Deframmentazione.
Operazione di manutenzione dei dischi rigidi che consiste nel
riposizionare i file in modo che siano scritti in modo contiguo e
lineare, allo scopo di rendere più veloce l’accesso.
Quando c’è
molto spazio su un disco rigido, i file normalmente vengono scritti
in maniera lineare, un byte dopo l’altro, in una singola porzione
continua del disco. Ma a lungo andare, man mano che vengono
cancellati file vecchi e scritti file nuovi, questo modo di gestire
lo spazio sul disco produce dei vuoti (spazi inutilizzati) fra un
file e l’altro. Per recuperare e sfruttare questi vuoti, il sistema
di gestione del disco è in grado di riempirli con dei nuovi file,
disponendoli e suddividendoli automaticamente in più parti se sono
più grandi dei vuoti disponibili. È un po’ come giocare a Tetris.
Un file suddiviso in questo modo si dice frammentato.
Dal punto di
vista dell’utente, di norma questa frammentazione è invisibile: il
file si comporta come se fosse scritto in un solo blocco. Ma per il
disco rigido un file frammentato può causare rallentamenti, perché
la testina del disco deve compiere un maggior numero di movimenti per
andare a leggere i vari frammenti. Se molti file sono fortemente
frammentati, l’utente può percepire un rallentamento dell’accesso
ai dati sul disco. Di conseguenza si effettua periodicamente un
riordino, detto appunto deframmentazione,
per ricomporre i file frammentati.
Per Windows
ci sono utility
incluse nel sistema operativo, mentre per Mac circola il mito che la
deframmentazione non sia necessaria o addirittura che il sistema
operativo non frammenti i file. Non è così, e ci sono programmi
appositi per la deframmentazione dei dischi per Mac, come DiskWarrior
e iDefrag.
La
deframmentazione è invece inutile per i dischi a stato solido, che
non hanno testine da riposizionare più volte nel caso di file
frammentati e quindi non ottengono alcun beneficio ma anzi possono
vedersi ridurre la loro durata a causa del maggior numero di cicli di
lettura e scrittura causato dalla deframmentazione.
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