Sembra una di quelle teorie di complotto così
popolari nella parte più eccentrica e paranoica di Internet, ma è
invece realtà: pochi giorni fa il Washington Post, che non è certo
un focolaio di facili cospirazionismi, ha pubblicato un’inchiesta
secondo la quale i servizi di sicurezza statunitensi, specificamente
la NSA e l’FBI, intercettano in massa il flusso di dati di
Microsoft, Google, Facebook, Yahoo, AOL, Skype, Youtube, Apple e
altri grandi nomi della tecnologia informatica e ne estraggono e
archiviano mail, foto, audio, filmati, documenti, cronologie di
navigazione. E lo fanno dal 2007.
Questo servizio d’intercettazione, denominato
PRISM, inquieta i cittadini americani, ma in realtà è un problema
soprattutto per il resto del mondo: secondo il Washington Post, gli
addetti alle intercettazioni usano filtri per escludere i cittadini
americani e si concentrano sugli altri. In realtà i filtri sono
molto permeabili: basta che il 51% degli indicatori suggerisca che il
sorvegliato non è americano, e scatta la raccolta di dati. Per cui
nella rete finiscono facilmente anche cittadini a stelle e strisce.
Le società coinvolte, secondo le indagini
giornalistiche, hanno aderito volontariamente alla raccolta di dati:
Microsoft lo ha fatto nel 2007, seguita da Yahoo l’anno dopo e da
Google e Facebook nel 2009. Youtube, Skype, Apple e AOL si sono
accodate negli anni successivi, anche se Apple ha negato formalmente
la propria adesione.
L’unico grande nome escluso dall’adesione al
programma PRISM di intercettazioni è Twitter, ma va detto che il
traffico di Twitter è in gran parte pubblico in partenza e vi sono
già state dimostrazioni del fatto che i tweet contenenti parole
chiave legate al terrorismo vengono captati in tempo reale dalle
forze di sicurezza di numerosi paesi.
La rivelazione giornalistica è stata
sostanzialmente confermata da James Clapper, direttore della National
Intelligence statunitense: a
suo dire, il monitoraggio riguarda solo i cittadini non americani
e gli stranieri al di fuori degli Stati Uniti ed è “completamente
legale” e approvato dal Congresso: serve a “proteggere
il nostro paese da una vasta gamma di minacce”. Anzi, dice
Clapper, “la rivelazione non autorizzata di informazioni su
questo programma importante e completamente legale è riprovevole e
mette a rischio protezioni importanti per la sicurezza degli
americani”. Sembra quasi che se la prenda con i giornalisti
chiacchieroni.
Che fare, a questo punto? Non si possono biasimare
più di tanto le aziende coinvolte: se non si adeguano alle richieste
governative sono perseguibili, mentre se accettano di passare i dati
possono fatturare il servizio al governo. Ma ora che sappiamo che
esiste questo genere di monitoraggio governativo (presumibilmente
anche da parte di altri paesi), oltre a quello commerciale operato
dai social network, forse rifletteremo più attentamente su quello
che scriviamo e diciamo su Internet.
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