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2013/06/29

Margherita Hack, 91 anni tra le stelle

Photo credit: Andrea Tedeschi.
Ci ha lasciato Margherita Hack, astrofisica dalla lingua tagliente. Aveva un pregio speciale, oltre a quello di essere riuscita a diventare famosa pur occupandosi di una materia che per molti è del tutto avulsa dalla realtà: quello di dire le cose come stanno, non solo in campo scientifico, con buona pace della convenienza e del politically correct.

Sono poche le persone che hanno il coraggio di dire “io la penso così e te lo dico in faccia; se non ti garba, pazienza” invece di cercare l'accomodamento, il compromesso, la via di mezzo che non scontenta nessuno ma al tempo stesso inevitabilmente non accontenta veramente nessuno. Per questo mi mancherà la sua toscanissima schiettezza.

Margherita Hack era inoltre una delle fondatrici del CICAP e ne è sempre stata uno dei garanti scientifici. Di lei ho un ricordo personale che riassume secondo me perfettamente il suo spirito e il suo lascito: venne a Lugano nel dicembre del 2009 per una lezione pubblica al Liceo Cantonale (foto qui sopra). Sala strapiena per un tema già di per sé accattivante (la scoperta di pianeti extrasolari e la probabilità di vita nell'universo), raccontato con il suo piglio e il suo accento inconfondibili, solo leggermente rallentati dall'età.

Nella sessione di domande alla fine della sua lezione, una persona del pubblico chiese alla Hack cosa ne pensasse dell'esagono gigante che era stato osservato su Saturno. Ci fu un attimo di gelo in sala: quello tipico di quando qualcuno fa una domanda assurda da fufologo (non era affatto così, ma poteva sembrarlo). Lei si fece spiegare cosa fosse quest'esagono, ci pensò su un istante e poi scoppiò in un “BBBBBBBOOOOOOH!” liberatorio che scatenò le risate del pubblico.

Avrebbe potuto lanciarsi in congetture ed elucubrazioni per non fare la figura di quella che non conosceva l'argomento, ma invece preferì dire le cose esattamente com'erano: non ne sapeva nulla e non aveva problemi ad ammetterlo. Nella scienza si fa così.

Questa sincera ammissione, così lontana dalla boria dei tanti personaggi politici e parascientifici che hanno un'opinione su tutto e dicono qualunque sequenza di parole pseudocasuali pur di apparire in TV, invece di tenere la bocca umilmente chiusa, è stata per me la lezione migliore di quell'incontro: avere il coraggio di dire “non lo so”.

La sfida, per noi che restiamo, è essere all'altezza di questo semplice esempio.

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