Ricordo la voce rotta del direttore di volo che dava l'ordine che nessun direttore vorrebbe mai dare: chiudere a chiave le porte della sala controllo e sigillare i computer. L'ordine significa che la missione si è conclusa in tragedia e che ora bisogna congelare la situazione per capire cosa è andato terribilmente storto. Sette astronauti erano morti: Rick Husband, William McCool, Michael Anderson, Kalpana Chawla, David Brown, Laurel Clark, Ilan Ramon. Di loro restavano soltanto le immagini, a quel punto amaramente fuori luogo, dei loro sorrisi e dei loro sereni resoconti degli esperimenti svolti durante la missione, trasmesse a terra prima del rientro. C'era persino un video, recuperato fra i rottami, che mostrava l'equipaggio durante le fasi iniziali del rientro, ignaro di quello che sarebbe accaduto pochi minuti più tardi.
Durante il decollo, lo Shuttle era stato colpito all'ala sinistra da un frammento della schiuma isolante dei supporti del grande serbatoio di propellente che accompagnava la navetta. Il danno sembrava a prima vista trascurabile e la fase orbitale della missione era stata completata normalmente, ma l'impatto aveva in realtà aperto un varco nell'ala attraverso il quale, durante il rientro, era penetrato un getto dell'aria rovente che circondava il velivolo, fondendo la struttura dall'interno. L'ala si era spezzata e il velivolo spaziale privo di controllo si era disintegrato mentre correva a venti volte la velocità del suono, a circa 70 chilometri di quota.
All'epoca erano circolate le storie più strane e alcuni giornali avevano pubblicato falsi scoop sul disastro. Nel 2008 fu pubblicato il rapporto finale sulle cause della perdita dell'equipaggio e del veicolo.Questo secondo incidente mortale con uno Shuttle (dopo quello del Challenger nel 1986) fu l'inizio della fine per questo veicolo straordinario.
Oggi la NASA ha ricordato quel giorno e gli altri astronauti perduti (di Apollo 1 e del Challenger) con numerose cerimonie. Qui sotto vedete l'astronauta lunare Buzz Aldrin insieme a Charlie Bolden, amministratore generale della NASA, al cimitero di Arlington. Altre foto sono qui.
Credit: NASA/Bill Ingalls. Le lapidi sono quelle di Gus Grissom e Roger Chaffee (Apollo 1), amici di Aldrin. |
Su Marte ci sono le Columbia Hills, battezzate con questo nome in onore dell'equipaggio perduto. Emily Lakdawalla, della Planetary Society, ha segnalato le immagini qui sotto, che le mostrano come le vedeva il robot Spirit: un anno e mezzo più tardi quello stesso robot si arrampicò sulla più alta di quelle colline, la Husband Hill.
Ecco la vista panoramica di Spirit dalla Husband Hill, al termine dell'arrampicata:
Per aspera ad astra.
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