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2022/02/21

Vent’anni di Bonsaikitten, fake news ante litteram

Questo articolo è disponibile anche in versione podcast audio.

Vent’anni fa, il 18 febbraio 2002, Repubblica pubblicò un ormai storico articolo firmato da Ferruccio Sansa per denunciare l’orrendo crimine dei gatti bonsai, con tanto di fotografia a illustrare il dramma.

Il giornale lo ha archiviato qui con un testo differente, ma quello che segue è il suo testo originale, come riportato nella scansione dell’epoca, tratta dai miei archivi, che vedete qui accanto.

Un calvario che dura quattro mesi. Poi la vendita su Internet

Quei mici condannati a crescere in bottiglia

ROMA – Bonsai. Non di un albero, ma di un gatto. Anche questo si trova su Internet: www.bonsaikitten.com. Così, pagando qualche centinaio di dollari, potrete portarvi a casa un gatto in miniatura. Andando a vedere le immagini e le descrizioni che pubblicizzano il prodotto, però, c'è da rabbrividire. Una vetrina dell'orrore. Per bloccarne la crescita, i cuccioli vengono rinchiusi per quattro mesi dentro un contenitore dove non hanno lo spazio per muovere un muscolo.

«Produrre bonsai è una delle più nobili arti orientali», dicono con orgoglio i responsabili della Bonsaikitten, una ditta di New York. Nonostante centinaia di messaggi di protesta e raccolte di firme sulla rete, vanno avanti per la loro strada, anche perché, assicurano, «i gatti bonsai vanno forte, soprattutto negli Stati Uniti, in Australia e Nuova Zelanda». Insomma, sta nascendo una moda. Provare per credere. È tutto fotografato e documentato su Internet, a cominciare «dalla tecnica per rimpicciolire l' animale». Gatti, ma con un piccolo sovrapprezzo sono disponibili anche altre specie.

«Bisogna cominciare subito, perché dopo una settimana l'ossatura del gatto diventa rigida», spiega con voce vellutata uno degli autori di questi "capolavori". Aggiunge: «Appena nato, il gatto ha ossa flessibili che possono essere modellate secondo i vostri desideri». Il resto lo mostrano le fotografie. Agghiaccianti. Il cucciolo viene imbottito di tranquillanti o anestetizzato, «anche se così gli animali spesso muoiono». E comincia il calvario: bisogna infilare l'animale in un contenitore di cristallo e non è facile, c'è da far passare la testa, da piegare le ossa senza spezzarle. «Ci vogliono perizia e delicatezza per evitare lesioni allo scheletro che danneggerebbero il risultato finale», avvertono quelli della Bonsaikitten.

È un lavoro di ore, ma alla fine eccolo, il micio: un groviglio di zampe e coda, la spina dorsale piegata fino a spezzarsi, il muso premuto contro il vetro. È solo l'inizio della tortura. «Con un trapano facciamo un foro nel vetro, inseriamo un tubo in bocca al gatto e lo nutriamo di cibi liquidi», spiegano alla Bonsaikitten. Ma non basta: c' è il problema degli escrementi. Un altro tubo viene inserito nell'ano. Poi comincia la crescita. Giorno dopo giorno le ossa del gatto premono per allungarsi, i muscoli si contraggono. I dolori sono lancinanti. Il cuore batte impazzito fino quasi a esplodere, ma non c’è spazio, nemmeno per miagolare. Alla fine, dopo quattro mesi, il bonsai è pronto: un gatto adulto, ma grande come un batuffolo. «Un prodotto ideale per i bambini» garantiscono alla Bonsaikitten.


Queste sono le differenze principali fra la copia attualmente archiviata da Repubblica e quella uscita in stampa:

