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2013/02/15

Perché “craccare” un telefonino Android?

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 15/2/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Se gli utenti di iPhone, iPad e iPod touch hanno spesso l'ambizione di “jailbreakare” il proprio dispositivo, quelli dei telefonini e tablet Android preferiscono “rootare”. Nonostante l'assonanza, la digestione non c'entra niente: sia per iOS, sia per Android, si tratta di ottenere accesso totale alle funzioni del dispositivo, ossia diventare l'utente amministratore supremo, che in Android si chiama appunto “root”.

Sull'iPhone la motivazione principale è la possibilità di installare app differenti da quelle approvate da Apple e quindi liberare il dispositivo dalla “prigione” imposta dal fabbricante: da qui il termine “jailbreak”, ossia “evasione da una prigione”. Un'analoga restrizione c'è anche sui dispositivi Android, ma a differenza della versione iOS è scavalcabile utilizzando semplicemente il menu delle impostazioni del dispositivo, per cui questa motivazione per Android non c'è.

Ci sono però altre ragioni per “rootare”, naturalmente dopo aver creato una copia di sicurezza dei propri dati: per esempio per poter usare app più potenti, come Network Spoofer, che trasforma il dispositivo Android in un punto d'accesso WiFi che però altera il contenuto dei siti web in modo scherzoso, per esempio sostituendo tutte le immagini dei siti con immagini di gattini, per dimostrare la vulnerabilità dell'accesso a Internet senza fili.

Un'altra ragione è data dagli aggiornamenti di Android, che seguono una trafila molto più complicata di quelli di Apple, per cui spesso occorre rivolgersi agli appassionati che sviluppano aggiornamenti alternativi di Android (è legale farlo, diversamente da quanto avviene per Apple).

Anche togliere la “skin”, ossia l'interfaccia grafica personalizzata imposta da molti produttori, oppure rimuovere le app preinstallate a scopo promozionale, che spesso non vengono mai usate ma occupano spazio, oppure abilitare il tethering (l'uso del dispositivo come modem cellulare per un computer), sono buone ragioni per “rootare”. In alcuni casi diventa possibile aumentare la durata della batteria, oppure personalizzare il funzionamento del dispositivo in maniera estremamente potente e flessibile.

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