggiudicandosi il premio come blog dell'anno indetto da giornale The Guardian. Tutti si chiedevano chi ci fosse dietro lo pseudonimo: infatti uno stile letterario notevole e una competenza nell'uso del mezzo informatico che stridevano con i cliché sul mondo della prostituzione facevano sospettare una burla o un'operazione commerciale.
La caccia alla vera identità della blogger è stata frenetica, specialmente dopo che Belle è riuscita a pubblicare il proprio diario come libro cartaceo (in due volumi, nientemeno) e dopo che la sua storia è stata trasformata in una miniserie televisiva con Billie Piper (sì, la Rose di Doctor Who). Ma l'anonimato è rimasto beffardamente intatto a lungo.
E' a questo punto che entra in scena il Googlewhack. Un blogger britannico, Darren Shrubsole, aveva dei sospetti sull'identità di Belle: all'epoca i blogger non erano tanti e c'erano alcuni indizi nel suo stile di scrittura che permettevano di restringere la rosa delle candidate. Shrubsole ha così collocato nel proprio blog una pagina contenente un Googlewhack composto dallo pseudonimo della escort e dal suo presunto nome reale, e ha aspettato che qualcuno cercasse in Google i due termini, presumendo che l'avrebbe fatto solo la persona che si celava dietro Belle de Jour o qualcuno che ne conosceva il segreto.
Ha aspettato cinque anni, ma alla fine ne è valsa la pena: a fine ottobre 2009 si è accorto che arrivavano delle ricerche del suo Googlewhack da un indirizzo IP appartenente a una testata giornalistica, segno che i reporter stavano per smascherare l'identità della misteriosa autrice, e ha avvisato online Belle de Jour, che a quel punto ha rivelato la propria identità al Sunday Times piuttosto vedersi spiattellata sui tabloid: era Brooke Magnanti (foto a inizio articolo), all'epoca studentessa dell'Università di Sheffield, che per pagarsi gli studi aveva lavorato come escort per conto di un'agenzia londinese. Era poi diventata ricercatrice in neurotossicologia senza che nessuno, neppure i suoi colleghi, sapessero della sua doppia vita.
Tutto vero, quindi, compreso soprattutto il lauto contratto per libri e miniserie. Per i curiosi, il suo sito ufficiale è qui. Consiglio per chi vuole tenere segreta la propria identità online: non googlate mai il vostro nome e cognome insieme al vostro pseudonimo. Anche se non esercitate il mestiere più antico del mondo.
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