  • Su carta: Così, pagando qualche centinaio di dollari, potrete portarvi a casa un gatto in miniatura.
    In digitale: Così, pare che pagando qualche centinaio di dollari, potrete portarvi a casa un gatto in miniatura.  
  • Su carta: ...una ditta di New York. Nonostante...
    In digitale: ...una ditta di New York. Al principio sembrava soltanto una montatura, qualche tempo fa la notizia venne addirittura smentita, ma il sito esiste realmente, per rintracciare l'azienda basta comporre un numero di telefono, lo 0012126627544. Nonostante...
  • Su carta: Nonostante centinaia di messaggi di protesta e raccolte di firme sulla rete, vanno avanti per la loro strada, anche perché...
    In digitale: Nonostante centinaia di messaggi di protesta e raccolte di firme sulla rete, quelli della Bonsaikitten vanno avanti per la loro strada, anche perché...
  • Su carta: È tutto fotografato e documentato su Internet, a cominciare «dalla tecnica per rimpicciolire l'animale». Gatti, ma con un piccolo sovrapprezzo sono disponibili anche altre specie. «Bisogna cominciare subito...
    In digitale:  È tutto fotografato e documentato su Internet, a cominciare «dalla tecnica per rimpicciolire l'animale». «Bisogna cominciare subito...
  • Su carta: «Ci vogliono perizia e delicatezza per evitare lesioni allo scheletro che danneggerebbero il risultato finale», avvertono quelli della Bonsaikitten. È un lavoro di ore...
    In digitale: «Ci vogliono perizia e delicatezza per evitare lesioni allo scheletro che danneggerebbero il risultato finale». È un lavoro di ore... 
  • Su carta: Giorno dopo giorno le ossa del gatto premono per allungarsi, i muscoli si contraggono. I dolori sono lancinanti. Il cuore batte impazzito fino quasi a esplodere, ma non c’è spazio, nemmeno per miagolare. Alla fine, dopo quattro mesi, il bonsai è pronto: un gatto adulto, ma grande come un batuffolo. «Un prodotto ideale per i bambini» garantiscono alla Bonsaikitten.
    In digitale: Giorno dopo giorno le ossa del gatto premono per allungarsi, i muscoli si contraggono. Alla fine, dopo quattro mesi, il bonsai è pronto: un gatto adulto, ma grande come un batuffolo. 

La differenza più interessante fra l’originale cartaceo e la copia archiviata in digitale è quel “pare che” aggiunto a posteriori, che sembra rendere tutto più incerto, come se Ferruccio Sansa riferisse una diceria, mentre l’originale su carta era ben più categorico e certo sull’esistenza del servizio di produzione e vendita di gattini imbottigliati vivi.

Non vi preoccupate: la notizia era falsa.

Sarebbe interessante capire come mai la copia archiviata non sia fedele all’originale cartaceo, ma questa è un’altra storia. A distanza di vent’anni si è un po’ persa la memoria della genesi di una delle burle più classiche di Internet, per cui la ripropongo qui partendo dalla mia indagine originale del 2002.

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A dicembre 2000 (più di un anno prima dell’articolo di Sansa) circolava su Internet un appello, sotto forma di catena di Sant’Antonio (quindi con preghiera di inoltro a tutti i propri contatti via mail), che segnalava il sito Bonsaikitten.com. Una delle versioni in italiano, entrata in circolazione successivamente, descriveva il sito come “l’affare di un CRETINO di un giapponese che vende GATTI IMBOTTIGLIATI VIVI” e “LA STA FACENDO DIVENTARE UNA MODA in USA”.

Ma il sito, oggi chiuso ma archiviato da Archive.org, era in realtà una burla inventata da studenti dell’MIT. Wired lo aveva spiegato già a febbraio 2001, un anno prima dell’articolo di Sansa, raccontando anche dell’indagine dell’FBI sul sito (copia permanente). La natura satirica di Bonsaikitten.com era stata spiegata anche da Salon.com il 29 gennaio 2001 (copia su Archive.org), dall’associazione animalista PETA (copia su Archive.org) e dal sito antibufala Urban Legends (copia su Archive.org).

In italiano ne avevano parlato, chiarendo ancora una volta che si trattava soltanto di uno scherzo discutibile, il WWF (copia su Archive.org) e la trasmissione RAI Golem del 17 gennaio 2001 (copia su Archive.org).

Tuttavia il primo giornalista italiano a pubblicare quella che oggi chiameremmo una fake news su Bonsaikitten.com non fu Ferruccio Sansa. Infatti un anno prima dell’articolo di Sansa su Repubblica Josto Maffeo aveva pubblicato sul Messaggero un primo indignatissimo articolo sullo stesso tema: era il 15 gennaio 2001. L’articolo “I mostri esistono e mettono i mici in bottiglia” (copia su Archive.org) era addirittura in prima pagina (lo potete intravedere nell’immagine qui sotto, in basso a destra).

Maffeo aveva poi pubblicato un secondo articolo il 18 gennaio 2001 (“Il «mostro dei gattini» batte in ritirata dal Web”), nel quale rifiutava di accettare le smentite di Golem e di altri esperti e menzionava addirittura un esposto alla Procura della parlamentare Annamaria Procacci per far oscurare il sito.

I testi di entrambi gli articoli di Maffeo sono disponibili nella mia indagine originale.

Nacque anche un sito satirico emulatore italiano, Gattibonsai.it, che fu però chiuso in seguito a una denuncia della conduttrice televisiva Licia Colò, come racconta Hoax.it citando anche il legale che difese il creatore del sito.

