È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto: lo trovate qui sul sito della RSI (si apre in una finestra/scheda separata) e lo potete scaricare qui.
Le puntate del Disinformatico sono ascoltabili anche tramite iTunes, Google Podcasts, Spotify e feed RSS.
Buon ascolto, e se vi interessano il testo di accompagnamento e i link alle fonti di questa puntata, sono qui sotto.
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[CLIP: L’inizio di uno degli spot classici “Get a Mac...” (2006-2009): quello che parla di virus per Windows e si vanta dell’immunità del Mac. La musica dello spot si intitola Having Trouble Sneezing ed è di Mark Mothersbaugh dei Devo]
Ben ritrovati dopo la breve pausa estiva di questo podcast! Riparto subito con un mito informatico da smontare, e da smontare in fretta, perché sta contribuendo al successo di una campagna di attacchi informatici che stanno prendendo di mira specificamente la Svizzera ma si stanno estendendo anche ad altri paesi.
Il mito è che i Mac siano immuni ai virus. Non è così, ma molti continuano a crederlo e si infettano scaricando app create appositamente dai criminali informatici. Se poi a questo mito si aggiunge il fatto che queste app infettanti fingono di essere applicazioni ufficiali governative, il successo della trappola è quasi inevitabile.
Questa è la storia di Poseidon, un malware per Mac, un’applicazione ostile che ruba i dati e le credenziali degli utenti di computer Apple spacciandosi per AGOV, un’applicazione di accesso ai servizi della Confederazione e delle autorità cantonali e comunali, per esempio per la compilazione e l’invio della dichiarazione d’imposta, ed è anche la storia di questo mito duro da estirpare della presunta invulnerabilità dei Mac.
Benvenuti alla puntata del 19 luglio 2024 del Disinformatico, il podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.
[SIGLA di apertura]
Se nei giorni scorsi avete ricevuto una mail apparentemente firmata dall’Amministrazione federale svizzera e avete seguito il suo consiglio di scaricare e installare sul vostro computer l’applicazione AGOV delle autorità nazionali, come è successo a moltissimi residenti nella Confederazione, il vostro Mac è quasi sicuramente infetto e i vostri dati personali sono quasi sicuramente stati rubati.
L’allarme è stato lanciato dall’Ufficio federale della cibersicurezza, UFCS, alla fine del mese scorso. Il 27 giugno, segnala l’UFCS, “criminali informatici hanno avviato un’importante campagna di «malspam» contro cittadini della Svizzera tedesca. E-mail apparentemente provenienti da AGOV infettano gli apparecchi degli utenti di macOS con un malware denominato «Poseidon Stealer».”
Breve spiegazione per chi non abita in Svizzera: AGOV è il sistema di accesso online ai servizi delle autorità svizzere. Si trova presso Agov.ch ed è disponibile anche come app per smartphone Apple e Android, ma non come applicazione per computer. Agov è insomma un nome di cui gli svizzeri si fidano. Un nome perfetto per carpire la fiducia degli utenti.
I criminali informatici di cui parla l’UFCS hanno acquisito un malware di tipo stealer, ossia che ruba dati e credenziali di accesso, e lo hanno rimarchiato, presentandolo appunto come software di AGOV per Mac.
Sì, avete capito bene: i criminali hanno comperato il virus informatico già fatto. Questo specifico virus va sotto il nome generico di Atomic MacOS Stealer (o AMOS per gli amici), ed è stato ribattezzato Poseidon: è in vendita via Telegram sotto forma di licenza d’uso mensile che costa 1000 dollari al mese, secondo le informazioni raccolte dalla società di sicurezza informatica Intego. Il crimine informatico è un’industria, non una brigata di dilettanti, e quindi si è organizzato con una rete di fornitori. Atomic Stealer, o Poseidon che dir si voglia, è quello che oggi si chiama malware as a service, cioè un servizio di produzione e fornitura di virus per computer, disponibile al miglior offerente.
Le organizzazioni criminali, in altre parole, comprano il malware chiavi in mano e poi lo personalizzano in base al paese che vogliono prendere di mira. Per disseminarlo usano varie tecniche: una delle preferite è comperare spazi pubblicitari su Google, pagandoli profumatamente per far apparire i loro annunci apparentemente innocui in cima ai risultati di ricerca degli utenti.
Ovviamente questi criminali informatici non si presentano agli agenti pubblicitari di Google dicendo “Salve, siamo criminali informatici”, ma usano aziende prestanome.
La gente, poi, cerca per esempio Agov scrivendolo in Google e vede un elenco di risultati fra i quali spiccano le pubblicità dei criminali, che fingono di offrire software per accedere ai servizi delle autorità nazionali. È quindi facile, anzi inevitabile, che molti utenti clicchino su queste pubblicità, che sono fra l’altro difficili da distinguere dai risultati di ricerca autentici. Cliccandoci su, gli utenti vengono portati a un sito gestito dai truffatori, che propone di scaricare il presunto software governativo, che in realtà è il malware travestito. E chi lo scarica e lo installa, si infetta. Anche se ha un Mac. Anzi, soprattutto se ha un Mac, perché questo malware è fatto apposta per colpire gli utenti dei computer Apple.
