Due righe veloci a commento di tutte le assurdità senza pudore che mi state segnalando a proposito del presunto ruolo dell'installazione scientifica HAARP nel causare terremoti: una tesi idiota che solo un cretino o una persona in malafede può proporre per speculare sulla paura e sulla pelle dei morti in Giappone.
La ragione è molto semplice: le quantità di energia in gioco non sono nemmeno lontanamente paragonabili. HAARP ha una potenza di emissione di circa 3,6 megawatt: un dato che chi sostiene queste teorie potrebbe benissimo verificare, se davvero volesse fare chiarezza, andando nelle vicinanze dell'installazione con un po' di strumentazione facilmente acquistabile. È poco più della potenza di emissione massima di Radio Montecarlo in onde lunghe (trasmettitore di Roumoules; dati riferiti alla potenza dei trasmettitori).
Un terremoto come quello avvenuto in Giappone (9 sulla scala Richter) ha un'energia equivalente a 475 milioni di tonnellate di tritolo. Chiunque pensi che si possa scatenare con un trasmettitore radio come HAARP una catastrofe paragonabile all'esplosione simultanea di venticinquemila bombe atomiche come quelle che distrussero Hiroshima e Nagasaki è un illuso tanto quanto chi pensa di poter muovere le nuvole facendo una scoreggia.
Per chi volesse documentarsi con i fatti tecnici, invece di ripetere le chiacchiere degli sciacalli, c'è un ottimo articolo su HAARP dell'astronomo Gianni Comoretto.
Quindi, cari complottisti, cari Roberto Quaglia, Edoardo Capuano e altri menagramo assortiti, piantatela e abbiate un briciolo di rispetto. Non per la scienza, che dimostrate di non essere in grado di capire, ma almeno per le migliaia di morti.
2011/03/24
Roberto Quaglia ha replicato indirettamente al mio articolo additando un mio presunto errore fondamentale: l'aver usato il sito ufficiale di HAARP come fonte per il dato sulla sua potenza di emissione (“con quale geniale investigazione il Nostro ha scoperto che HAARP consuma solo 3,6 Megwatt [sic]? Consultando il sito ufficiale di HAARP”). Purtroppo omette di precisare che nel mio articolo avevo già ricordato ai dubbiosi che la potenza di HAARP è facilmente verificabile andando in loco con strumenti facilmente reperibili.
Quaglia preferisce citare come fonte della potenza di HAARP un articolo della rivista Popular Science, a suo avviso più affidabile di un sito ufficiale. Può anche darsi, e in effetti Popular Science gode di ottima reputazione fra le riviste scientifiche divulgative. Mi viene il dubbio che se HAARP fosse davvero un'arma top-top-top secret capace di generare terremoti, chi la comanda troverebbe il modo di manipolare anche Popular Science. Ma sorvoliamo.
L'articolo citato da Quaglia attribuisce a HAARP una potenza molto maggiore di quella indicata dal sito ufficiale: 1,7 gigawatt. Questo sembra contraddire il dato ufficiale. Purtroppo Quaglia non ha specificato che – come peraltro detto nel medesimo articolo di Popular Science – 1,7 gigawatt è la potenza irradiata effettiva, che semplificando è il prodotto della potenza alimentata all'antenna e del guadagno fornito dall'antenna stessa (dettagli). I 3,6 megawatt che ho citato io sono la potenza ai generatori (e quindi, sempre semplificando, ai trasmettitori). Quaglia sta confrontando pere con mele, insomma.
Non solo: la potenza ai generatori è indicata anche nell'articolo di Popular Science citato da Quaglia: “A bank of six 2.5megawatt, 3,600-horsepower diesel generators powers the IRI prototype”. Megawatt, non gigawatt.
Forse Quaglia ha preferito citare il dato dei gigawatt di potenza irradiata effettiva perché è più sensazionale e giustifica la sua argomentazione. Infatti scrive che “Se HAARP è in grado di sparare 1,7 Gigawatt nella ionosfera, non si può più considerare triviale la discussione se questo possa avere effetti di tipo sismico.” Invece la discussione è e resta triviale. Anche moltiplicando per circa 500 volte la potenza in gioco, come fa Quaglia, e dando per buone le sue cifre, il discorso non cambia: rispetto alle energie necessarie per scatenare un terremoto i gigawatt sono niente. Poi ci sarebbe da spiegare come un segnale radio in Alaska possa muovere la crosta terrestre in Giappone, ma questa è un'altra storia.
Per restare nel triviale, è come se qualcuno dicesse che l'idea di spostare le nuvole con un peto è un'evidente baggianata, ma magari cinquecento peti tutti insieme potrebbero farcela.
Nessun commento:
Posta un commento