Stando a quanto riportato da Punto Informatico l’11 luglio 2001, forse la conduttrice credeva che Bonsaikitten.com fosse realmente un sito di vendita di gattini vivi in bottiglia. Tuttavia le parole pubblicate sul sito della Colò, Animalieanimali.it, sono ambigue: da un lato descrivono “una vicenda assurda e inquietante che potrebbe però diventare vera”, dall’altro parlano concretamente di “folli esperimenti” di un “violentatore di gatti” a proposito del sito statunitense.

Il sito Animalieanimali.it oggi è accessibile solo immettendo login e password, ma ne possiamo leggere lo stesso il contenuto integrale dell’epoca a proposito di Bonsaikitten e del sito emulatore italiano grazie alla copia archiviata presso Archive.org il 2 agosto 2001 (evidenziazioni mie):

[...] La storia era iniziata nei mesi scorsi negli Stati Uniti. Una vicenda assurda ed inquietante che potrebbe però diventare vera grazie ai possibili emuli dei loro folli esperimenti. A seguito di indagini, si è scoperto che il violentatore di gatti, noto come l'inesistente Mister Michael Wong è in realtà un anonimo studente americano fornito di una buona apparecchiatura digitale. L'uomo è riuscito a diffondere le sue idee dal mese di dicembre 2000 quando è cresciuto negli USA l'allarme per la creazione di "felini bonsai", gatti messi in bottiglie di vetro. Sul sito Internet www.bonsaikitten.com si trovano minuziose descrizioni su questa pratica barbara [...].

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Insomma, Sansa arrivò a scrivere il suo articolo di denuncia un anno dopo che la storia era già stata smontata anche sui giornali italiani e dopo la denuncia molto pubblica fatta da Licia Colò. Sarebbe bastato un minimo di ricerca per scoprire questi precedenti. E sarebbe bastato un briciolo di lucidità mentale per rendersi conto che le cose descritte su Bonsaikitten erano semplicemente impossibili.

Le cattive abitudini odierne del giornalismo arrivano da lontano, e in questi vent’anni è stato fatto poco o niente per correggerle. I risultati sono il disastro delle fake news sulla pandemia e su mille altri argomenti ben più drammatici degli ipotetici gattini in bottiglia.

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Per prevenire le obiezioni di chi dirà che satira o meno, Bonsaikitten.com promuoverebbe la crudeltà nei confronti degli animali, ripubblico qui quello che scrissi vent’anni fa.

Di solito non mi intrometto nel merito morale delle bufale sulle quali indago, ma questa è particolarmente controversa. Burla o meno, c'è chi argomenta che il sito istiga comunque alla crudeltà verso gli animali.

Tuttavia non posso fare a meno di considerare che la crudeltà verso gli animali esiste da molto prima che nascesse Internet. So di attirarmi molte reazioni adirate, ma non è un po’ come dire che i siti pornografici istigano allo stupro? E anche in questo caso, mi tocca notare con tristezza che lo stupro esiste da molto prima dell’invenzione della Rete, e che i diritti delle donne sono calpestati più brutalmente nei paesi in cui Internet e la pornografia manco sanno cosa sono. Per non parlare del fatto che le edicole italiane sono piene di pornografia, messa all’altezza degli occhi dei bambini, eppure nessuno organizza petizioni o denunce in Procura in proposito. Come mai?

Un’altra considerazione sollevata da questo sito-burla è il fatto che ci inalberiamo per un ipotetico gattino in bottiglia ma mangiamo disinvoltamente polli allevati in batteria (in gabbie in cui non possono nemmeno girarsi, non molto più grandi delle bottiglie di Bonsaikitten.com). Forse lo scopo del sito-burla è indurci a riflettere sulla nostra coerenza morale prima di trinciare giudizi su cosa è crudele e cosa non lo è. Ha senso commuoversi per un film come Babe maialino coraggioso e continuare a mangiare prosciutto?

Infine c’è da ponderare il concetto della tentata censura al sito: anche quando viene usata per scopi discutibilissimi, la libertà di espressione e di satira è uno dei capisaldi della nostra cultura. È considerato un diritto fondamentale. Ha senso mandare al diavolo questo principio e stabilire un precedente pericolosissimo?

Nel frattempo sono passati due decenni, durante i quali Bonsaikitten.com ha vagato da un servizio di hosting all’altro perché veniva sistematicamente bandito a causa delle proteste di chi non si rendeva conto della presa in giro. Ne rimane comunque traccia nella grande memoria storica di Internet costituita da Archive.org. 

Oggi c‘è chi in Svizzera ha un sito di vendita di gatti (non imbottigliati) che si chiama Bonsaikitten.ch. Chissà se i suoi proprietari sono al corrente delle origini del nome che hanno scelto. Gliel’ho chiesto e sono in attesa di risposta.

 

Fonti aggiuntive: Wikipedia in italiano, Wikipedia in inglese. Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico) o altri metodi.

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