Il mito dell’invulnerabilità dei Mac ha radici lontane. Per anni, Apple ha pubblicizzato i propri computer scrivendo cose come “I Mac non prendono i virus per PC” oppure “un Mac non è attaccabile dalle migliaia di virus che appestano i computer basati su Windows”. Frasi che tecnicamente non sono sbagliate, ma sono ingannevoli per l’utente comune, che le interpreta facilmente come “i Mac non prendono virus”, dimenticando quella precisazione “per PC” che cambia tutto.
Normalmente, infatti, i virus vengono creati per uno specifico sistema operativo e funzionano solo su quello, per cui per esempio un virus per Android non funziona su un tablet o smartphone iOS e quindi anche un virus scritto per Mac non fa un baffo a un utente che adopera Windows. Ma i virus per Mac esistono eccome. Tant’è vero che a giugno del 2012, dopo la comparsa di una raffica di virus fatti su misura per i Mac, Apple tolse con discrezione dal proprio sito quelle frasi, sostituendole con altre parole ben più blande (Wired; Sophos).
Eppure il mito continua a persistere.
Conoscere la tecnica di disseminazione dei malware usata dai criminali permette di capire subito un trucco da usare per difendersi preventivamente: si tratta di un piccolo ma importante cambiamento di abitudini, ossia smettere di usare Google, o un altro motore di ricerca, per accedere ai siti.
Moltissimi utenti, infatti, per andare per esempio su Facebook non digitano facebook.com nella casella di navigazione e ricerca ma scrivono semplicemente facebook in Google e poi cliccano sul primo risultato proposto da Google, presumendo che sarà quello giusto. I criminali lo sanno, e creano pubblicità che compaiono quando l’utente digita solo parte del nome di un sito invece del nome intero. In questo modo, l’utente clicca sulla pubblicità, credendo che sia un risultato di ricerca, e viene portato al sito dei truffatori, dove potrà essere imbrogliato a puntino.
Il modo giusto per essere sicuri di visitare un sito autentico è scriverne il nome per intero, compreso il suffisso .com, .ch, .it o altro che sia nella casella di navigazione e ricerca. E se è un sito che si prevede di consultare spesso, conviene salvarlo nei Preferiti, così basterà un solo clic sulla sua icona per raggiungerlo di nuovo con certezza. Meglio ancora, se il sito offre un’app, conviene usare quell’app, specialmente per i siti che maneggiano soldi, come per esempio i negozi online e le banche.
Questa tecnica di scrivere il nome per intero invece di cliccare sul risultato proposto al primo posto da Google si applica anche a un’altra tecnica usata dai criminali per portarci sui loro siti trappola: i link ingannevoli nelle mail. I criminali responsabili dell’attacco che ha colpito gli utenti svizzeri hanno usato proprio questa modalità.
Secondo le informazioni pubblicate dall’autorità nazionale di sicurezza informatica Govcert.ch, questi criminali hanno usato il servizio di mail di Amazon (che i filtri antispam normalmente non bloccano) per inviare mail, apparentemente spedite dalle autorità federali, che avvisavano gli utenti che da luglio 2024 sarebbe diventato obbligatorio usare il software AGOV per computer per accedere ai servizi federali, cantonali e comunali. La mail conteneva un link al motore di ricerca Bing (del quale gli utenti si fidano), che portava a un sito che a sua volta portava automaticamente a un altro sito, con un nome che somigliava a quello giusto, come per esempio agov-access.net oppure agov-ch.com, che ospitava il malware e aveva una grafica molto simile a quella del sito autentico.
Il malware veniva presentato spacciandolo appunto per l’app AGOV per i Mac. Che, ripeto, in realtà non esiste.
Come al solito, insomma, l’attacco faceva leva sulla psicologia: i criminali hanno creato una situazione di stress per la vittima e le hanno messo fretta parlando di scadenze imminenti, e hanno creato un percorso rassicurante, che sembrava autorevole ma era in realtà pilotato dai malviventi.
A questi due ingredienti classici degli attacchi si è aggiunto il fatto che gli utenti Apple sono spesso convinti che i loro computer siano inattaccabili e quindi le loro difese mentali sono già abbassate in partenza.
Nel caso specifico di questo attacco, le autorità di sicurezza nazionali sono intervenute pubblicando avvisi e bollettini sui propri siti e anche sul sito Agov.ch, e pubblicando un’analisi tecnica molto approfondita [altre info sono su Abuse.ch]. Inoltre i siti che ospitavano il malware sono stati bloccati e disattivati. Ma è solo questione di tempo prima che i criminali ci riprovino. Sta a noi essere vigili e prudenti.
Se per caso siete stati coinvolti in questo attacco, l’UFCS vi raccomanda di eliminare immediatamente le e-mail che avete ricevuto e di fare una reinstallazione da zero del Mac se avete scaricato e installato il malware.
A tutto questo scenario di attacchi, contrattacchi, misure preventive e difensive conviene decisamente aggiungere anche un altro elemento fondamentale: l’antivirus. Il malware Poseidon viene riconosciuto da tutti i principali antivirus, per cui è opportuno installare sul proprio Mac un antivirus di una marca di buona reputazione. A differenza di Windows, macOS non ha un antivirus integrato vero e proprio ma ha solo una sorta di mini-antivirus che fa molto, ma non arriva al livello di protezione di un prodotto dedicato realizzato da aziende specializzate.
La parte più difficile dell’installazione di un antivirus su un Mac è… convincere l’utente che ne ha bisogno. Quel mito di invulnerabilità creato, sfruttato e poi silenziosamente ritirato più di dieci anni fa continua a restare radicato nelle abitudini delle persone. E a fare danni.
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