Detesto occuparmi di politica, ma da stamattina vengo tempestato di segnalazioni di un appello che descrive delle imprese decisamente straordinarie realizzate dal presidente francese Hollande in meno di due mesi di governo e che sta circolando furiosamente su Facebook e dintorni, sospinto dall'orda degl'iracondi dall'inoltro facile. Eccone il testo integrale.
Ecco cosa ha fatto Hollande (non parole, fatti) in 56 giorni di governo: ha abolito il 100% delle auto blu e le ha messe all’asta; il ricavato va al fondo welfare da distribuire alle regioni con il più alto numero di centri urbani con periferie dissestate.
Ha fatto inviare un documento (dodici righe) a tutti gli enti statali dipendenti dall’amministrazione centrale in cui comunicava l’abolizione delle “vetture aziendali” sfidando e insultando provocatoriamente gli alti funzionari, con frasi del tipo “un dirigente che guadagna 650.000 euro all’anno, se non può permettersi il lusso di acquistare una bella vettura con il proprio guadagno meritato, vuol dire che è troppo avaro, o è stupido, o è disonesto. La nazione non ha bisogno di nessuna di queste tre figure”. Touchè. Via con le Peugeot e le Citroen. 345 milioni di euro risparmiati subito, spostati per creare (apertura il 15 agosto 2012) 175 istituti di ricerca scientifica avanzata ad alta tecnologia assumendo 2.560 giovani scienziati disoccupati “per aumentare la competitività e la produttività della nazione”.
Ha abolito il concetto di scudo fiscale (definito “socialmente immorale”) e ha emanato un urgente decreto presidenziale stabilendo un’aliquota del 75% di aumento nella tassazione per tutte le famiglie che, al netto, guadagnano più di 5 milioni di euro all’anno. Con quei soldi (rispettando quindi il fiscal compact) senza intaccare il bilancio di un euro ha assunto 59.870 laureati disoccupati, di cui 6.900 dal 1 luglio del 2012, e poi altri 12.500 dal 1 settembre come insegnanti nella pubblica istruzione.
Ha sottratto alla Chiesa sovvenzioni statali per il valore di 2,3 miliardi di euro che finanziavano licei privati esclusivi, e ha varato (con quei soldi) un piano per la costruzione di 4.500 asili nido e 3.700 scuole elementari avviando un piano di rilancio degli investimenti nelle infrastrutture nazionali.
Ha istituito il “bonus cultura” presidenziale, un dispositivo che consente di pagare tasse zero a chiunque si costituisca come cooperativa e apra una libreria indipendente assumendo almeno due laureati disoccupati iscritti alla lista dei disoccupati oppure cassintegrati, in modo tale da far risparmiare soldi della spesa pubblica, dare un minimo contributo all’occupazione e rilanciare dei nuovi status sociale.
Ha abolito tutti i sussidi governativi a riviste, rivistucole, fondazioni, e case editrici, sostituite da comitati di “imprenditori statali” che finanziano aziende culturali sulla base di presentazione di piani business legati a strategie di mercato avanzate. Ha varato un provvedimento molto complesso nel quale si offre alle banche una scelta (non imposizione): chi offre crediti agevolati ad aziende che producono merci francesi riceve agevolazioni fiscali, chi offre strumenti finanziari paga una tassa supplementare: prendere o lasciare.
Ha decurtato del 25% lo stipendio di tutti i funzionari governativi, del 32% di tutti i parlamentari, e del 40% di tutti gli alti dirigenti statali che guadagnano più di 800 mila euro all’anno. Con quella cifra (circa 4 miliardi di euro) ha istituito un fondo garanzia welfare che attribuisce a “donne mamme singole” in condizioni finanziarie disagiate uno stipendio garantito mensile per la durata di cinque anni, finchè il bambino non va alle scuole elementari, e per tre anni se il bambino è più grande. Il tutto senza toccare il pareggio di bilancio.
Risultato: ma guarda un po’ SURPRISE!! Lo spread con i bund tedeschi è sceso, per magia. E’ arrivato a 101 (da noi viaggia intorno a 470). L’inflazione non è salita. La competitività re la produttività nazionale è aumentata nel mese di giugno per la prima volta da tre anni a questa parte.
Hollande è un genio dell’economia?
No. E’ una persona normale. E’ un socialista normale. E’ una persona di sinistra normale.
Per farla molto breve: è una serie di balle. La prima cosa da notare è che tutta questa dettagliatissima elencazione di risultati non cita uno straccio di fonte. Seriamente: siamo nell'era di Internet, non ci vuole niente ad aggiungere un link a fonti (che so, articoli di giornali francesi) che confermino quanto detto. Se non ci sono questi link, l'appello (come tutti gli appelli senza fonti) è da considerare come aria fritta. Chi lo diffonde fidandosene ciecamente, magari perché corrisponde ai propri pregiudizi, è un irresponsabile.
Già questo basterebbe per liquidare quest'appello come l'ennesima bufala mandata in giro da chi non ha niente di meglio da fare con il proprio neurone vagante. Ma c'è chi ha avuto la pazienza d'indagare, come Beatrice Mautino su Wired Italia, notando che nella stampa francese non c'è traccia degli eventi descritti nell'appello. È credibile che un presidente faccia tutte queste innovazioni positive e non se ne vanti in giro?
Secondo Beatrice (amica e collega del CICAP), la fonte originale dell'appello è questo post di Sergio Di Cori Modigliani. Il presunto autore, criticato nei commenti al suo post, ha risposto rifiutando di fornire fonti e dicendo che “è scritto tutto sui siti indipendenti bretoni, provenzali, baschi, i più liberi dell'Europa mediterranea”, ma senza indicarne neanche uno. Però ha chiesto ai commentatori che lo smentivano di indicare le fonti delle loro smentite. Un bell'esempio di coerenza.
Ma la cosa più vergognosa e patetica è che Leonardo Coen, sul suo blog targato Repubblica, non solo ha copiaincollato pari pari il post senza verificarne il contenuto, ma non ne ha neanche riconosciuto la fonte originale, spacciandolo invece per farina del proprio sacco mentre fa la morale agli altri.
Complimenti per la splendida dimostrazione di deontologia giornalistica. Nelle redazioni serie, chi ruba gli articoli e non fa il benché minimo sforzo di verifica di quello che ha rubato si manda a casa e si cancella dall'elenco dei collaboratori. Sarà interessante vedere cosa farà Repubblica.
2012/07/18 00:40
L'articolo di Coen è stato riscritto per far sembrare che il furto del post altrui non sia mai successo e che Coen non abbia mai abboccato. Non una parola di rettifica o di scuse; non una riga di ammissione di aver copiato spudoratamente.
Complimenti, quindi, non solo a Coen per la lezione di giornalismo ma ai responsabili di Repubblica per aver consentito e incoraggiato questo genere di comportamento. E poi si chiedono perché la gente legge poco i giornali.
Conoscendo i miei polli, ho salvato uno screenshot della versione originale pubblicata da Leonardo Coen. Lo trovate qui accanto. Inutile, insomma, cercare di rifarsi una verginità e far finta che il tutto non sia mai avvenuto.
Sveglia, signori. L'epoca in cui potevate fare le vostre porcate e poi farle sparire, perché tanto eravate gli unici proprietari di rotative e mezzi di comunicazione, è finita. Adesso tutti vi possono fare le pulci. Adesso un tweet che mette in piazza la vostra pochezza arriva a più di ottantamila persone. Se volete che smettiamo di sbugiardarvi, c'è un modo molto semplice: lavorate bene e non dite bugie. Adattarsi o perire.
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