L'EmDrive, secondo il suo inventore, sarebbe un sistema di propulsione basato sull'emissione di microonde in una cavità chiusa simile a un tronco di cono. La forma della cavità e le sue dimensioni che producono la risonanza alle microonde produrrebbero spinta senza dover usare propellente, a differenza di qualunque altro sistema di propulsione. Questo sarebbe rivoluzionario, perché permetterebbe di avere un motore con autonomia infinita: per esempio, basterebbe dotare un'astronave di un EmDrive, alimentato da pannelli solari, per poter viaggiare sotto spinta continua tra i pianeti. Sparirebbe il problema del propellente, che costituisce la stragrande maggioranza della massa di un veicolo spaziale odierno e che obbliga a viaggiare nello spazio principalmente per inerzia, allungando enormemente i tempi di viaggio.
Sembra troppo bello per essere vero, insomma. Eppure anche un esperimento indipendente condotto in Cina alcuni anni fa ha ottenuto lo stesso risultato e la NASA ha pubblicato un articolo (più precisamente un conference paper) che sembra confermare che l'EmDrive funziona. La spinta ottenuta dal test della NASA è mille volte più ridotta di quella ottenuta in Cina ed è modestissima (circa 30-50 micronewton, paragonabile a tre-cinque centomillesimi della spinta esercitata dal peso di un telefonino tenuto in mano), ma comunque esiste e soprattutto è inattesa secondo le leggi della fisica.
C'è un problema, come segnalano gli esperti linkati in coda a questo articolo: nell'esperimento condotto dai ricercatori NASA anche un esemplare di controllo che non doveva produrre spinta ha prodotto una spinta. L'esemplare di controllo, essendo privo delle modifiche fisiche interne progettate per generare spinta (fessure), non doveva funzionare: serviva per validare il metodo di sperimentazione. Se si provano due dispositivi, uno costruito per funzionare e l'altro costruito per non funzionare, e salta fuori che funzionano entrambi, c'è decisamente qualcosa che non va nell'impostazione dell'esperimento.
Con valori di forza così piccoli, è molto probabile insomma che il risultato sia in realtà un errore. Per esempio, il propulsore non è stato provato nel vuoto, ma in aria, per cui la piccolissima spinta potrebbe essere stata indotta da un flusso d'aria riscaldata dall'apparato.
Un altro problema segnalato dagli esperti è che l'esperimento attribuito dai media alla NASA nel suo complesso è stato svolto in realtà da un piccolo gruppo di ricercatori della NASA nel corso di soli otto giorni e riguarda soltanto alcune misurazioni, senza addentrarsi in valutazioni dei principi fisici, e un conference paper è tipicamente un semplice annuncio di risultati preliminari, senza la solidità e il rigore richiesti a una pubblicazione scientifica formale. L'ente spaziale, insomma, non ha affatto confermato o avallato massicciamente il funzionamento dell'EmDrive.
Prima di considerare confermata una rivoluzione scientifica del genere servono prove ripetute e schiaccianti, come sempre. Comunque sia, l'episodio dimostra che la comunità scientifica non è affatto chiusa e pronta a liquidare qualunque invenzione che sembra violare le leggi della fisica: se vengono portate prove sufficienti, anche concetti apparentemente bizzarri come una propulsione senza propellente vengono investigati. Per ora le prove non sono sufficienti, per cui si resta con i piedi per terra in attesa di altri esperimenti.
Fonti aggiuntive: Phil Plait, Mika McKinnon, Steven Novella, John Baez (anche qui), Marco Passarello, Greg Egan, Ars Technica.
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